PIEMONTE ARTE: ZERBINO, NESPOLO, M.A.O., DE ALEXANDRIS, FUORICLASSE…

TORINO, MOSTRA DI PITTURA PER I 60 ANNI DELL’ASSOCIAZIONE ARTISTICA A. ZERBINO

Biblioteca Nazionale – Piazza Carlo Alberto, 3, Torino – La rassegna resterà aperta fino al 25 novembre 2017. Da lunedì a venerdì – orario: 10,00-18,00. Sabato: 10,00-13,00

 

1957: nasce l’Associazione Artistica e Culturale Andrea Zerbino ex Artemisia. 2017: l’ Associazione compie 60 anni. In queste due date si racchiudono sessant’anni di storia artistica intensa e ricca di avvenimenti, che hanno visto protagonisti tanti artisti che nel tempo hanno contribuito con il loro estro, e la loro arte, al successo della Associazione. 60 anni di mostre, rassegne artistiche ed eventi in Piemonte e non solo, con grande partecipazione di pubblico, e importanti presenze di critici d’arte e personalità istituzionali. È impossibile citare tutti gli artisti che in 60 anni si sono succeduti, e che hanno fatto grande l’Associazione Zerbino; a loro, alla loro passione e alla loro bravura, è dedicata questa mostra.

 

AOSTA: MOSTRA “A MODO MIO”, NESPOLO TRA ARTE, CINEMA E TEATRO

Aosta, Sede espositiva Centro Saint-Bénin

Via Festaz, 27

Fino all’ 8 aprile 2018

Orario 10-13 / 14-18. Chiuso il lunedì

L’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta comunica che venerdì 20 ottobre 2017 verrà inaugurata al Centro Saint-Bénin di Aosta la mostra A modo mio. Nespolo tra arte, cinema e teatro, dedicata all’esperienza interdisciplinare dell’artista piemontese. L’esposizione, organizzata dall’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta, è curata dal critico Alberto Fiz in collaborazione con il filosofo Maurizio Ferraris. Sono oltre 80 le opere esposte tra dipinti, disegni, maquettes per il teatro, sculture, ex libris, tappeti, fotografie e manifesti realizzati dal 1967 sino a oggi in un percorso spettacolare e coinvolgente, ideato per gli spazi dell’ex chiesa sconsacrata. Compare persino uno Skiff Olimpico Black Fin di otto metri interamente decorato. Dall’arte al cinema, dai cartoon televisivi alla logica matematica sino al teatro, le opere, disposte in base a tracciati tematici, creano una costellazione all’interno del Centro Saint-Bénin da cui emerge la versatilità di uno dei più originali e trasgressivi interpreti della scena contemporanea italiana, che ha ripercorso stili e stilemi “a modo suo”, senza mai lasciarsi imbrigliare dalle convenzioni. Il catalogo della mostra, in italiano e francese, con la pubblicazione di tutte le opere esposte, è edito da Magonza. Insieme ai saggi di Maurizio Ferraris, Alberto Fiz, Daria Jorioz e a un’intervista di Nespolo con Pietro Bellasi, contiene una serie di saggi scritti dall’artista e testimonianze, tra gli altri, di Enrico Baj, Renato Barilli, Gillo Dorfles, Danilo Eccher, Pierre Restany, Gianni Rondolino, Francesco Poli e Tommaso Trini.

 

M.A.O.: NINJA E SAMURAI

7 dicembre 2017 – 4 marzo 2018

NINJA E SAMURAI. Magia ed estetica

BUSHI parte II

in collaborazione con Centro Giappone Yoshin Ryu

Conferenza stampa e Inaugurazione

giovedì 7 dicembre 2017

MAO Museo d’Arte Orientale

via San Domenico 11 – Torino

La mostra che aprirà al MAO nel dicembre 2017 si addentra nella storia dei guerrieri giapponesi più conosciuti, i samurai, e nel mistero che circonda la figura dei leggendari guerrieri ombra, i ninja. Le caste guerriere giapponesi svolsero un ruolo determinante dal XII al XIX secolo, ovvero per più di 700 anni, nella storia e nella società giapponese. La visione della vita e dell’estetica dei samurai è rimasta ancorata agli strati più profondi dell’inconscio collettivo della nazione. Questa visione del mondo il “Bushido” ha avuto una grande importanza anche nell’arte, nella cultura e nella costruzione delle relazioni sociali; il termine Bushido è traducibile anche come “arte di fermare la lancia”, ovvero l’arte della guerra, definendo la via del guerriero quale percorso di conoscenza interiore. La mostra prosegue il percorso avviato dalla mostra presentata al MAO nel 2016 sull’influenza esercitata dall’estetica dei samurai sulla cultura pop contemporanea, dai manga ai cartoni animati alla produzione cinematografica. La mostra presenterà circa 200 opere provenienti da collezioni private mai esposte al pubblico e opere concesse dal Museo d’Arte Orientale di Ca’ Pesaro. L’allestimento si connoterà come emozionale e suggestivo, e andrà a sottolineare sia la bellezza sia l’utilità delle armi e delle armature samurai, con digressioni specifiche inerenti il mondo dei ninja, quei guerrieri-ombra che con la propria creatività hanno saputo realizzare strumenti da celarsi nelle vesti; o ancora nelle ricerche estetiche e tecniche relative alla Polizia del periodo Edo. Armi, strumenti ed armature non saranno i soli protagonisti della mostra: verranno esposte anche opere d’arte frutto della grande cultura, ricerca artistica e filosofica dei guerrieri giapponesi, documenti strategici e tecnici d’epoca, opere calligrafiche, strumenti legati alla cerimonia del tè, e ancora maschere e ornamenti teatrali.

 

TORINO, GALLERIA TONIN: LA PITTURA DI SANDRO DE ALEXANDRIS

La specificità più autentica della relazione nella quale la pittura di Sandro de Alexandris impegna l’osservatore non riguarda l’ottica come mezzo geometrico della percezione. Neanche, d’altra parte, la descrizione più radicale con cui Maurice Merleau-Ponty spiega, nell’osservazione fenomenologica, l’evento generativo dello spazio, in cui la natura si compone verso la propria unità per la coscienza di un soggetto in formazione, insieme ancora avviluppati in una fase indistinta e iniziale. Di entrambi gli stadi della percezione, la densità velata della pittura di De Alexandirs conserva i tratti essenziali per destinarsi al loro oltrepassamento.

Nel tratto ottico, razionale e strutturato, si riconosce il rigore analitico della sua ricerca visiva, prima che la purificazione mentale lasciasse il posto alla limpidezza sensoriale. L’analisi dell’essenza della pittura può essere situata in un vuoto lasciato aperto dalle possibilità combinatorie della ragion pura di Kant. Nel quadro della filosofia critica, il giudizio (inteso come vincolo di soggetto e predicato) poteva essere analitico a priori, cioè vero nel pensiero anche in assenza di un confronto con la realtà, come avviene nelle proposizioni logiche; ovvero sintetico a posteriori, in cui i predicati vengono assegnati ai soggetti attraverso l’esperienza reale. Kant concentrò quindi tutto il suo sforzo speculativo nel tentivo di spiegare la combinazione incrociata di un giudizio sintetico che fosse, altresì, a priori, come quello matematico, la cui possibilità di calcolo va ritenuta una sintesi numerica valida universalmente anche senza fondarsi nell’esperienza. Quello che manca, a questo punto, forzando la compiutezza sistematica del pensiero kantiano, sarebbe la forma di un giudizio analitico a posteriori. Come si può immaginare? Come una pura cosa in sè, la realtà semplice che si avvera in modo libero dalla nostra conoscenza. Se un giudizio tale esiste, è forse quello della creazione, il giudizio divino che, giudicando, pone tutto ciò che è prima che l’insieme dell’esistente possa venire pensato dall’uomo. Una realtà, quindi, senza soggetto o, meglio, in cui il soggetto (divino) è pienamente trasfuso entro i predicati della natura (deus sive natura).

L’analisi empirica della pittura che domina la ricerca di De Alexandris pone in essere, nello spirito creatore dell’artista, la “pittura in sé”. Se nella critica kantiana il noumeno (il pensato come cosa in sé al di là delle apparenze) era un concetto limite per la coscienza, l’avverarsi oggettivo della pittura, al contrario, possiede la propria idea limite nel soggetto destinato a percepirla. Pittura in sé significa lo spazio concreto che si genera insieme ad essa, che si apre nel colore consustanziale all’atmosfera e all’espansione della luce, per un soggetto che le è inessenziale e che ha il solo merito di definirla in quanto pittura.

Nei dipinti di De Alexandris, con le velature che sollevano una nebbia dischiudendo il fondo nelle tele, la conoscenza dello spazio reale diventa invece possibile anche per il soggetto nella misura in cui viene tolta la distanza ottica per far penetrare lo sguardo nell’atmosfera pulviscolare, lasciandolo assorbire e diffondere nel suo polverio di luce senza incontrare qualcosa da vedere, in modo tale che la sensibilità pura diventi spazio e lo spazio si fonda nella capacità di percepire.

L’immissione del soggetto della conoscenza sensibile entro la realtà corporea della pittura porta questa nel secondo tratto, quello fenomenologico di Merleau-Ponty, in cui la percezione si trova ad essere più originaria della separazione tra mondo e soggetto. Ogni particella di colore è diluizione di spazio e, allo stesso tempo, sensibilità nascente. Il vagare stesso dello sguardo, nelle tele di De Alexandris, dischiude le lontananze: fin tanto che l’occhio si perde trapassando le trasparenze, lo spazio gli si fa incontro nello scorrere fluido degli sfondi. Sospese dall’alto, le velature danno la sensazione di ritrarsi per lasciar entrare l’occhio che avanza. Ciò che si dipinge per mano del pittore è il mezzo diafano della luce che si spazializza. L’unione di soggetto e predicato del giudizio avviene dalla parte della natura che si disvela nella pittura. Lo sguardo e la profondità sono la medesima cosa.

Anche la conoscenza della sostanza spaziale, tuttavia, richiede una sintesi che la unifichi. De Alexandris saggia, a questo scopo, l’azione di un principio che serva ad abbozzare le linee di una quadratura. In basso, la gravità è sufficiente a dar di sé la suggestione di un piano sopra il quale l’evento della pittura levita in misura della leggerezza sentita da chi le si appressa. Nei bordi superiori, o sciolte nel colore, le direttrici di un disegno più o meno regolare contengono le espansioni fondendole in unità. Questa forma embrionale di principium individuationis accenna il profilo di una semplicità necessaria affinché l’idea dello spazio possa offrirsi alla mente insieme alla sua pienezza evanescente. Il rapporto tra colore e disegno resta, però, indefinito, invischiato in una mescolanza reciproca dove, a volte, la traccia regolare affiora, mentre a tratti il colore la riassorbe. Tutto, nella pittura recente di De Alexandris, sembra essere una promessa: il presentimento dello spazio, lo sfioramento della sua coesione, l’impressione di poterne conoscere l’essenza attraverso l’esperienza, fino alla soglia di un colore calibrato su tonalità sfuggenti, elusive, che si allargano intorno ai punti saturi delle scale cromatiche per non lasciare ai concetti la possibilità di catturarle, definirle e nominarle. La figura è assente, viene alla luce uno sfondo vergine, che, però, è teso ad intensificarsi e dilatarsi entro la tela rapportando il suo accrescersi localizzato all’ambiente che ne contiene l’effusione.

Le analisi chiarificatrici della pittura di De Alexandris si avventano sulla pratica per ridurla al grado ultimo della sua essenza. All’estremo, l’emergere della nuda spaziatura dell’immagine si oppone alla sua cancellazione definitiva insistendo sulla propria affermazione. La pittura, così, mantiene la propria promessa mantenendosi incessantemente in quel che promette di realizzare.

 

Michele Bramante

 

4 novembre 15 dicembre 2017

Orario di apertura dalle 10,30 alle 13 e dalle 14,30 alle 19 dal lunedì al venerdì, sabato su appuntamento.

Via San Tommaso,6. Palazzo Della Chiesa di Roddi, tel +3901119710514 fax.+3901119791494 10122 Torino Italia                                                                                                                                                                                                                      info@toningallery.com                                                                                                                               www.toningallery.com

 

TORINO, AZIMUT: “FUORICLASSE”

Azimut Associazione Culturale

Nel contesto di IoEspongo XX presenta “Fuoriclasse _ 4 mani

Appuntamenti d’Arte a cura di Daniele Galliano

Galliano + Remmert

Dalla A alla Zebra

Inaugurazione mercoledì 15 novembre ore 19

In mostra fino al 20 novembre – dalle 18 alle 00 dal lunedì al sabato

@Conserveria Pastis – Piazza Emanuele Filiberto 11 a | Torino

Si chiama Fuoriclasse il progetto con cui Daniele Galliano si sveste temporaneamente dei suoi panni di artista e diventa curatore d’eccezione per una serie di mostre e iniziative che si terranno nello Spazio Espositivo Azimut nella Conserveria Pastis del Quadrilatero Romano. Il secondo ciclo di appuntamenti vede in mostra una produzione artistica creata a 4 mani. Di volta in volta due artisti si confronteranno per creare un progetto condiviso: i primi a partecipare a Fuoriclasse 4 mani sono Daniele Galliano ed Enrico Remmert, con il progetto “Dalla A alla Zebra” “Disegni e testi viaggiano indissolubilmente insieme ma in una corrispondenza mai ordinaria, che lascia sempre sorpresi, come in quel trucco da prestigiatori in cui dentro un cerchio che sembra chiuso se ne intrappola un altro. Finché succede qualcosa: succede che, mentre siamo intenti a indovinare in quale modo verremo nuovamente sorpresi e confusi, ecco che invece tutto si fa improvvisamente nitido.”

 

 

 

TORINO, FIAF: mostra del fotoreporter   MAURO GALLIGANI

La Galleria Fiaf inaugura la mostra del fotoreporter   MAURO GALLIGANI

Venerdì 24 novembre 2017, ore 21.00. La mostra proseguirà fino al 9 dicembre. Orari: dal lunedì al giovedì 9.30-12.30; 14.30-17.00. Venerdì 9.30-12.30.

GALLERIA FIAF – V. Pietro Santarosa 7/A – Torino

Tel. 011.562.94.79 – www.fiaf.net/gallerie/torino

 

M.A.O.: SOVRANI PIACERI. BANCHETTI, DELIZIE E SVAGHI DELLE CORTI ORIENTALI

Primo incontro

Mercoledì 15 novembre 2017, ore 17.30

NOBILI APPETITI.

I banchetti che hanno fatto la storia del Medio Oriente

MAO Museo d’Arte Orientale

via San Domenico 11 – Torino

Il MAO inaugura Sovrani Piaceri. Banchetti, delizie e svaghi delle Corti Orientali, un nuovo e interessante ciclo di incontri a cura di Sherif El Sebaie, Fellow del Simposio Internazionale di Arte Islamica Hamad Bin Khalifa. Le conferenze saranno nel segno del lusso, verranno raccontati piaceri e passatempi di ricchi e potenti personaggi residenti o in viaggio in Oriente. Dalle cene e banchetti di Re e Presidenti del Medio Oriente alle parate e feste dei Mahradjah, dalle immagini evocative della poesia araba che si fa architettura nell’Alhambra di Granada alle pratiche divinatorie messe in atto nelle Sale dei palazzi dei Califfi e Sultani, passando per i piaceri della crociera sul Nilo, passatempo favorito di ricchi banchieri e uomini d’affari anglosassoni agli inizi del ‘900. Le conferenze saranno precedute da visite guidate alla ricerca di piccole suggestioni nella Galleria d’Arte Islamica del Museo.

Mercoledi 15 novembre, in occasione del primo appuntamento Nobili Appetiti. I banchetti che hanno fatto la storia del Medio Oriente, Sherif El Sebaie ripercorrerà la storia del Medio Oriente contemporaneo con un approccio curioso e innovativo che si districa tra Palazzi reali e presidenziali, portate succulente e aneddoti relativi ai cerimoniali elaborati, estremamente costosi e di complessa preparazione dei banchetti di Stato. Nei precari equilibri dell’area mediorientale, dove i banchetti di Califfi e Sultani sono sempre stati leggendari, Re e Presidenti hanno infatti spesso gareggiato nell’offrire ricevimenti degni delle Mille e una notte. Ricambiati dalle potenze occidentali che di volta in volta hanno esercitato influenza sull’area, in particolar modo l’Inghilterra e gli Stati Uniti. In alcuni casi, come quelli del Re d’Egitto Faruk e dello Shah dell’Iran Reza Pahlavi, furono proprio stravaganti ricevimenti a segnare la fine dei loro regni.

Per l’occasione saranno esposti – solo per la durata della conferenza – esemplari unici provenienti da una collezione di menù e piatti tratti dai servizi esclusivi ordinati ed utilizzati in tali occasioni. Dai piatti commissionati in Inghilterra dallo Shah dell’Iran per i festeggiamenti dei 2500 anni dell’Impero persiano a quelli ordinati a Parigi da Re Faruk d’Egitto per i banchetti reali, passando dalle porcellane del Sultano dell’Oman e di quello del Brunei, per arrivare alle posate in uso nei palazzi dell’Ex-Presidente dell’Irak Saddam Hussein e tanti altri ancora.

Costo dell’attività € 5.

 

LA STORIA DELLA COMPAGNIA DELL’UMILTÀ AL CENTRO STUDI PIEMONTESI

Lunedì 20 Novembre, dalle 18.00, presso Centro Studi Piemontesi di Torino, appuntamento con la Fondazione 1563 per parlare del libro L’Umiltà e le Rose, edito dalla casa editrice fiorentina Olschki. Nell’ambito del tradizionale ciclo dei “Colloqui del Lunedì”, si incontreranno Pier Paolo Merlin (Università degli Studi di Torino), Franca Varallo (Università degli Studi di Torino) e le curatrici del volume Anna Cantaluppi e Blythe Alice Raviola.

Il libro racconta la storia inedita della Compagnia dell’Umiltà – corrispettivo femminile della Compagnia di San Paolo – a Torino tra la fine del 1500 e l’inizio del ‘900.

Fondata in ambienti vicini alla corte sabauda e alla spiritualità gesuita, ne fecero parte fra le altre le Infante di Savoia, le due Madame Reali Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, principesse del casato e dame di corte ma anche esponenti dell’élite torinese e consorti di membri della Compagnia di San Paolo.

Un interessante excursus nell’evoluzione della condizione femminile e della realtà sociale tra l’età moderna e contemporanea.

I Colloqui del Lunedì

20 Novembre 2017 – 18.00 – Centro Studi Piemontesi, Via Ottavio Revel 15, Torino

Con: Pier Paolo Merlin, Franca Varallo, Anna Cantaluppi e Blythe Alice Raviola

 

TORINO, MUSEO DELLA MONTAGNA: GEOGRAFI DEL SOTTOSUOLO. SCRIVERE DI GROTTE

L’attività di ricerca di Giuliano Villa e Giovanni Badino attraverso i loro scritti.

In collaborazione con il Gruppo speleologico piemontese GSP UGET.

Museo Nazionale della Montagna – Sala Stemmi. Sabato 18 novembre, ore 16,30.

Continuano gli appuntamenti autunnali di Leggere le Montagne – un’iniziativa della Biblioteca Nazionale CAI e del Museo Nazionale della Montagna con la collaborazione della Città di Torino e del Club Alpino Italiano – con un pomeriggio dedicato alla speleologia, alla scoperta di una forma di “alpinismo al contrario” attraverso due personaggi che hanno lasciato ricordi straordinari e un’eredità esplorativa e scientifica importante. Gianluigi Montresor introdurrà l’incontro moderato da Maurizio Palazzo che traccerà una panoramica sulle grotte, sull’attività speleologica nel mondo e sull’identità e la distribuzione degli speleologi in Italia. Seguirà un filmato di alcuni minuti. Si proseguirà con un ricordo di Giuliano Villa e di Giovanni Badino da parte di Piergiorgio Baldracco mentre Franca Maina Villa racconterà Giuliano e presenterà l’ultimo suo lavoro Scrivere di grotte. Giovanni Badino sarà ricordato per l’attività scientifica da Luca Mercalli e per quella speleologica da Giuseppe Giovine. Uberto Lovera illustrerà l’attività del Gruppo Speleologico piemontese e la rivista “Grotte”.

Le conclusioni di Palazzo saranno incentrate sulla necessità di comunicare la speleologia, sull’attività dei gruppi speleologici nel CAI e in ultimo verranno dati suggerimenti per seguire l’attività sulle riviste, siti internet e video.

Gli appuntamenti autunnali di Leggere le Montagne proseguiranno con:

Sabato 2 dicembre, ore 16,30

Dal Monte Bianco a Yosemite, gli anni ruggenti di Giorgio Bertone.

Roberto Mantovani e Renzino Cosson dialogano con Guido Andruetto autore di Bertone, la montagna come rifugio.