ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati
TORINO- TRISTANO E ISOTTA. MUSICA DELL’AVVENIRE–
La trama è basata sul poema Tristan di Gottfried con Strassburg a sua volta ispirato dalla storia di Tristano, raccontata in lingua francese da Tommaso di Bretagna nel secolo XII°. Wagner strinse la vicenda in tre atti, staccandola quasi del tutto dalla storia originale e caricandola di allusioni filosofiche. Terminato a Lucerna nel 1859, Tristano venne proposto dapprima al teatro di Vienna dove fu respinto giudicandolo ineseguibile. Trascorsero ben sei anni alla prima rappresentazione che ebbe luogo alla Hofoper bavarese di Monaco, mentre la prima italiana fu nel 1888 a Bologna nella traduzione italiana di Arrigo Boito. L’opera sollevò divisioni tra coloro che videro un capolavoro assoluto e coloro che la giudicarono una composizione incomprensibile, Nella musica della monumentale partitura si è voluto vedere un’anticipazione del futuro per via di un eccessivo uso del cromatismo e della sospensione armonica. Rubens Tedeschi scrisse: il linguaggio musicale del Tristano deve essere infinitamente duttile per dipingere- oltre il pochissimo che accade- il moltissimo che viene eluso. Il Leitmotiv quindi deve smussare la propria nettezza melodica e lavorare sulla massima incertezza. In tale contesto sono quasi stemperati i contorni melodici, allentati i rapporti armonici che contribuiscono all’ambiguità dei significati: i due amanti sono come un’ombra notturna. Il celebre critico Eduard Hanslick stroncò il valore della partitura affermando che contiene della musica che non è musica e denunciando il fumo dell’oppio suonato e cantato
Si può affermare con tranquillità che l’estetica del decadentismo europeo emerge proprio con Tristano: un processo che coinvolse letterati, poeti, pittori e musicisti. Tristano– affermò Giulio Confalonieri-non ha soltanto soddisfatto una sete e placato una febbre ormai brucianti nella umanità intera, ma altresì ha infettato la musica di un bacillo che nemmeno le più moderne penicilline, sono riuscite a eliminare del tutto. Si dice spesso che nel Tristano Wagner abbia voluto portare in scena la filosofia di Schopenhauer la quale insegna che per approdare alla serenità occorre la sofferenza e rassegnarsi alla concezione pessimistica dell’impossibilità del desiderio. Tristano invece è lacerato dal desiderio. L’esaltazione della notte, invocata per tutto il secondo atto, come desiderio di fuggire la luce del giorno, trova nella morte una sua naturale conseguenza, in quanto liberazione, una sorta di unione cosmica. Tristano racchiude in sé la percezione di un mondo fantastico e misterioso entro cui si comprende come un’individuo possa isolarsi dalla società. Il desiderio della coppia Tristano-Isotta non è indirizzato all’esperienza dei sensi, bensì a un’altra dimensione simbolo più autentica e segreta. Questo è il vero dramma dei due amanti che impedisce a loro la normale dicotomia interpersonale, bensì la dimensione tra anima e corpo, tra essenza e apparenza, come svela l’allucinante delirio di Tristano nel terzo atto. Un amore vissuto in modo anormale, condannato ad essere taciuto e represso nel subcosciente .
Il Teatro Regio, proponendo Tristano come spettacolo inaugurale della propria stagione 2017/18 dichiara un atto di coraggio. L’opera-azione viene proposta nell’allestimento proveniente dall’Opernhaus di Zurigo, uno tra i più vivaci teatri della scena europea. Il regista Klaus Guth, uno degli esponenti di punta della cosiddetta regientheater tedesca, libera Tristanoda ogni elemento cavalleresco-medievale e colloca la vicenda nel clima borghese di un interno familiare della seconda metà dell’Ottocento. Ovviamente si perde del tutto la presenza del mare e della natura, quest’ultima evocata nelle ombre delle foglie proiettate sul muro della galleria che fa da sfondo al sublime duetto del secondo atto. Rinuncia anche alla dimensione del viaggio qui ridotto alla camera da letto, al salone di ricevimento e al giardino d’inverno. Riesce a cogliere un aspetto essenziale della poetica wagneriana, l’eroe come forza anarchica, distruttiva nei confronti dei legami su cui si regge la società, siano essi quelli del vassallaggio cortese (come nella vicenda medievale) o dell’ideologia borghese (come fa Guth), Una tale visione registica esige, oltre a interpreti vocalmente adeguati, anche credibili sulla scena. La locandina del cast è tra le migliori oggi possibili in campo wagneriano: una ulteriore conferma della visibilità internazionale ormai acquisita dal Regio torinese.
Torino, Teatro Regio, piazza Castello
Martedì 10, Mercoledì 11, sabato 14, Domenica 15, Martedì 17, Giovedì 19, Domenica 22 ottobre
Wagner. Tristano e Isotta, azione in tre atti, edizione in lingua originale
Interpreti: Peter Seiffert / Stephen Vinke (Tristano), Ricarda Merbeath / Rachel Nicholis (Isotta), Steven Humes (re Marke), Martin Gartner (Kurwenal), Michelle Breedt (Brangania)
Direttore d’orchestra Gianandrea Noseda,: m° del coro Claudio Fenoglio
Regia, Claus Guth: scene e costumi, Christian Schmidt
Allestimento Opernhaus di Zurigo
Intorno a Tristano e Isotta
Mercoledì 4 ottobre, ore 17,30, Piccolo Regio “Puccini”
Tristano e Isotta. Un viaggio rivoluzionario verso la trasfigurazione a cura di Gaston Fournier Facio
Mercoledì 11 ottobre, ore 17,30, Piccolo Regio “Puccini”
Opera e dramma. Wagner e l’opera totale incontro con Maurizio Giani, Giorgio Pestelli e Gaston Fournier Facio
Lunedì 16 ottobre, ore 17,30, Goethe Institut
Richard Wagner e Franz Liszt conferenza di Nicolas Dufetel e Gaston Fournier Facio
Mercoledì 18 ottobre, ore 17,30 Piccolo Regio “Puccini”
Intervista impossibile a Richard Wagner (Un modo diverso di raccontare la storia della musica)
Conferenza spettacolo a cura di Corrado Rollin con l’attore Sax Nicosia. Biglietto ingresso euro 5
Giovedì 19 ottobre, ore 14.30, Sala Lauree Scienze Umanistiche Università degli Studi
Wagner e la passione. Convegno con interventi di Enrico Pasini, Elena Pulcini, Gatson Fournier Facio, Giorgio Pestelli.