Torino e territorio, bruciano i boschi ma si corre in città
Bruciano i boschi nei territori piemontesi, soprattutto le montagne di Torino e Cuneo. La siccità è alla base del disastro, e la stupidità umana, volontaria o meno, ne è spesso la causa. Ieri, dai rilievi effettuati nei dintorni di Cumiana, sembrava che le autorità avessero trovato inneschi incendiari, ma una successiva dichiarazione, intervenuta dopo ulteriori approfondimenti di indagine, ritrattava la presenza di indizi relativi ad una volontà piromane. Almeno in quella zona. A livello regionale ormai da tempo è attivo il divieto di bruciare sterpaglie, ma basta fare una passeggiata per le colline e le campagne torinesi per avvertire chiaro il tipico odore delle foglie bruciate. Chi non pensa alle conseguenze delle proprie azioni può causare grandi preoccupazioni a tutta la comunità. Quando poi la natura non vuole essere clemente, il vento sferza potente nell’aria e la pioggia non cade, l’uomo non può che cercare di arginare i danni con tutte le sue forze. Così sono migliaia gli ettari di boschi che stanno andando in fumo da giorni, decine sono le squadre di vigili instancabilmente all’opera sui territori colpiti, anche l’esercito è disposto all’intervento, i canadair stanno rovesciando centinaia di litri d’acqua prelevandoli dai bacini idrici disponibili, gli abitanti più vicini ai territori in fiamme temono che il vento possa impietosamente cambiare verso e spingere le fiamme a valle, verso i centri abitati. La situazione e ben lontana dall’essere risolta e in ogni caso ci vorranno molti anni per recuperare la bellezza dei boschi avvolti dalle fiamme. In tutto questo disastro i livelli di inquinamento nell’aria hanno raggiunto valori altissimi, il blocco delle auto a Torino è stato annullato, perché in questa situazione di emergenza non si è voluto creare ulteriore disagio alla popolazione. Rileva però l’incoerenza di una scelta, quella di non rimandare la maratona di Torino prevista per domenica 29 ottobre. Una settimana prima, in occasione del blocco del traffico per l’eccessivo sforamento dei livelli di Pm10 nell’aria, l’amministrazione aveva consigliato ai cittadini di non spalancare porte e finestre, e di non eccedere nelle attività sportive all’aperto, come precauzione per la salute. Dove sono finite queste raccomandazioni quando si è deciso di non rinviare una maratona di chilometri nel cuore di una città, già normalmente inquinata, ma che adesso a causa del fumo e delle polveri alimentate dalle fiamme, ha un livello di tossicità dell’aria altissimo? Correre in queste condizioni mette a rischio la salute degli atleti, soprattutto di quanti hanno già una predisposizione a sindromi respiratorie, come gli asmatici o quanti soffrono di problemi cardiovascolari. I bambini sono estremamente vulnerabili in questo contesto, il loro sistema respiratorio, con le vie aeree brevi rispetto a quelle di un adulto, li mette ancor più in una situazione di pericolo. Correre significa introdurre nell’organismo un maggior quantitativo di ossigeno, respirando un’aria che a Torino in questi giorni più che mai non si può certo definire sana. L’unica speranza per ridurre sensibilmente i rischi è sperare, almeno in città, che quello stesso vento che sulle montagne alimenta gli incendi, qui arrivi invece a dar sollievo ripulendo l’aria.
Elena Braghin