PIEMONTE ARTE: GIOVENONE, PIFFETTI, VENARIA, PASCUTTI, SCROPPO, DEMAGISTRIS, PERFUMUM, CURA, CASTELLAMONTE, RACCONIGI, BORGOMANERO
UNA MOSTRA E UN CATALOGO SCIENTIFICO PER GEROLAMO GIOVENONE
La mostra alla Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Belle Arti, in via Accademia Albertina 8, dedicata al capolavoro ritrovato di Gerolamo Giovenone, «L’Adorazione del Bambino con i Santi Francesco d’Assisi e Antonio da Padova», è accompagnata da un catalogo scientifico della Silvana Editoriale. L’opera, acquisita da Banca Patrimoni Sella & C. che ne ha finanziato il restauro presso il Laboratorio Radelet di Torino (sotto la direzione dei funzionari della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino), il 10 marzo sarà collocata nella prestigiosa sede del Museo Borgogna di Vercelli, in deposito permanente voluto dalla Banca Sella. La mostra si snoda attraverso un percorso, curato da Daniela Magnetti, che si sviluppa lungo le sale della Pinacoteca e raggiunge il suo momento di maggiore evidenza nella Sala dei Cartoni Gaudenziani dove si può ammirare «L’Adorazione del Bambino con i Santi Francesco D’Assisi e Antonio da Padova», realizzata dal Giovenone in collaborazione con un giovane Bernardino Lanino. Di fronte, sempre di Gerolamo Giovenone, si può vedere la «Madonna con Bambino», eseguita su modello di Raffaello, in prestito da Palazzo Madama. Durante l’esposizione la Scuola di Pittura della Pinacoteca Albertina propone dei laboratori tematici destinati allo studio della pittura su tavola, mentre la Scuola di Fotografia dell’Accademia ha realizzato una nuova campagna fotografica per la digitalizzazione ultra-HD dei cartoni cinquecenteschi. Per raccontare l’evento è stato pubblicato un interessante e documentato catalogo, che ripercorre l’attività di Giovenone nato nel contado di Novara intorno al 1490 e morto a Vercelli nel 1555. E con il saggio di Daniela Magnetti, i puntuali e incisivi approfondimenti sono firmati da esperti e ricercatori come Massimiliano Caldera, Simone Baiocco, Cinzia Lacchia, Sofia Villano, Thierry Radelet, Tiziana, Cavaleri, Paola Manchinu, Bernadette Ventura, Filippo Timo ed Enrico Zanellati per i cartoni cinquecenteschi della Pinacoteca Albertina. Partner dell’evento Direzione Artistica di Banca Patrimoni Sella & C. Accademia Albertina di Belle Arti, Palazzo Madama, Museo Borgogna, Soprintendenze di Torino, Novara e Vercelli, Contro Conservazione e Restauro La Venaria Reale.
Angelo Mistrangelo
Torino, Pinacoteca dell’Albertina, via Accademia Albertina 8, orario: tutti i giorni dalle 10 alle 18, chiuso mercoledì 14 e 21 febbraio, tel.011/0897370, sino al 25 febbraio.
MUSEO ACCORSI-OMETTO: DA PIFFETTI A LADATTE
Dieci anni di acquisizioni alla Fondazione Accorsi-Ometto
Museo Accorsi-Ometto | 16 febbraio – 3 giugno 2018
La Fondazione Accorsi-Ometto, dopo una serie di esposizioni dedicate alla pittura italiana, torna a proporre una mostra sulle arti decorative, questa volta incentrata sulle acquisizioni fatte per incrementare la collezione permanente del museo. L’esposizione, curata da Giulio Ometto, Presidente della Fondazione e da Luca Mana, conservatore del Museo, consente, quindi, di ammirare un centinaio di pezzi, tra gli oltre duecentocinquanta acquistati negli ultimi dieci anni, e di far percepire il museo come un’istituzione in continuo divenire: i mobili, i dipinti, le miniature, gli orologi, gli argenti e gli oggetti montati, esposti in mostra, rappresentano tutti un omaggio incondizionato alle arti decorative. Il Museo Accorsi-Ometto nasce con lo scopo di far conoscere al pubblico uno straordinario patrimonio di arredi e di opere d’arte. Tra i suoi compiti, oltre a salvaguardare l’arte del XVIII e XIX secolo, ha anche quello di ampliare le proprie raccolte, mantenendo inalterato il gusto e lo spirito collezionistico del fondatore, Pietro Accorsi. La lungimiranza di Accorsi e un’oculata amministrazione dei beni della Fondazione hanno permesso di mantenere un’assoluta autonomia finanziaria e di intenti. L’infaticabile operato e il profondo amore per l’antiquariato del Presidente hanno fatto il resto: in questi ultimi dieci anni, infatti, non solo è stato possibile l’acquisto di importanti oggetti di arte decorativa, ma anche il recupero di capolavori senza tempo, finiti all’estero e riportati a Torino, come il cofano-forte di Pietro Piffetti e le tre sculture di Francesco Ladatte.
LE OPERE
Il gusto per l’arredamento settecentesco, da una parte, e il collezionismo, dall’altra, sono due facce della stessa medaglia: il famoso “gusto Accorsi” è stato mantenuto dal suo successore, Giulio Ometto, che ha arricchito il Museo di nuovi oggetti, cercati e scelti appositamente per impreziosire le sale arredate. Ogni singolo pezzo è stato selezionato, perseguendo una personalissima passione per il bello e per gli oggetti preziosi. Ne sono un esempio: l’incantevole Venditrice di Amorini in biscuit di Meissen del 1790-1800; le miniature francesi che ritraggono elegantissimi gentiluomini e nobildonne del XIX secolo; gli oggetti montati dove le porcellane della manifattura di Vincennes si alternano a quelle della dinastia Qing o a quelle della manifattura di Meissen, in un tripudio di bronzi dorati, scene galanti e delicate statuette. La dedizione di Accorsi nel ricercare e raccogliere pezzi del Settecento è preservata dal desiderio di accrescere il già ampio numero di mobili piemontesi: fanno, infatti, bella mostra di sé il tavolino da centro di Pietro Piffetti, databile 1750, caratterizzato da una mensa ottagonale, decorata da una raggiera di coralli in avorio colorato, e da un movimento dolcemente sinuoso dei montanti e delle quattro volute, unite al centro in un originalissimo piedistallo pensile; la scrivania “mazzarina”, impiallacciata in legno e avorio, dell’inizio del XVIII secolo, destinata, quasi sicuramente, viste le piccole dimensioni e la presenza del monogramma “VA”, al principino Vittorio Amedeo Filippo di Savoia, prematuramente scomparso all’età di sedici anni; la pregevole consolle da muro del 1720-1730, che, nelle evoluzioni degli intagli, ricorda le argenterie del torinese Andrea Boucheron o gli arredi dei fratelli Riva; infine il bel gruppo di quattro poltrone, della metà XVIII secolo, in legno intagliato e dorato, decorate da un rivestimento tessile a piccolo punto, raffigurante scenette all’orientale e realizzate certamente su modelli francesi. Su questo filone si inseriscono, allo stesso modo, i pezzi comperati alle aste internazionali: il raro ed elegante cofano-forte del Piffetti, intarsiato in palissandro, pruno e avorio colorato e risalente al 1750-1770, fu acquistato a un’asta Sotheby’s nel 2013; mentre i tre gruppi scultorei in terracotta del Ladatte, raffiguranti le Allegorie dell’Autunno e dell’Inverno e Il Trionfo della Virtù incoronata da geni e attorniata dalle Arti Liberali, furono acquistati a Parigi nel 2014 e nel 2017; anche il candeliere in bronzo dorato, su modello di Juste-Aurèle Meissonier, rischiava di restare all’estero, mentre adesso, dopo il suo acquisto a Parigi nel 2016, è tornato nuovamente a Torino. Questi oggetti, insieme con i due ritratti di Giovanni Panealbo, raffiguranti Vittorio Amedeo III di Savoia e la figlia Maria Teresa, e con quello della principessina Maria Luisa Gabriella di Savoia di Louis Michel Van Loo, testimoniano la produzione artistica nel Regno sabaudo e l’esistenza di un raffinato collezionismo legato alla corte.
GLI ARTISTI
Alcuni degli artisti presenti in mostra sottolineano lo stretto legame esistente tra i Savoia, la committenza sabauda e la città di Torino. Tra questi, una menzione particolare va a: Pietro Piffetti (Torino, 1701-1777), nominato ebanista di corte nel 1731, lavorò per la corte sabauda per quarantasei anni, fino alla morte, con l’incarico di manutenzione del mobilio esistente e di esecuzione di nuovi arredi, realizzando opere per Palazzo Reale, la Reggia di Venaria, la Villa della Regina e Stupinigi. La sua produzione fu caratterizzata da una straordinaria inventiva, adoperata nell’utilizzo di esuberanti forme rococò, e da una eccezionale perizia tecnica nel decorare le superfici con preziose ed elaboratissime tarsie. Francesco Ladatte (Torino, 1706-1787), formatosi prima a Parigi e poi a Roma, dopo una brillante carriera accademica nella capitale francese, si trasferì definitivamente a Torino, dove fu nominato da Carlo Emanuele III “scultore in bronzo di Sua Maestà”. Per casa Savoia realizzò numerose opere in bronzo, marmo, piombo, argento e terracotta, destinate al Palazzo Reale di Torino, alla cappella della Sindone e a Stupinigi, per la quale nel 1766 realizzò il celebre cervo. Collaborò con Pietro Piffetti e con Andrea Boucheron. Louis-Michel Van Loo (1707, Tolone – 1771, Parigi), membro di un’estesa dinastia di pittori di origine olandese, fu allievo del padre, che seguì ovunque nelle sue peregrinazioni professionali, da Torino, a Roma e Parigi. Divenuto accademico, godette di una carriera privilegiata. Nel 1733 si fermò a Torino per servire la corte sabauda, ritraendo i principi e le principesse reali. Ritrattista alla corte di Spagna, dal 1736 al 1753, tornò a Parigi, dove divenne il pittore di Luigi XV. Nel 1765 subentrò allo zio come direttore dell’École royale des élèves protégés. Giuseppe Maria Bonzanigo (Asti, 1745-Torino, 1820), proveniente da una famiglia di scultori e di costruttori d’organo, originaria del Canton Ticino, nel 1787 fu nominato da Vittorio Amedeo III “suo scultore in legno”. Con la dominazione francese, lo scultore ottenne la protezione del governatore del Piemonte, Camillo Borghese, e di tutta la corte napoleonica. La celebrità di Bonzanigo crebbe a dismisura tanto che, in epoca di Restaurazione, l’artista riprese a lavorare presso la corte sabauda, tornando a rivestire, sotto Vittorio Emanuele I, l’incarico di scultore regio. La mostra affianca, quindi, passione per l’arredamento, amore per il bello e recupero di opere d’arte e intende dare una panoramica sugli oggetti e sugli artisti del Settecento che tanto erano apprezzati e collezionati presso la corte sabauda.
VENARIA, PRESENTAZIONE DI UN CAPOLAVORO DI EBANISTERIA
Il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” presenta un capolavoro di ebanisteria piemontese, tornato in Italia dopo 200 anni. L’opera è un coro ligneo firmato da Luigi Prinotto e datato 1740. Il 15 febbraio sarà presentato l’intervento di messa in sicurezza e montaggio, preliminare alla prossima esposizione in Reggia.
MOSTRA FOTOGRAFICA “IDENTITÀ PERDUTE” DI MASSIMO PASCUTTI
Massimo Pascutti inaugura la sua mostra fotografica “Identità perdute”, giovedì 15 febbraio alle 18:15, alla Galleria Grande Marvin, via Carlo Alberto 49 Torino. La mostra resterà visibile sino al 14 marzo 2018 in orario negozio
PRESENTAZIONE LIBRO SU FILIPPO SCROPPO
Giovedì 15 febbraio 2018, alle 17.00, nel Salone d’Onore dell’Accademia Albertina – Via Accademia Albertina 6, Torino
TORINO, ARTGALLERY: MOSTRA DI GIULIANA DEMAGISTRIS
oli – acquerelli – pastelli
Dal 17 febbraio 2018 al 3 marzo 2018
Artgallery37, Via Buniva 9 ter/f, Torino
Inaugurazione sabato 17 febbraio 2018 ore 18:30
La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Artgallery37 che sorge nel Palazzo Antonelliano di Via Buniva 9/ter/f a due passi dalla “Mole”, propone all’attenzione del pubblico torinese la retrospettiva di Giuliana Demagistris, artista piemontese nonché docente di arti pittoriche ad Asti e a Torino, che per anni ha lavorato e vissuto in via Napione 21 nello Storico “Borgo Vanchiglia”, lo stesso quartiere nel quale la sua raffinata arte viene oggi riproposta dopo anni di silenziosa attesa… La mostra curata dall’Associazione Culturale Collettivo 37 di Torino è stata ideata e realizzata con la collaborazione del fratello dell’artista, il Prof. Alessandro De Magistris, insegnante di Storia
Giuliana Demagistris nasce a Borgo San Martino in provincia di Alessandria nel 1946. Si diploma al Liceo Artistico e all’Accademia Albertina di Torino (corso di Pittura). Allieva di Paulucci, Saroni, Calandri e Franco, in seguito insegna discipline pittoriche presso l’Istituto d’Arte di Asti e presso il I° Liceo artistico statale di Torino. Le sue prime esposizioni collettive risalgono al 1967 e dal 1976 è protagonista di alcune esposizioni personali. Da segnalare in particolare le sue personali alla Galleria Caldarese di Bologna e alla Galleria Arte Club di Torino, città nella quale ha condotto buona parte della sua esistenza. In occasione dell’esposizione bolognese nel marzo del 1976, il critico Albino Galvano ha presentato la giovane artista piemontese mettendo in rilievo la sua “fedeltà spontanea a un’idea tradizionale di pittura come espressione di serena contemplazione del vero” e come “esigenza di far proprio un linguaggio figurativamente responsabile”. Le sue opere presentate in questa retrospettiva alla Artgallery37 di Torino non sono frammenti evocatori di una espressione pittorica polverosa e desueta ma, pur “ripescate” nei silenzi di un semi interrato, riemergono nel loro delicato vigore per parlarci di una sensibilità pittorica ancora attuale e capace di sorprendere per la raffinatezza del segno, la delicatezza dei toni e per la volontà di tenere insieme, tradizione e ricerca, presupposti fondamentali quando si parla di arte. La mostra si compone di tele e di carte dove l’artista ha impresso con l’uso di oli, pastelli e acquerelli, l’unicità del gesto poetico della sua arte e del suo pensiero. Sospesa tra il colore, la forma e l’assenza spesso dettata dagli spazi bianchi, la pittura della Demagistris anche quando affronta il tema della natura lo elabora in forma anti-naturalistica a sottolineare la volontà di fuggire dai canoni della rappresentazione scientifico-oggettiva per offrire all’opera, un’anima. Parlavamo dell’assenza rappresentata dall’artista come spazio bianco, come tratto peculiare di alcune tra le sue opere più significative. Il ritmo compositivo dei suoi lavori è spesso dettato da una ricerca di geometrie architettoniche intervallate da ampi spazi vuoti a sottolineare che il segno, come la parola, acquisisce valore ed energia quando nasce dopo una silenziosa riflessione. In questo senso le considerazioni del critico d’arte Enzo Guasco sono significative per comprendere frammenti dell’arte della Demagistris anche attraverso aspetti dei suoi tratti caratteriali. Esso, in occasione della prima visita nell’atelier della pittrice, racconta: ”la prima volta che andai a vedere i suoi lavori mi disse di essere timida. Forse è la timidezza (i timidi sono quasi sempre sensibili, intelligenti e dubbiosi) ad impedirne i mali passi. Le opere della Demagistris sono da assaporare con lentezza. I rettangoli di cielo, le finestre aperte sulla natura, gli scorci dei tetti e i muri, come brandelli di componimenti poetici sembrano ri-sorgere dall’essenza stessa dei luoghi. Ne svelano l’incanto, ne raffigurano le percezioni più profonde, in qualche modo possiamo affermare, ne rappresentano l’essenza, sottolineata ora da segni incisi della matita, talvolta da chiazze astratte di colore. La sua pittura è rigorosa almeno quanto la sua coerenza nell’esigere che i luoghi siano immortalati “dal vero” come unica imprescindibile condizione per fare arte senza le mediazioni.
Orari Artgallery37 – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Martedì – sabato, 16:00-19:00
Domenica e lunedì chiuso
Ingresso libero
Tel. 3388300244
www.artgallery37.com
SETTIMO TOR:, MOSTRA “LA MONTAGNA. I SUOI VOLTI”
presso l’ECOMUSEO DEL FREIDANO
via Ariosto 36/bis – Settimo T.se
ORARIO:
dal 10 al 25 febbraio 2018, sabato e domenica 15.00-19.00
info: luciacaprioglio@alice.it – luciana.caravella@gmail.com – c.parsanimotti@libero.it
Espongono:
- Barth, C. Bertolazzi, A. Biondi, C. Bovi, C. Bresciano, I. Cambiolo, L. Caprioglio, L. Caravella,
- Carollo, M. Cravero, A. Dealessi, E. De Gennaro, M. Ferrando, E. Gili, S. Granero, A. Guasco,
- Inglese, F. La Porta, G. La Porta, L. Laterza, R. Lorusso, D. Mezzena, E. Monaco,
- Mondino. E. Musacchio, A. Nalli D’Onofrio, G. Navaretti Bartolini, N. Ormas, A. Paliddo,
- Panaro, C. Parsani Motti, M. Pelissero, B. Penna, L. Porporato, M. Privileggi, S. Rollero,
- Sabbione, M. Saletti, A. Tammaro, G. Zampieri
PALAZZO MADAMA: PERFUMUM – I PROFUMI DELLA STORIA
Palazzo Madama presenta, dal 15 febbraio al 21 maggio 2018, la mostra Perfumum. I profumi della Storia. Un racconto sull’evoluzione e la pluralità dei significati del profumo dall’Antichità greca e romana al Novecento, visto attraverso più di duecento oggetti esposti, tra oreficerie, vetri, porcellane, affiches e trattati scientifici. A completamento della mostra, l’Associazione culturale torinese Per Fumum organizza una rassegna di incontri internazionali sulla cultura dell’olfatto rivolta a tutto il mondo degli appassionati della profumeria.
LE CONFERENZE DI FEBBRAIO A PALAZZO MADAMA
Biglietti in vendita presso la biglietteria del museo
Venerdì 16 febbraio – ore 15.00
BERGAMOTTO. L’oro verde della Calabria
A cura del Consorzio del Bergamotto e della Società Capua 1880.
Un percorso visuale/olfattivo attraverso la storia del bergamotto, dai metodi di estrazione del prezioso olio essenziale all’utilizzo nel mondo della profumeria. Intervengono Rocco Capua e Luca Bocca Ozino.
Sabato 17 febbraio – ore 10.30
IL MONDO AFFASCINANTE DEI SENSI
a cura di Lucien Ferrero, maestro profumiere e amministratore della Scuola di Alta Profumeria di Forcalquier.
Il tema verte sulla declinazione dei “semplici” 5 sensi nella nuova visione relativa ai 12 sensi. La storia dell’interpretazione dei sensi dalla preistoria ai giorni nostri.
Sabato 17 febbraio – ore 15.00
VIAGGIO NELLA PROFUMERIA MODERNA E NEI SUOI CAPOLAVORI
A cura de l’Osmothèque di Versailles, unico museo al mondo ad avere la collezione completa dei profumi originali prodotti dal 1800 ad oggi.
Esperti del museo racconteranno il viaggio nella profumeria moderna e dei suoi capolavori, interagendo con il pubblico in un percorso olfattivo storico.
Domenica 18 febbraio – ore 10.30
UN JARDIN EN MÉDITERRANÉE
A cura di Jean Claude Ellena, celebre profumiere e storico naso di Hermès
Jean Claude Ellena, celebre profumiere e storico naso di Hermès, illustrerà il percorso che porta alla creazione di un profumo con riferimento alla sua celebre fragranza Un jardin en Méditerranée.
Domenica 18 febbraio – ore 15.00
L’UNIVERSO DELLA MIXOLOGY
Il profumo in un drink
A cura di Oscar Quagliarini e Antonio Parlapiano.
Interagendo con il pubblico, Oscar Quagliarini e Antonio Parlapiano illustreranno come si può ricreare la piramide olfattiva di un profumo in un cocktail, quali materie prime utilizzare e quali erbe officinali selezionare.
TORINO: MOSTRA “CURA, RACCONTI FOTOGRAFICI SULLA CITTÀ DELLA SALUTE.”
L’Istituto Europeo di Design e la Città della Salute e della Scienza di Torino sono gli interpreti della virtuosa collaborazione dedicata al tema della cura, da cui è nato un inedito progetto di fotografia. Un anno di ricerca e di lavoro sul campo sfociano nella mostra fotografica Cura. Racconti fotografici sulla Città della Salute, realizzata grazie alla collaborazione della Regione Piemonte e di Roche. Nove studenti del terzo anno del Corso di Fotografia IED Torino, diplomati a luglio 2017, hanno lavorato ai rispettivi progetti di tesi con l’obiettivo di raccontare le eccellenze della buona sanità pubblica torinese: focus la quotidianità che ruota attorno alla Città della Salute e della Scienza di Torino. I risultati di questo lavoro sono il cuore della mostra fotografica: una selezione di 150 scatti in esposizione presso il Palazzo della Regione Piemonte dal 19 febbraio al 13 marzo, tutti i giorni dalle ore 10 alle 18 con ingresso libero. IED, Roche e Città della Salute presenteranno il progetto in conferenza stampa lunedì 19 febbraio alle ore 12 (Palazzo della Regione Piemonte – P.za Castello 165, Torino), a seguito della quale la mostra sarà ufficialmente aperta al pubblico. Gli studenti dello IED, guidati dalla Coordinatrice del Corso di Fotografia e fotografa professionista Bruna Biamino, che li ha seguiti durante tutto l’iter progettuale, insieme ai docenti Francesca Cirilli, Andrea Guermani e Antonio La Grotta, hanno vissuto per mesi tra i corridoi e nei reparti della Città della Salute e della Scienza per documentare e raccontare la buona sanità pubblica torinese. I progetti fotografici, realizzati sulla base di personali scelte degli studenti, oltre a raccontare storie di eccellenza sanitaria e professionale, si propongono di dare spazio alle realtà trasversali che permettono a tali eccellenze di svilupparsi: i servizi di controllo e distribuzione e il rapporto con i pazienti. I reportage oggetto della mostra non pretendono di essere un documento esaustivo sulla vita all’interno di questo presidio ospedaliero ma mettono in luce un filo rosso che percorre uffici, corridoi, stanze e sale e che riguarda la dimensione umana: le fotografie scelte vogliono raccontare al pubblico una storia e nello stesso tempo testimoniare con informazioni oggettive la buona sanità pubblica a Torino. “Il progetto Cura va oltre la conferma del modo in cui IED interpreta la relazione diretta tra design e arti visive – dichiara Riccardo Balbo, Direttore accademico IED Italia – sottolinea infatti quanto un Istituto come il nostro abbia il dovere di comunicare e sensibilizzare la collettività su valori e problemi. Per la prima volta un istituto privato di alta formazione si offre al servizio della comunità, per raccontare con le immagini una realtà delicata e complessa, mettendo a disposizione la sua intera struttura organizzativa. Il lavoro sul campo di diplomandi e docenti è stato un progetto sinergico che ha restituito loro un’esperienza unica e irripetibile”.
CASTELLAMONTE, CONCORSO “CERAMICS IN LOVE…”
Concorso: “ceramics in love…”
58a Mostra della Ceramica di Castellamonte 2018
Sono aperte le adesioni al Concorso Internazionale della Ceramica d’arte, organizzato dalla Città di Castellamonte nell’ambito della sua 58aMostra della Ceramica che sarà inaugurata il 18 agosto p.v.
Per la pluridecennale Mostra, si tratta di una nuova iniziativa intesa ad allargare gli orizzonti sulla contemporaneità dell’arte ceramica. Obiettivo degli organizzatori è accogliere e consentire ad un nutrito numero di artisti italiani e stranieri di potersi mostrare alla ribalta del prestigioso palcoscenico della Mostra di Castellamonte e di interpretare un’arte tanto antica quanto moderna e sempre affascinante per la qualità delle sue forme, colori, dimensioni e tecnologie. Il concorso si prefigge di valorizzare l’arte della ceramica in tutti i suoi aspetti, tutte le sue tecniche e destinazioni d’uso, dalle sculture e dal design all’artigianato, senza dimenticare, trattandosi della città di Castellamonte, del suo oggetto più famoso: la stufa. Il concorso dal titolo” ceramics in love…”, è rivolto ad artisti italiani e stranieri che intendono esprimere le loro più libere ed autonome esperienze estetiche e tecnologiche nel campo dell’arte ceramica; a chi ama e trova per mezzo della
ceramica la fonte di ispirazione, mostrando nel contempo gli aspetti più interessanti della contemporaneità del proprio fare artistico. Ogni Artista potrà presentare un solo lavoro, progettato e realizzato anche con più elementi. Le opere tridimensionali, a basso e/o ad alto rilievo, potranno essere progettate tenendo conto di contenerle nelle dimensioni massime di 2 m.3 circa, pensate per
sedi espositive interne e/o per esterno, anche se per questa edizione del concorso, le opere saranno esposte all’interno dello storico Palazzo Botton e del Centro Congressi Martinetti di Castellamonte.
Le opere saranno in mostra dal 18 agosto al 2 settembre 2018. Il vincitore si aggiudicherà un riconoscimento in denaro di 3.000 euro. Al secondo e al terzo andranno rispettivamente, 2.500 e 500 euro. La scadenza per inviare la domanda di partecipazione è il 15 marzo 2018:
ceramicsinlove@gmail.com
Il 20 marzo, la Giuria, presieduta da Ugo Nespolo, invierà comunicazione ai partecipanti i risultati della selezione. Successivamente le opere selezionate dovranno essere inviate a Castellamonte
entro e non oltre il 10 luglio 2018.
SERATA LETTERARIA A RACCONIGI
Nella chiesa secentesca della Confraternita di S.Croce, in via F. Morosini a Racconigi, si è tenuta venerdì 9 febbraio, la presentazione del libro «Un mantello per Esmeraldo» dello scrittore torinese Piero Flecchia, pubblicato dalla casa editrice L’Araba Fenice di Boves di Fabrizio Dutto e illustrato con le immagini del pittore Carlo Sismonda (Racconigi 1929-2011). Una serata tra tra musica e letteratura, pittura e gli interventi, coordinati dalla giornalista Anna Cavallera, del sindaco di Racconigi Valerio Oderda, del presidente dell’Associazione Culturale «Carlo Sismonda» Mario Abrate, dell’autore Piero Flecchia, del critico d’arte Angelo Mistrangelo e del regista teatrale Koji Miyazaki che ha ideato la scenografia generale dell’incontro. Interventi intervallati con brani musicali dell’Ensemble Chitarristico del Civico Istituto Musicale G.B. Fergusio diretto da Rita Portera e composto dagli allievi del Corso di Chitarra di Michelangelo Alocco. Mentre l’attrice Valentina Perlo ha letto alcuni passi del libro-favola «Un mantello per Esmeraldo». Organizzata con la collaborazione dell’Associazione Progetto Cantoregi, la serata ha visto la presenza di Marisa Antonacci, vedova di Carlo Sismonda, dei consiglieri comunali Barbara Dodi e Andrea Capello, di Maria Grazia Ferruso e Tiziano Farina dell’Associazione Culturale «Carlo Sismonda», di Luciana Fossati e Chiara Abrate, Giandomenico Capello, Andrea Cavallera e le insegnanti Consuelo Giaccone e Valentina Tabusso e gli allievi della Scuola Primaria «Aldo Moro e Caduti di Via Fani». Per l’occasione sono state esposte le tavole originali che Sismonda aveva realizzato, con inchiostro di china e acquerello, per accompagnare la favola di Esmeraldo dell’amico Flecchia, ambientata in una Torino invernale, con, tra i personaggi principali, tre fratellini: Bruno, Gianni e Mittì. L’Associazione Culturale «Carlo Simonda» ha promosso un progetto per diffondere il libro nelle scuole e negli ospedali, in particolare nei reparti pediatrici, al fine di alleviare la sofferenza dei piccoli ospiti. (A. M.)
BORGOMANERO, MOSTRA: “VOLO”, OPERE DI: ROBERTO CRIPPA
Galleria Borgoarte – Borgomanero
10-02-2018 / 10-03-2018
Il mondo dell’Arte, da sempre, è una continua ricerca. La perfezione nel periodo classico, la profondità con la prospettiva, il movimento nel futurismo. Andare al di là della pura rappresentazione, vedere oltre. La pittura è falsa e ingannevole, seduce proponendo bellezza e visioni affascinanti, distanze inesistenti, la realtà è diversa, la raffigurazione è illusione chiusa e limitata dalle due dimensioni. Ma l’Artista cerca e cerca sfidando il futuro, l’Artista è precursore nel suo tempo e scriverà la storia dell’umanità. Già Picasso con il cubismo tentò una visione simultanea delle tre dimensioni, un viso visto contemporaneamente da diversi punti di vista e Balla, simulando il dinamismo, a forzare la visione spaziotemporale, ma dobbiamo aspettare Fontana con il suo “taglio”, che collega lo spazio al di qua e quello al di là della tela, per traghettare in pittura la terza dimensione. Crippa percepisce le novità e l’importanza dei cambiamenti nell’Arte degli anni quaranta e cinquanta, aderisce allo “Spazialismo” di Lucio Fontana e all’”Action painting” di Pollock, se pur affascinato dal surrealismo di Ernst, Lam, Matta. Roberto Crippa sente lo spazio, vorrebbe dipingere volando, le sue spirali sembrano scie acrobatiche che ci trasmettono le sensazioni dei “G” positivi e negativi, in un vortice emozionale di forme e colori. L’immediatezza esecutiva di alcune sue opere ricordano la gestualità di Georges Mathieu e i grandi artisti dell’espressionismo astratto. Più statico in altre opere, l’artista studia nuovi materiali quali sughero, carta di giornale, metalli e propone, attraverso l’immobilità della materia, capolavori di influsso cubista. Sperimenta i collages ed è un precursore nell’utilizzo di materiali riciclati.
Borgo Arte corso Mazzini, 51 – 28021 Borgomanero (No)
Tel/fax 0322 834262 cell.: 333-8093905 email: galleriaborgoarte@gmail.com
orari:
Galleria Borgo Arte
mercoledì, giovedì dalle 16.00 alle 19.30
venerdì e sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30
domenica su appuntamento