PIEMONTE ARTE: MASO GILLI, GIACOMO GROSSO, PROMOTRICE, LEOCATA, GIACHETTI E MOI, ASTRONOMIA, TRAM DIOGENE…

MASO GILLI ‘“RITRATTO DI CHIERI”: LA MOSTRA A SAN FILIPPO

“Ritratto di Chieri: Alberto Maso Gilli e la sua città (1840 – 1894)”: in mostra le opere del pittore chierese Alberto Maso Gilli (1840-1894), artista di fama che partecipò in maniera significativa ai restauri ottocenteschi del Duomo con suoi importanti contributi. In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, due week end in esposizione alla Cappella San Filippo. La mostra, inaugurata sabato 23 settembre, è ancora visitabile nella Cappella della Chiesa di San Filippo Sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre 2017, via Vittorio Emanuele II 61, ore 16-19.

Oltre ai quattro dipinti acquistati da privati e associazioni e donati al Comune nel giugno scorso, in mostra altri due importanti quadri già di proprietà comunale e alcune altre opere di collezioni private, tra le quali, ultime arrivate, tre acqueforti, che provengono da tre antiquari diversi in tre punti diversi della Francia, uno da Genets, uno da Chemille e l’ultimo da Charleville Mezieres.

L’evento è organizzato da: Associazione Carreum Potentia, Associazione Giuseppe Avezzana e Compagnia della Chiocciola

 

I MAESTRI DELL’ACCADEMIA ALBERTINA: GIACOMO GROSSO

28 settembre 2017 — 7 gennaio 2018

La mostra dedicata a Giacomo Grosso è il secondo appuntamento del ciclo «I Maestri dell’Accademia Albertina», promosso e organizzato dall’Accademia Albertina di Belle Arti e dal Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto e inaugurato, nel 2016, con la rassegna su Andrea Gastaldi. L’esposizione, curata da Angelo Mistrangelo, si concentra sull’attività pittorica dell’artista, sugli anni d’insegnamento all’Accademia e sulla sua partecipazione ai grandi eventi internazionali. In particolare, viene posto in risalto il suo impegno nell’ambito di una ritrattistica di sicura fascinazione: un aspetto quanto mai determinante nella vicenda artistica del pittore, che appartiene alla cultura figurativa della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo.

Giacomo Grosso (Cambiano 1860 – Torino 1938) fu uno dei pittori piemontesi più conosciuti e amati nel periodo a cavallo tra Otto e Novecento. Allievo di Andrea Gastaldi e poi, per quarantasei anni, docente di pittura all’Accademia Albertina di Torino, fu Senatore del Regno d’Italia e autore di mirabili ritratti, grazie ai quali ottenne la sua maggiore notorietà: tra le sue innumerevoli opere, si ricordano i dipinti dedicati ai Duchi d’Aosta, Lorenzo Delleani, Arturo Toscanini e Giuseppe Verdi, senza tralasciare i quadri più celebri come «La nuda» (1896) e «Signora in aperta campagna (Ritratto di Carola Reduzzi)» (1889). Invitato alla Quadriennale di Torino, alle sociali della «Promotrice» e del Circolo degli Artisti, partecipò molteplici volte alla Biennale di Venezia, dove il suo nome compare ben quattordici volte con un corpus di cento opere, ed espose a Parigi, Vienna, Dresda, Buenos Aires e in diverse rassegne internazionali. Il percorso espositivo affianca, alle fasi di un’intensa attività produttiva, un’ampia ricerca biobibliografica e documentaria: numerose testimonianze, alcune delle quali inedite, sono frutto di recenti indagini effettuate negli archivi storici e nelle biblioteche di Accademia Albertina, Fondazione Accorsi-Ometto, GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, Palazzo Madama, Società Promotrice

delle Belle Arti in Torino, Circolo degli Artisti di Torino, Comune di Cambiano; questi contributi sono stati arricchiti anche da materiali ritrovati negli archivi di riviste, giornali e collezioni private che hanno messo a disposizione il loro patrimonio di immagini, scritti e fotografie.

Le opere esposte, oltre che da collezioni privati, provengono da Musei e Fondazioni (tra cui, GAM –

Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino; Museo Nazionale della Montagna CAI, Torino;

Fondazione Ottavio Mazzonis, Torino; Regione Autonoma Valle d’Aosta; Palazzo Vittone, Pinerolo; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Raccolte Frugone, Genova Nervi) e sono suddivise in quattro sedi istituzionali, ognuna delle quali propone un differente percorso volto ad approfondire i diversi aspetti della figura di Grosso: a Cambiano, presso il Palazzo Comunale; a Torino, presso la Pinacoteca dell’Accademia Albertina, il Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto e Palazzo Madama. La storia e il percorso del pittore piemontese comincia idealmente nella Sala del Consiglio del Palazzo Comunale di Cambiano. Il «corpus» di opere e di documenti, qui esposti, concorrono a delineare la vita e la storia artistica di Grosso: si va dagli studi giovanili alla formazione presso l’Accademia Albertina, dai ritratti dei genitori a quelli dei figli e della moglie Carolina. Si notano i quadri della raccolta del Comune di Cambiano, dell’Accademia Albertina e di collezionisti privati. Tale sezione, perciò, permette di conoscere i momenti salienti di un percorso che nel 1895 ha raggiunto l’importante palcoscenico della Biennale Internazionale di Venezia, dove il quadro «Il supremo convegno» fece così tanto scalpore da essere condannato dal Patriarca Giuseppe Sarto, il futuro Pio X. Tra le altre opere, emerge, anche, imponente e suggestivo, «Il Pater Noster». Nelle sale della Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Belle Arti, attorno all’autoritratto dell’artista, viene descritta l’opera del Maestro Giacomo Grosso, per decenni alla guida della Cattedra di Pittura. In questo contesto si possono scoprire in mostra paesaggi e vedute urbane, bozzetti inediti, nature morte, composizioni floreali, ritratti e nudi femminili, tutte opere di assoluto rilievo. Tra i capolavori allestiti in Pinacoteca spiccano «La nuda» del 1896, proveniente dalla GAM di Torino, i sontuosi ritratti di Umberto I, della Regina Elena e di Vittorio Emanuele III di Savoia, fino al dipinto su cui Grosso diede l’ultima pennellata poco prima di morire, nel 1938. Particolarmente affascinante è la sezione «Studium», curata dal Direttore Salvo Bitonti e da Fabio Amerio, che propone la ricostruzione dello studio di Giacomo Grosso all’interno dell’Accademia attraverso le sorprendenti fotografie autocrome stereoscopiche scattate all’inizio del Novecento da Ferdinando Fino, mentre un video, realizzato con la collaborazione di Lino Strangis, racconta il mondo pittorico dell’artista con una tecnica raffinata e innovativa («painting motion»).

Al Museo Accorsi-Ometto si «scoprono» e ammirano i grandi ritratti: personalità della cultura,

affascinanti signore dell’aristocrazia e dell’alta borghesia, tutti raffigurati con sorprendente capacità

compositiva ed espressiva. «Lidia Bass Kuster» (1903), «Luisa Chessa» (1903), «Daisy de Robilant Francesetti di Malgrà» (1897), «La Contessa Gallo» (1918), «Eleonora Guglielminetti Vigliardi Paravia» (1919), «L’ingegner Vittorio Tedeschi» (1925) sono solo alcuni dei personaggi che con i loro volti signorili, gli sguardi profondi e i sontuosi vestiti esprimono il senso della ricerca visiva di Grosso e la straordinaria definizione degli interni, con le figure che quasi emergono dallo spazio della tela e che creano un intrigante rapporto con gli ambienti e l’arredamento del museo. In mostra, i dipinti sono affiancati da una serie di accessori, quali raffinati cappelli, ventagli di piume di struzzo, scarpe da sera in raso e guanti in camoscio, tutti provenienti dalle collezioni del Liceo Artistico Aldo Passoni di Torino e da due abiti, l’uno proveniente da una collezione privata di abiti d’epoca, l’altro dalle collezioni della celebre Sartoria Devalle, che occhieggiano e ricreano la suggestione delle «toilettes» delle dame ritratte dal Maestro. Infine, nella Corte Medievale di Palazzo Madama è conservata l’imponente «Cornice d’alcova» di Giacomo Grosso, una cornice, scolpita e dorata, presente in numerosi suoi quadri. Durante la mostra, al suo interno, verrà collocata – fino al 23 ottobre – una significativa tela dell’artista, la «Ninfea» (1907), esposta, nello stesso anno, alla Biennale Internazionale di Venezia. La mostra, a ventisette anni da quella ospitata alla Promotrice delle Belle Arti di Torino, costituisce, quindi, una nuova occasione di riflessione e di aggiornamento su Giacomo Grosso: un esaustivo itinerario, tra pittura e insegnamento, che ripercorre la storia, la vita e l’arte dell’artista piemontese e permette di mettere in risalto il talento, caratterizzato da un altissimo valore tecnico-artistico, e la rilevante personalità di questo «Maestro dell’Accademia Albertina».

Informazioni per il pubblico:

Museo Accorsi – Ometto: 011 837 688 int. 3 – info@fondazioneaccorsi-ometto.it

Pinacoteca Albertina: 011 089 73 70 – comunicazione@accademialbertina.torino.it

Palazzo Madama: 011 443 35 01 – palazzomadama@fondazionetorinomusei.it

Comune di Cambiano: 011 944 01 05 int. 6 – info@comune.cambiano.to.it

 

ALLA PROMOTRICE AL VALENTINO LA 175° ESPOSIZIONE DI ARTI FIGURATIVE

Un folto pubblico tra artisti, giornalisti, critici e storici d’arte, autorità cittadine, ha presenziato all’inaugurazione della storica «175° Esposizione Arti Figurative» nella Palazzina al Valentino della Società Promotrice delle Belle Arti.

Raccontare l’arte figurativa attraverso 175 mostre «sociali» vuol dire ripercorrere l’avventura della «Promotrice», fondata a Torino nel lontano 1842 con la volontà di promuovere la cultura, il rapporto tra gli artisti e il pubblico e proporre i linguaggi delle nuove correnti creative.

Un lungo e complesso percorso, quindi, che dall’ottocentista Giuseppe Camino al primo Novecento di Giacomo Grosso, dal rigore compositivo di Felice Casorati all’Arte Povera, appartiene alle multiformi esperienze maturate nell’area torinese e in Piemonte, alle vicende e all’attività di ogni singolo autore e alla particolare capacità di trasmettere riflessioni, simboliche figurazioni, impressioni, emozioni e inquietudini esistenziali.

Impressioni legate alle personalità, tra le numerosissime, di i Massimo d’Azeglio e Antonio Fontanesi, Demetrio Cosola e Alberto Falchetti, Lorenzo Delleani e Pellizza da Volpedo e Cesare Ferro, Italo Cremona, Giacomo Balla, i Futuristi Mino Rosso e Fillia, Savinio e Giorgio de Chirico, Umberto Boccioni, Leonardo Bistolfi, Arturo Martini, Ettore Fico, Franco Garelli. Interpreti di una stagione arricchita dalle mostre dedicate a Le Corbousier, Alvar Aalto, Marino Marini, i «Grandi Formati» di Renato Guttuso, «Coucou Bazar» di Jean Dubuffet, le «macchine» di Jean Tinguely, le sculture di Giuliano Vangi, Augusto Perez e Francesco Messina.

In questa angolazione, l’esposizione costituisce un punto di riferimento per cogliere il senso del discorso degli artisti invitati, per «scoprire» i diversi lati di una visione che diviene storia, documento e testimonianza di «un dire» che travalica il tempo e giunge ai giorni nostri con i «Cieli» di Antonio Carena e la «Scultura paesaggio» di Sandro Cherchi, con il «Guerriero» di Piero Ducato e le sculture «Ippogrifo» di Umberto Mastroianni, sino alle meditate e interiorizzate composizioni pittoriche di Nini Maccagno.

E nelle sale della «Promotrice», si rinnova perciò, tra gli altri, l’attenzione per quegli artisti scomparsi che hanno conferito una precisa identità all’arte figurativa del proprio tempo come il filosofo, pittore e critico d’arte Albino Galvano, gli «esodi» di Trento Longaretti, la «Mucca pazza» di Carol Rama, il colore informale di Sergio Saroni e Piero Ruggeri, la linea-immagine di Luigi Spazzapan e la fresca vena narrativa di Enrico Paulucci dei «Sei di Torino».

Vi è in questo susseguirsi di lavori un clima che racchiude i grumi materici di Filippo Scroppo, esponente del MAC-Movimento Arte Concreta, le pagine espressioniste di Carlo Sismonda, con il paesaggio «Luce, colori e calore del sole sono l’estasi della vita», l’«Equinozio» di Paolo Derusticis e il vibrante cromatismo di Giacinta Villa.

La mostra, promossa dal Consiglio Direttivo della «Promotrice», presieduto da Giovanni Prelle Forneris, con la partecipazione della Commissione Artistica formata da Giampiero Actis, Pierpaolo Bisio, Bartolomeo Delpero, Claudio Giacone, Nene Martelli, Fiorenzo Rota (recentemente scomparso) e Sergio Vasco, presenta 513 opere di 367 soci artisti, che s’incontrano lungo il puntuale allestimento curato da Orietta Lorenzini, che ha anche redatto questo catalogo corredato da un’ampia serie di immagini

E le immagini creano un percorso che unisce il «Ritratto con strumenti musicali» di Eugenio Comencini alla tavola «Le rose» di Tino Aime, recentemente scomparso a Bastia di Gravere, l’«Autoritratto» di Sara Carbone ai rasserenanti e lirici  paesaggi di Giuliano Emprin, «I fiori in Paulista» delineati da Giuseppe Cavallera alla «Natura morta» di Alfredo Levo.

In questo alternarsi di raffigurazioni emerge l’«Etoile n.4» di Dionisio Zavadlav, «L’Aiguille Noir» di Nello Cambursano e il dettato tra pittura e scrittura letteraria di Serafino Delaurenti, mentre  si definiscono le connotazioni di una ricerca contrassegnata da «La venere di pietra» di Francesca Graziani Giovannini, «La scalinata di Amalfi» di Giuseppe Bercetti e il quadro del «1° Raduno di Amalfi» di Almerico Tomaselli che di quei raduni era il vero e insostituibile artefice e organizzatore.

E insieme al «Nudo» di Giacinto Vittone, si annoverano le opere di Mario Micheletti, Cesare Tubino, Maria Antonietta Prelle, Carlo Loro, Metello Merlo e Camillo Merlo, «I colori del mare» di Emilio Scarsi e «Pollution» di Romilda Suppo, che si affianca ai simbolici «Dei del pianeta…» di Antonio Scarpino e ai «Due clown» di Oddino Gagliardi.

La rassegna prosegue con i momenti di un dipingere caratterizzato dal «Nudo viola» di Michele Baretta e dalle «Marionette» di Roberto Bertola, da «La bigoncia» di Bruno Fisanotti e dalla veduta «Parigi-Avenue Guy Nemer» di Piero Solavaggione, che viene accostata alla «Borgata innevata» di Giuseppina Gamero Colonna e le «Case nel verde» di Mario Gamero, i luminosi «Fiori» di Luciana Bey e Vincenzo Albano.

 

L’itinerario che si sviluppa dal Salone alla sala 12, rappresenta una possibile raccolta di informazioni sulle tendenze, tra pittura scultura e grafica, del nuovo Millennio con polimaterici, tecniche miste, acrilici, tessuti riclicati, dipinti ad olio che documentano l’impegno e il linguaggio degli artisti che hanno aderito all’esposizione con le loro opere recenti.

E così paesaggi, composizioni floreali, emblematiche strutture, installazioni e quadri astratti, ritratti, scenari cosmici, animali, singolari figurazioni, disegni, incisioni, acquerelli e lavori permeati da una sottile ironia, ricreano un insieme che definiscono l’essenza di questo appuntamento annuale.

Un appuntamento che propone, tra le numerosissime presenze, i lavori fiabeschi di Guido Appendino e Carlo Pigino e quelli fantastici di Gabriella Malfatti e Goffredo Radicati di Primeglio, le esperienze di Maria Ausiliatrice Laterza, Maria Rosa Giovenale, Bruno Molinaro, Dora Paiano, il polimaterico di Federico Vietti, i fiori di Beppe Gallo, l’acquerello di Anna Borgarelli e l’omaggio a Carena e al jazz di Maria Rosa Frigieri e Ferdinando Viglieno Cossalino, Anna Maria Palumbo e preziose opere Clotilde Ceriana Mayneri.

E dai falò di Ezio Balliano si passa, di sala in sala, alla tecnica mista di Mario Bisoglio e Claudio Pepino, Roberto Davico, al simbolismo di Mariell Chirone Guglielminetti e Luisa Sartoris, Claudio Fassio, Liana Galeotti Mazzoleni, Maria Pia Sassi Bologna, la tela di Gabriella Muzio e i colori di Valeria Carbone, Lea Ricci, Greta Stella, Mario Pich, Rita Scotellaro, Laura Zecchini, Piero Balossino, sino a Pierluigi Bovone, Bruno Fusero e alla grande pala di Claudio Giacone.

Insieme al telo di canapa di Lia Laterza s’incontrano le composizioni di Elda Mantovani e Franco Pieri, la Valle di Susa di Giovanni Bevilacqua e la Moschea di Attilio Cutrupi, il modo animale di Susanna Micheletto e Anna Velliscig, Claudio Selvo, Michelangelo Cambursano, Vittoria Negro, Mariella Crosio, Alessandro Balliano, le galassie di Marisa Di Bartolo e la realtà invisibile Rosetta Vercellotti. Si ricordano ancora Tiziana Inversi, la ballerina di Adriana Giorda, Luciana Pistone, Elena Perosino, l’omaggio a Primo Levi di Marisa Manis e le figure stilizzate di Flavio Falconi. Un percorso che unisce, infine,

Mariella Loro a Loredana Zucca, Natalia Alemanno, Carlo Rivetti,

Anna Tulliach e la pittura su plexiglass di Anna Sciarillo.

Nel campo della scultura si notano le opere di Sergio Unia e Marcello Giovannone, le forme in resina di Osvaldo Moi e la «Leggerezza» di Annarosa Longo e l’installazione di Tin Carena.

E poi il gesso di Lisena Aresu, il bronzo di Mariella Perino e Pino Salvatore, Francesco Cardovino, Claudia Sacerdote e Antonino Arcidiacono. E dalle pagine incise ai luminosi acquerelli si delinea un itinerario legato alle immagini Livio Pezzato e gli aquiloni di Franco Tomatis, il mare di Carmen Vinciguerra, la colonna Jonica di Luciana Francone e Maria Teresa Scapolla, Sergio Devecchi, il disegno di Luisa Porporato e Alfonso Grattini, Guglielmo Keller. Con i portici di Lidia Delloste sono in mostra Anna Maria Giraudo, Giovanna D’avenia, Adelma Mapelli, Giusy Garino, Gian Pietro Farina, Gianfranco Naretto, Alfredo Deleonardis, i pastelli di Giorgio Cestari, Alfredo Negro, le onde di Araldo Cavallera e la china «Osservatore notturno» di Andrea Cavallera, «Il volo» di Gabriella Voghera e l’«Etoile» di Dionisio Zavadlav.

La «175° Esposizione Arti Figurative» apre un dialogo tra la «Promotrice» la città e il territorio, in una adesione alle istanze di un’arte in costante evoluzione tecnico-espressiva: dal sogno alla natura a una interiorità rivelata.

                                               Angelo Mistrangelo

 

Torino, Società Promotrice delle Belle Arti, Palazzina al Valentino, viale Balsamo Crivelli 11, orario:11-13/16-20, festivi 10,30-13, chiuso lunedì, tel.011/6692545, sino a metà ottobre 2017            

 

ASTI: “SE IL LEGNO RACCONTA”, PERSONALE DI PIPPO LEOCATA

Feud Arte propone dal 23 settembre la mostra “Se4 il legno racconta. Pippo Leocata” al Golf&Relais Feudo di Asti. Sono quasi quarant’anni che Pippo Leocata taglia e lavora il legno. Con risultati sorprendenti e decisamente piacevoli. Divertendosi un mondo e sfoderando doti manuali che gli derivano indubbiamente dal grande mestiere così come dai lontani. Carlo Mollino), che certo non gli impediscono di prodursi in creazioni singolarissime, suggestive e intriganti. Non meno che ingegnose e bizzarre. Quel tanto che basta per abbracciare la fantasia in piena libertà superando, senza mai rimpiangerli, i limiti del contingente e del reale. Dunque: Pippo Leocata scultore. Sui generis. Ma scultore. E quest’ è la prima “novità”, per quanti conoscevano l’artista, torinesissimo d’adozione ma originario di Adrano (sicula località alle falde dell’Etna che tanto ha inciso e continua ad incidere sulla sua produzione artistica), solo attraverso i suoi vigorosi dipinti o i coloratissimi disegni o le nitide robuste incisioni. Che datano ben oltre i quasi quarant’anni dei “legni” e che lo hanno portato ad esporre, nel tempo, in numerose personali e collettive ospitate in prestigiosi spazi espositivi pubblici e privati. Detto ciò, ecco la seconda e decisamente più importante “novità”: finalmente il buon Pippo s’è deciso a far uscire di casa, dal laboratorio-studio di via Arona a Torino (un po’ “tana” d’artista, un po’ luogo da favola dove la quotidianità, umana e creativa, non è mai realtà scontata) le sue più che maggiorenni ed amatissime “creature lignee”. Ben venticinque, la maggior parte di grandi dimensioni, datate fra gli Anni ’90 a oggi ed esposte per la prima volta nella suggestiva cornice del “Golf & Relais Feudo di Asti”, nell’ambito dell’iniziativa culturale “Feudarte”, ideata a partire dal giugno scorso come valore aggiunto alle svariate attività proposte dal noto Feudo astigiano. Per Leocata, prima mostra in assoluto di “legni”, colorati e non; compensati di diverse essenze (dal teak al pino, dal pitch pine al pioppo alla betulla) e di agevole lavorazione. Legni amati al tatto, respirati in profondità, ricchi di doti cromatiche naturali e irraggiungibili attraverso l’uso pur sapiente della pennellata intrisa di colore; legni recuperati in ogni minima porzione e fra di loro assemblati con certosino puntiglio per arrivare a magici essenziali effetti di pura astrazione.

 

REGIONE PIEMONTE: A TORINO  “LE SIGNORE DEL CIELO”, MOSTRA SULL’APPORTO FEMMINILE AL PROGRESSO DELL’ASTRONOMIA

Con sculture e dipinti di sei artisti, nell’ambito del Festival “Teatro e Scienza” . Nella Sala Mostre della Regione Piemonte, dal 20 settembre al 1° ottobre. Inaugurazione martedì 19 settembre, alle ore 17.30, in piazza Castello 165 a Torino

Una mostra di sculture e dipinti per ricordare l’apporto femminile al progresso dell’astronomia. “Le Signore del Cielo” verrà inaugurata domaniAggiungi un nuovo appuntamento per domani, martedì 19 settembre, alle ore 17.30, nella Sala Mostre del Palazzo della Regione Piemonte, in piazza Castello 165 a Torino. Vengono celebrate 28 grandi astronome, dall’antichità ad oggiAggiungi un appuntamento per oggi. Si va dai tempi dell’antica Babilonia all’epoca attuale, in un arco temporale di ben 4350 anni. Grandi astronome che vengono interpretate da sei tra pittori e scultori contemporanei. Signore, tra cui le italiane Caterina Scalpellini (1808-1873) e Margherita Hack (1922-2013), che hanno contribuito ad avvicinare tante persone alla scoperta dell’Universo.

Le opere esposte sono degli artisti Angela Betta Casale, Martino Bissacco, Gianfranco Cantù, Attilio Lauricella, Nikolinka Nikolova e Luciana Penna.

La mostra apre l’ampio programma della decima edizione del Festival “Teatro e Scienza”, che con il titolo “Il Sole e l’altre stelle” (dall’ultimo verso del Paradiso di Dante Alighieri) si svilupperà sino a novembre con molti eventi, tra seminari, e spettacoli, a Torino ed in vari centri della Città Metropolitana, per creare un “ponte” tra la cultura scientifica e quella umanistica.

Tre gli eventi collaterali alla mostra “Le Signore del Cielo”, curata da Luciana Penna. Venerdì 22 settembre, alle ore 17,30, presentazione del libro “Le stelle ad una ad una” di Maria Rosa Menzio; martedì 26 settembre, alle ore 18, spettacolo “L’altra metà della relatività”, di e con Sara Urban, con Tazio Forte alla fisarmonica, per la regia di Alessia Gennari, cui seguirà alle 19,15 un seminario con Emma Angelici. Venerdì 29 settembre, la mostra avrà un’apertura straordinaria, ospitando sino alle ore 24 varie iniziative, in occasione della “Notte europea dei ricercatori”.

La mostra, ad ingresso gratuito, si potrà visitare tutti i giorni, da mercoledì 20 settembre a domenica 1° ottobre, dalle ore 10 alle 18.

 

“NEL LIBERO SPAZIO”: GIOVANNA GIACHETTI E OSVALDO MOI IN MOSTRA

Castello di Lagnasco (Cn), 15 settembre – 29 ottobre 2017

Palazzo Saluzzo Paesana, 28 settembre – 8 ottobre 2017

Sono oltre 100 le opere degli artisti Giovanna Giachetti e Osvaldo Moi in mostra da settembre 2017 al Castello di Lagnasco, nel cuneese (15 settembre – 29 ottobre) e a Torino presso il Palazzo Saluzzo Paesana (28 settembre – 8 ottobre).

Nel libero spazio, questo il titolo con cui gli artisti hanno scelto di presentare la loro doppia personale di taglio antologico, è un luogo d’incontro appunto “libero”, in cui Giachetti e Moi si ritrovano ognuno con la propria identità artistica, accolti in uno spazio neutro che non li condiziona e permette libera espressione nelle loro rispettive poetiche.

Per la prima volta, Nel libero spazio propone al pubblico un’ampia selezione delle opere di Giovanna Giachetti e Osvaldo Moi: “due artisti differenti – commenta la curatrice, Martina Corgnati – ma che condividono l’amore per i materiali e il gusto delle tecniche. Un aspetto che li caratterizza e costituisce in se stesso un elemento di interesse, specie oggi che sono davvero pochi gli artisti ad apprezzare il contatto diretto con i materiali e le loro possibilità espressive ma anche le loro asprezze e ottusità”.

Giovanna Giachetti espone una cinquantina di opere tra bronzi, terrecotte, alcuni dipinti e le recenti sculture “piatte” in lamiera tagliata e spesso dipinta, ove si avverte con chiarezza il prepotente richiamo della cultura visiva africana che ha impresso una traccia profonda nel suo immaginario, pur senza comprometterne la personalità originale. Molte delle sue opere prendono a modello figure femminili, archetipi di una dimensione arcaica, materna e quasi sacra, come Cielo, una slanciata testa in terracotta che si protende verso l’alto, e Ballando, solida e al tempo stesso leggiadra immagine di donna.

Osvaldo Moi, che presenta una cinquantina di lavori, invece spazia da sculture tridimensionali in materiali diversi, modellate, intagliate o assemblate in resina o tessuti e i pochissimo noti disegni su carta di grandi dimensioni. In alcune di esse si rintraccia un elemento autobiografico, legato alla lunga esperienza militare di Osvaldo Moi, per molto tempo sottoufficiale pilota di elicotteri: un bagaglio di vita certamente non leggero, ma che l’artista ha trasformato in linguaggio visivo originale e potente. Lo testimoniano Il grande passato, una scultura in forma di prosaico bidone di immondizie che sono ricordi ed emblemi dei trascorsi dell’artista, fra mimetiche e calci di fucile; oppure Ombre che rievoca il gioco delle ombre cinesi, anch’esso un frammento strappato a memorie infantili.

Accompagnano la mostra due esaustive monografie, Giovanna Giachetti e Osvaldo Moi, con testi di Martina Corgnati ed Enrico Mascelloni (Skira): venerdì, 28 settembre alle ore 18.30 a Palazzo Saluzzo Paesana (piano nobile), gli autori presenteranno i volumi in dialogo con Angelo Mistrangelo.

 

 

TORINO, TRAM DIOGENE: THE UNSEEN – PY & VERDE

mercoledì 20 settembre 2017, ore 18,30

Tram Diogene

Corso Regio Parco X Corso Verona, Torino

Diogene presenta il primo appuntamento del progetto “The Unseen”, una nuova iniziativa che intende indagare e rendere visibile il lavoro di ricerca e produzione di conoscenza che è insito nell’operare di ogni artista: il nucleo creativo che resta nascosto, sommerso e nel contempo vitale, fondamentale per ciò che emerge come opera.

Focalizzandosi sulla ricerca artistica come struttura portante del fare arte, The Unseen cerca di affiancare ciascun artista invitato nell’esplorazione del proprio humus creativo, fatto di letture, immagini, oggetti personali, documentandone il processo.

Ciascun incontro si struttura in una sorta di confessione nella quale l’artista si spoglia del rigido sistema della canonica presentazione del proprio lavoro.

I primi artisti invitati a presentarsi al pubblico con questa modalità sono i componenti del duo italo/francese Py & Verde (Géraldine Py e Roberto Verde).

 

TORINO, GALLERIA FIAF: FOTOGRAFIE DI AUGUSTO CANTAMESSA

Inaugurazione della mostra “Lo Stile è un lavoro a togliere” – Fotografie di Augusto Cantamessa,

Venerdì 29 settembre 2017, ore 21.00 alla presenza dell’Autore. La mostra proseguirà fino al 3 novembre con orario 9.30-12.30 ; 14.30-17.00 dal lunedì al giovedì. Venerdì 9.30-12.30

GALLERIA FIAF

via Pietro Santarosa 7/A – Torino

Tel. 011.562.94.79 – www.fiaf.net/gallerie/torino

 

TORINO ART GALERIES, “OUVERTURE 2017”

L’Associazione Tag – Torino Art Galleries  presenta OUVERTURE 2017, iniziativa realizzata grazie al supporto di Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.

Giovedì 21 settembre dalle ore 18.00 alle ore 22.30 un opening collettivo delle gallerie associate TAG inaugurerà la stagione 2017-2018

www.torinoartgalleries.it

 

 

 

 

 

 

MONFORTE D’ALBA: MOSTRA LE “PROSPETTIVE VARIABILI” DI RENATO BRAZZANI

Dalle anamorfosi di grandi dimensioni ai richiami del colore e dell’Africa

Fondazione Bottari Lattes, Monforte d’Alba (Cn)

Inaugurazione: sabato 30 settembre 2017, ore 18

Mostra: da sabato 30 settembre a sabato 2 dicembre 2017

fondazionebottarilattes.it – renatobrazzani.it

Architetto, pittore-viaggiatore e studioso dell’anamorfosi, l’artista torinese Renato Brazzani è al centro dalla personale Prospettive variabili che la Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba (Cn) gli dedica da sabato 30 settembre a sabato 2 dicembre 2017. Una mostra che racconta le diverse stagioni attraversate da Brazzani tra gli anni Settanta e il 2010: la lunga serie delle anamorfosi, che trovò uno dei suoi apici nell’imponente Autoritratto americano (1982); il ciclo Oceano, interamente dominato da un blu tenebroso; le opere con inserti lignei Totem, Trofei e Scudi, dal richiamo tribale e ancestrale, caratterizzate dalla raffinatezza di forme e da un approfondito studio sul colore; le oniriche Sedie Thonet, di derivazione pop e iperrealista. Venticinque opere che si differenziano per la tecnica utilizzata, ma che sono accomunate dalla volontà di rappresentare la realtà attraverso punti di vista e prospettiva inconsueti, prospettive variabili, appunto.

«…con le prospettive variabili – spiega Renato Brazzani –, titolo che ho scelto per la mia mostra ospitata dalla Fondazione Bottari Lattes, desidero raccontare il mio amore per la geometria tridimensionale e la sua rappresentazione. Parlare della ricerca dei rapporti tra la prospettiva normale e l’anamorfosi, dove con anamorfosi non intendo una deviazione dalla regola, ma la prospettiva normale che va a costituire un punto particolare dell’anamorfosi stessa. Ma prospettive variabili dice anche dei cambiamenti e delle scelte pittoriche diverse da quelle geometrico-anamorfiche. Cioè riconsidero il colore e la materia pittorica con lavori che da un lato riflettono sulle culture etniche e tribali (dai continenti americani, australiano e africano) e dall’altro si ispirano all’osservazione della natura (animali totemici e trofei), ma soprattutto del mare pensando a Debussy, Charles Trenet, Lucio Dalla…».

 

TORINO, “RES PUBLICA”, COLLETTIVA “PAROLE DIPINTE, IMMAGINI SCRITTE. RICERCHE VERBO-VISIVE DAGLI ANNI SESSANTA AD OGGI”

Giovedì 21 settembre dalle 18.30 alle 22.30 Res Publica – Galleria d’Arte Democratica inaugurerà la stagione e il nuovo spazio espositivo, nel prestigioso interno cortile di Via dei Mille 38, con la collettiva “Parole dipinte, immagini scritte. Ricerche verbo-visive dagli Anni Sessanta ad oggi”, dove la mostra potrà essere visitata fino a sabato 21 ottobre 2017.

Certamente la raccolta delle opere dei 18 artisti italiani, accuratamente selezionati dal gallerista Alessandro Cacciola, si confronta con delle ricerche ancora molto attuali: «Mai come oggi – ci ricorda Stefano Perrini nel suo interessante testo introduttivo – si è sottoposti ad un flusso continuo di parole ed immagini, durante tutto l’arco di una giornata. A differenza di quanto succedeva negli Anni Sessanta, quando le persone erano soggetti passivi della comunicazione dei media, ora il flusso non è più monodirezionale, ma, attraverso varie forme, dai blog ai social network, multidirezionale. Il fatto che ogni individuo sia diventato produttore di immagini e testi ha avvicinato ciascuno al ruolo dei poeti visivi. Si deve quindi guardare a questi maestri come modelli proprio perché la loro attività di indagine del nuovo linguaggio, che unisce parole ed immagini, è diventata un’attività comune e quotidiana».

Questi artisti si appropriano delle tecniche, delle espressioni verbali e delle immagini dei nuovi media, utilizzandoli con intenti antisistema e sviluppando una sorta di sinestesia culturale in cui arte, poesia e linguaggio massmediale (cinema e pubblicità in primis) dialogano. «Con gli stessi strumenti si prefiggono di realizzare il rovesciamento di senso dei messaggi, il disvelamento delle mistificazioni delle classi dominanti e lo sberleffo nei confronti dell’ordine costituito e delle istituzioni tradizionali».

La collettiva comprende importanti opere di: Vincenzo Accame, Nanni Balestrini, Ugo Carrega, Luciano Caruso, Giuseppe Chiari, Giovanni Fontana, Riccardo Guarneri, Emilio Isgrò, Arrigo Lora Totino, Roberto Malquori, Lucia Marcucci, Stelio Maria Martini, Eugenio Miccini, Magdalo Mussio, Luciano Ori, Michele Perfetti, Lamberto Pignotti e Sarenco.

La mostra è accompagnata dai contributi critici di Filippo Mollea Ceirano e Stefano Perrini.

 

Parole dipinte, immagini scritte.

Ricerche verbo-visive dagli Anni Sessanta ad oggi

21 settembre – 21 ottobre 2017

Inaugurazione: giovedì 21 settembre ore 18.30

Ingresso: libero

Orari: martedì – sabato 10.30/12.30 | mercoledì – sabato 15.30/19.00

 

“MENDING”, GRETA PASQUINI ALLA GALLERIA WEBER & WEBER

Inaugurazione giovedi 21 settembre 2017, ore 18.30 – 22.30

Orario da martedi a sabato, ore 15.30 – 19.30

Periodo mostra 21 settembre – 21 ottobre 2017

Mending significa riparare, ricucire, guarire. Mi sembra di trascorrere molto tempo a riparare: il corpo, le relazioni, gli oggetti, l’umore, la memoria. E’ un lavoro quotidiano in cui sono trascinata da una moltitudine di microeventi, dall’accadere collettivo, famigliare o personale. In questo progetto mi sono interessata all’osservazione delle rotture che provoco o di cui sono testimone e ai gesti della cura, per un bisogno primitivo di ritualizzare l’esperienza trasformandola in materia sensibile. Nelle opere inseguo le tracce dei movimenti ritmici e catartici del cucire, del bendare, del legare o l’evocazione di un istante in cui emerge uno stato di cose. La riparazione e’ un atto volontario che non cancella il danno ma lo sublima in storia cioe’ gli da’ senso.

 

 

TORINO: 550 VITE_PANSIYA PANHAI JAATAKA DI ALDO TARANTO PRO CEDERE e DURA ARTE di Aldo Taranto

opening 20 settembre 2017 ore 18.00 – Via San Pio V 11 F, Torino – la mostra rimarrà aperta al pubblico dal 21 al 27 settembre 2017 su appuntamento +39 347 624 1215 – +39 347 176 4512

Presso la terrazza di Eria verranno presentati i libri d’artista PRO CEDERE e DURA ARTE (2017) di Aldo Taranto. Il primo, nato su suggerimento dell’artista Filippo di Sambuy; il quale ha a lungo incoraggiato Aldo Taranto a mettere su carta una narrazione per immagini che raccontasse la persona quanto l’artista; ha preso corpo attraverso un’accurata selezione di immagini realizzata con l’aiuto di Max Zarri. Il secondo libro d’artista si muove su piani differenti pur essendo, per certi versi, la seconda faccia del primo. Dura Arte è una raccolta esteriore e interiore di scritti sull’ultimo decennio di vita dell’artista a Siracusa. L’inaugurazione della mostra 550 VITE_PANSIYA PANHAI JAATAKA di Aldo Taranto si terrà presso la sala espositiva della Residenza Luoghi Comuni, nel quartiere San Salvario in via San Pio V-Torino. A partire da una raccolta di rayogrammi, lavori realizzati insieme ai bambini di una scuola elementare, Aldo Taranto realizzerà un site-specific, assembramento di immagini ottenute dall’impressione del chiaro e dello scuro, del pieno e del vuoto in una sorta di gioco degli opposti. Saranno inoltre presenti altre due opere; Tre minuti, opera video realizzata nel 2008, che racchiude una visione in cui l’autore si sente artefice della sequenza e al tempo stesso osservatore di ciò che ha generato. La terza opera in mostra è Castello Giallo (Paese degli Avi -2013) definito dall’autore “un piccolo altare, altare della coscienza e della vita, ovvero l’unione di essere e vita: la vita cosciente.” Durante l’evento sarà possibile visitare gli studi dell’artista Roberta Montaruli (Torino-1978) e del fotografo Max Zarri (Torino-1975), dove sarà collocata una video installazione che ripercorre le tracce dell’artista siciliano. Gli artisti partendo da uno scatto realizzato nel 1986 da Aldo Taranto ai Docks Dora di Torino, luogo che a distanza di tempo ha ospitato i rispettivi studi, elaborano il concetto temporale di circolarità delle azioni. Nel titolo “In Attesa di Condizioni Migliori” gli artisti prendono in prestito una frase dal libro Pro Cedere per sottolineare la continuità temporale degli eventi nella loro possibilità/impossibilità di divenire.