PASSIONE FUMETTI di Giancarlo Vidotto: MORGAN LOST “Il silenzio alla fine del mondo”.
Una storia pazzesca. Di quelle che leggi tutta d’un fiato.
Però non posso dire quasi nulla perché qualsiasi anticipazione rischierebbe di rovinare la sorpresa di quello che succede nell’albo “Il silenzio alla fine del mondo”, l’albo di Morgan Lost pubblicato nel mese di luglio. Quasi nulla.
Morgan Lost ormai lo conosciamo, conosciamo bene lui e i suoi amici, il suo mondo e, soprattutto, conosciamo i tanti serial killer che lo popolano. Ma in questa storia ne troviamo uno completamente nuovo, diverso e per certi versi anomalo rispetto agli altri. Ma non vi dirò di più. Non su di lui.
Ho già evidenziato in precedenti articoli di come, a mio parere, la serie di Morgan Lost si distingua, nel panorama del fumetto seriale di avventura, soprattutto per le tipicità che caratterizzano la scrittura del suo autore e creatore, Claudio Chiaverotti. Come già avveniva per Brendon, anche su Morgan Lost vi è una forte componente poetica, una visione dei personaggi che ne mette in luce sentimenti, passioni ed emozioni, elementi fondamentali, e spesso fulcro, dell’azione.
La poetica di Morgan Lost non è però frutto di una intenzione intellettuale, né di studi o ricerche particolari, perché nasce in modo spontaneo e sincero dalla sensibilità del suo autore. I suoi personaggi vivono le emozioni, esprimono i propri pensieri e le proprie sensazioni in modo molto istintivo, passionale, a partire proprio dal protagonista. E’ questa una caratteristica che, pure in uno scenario molto spinto, estremizzato, com’è quello della società di New Heliopolis (ma anche la Nuova Inghilterra di Brendon), ci fa sentire i personaggi umanamente vicini e vivi, creando una sorta di empatia con loro. Certo questo non è di tutti e per tutti, ma quando avviene fa nascere un rapporto speciale, come si può ben notare guardando con quanta partecipazione tantissimi lettori di Morgan Lost seguano le sue avventure.
Come ha più volte ricordato lo stesso Chiaverotti nelle conferenze a cui interviene, in un mondo dove l’offerta di film, libri e fumetti è altissima e in cui i lettori sono sempre più scafati, avvezzi a ogni trovata, è sempre più difficile emozionare ed essere coinvolgenti. Non basta una buona storia, né una buona costruzione, né dei bei disegni. Ci vuole qualcosa di più, qualcosa di veramente forte, inteso nel senso più ampio del termine. Qualcosa che stupisca veramente.
Nelle storie di Morgan Lost questo succede spesso, voltando la pagina non sai mai cosa puoi aspettarti, anche in un albo come “Il silenzio alla fine del mondo” in cui ritroviamo il nostro cacciatore di serial killer messo quasi in secondo piano. E non da un nuovo terribile e inquietante cattivo, ma da un personaggio volutamente banale e insignificante, un piccolo uomo che vuole solo essere lasciato in pace, vivere tranquillo e guardare i suoi documentari sulle catastrofi.
Si percepisce la simpatia che Claudio Chiaverotti prova per Odd Baggins già dal nome che gli ha dato.
Non so se arrivi proprio da lì, ma a me Odd richiama alla mente Odd Thomas, il protagonista di alcuni romanzi di Dean R. Koontz da cui è stato tratto anche il film “Il luogo delle ombre” nel 2013, mentre Baggins sicuramente cita Frodo Baggins, il protagonista principale de “Il Signore degli Anelli”.
Odd Baggins è una persona tranquillissima e gentile. Lavora alle Poste come impiegato alla “Sezione Lettere mai arrivate” e soffre il rumore, lo soffre a livello fisico perché gli provoca insonnia e forti emicranie. Una caratteristica che ha in comune con Morgan Lost, oltre che con il suo creatore Claudio Chiaverotti.
Da qui deriva certamente la simpatia che emana il personaggio, anche grazie alla bella caratterizzazione, grande espressività e mimica che gli ha conferito il bravo Marco Perugini, disegnatore della storia alla sua seconda prova sul personaggio.
“Il silenzio alla fine del mondo” è un titolo carico di significato, come si scopre nel corso della storia.
Anche nei titoli di Morgan Lost viene infatti fuori la poetica del personaggio. Si potrebbe dire che sono titoli di una canzone, di un quadro o di una poesia. O di un film, come poteva essere, ad esempio, “Merry Christmas Mr. Lawrence” (da noi tradotto nell’insignificante Furyo).
“Il silenzio alla fine del mondo” è una storia di ordinaria follia dove però c’è spazio anche per l’amore.
Amore che, nel mondo di Morgan Lost, non è mai semplice. Un mondo alienato e triste dove si può sperare solo in brevi, fragili, scampoli di felicità, come fiori in un deserto.
Così avviene per Odd e Ellen, due persone sole che scoprono di avere qualcosa in comune. Anche nell’insignificante e triste vita di un personaggio come Odd Baggins potrebbe dunque esserci spazio per un po’ di felicità e amore? Non posso rivelare nulla, come ho già detto.
E’ certo però che in una storia di Morgan Lost non possono mancare i Serial Killer. In questo albo conosciamo Palmer Clarke, serial killer con la mania dell’arte e un forte senso estetico, un maniaco che fotografa le sue vittime e le si fa pubblicare sulle riviste di moda. Un’altra forma di perversione in un mondo che considera i serial killer delle rockstar e dove tutto quello che è morboso fa audience (!).
Ma “Il silenzio alla fine del mondo” è anche un albo molto divertente, pieno di ironia, sia nei testi, sia nei disegni, precisi ed efficaci, di Marco Perugini, realizzati con uno stile leggero, fatto di linee sottili e neri pieni. Spettacolare l’uso narrativo delle onomatopee e la recitazione dei personaggi che richiama, senza perdere in realismo, il mondo dei cartoon. Non a caso Marco Perugini è il disegnatore che aveva realizzato i primi trailer animati di Morgan Lost.
In tutto questo non ho parlato della trama.
E non ne parlerò. Il piacere della lettura di questo albo sta proprio nel gustarsi quello che succede pagina dopo pagina. E per questo, dovreste leggerlo.
Vi ricordo inoltre che dal 22 agosto trovate in edicola il nuovo Morgan Lost “La zona d’ombra” di Claudio Chiaverotti e Ennio Bufi e che potete ancora trovare lo Speciale Brendon “Ritorno al Regno del Nonmai” (recensito su questa rubrica alcune settimane fa).
Immagini di Fabrizio De Tommaso (copertine), Marco Perugini (tavole) e Lola Airaghi (copertina Speciale Brendon)
© Sergio Bonelli Editore