LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

DONIZETTI, Il furioso all’isola di San Domingo, opera semiseria su libretto di Jacopo Ferretti. Prima rappresentazione:  Roma, Teatro Valle, 2 gennaio 1833.

 Interpreti: Simone Alberghini (Cardenio), Cinzia Forte (Eleonora). Francesco Marsiglia (Fernando), Leonardo Galeazzi  (Bartolomeo), Marianna Vinci (Marcella), Filippo Morace (Kadamà). Orchestra e coro Bergamo Musica Festival Donizetti  diretti da Giovanni Di Stefano; regia Francesco Esposito, scene Michele Olcese (da un progetto inedito di Emanuele Luzzati), costumi Santuzza Calì. Bongiovanni AB 20033, reg. live, Bergamo, Teatro Donizetti, ottobre 2013. Durata 125.00

 

Si tratta di un’opera alquanto strana ambientata in una isola esotica  dove si racconta di un uomo, reso folle dal tradimento della moglie (rea confessa) e del lento percorso di riabilitazione durante il quale viene dato spazio a un personaggio buffo, il servo Kadamà. Il furioso è uno dei titoli meno frequentati dell’enorme catalogo di Donizetti (settantadue opere di cui solo una dozzina entrate stabilmente in repertorio). La sua prima ripresa risale al 1958 presso l’Accademia Chigiana di Siena cui seguirono nel 1987 le recite di Trieste, Piacenza e Bergamo. Si trattava di edizioni tagliate che non rispettavano con fedeltà l’autografo, mentre quella odierna di Bergamo, prima edizione commerciale in DVD, è basata sull’autografo originale revisionato da Maria Chiara Bertieri. Una scelta importante.

Il ruolo del protagonista Cardenio è la prima grande parte per baritono composta da Donizetti: primo interprete ne fu Giuseppe Ronconi, all’epoca ventiduenne, considerato il primo grande baritono del melodramma italiano. L’opera, pertanto, ricoprì un ruolo centrale nella definizione di questa tipologia vocale, in chiave già decisamente preverdiana.

Sul piano drammaturgico è una delle poche opere che ritraggono la pazzia maschile, sia pure in chiave tragicomica. Tipico esempio di melodramma semiserio Il furioso alterna episodi patetici e comici a una sensibile tendenza sul fronte della commedia. Il ruolo di Cardenio è di notevole nobiltà, come nella cavatina “Raggio d’amor parea”. Un tempo popolare quest’opera è uscita di repertorio nella seconda metà dell’Ottocento, forse perché troppo lontana dagli standard dell’epoca. Il magistero contrappuntistico di Donizetti ha il suo vertice nel sestetto che chiude il primo atto.

Il regista Francesco Esposito (foto dello spettacolo) di necessità, come suole dirsi, fa virtù puntando diritto a un’opera buffa allestita con buon gusto, senza concessione alcuna alla gag, L’ingarbugliata storia viene narrata con garbo, ma con grosso limite, il mancato contrasto tra patetico e comico,  che impedisce il coinvolgimento dello spettatore nelle vicende dei protagonisti. Bene la direzione di Giovanni Di Stefano, nonostante alcuni tagli interni e ai recitativi che compromettono il dialogo chiave tra Cardenio ed Eleonora in cui quest’ultima confessa le proprie colpe e accoglie l’idea di un doppio suicidio.

Decoroso il cast vocale: ampia e gradevole la voce di Simone Alberghini (Cardenio), Cinzia Forte (Eleonora) cresce nel corso della recita fino ad essere del tutto convincente nel secondo atto aiutata anche d una elegante figura. Squillante Francesco Marsiglia (Fernando) che canta con giusta partecipazione le sue due arie per nulla facili. Bravo Filippo Morace (il buffo KadamĂ ) mai volgare si pone in risalto nei due grandi duetti con il protagonista. Funzionali Leonardo Galeazzi (Barolomeo) e Marianna Vinci (Marcella).