Embraco di Riva presso Chieri, il ministro Calenda convoca l’azienda, la Regione e i sindacati nazionali
Uno scossone alla vicenda Embraco: per mercoledì 13 dicembre il Ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha convocato a Roma i vertici della multinazionale brasiliana, insieme a Regione Piemonte e segreterie nazionali Fim, Fiom e Uilm. In ballo, il futuro dei 537 dipendenti dello stabilimento rivese dell’Embraco, controllata dal colosso Whirlpool. A fine anno, come noto, scadono gli ammortizzatori sociali senza che l’azienda ad oggi abbia dichiarato di voler presentare un piano industriale che scongiuri la progressiva chiusura del centro produttivo rivese. “Probabilmente – commenta il sindaco di Chieri, Claudio Martano – l’avvio di un livello superiore di trattativa renderà inutile il tavolo del 6 dicembre alla Regione Piemonte”. Che cosa è lecito attendersi dal nuovo tavolo al ministero? Martano non è pessimista: “Credo che, se l’azienda, come aveva già detto in uno dei primi incontri in Regione, dichiarerà la possibilità di una alternativa utile per lo stabilimento di Riva, si potrebbero fare passi avanti importanti. Embraco potrebbe dire che intende avviare la produzione di un nuovo pezzo, il ministero sotto la spinta del sindacato nazionale avrebbe la possibilità di chiamare in causa Whirlpool, un po’ il convitato di pietra di questo tavolo romano. Si creerebbero in tal modo i presupposti per consentire la concessione degli ammortizzatori sociali per tutto il 2018, in attesa che l’azienda metta in atto le operazioni di sviluppo annuncerà. Tutto questo attenuerebbe, senza peraltro cancellarla, la criticità della situazione. Questa è la mia speranza, con qualche fondamento ma senza alcuna conferma ufficiale.” In caso contrario, prospettive oltremodo negative. “Embraco – prosegue Martano – ha già dichiarato che sin dall’inizio dell’anno prossimo il mantenimento di una sola lavorazione significherà esuberi di personale pari a circa la metà dell’attuale forza lavoro.” Una preoccupazione che per Chieri avrebbe ricadute pesanti: sono 135 i chieresi occupati nello stabilimento rivese, contro i 125 residenti a Torino. “Ma in proporzione alla popolazione dei comuni – chiude Martano – stanno ancora peggio Riva, che ne ha 40, e poi Buttigliera e Villanova d’Asti.”