Asti- Emergenza abitativa: la Cgil chiede un cambio di rotta

Il Direttivo della Camera del Lavoro di Asti, riunitosi il 20 dicembre, ha espresso forte preoccupazione per il persistere e l’aggravarsi dei problemi abitativi in Asti e provincia. Anni di crisi economica, con relativi posti di lavoro persi, occupazioni sempre più precarie, pensioni sempre più povere, hanno reso difficile per molti far fronte alle normali spese, comprese quelle per la casa. Infatti aumentano gli inquilini sfrattati per morosità incolpevole nonché coloro che sono in affanno con il pagamento delle rate del mutuo.

La Cgil si è sempre detta contraria alla scelta di rendere residuale l’edilizia residenziale pubblica, come purtroppo è avvenuto in Italia, a differenza di altri paesi europei. Scelta rivelatasi particolarmente improvvida proprio in questi anni di difficoltà economica, quando il mercato delle abitazioni è diventato impraticabile per tanti.

E’ necessario modificare profondamente questo orientamento – scrive il Direttivo della Camera del Lavoro di Asti – aumentando la disponibilità di alloggi dignitosi a prezzi contenuti, predisponendo soluzioni d’emergenza per i casi più gravi. Non va mai dimenticato che “perdere la casa” compromette l’equilibrio familiare, la dignità delle persone, la stessa possibilità di tutelare condizioni di igiene e di salute. Le recenti sentenze del Tribunale di Asti, in merito all’occupazione dello stabile ex Mutua da parte di alcune famiglie, ci parlano in modo drammatico proprio di questi problemi. Ovviamente non vogliamo entrare nelle dinamiche processuali e siamo per il rispetto del principio di legalità. Ma dopo che la Magistratura ha fatto quanto di sua competenza, chi dirige la cosa pubblica, a livello nazionale e locale, dovrà pur fare la sua parte: quale risposta per nuclei familiari, con bambini in tenera età, che non sanno letteralmente dove andare? Questo è un gigantesco problema sociale che non può essere risolto da una sentenza. Ci chiediamo: è lecito continuare a colpevolizzare la povertà, anche quando il fenomeno è diventato ormai così esteso da rendere ridicolo attribuirlo all’indolenza o alla cattiva volontà? Niente lavoro o pensione, niente reddito, niente casa? Almeno sull’ultimo anello di questa infernale catena occorre intervenire in fretta, anche ripensando la destinazione di troppi immobili della nostra città che continuiamo a vedere vuoti e non utilizzati, dalla ex Maternità al vecchio Ospedale all’ex Upim e tanti altri. Immobili  (soprattutto pubblici) abbandonati all’incuria a fronte di persone per strada: una contraddizione lampante, che ci auguriamo venga affrontata con la serietà che merita. Nel frattempo, non possiamo rinunciare ad un esercizio di umanità, e diciamo che esistono violazioni della legge che​ nascono non dalla propensione a delinquere ma dal bisogno. Oppure da chi non vive il bisogno in prima persona ma si fa carico del problema per senso di solidarietà. E’ difficile non tener conto delle motivazioni profonde di certi comportamenti”.