Chieri, botte al parcheggio, Sacco replica

Le dichiarazioni di Nicole Albanese, la 27enne protagonista con Rachele Sacco del fatto che lunedì scorso ha destato interesse e scalpore (violenta lite al parcheggio di Corso Torino, davanti alla farmacia 100Torri e allo studio di consulente del lavoro di Rachele Sacco) provocano l’immediata reazione della stessa Sacco, che in una nota diffusa dal suo ufficio stampa dà la propria versione sull’accaduto. Scrive la Sacco:

«Una madre che teme d’essere aggredita, per istinto mette subito al riparo il proprio bambino. Io da mamma non sarei andata a prendere mio figlio in auto, come ha fatto la persona che ha inveito su di me, ma sarei salita alla guida e andata via». E prosegue: «La mia auto era parcheggiata lì regolarmente dalle 8,30 del mattino come ha constatato anche dalla Polizia municipale . Io mi sono recata a Torino con la macchina del collega. Sono rientrata verso le ore 12 e mentre attraversavo la strada per rientrare in ufficio ho visto una ragazza che prendeva a calci la mia macchina. Non era la mia auto ad intralciare, semmai la sua vettura bloccava la mia. Obbiettivamente è uno spazio stretto, ma la mia auto non bloccava il passaggio e la reazione della signora è stata fuori da ogni logica. Quello che continuo a non comprendere come possa accusare d’essere stata picchiata e per giunta mettere di mezzo il figlio. È inaccettabile da madre»,

E ancora: «Quando l’ho vista prendere a calci la mia auto le ho chiesto cosa stesse facendo, lei ha iniziato a insultarmi e minacciarmi pesantemente. Nel frattempo si è avvicinata alla sua auto ha aperto la portiera e ha preso il suo bambino in braccio. A quel punto sempre urlando e minacciandomi mi si è avvicinata tenendo tra le braccia il bambino, mi ha preso per i capelli e mi sferrato un calcio al basso ventre talmente forte da farmi restare distesa a terra. Dal dolore non sono stata in grado di rialzarmi per un po’ e devo ringraziare le persone che erano intorno a me per non averle permesso di sferrarmi altri calci. E in tutto questo il bambino lo utilizzava come scudo umano. Erano tutti sconcertati e non comprendevano il motivo di tanta violenza. Era surreale. Come mamma in primis non riesco a comprendere. Io mi sarei preoccupata prima di mio figlio, lo avrei tenuto in auto e sarei andata via. Lei ha continuato a inveirmi contro tenendolo tra le braccia ed esponendolo comunque a situazioni a rischio. Le sue minacce sono proseguite sei ore dopo ancora in ospedale, facendo riferimento anche a questioni personali, come il mio tumore. Non so come ne fosse a conoscenza. È tutto molto strano, soprattutto perché ritengo che una mamma non debba esporre il proprio figlio a situazioni di pericolo che, a causa propria, possano degenerare. Sono certa che i fatti verranno ricostruiti dagli inquirenti che verranno presto a capo della questione e che presto la verità verrà alla luce perché credo fermamente nella giustizia».