LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

MOZART, Mitridate re di Ponto, opera seria in tre atti su libretto di Vittorio Amedeo  Cigna Santi.

Interpreti: Michael Spyres (Mitridate), Christophe Dumaux (Farnace), Myrtò Papatanosiou (Sifare), Patricia Petibon (Aspasia), Sabine Devielhe (Ismene), José Azzariti (Arbace); Le Concert d’Astrée diretto da Emmanuelle Haim; regia

Clément Hervieu-Léger, scene Erix Ruf, costumi Caroline Vivaise

reg. Parigi, Théatre des Champs Elysées, febbraio 2016

Erato 0190295851750 (2 cd); durata: 174.00

 

L’opera, andata in scena al Regio Ducale Teatro di Milano il 26 dicembre 1770, stupisce  come un  appena quattordicenne Mozart sia già in grado di comporre musica sublime che, seppur con qualche lungaggine, resta ricca di pagine notevoli. Il Mtridate venne composto durante il primo soggiorno in Italia, su commissione del conte Firmian, governatore di Milano. Non mancarono i classici problemi durante la messa in scena: gli intrighi dei colleghi invidiosi, i capricci dei cantanti, alla fine  assecondati e messi così a tacere nelle loro richieste. La vicenda narra, sotto la forma dei classico intrigo

amoroso, con risvolti storico-politici, la “saga di Mitridate, del suo regno e dei suoi figli. Chi era costui? Salito al trono all’età di dodici anni in seguito all’assassinio del padre Mitridate V Evergete. Sulle orme paterne avviò una politica di espansione, impadronendosi di molti territori dell’Asia Minore. In seguito entrò in ulteriori conflitti con Roma per sottrarle tutte le scene dell’Oriente. Non avendo l’appoggio di Farnace, si fece uccidere con la spada da un soldato, non potendo assumere veleni dal momento che egli aveva fatto in modo da esserne immune.

Il libretto, originariamente scritto da Vittorio Cigna Santi per la musica di Quirino Gasparini (Regio di Torino, 1767). è tratto dalla tragedia Mithridate di Racine nella traduzione di Giuseppe Parini, è steso con inappuntabile abilità e competenza, in base ai canoni del melodramma metastasiano. La musica dell’adolescente Mozart imprime intensità emotiva alla rappresentazione degli affetti peculiari dell’azione seria (ira, disperazione, infelicità), Tale energia viene sottolineata dall’uso frequente del recitativo accompagnato che si risolve in arie di varia struttura, voce dell’inquietudine dei personaggi: “Nel sen mi palpito” (Aspasia), “Se di lauri il crine adorno” (Mitridate), “Pallide ombre” e la cavatina di Aspasia nella scena del veleno. Anche pagine importanti vengono affidate all’orchestra come nel caso della marcia che annuncia lo sbarco di Mitridate.

La produzione Erato è il quarto prodotto in DVD del Mitridate preceduto dalle edizioni di Vienna (1986), dell’Opéra di Lione e del Covent Garden di Londra (1993). Le cose migliori giungono dalla buca e dal settore delle voci maschili. Sul podio Emmanuelle Haim si fa ammirare per proprietà stilistica, senza mai ingenerare nell’ascoltatore noia. Una direzione complessivamente a posto, forse poteva evitare l’eccessiva incisività data ai recitativi. Il protagonista Michael Spyres. dotato di un registro grave impressionante, denuncia una vocalità un tantino disomogenea, frastagliata: nonostante la estensione è di grande caratura. Inoltre è un ottimo attore e musicista di talento. Il Farnace del controtenore Christophe Dumaux ha voce squillante, attenta dizione e recitazione partecipata. Il cast femminile non presenta spiccate personalità, le figure sono gradevoli da vedere, semmai mancano di accento aulico e tragico. La regia di Clément  Hervieu-Léger si pone sulla solita linea del teatro nel teatro; scenografia bellissima e costumi un po’ sotto tono. Il risultato visivo si risolve in genericità e può favorire nello spettatore un certo senso di irritazione.

 

VITTORIO AMEDEO CIGNA SANTI: POIRINESE DI ADOZIONE

Figlio di un aiutante del marchese di Susa, legato alla corte sabauda, ricoprì il ruolo di librettista ufficiale del Teatro Regio di Torino (1754-1785). Nel 1763 aggiunse al cognome originario di Cigna anche quello di Santi per ubbidire a una disposizione testamentaria di uno zio materno.

Bartolomeo Mosso, poirinese esperto di storia locale, effettuò alcune ricerche in seguito a un articolo,firmato  da chi scrive

sul Corriere di Chieri. Ha rintracciato, dopo ricerche approfondite nell’archivio storico comunale (catasto) e in quello parrocchiale.il nome del librettista. Il 9 giugno 1765 si registrò la nascita di Giovanni Pietro Gabriele Cigna Santi, figlio di Vittorio Amedeo e di Angela Margherita Duboys, battezzato in caso di necessitanem (ossia in pericolo di morte), forse dalla levatrice., Il giorno dopo gli venne somministrato il  sacramento in  chiesa alla presenza dei padrini Giuseppe Andrea Santi e Maria Caterina Cigna. La madre A.M. Duboys morì otto giorni dopo il parto e il 17 giugn0 1765 venne sepolta nel cimitero accanto alla chiesa parrocchiale. Da questi dati si può evincere che la famiglia del poeta trascorresse  la stagione estiva a Poirino dove aveva casa e proprietà terriere secondo i canoni della ricca borghesia dell’epoca.. Oggi la sua casa è situata in via Indipendenza 28 e appartiene in comproprietà ad Antonio Mosso, conoscitore di storia sabauda. In tale dimora sostò nel 1789 Vittorio Amadeo III°, futuro re Vittorio Emanuele I° accompagnato dalla consorte Maria Teresa d’Asburgo che venne gratificato di un rinfresco in casa Cigna.

V.A. Cigna Santi manifestava posizioni  conservatrici e di rigida ortodossia dinastica: ormai defilato, negli ultimi anni di vita, spese le proprie energie nel dimostrare una presunta discendenza sassone della dinastia sabauda. Scrisse diciotto libretti d’opera per autori importanti quali Traetta, Pugnani, Paisiello, Galuppi, Zingarelli. La sua drammaturgia, misurata con i parametri stilistico-poetici, deriva dalla conservatrice impronta di Metastasio che qui viene assorbita mediante i principi suggeriti in un famoso saggio di Francesco Algarotti che mirava alla creazione di un equilibrato rapporto tra elemento scenico e coreutico. Possedeva capacità di sintesi drammatica e un buon controllo delle formule correnti del  linguaggio poetico. Il Nostro doveva lavorare per lo più su temi e situazioni teatrali preesistenti, disponendo di tutto il repertorio della tradizione dell’invenzione letteraria da cui doveva ricavare un intreccio drammatico in grado adattarsi agli schemi, alle convenzioni, alle necessitò e ai mezzi scenici in voga nello spettacolo operistico.

Il linguaggio cignano possedeva qualità foniche e ritmiche che rendevano possibile la sovrapposizione della musica e del canto il cui lessico e sintassi dovevano mantenersi a un livello facilmente comunicabile all’eterogeneo pubblico che seguiva gli spettacoli. Da esperto uomo di teatro affidò al proprio estro poetico una forte carica scenico-musicale senza preoccuparsi dell’organicità di tutti gli aspetti dello spettacolo.

(nota, per un approfondimento sulla figura di Cigna Santi, vedasi il profilo storico-biografico-letterario  tracciato da Edoardo Ferrati nel volume Artisti poirinesi del passato, tipografia Manfieri, Poirino, novembre 2008).