PIEMONTE ARTE: GALLINA, LLOYD WRIGHT, AZIMUT WEEK, BARUCHELLO, TORRE PELLICE, BENE VAGIENNA, CARMAGNOLA, PINEROLO
PIERFLAVIO GALLINA, MOSTRA “EX VOTO” A TORINO, ALBA, CHERASCO E CUNEO
“Ex voto” è il titolo del progetto espositivo dedicato al maestro Pierflavio Gallina in omaggio ad un fecondo e ormai lungo percorso artistico interamente dedicato alla terra in cui vive: la Langa, recentemente ricompresa tra i luoghi proclamati Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il progetto curato da Giacomo Doglio, Massimiliano Cavallo e Atelier PF Gallina, è promosso dalla associazione cuneese “grandArte “, assieme al settimanale La Guida, la casa editrice Primalpe e l’ Atelier di PF Gallina, in collaborazine con Spazio 7 Gallery – Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e Famija Albèisa, e si avvale del patrocinio di Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, oltrechè della città ospitanti. La mostra “ex voto” toccherà il capoluogo regionale, il capoluogo provinciale e le due città di Alba e Cherasco, secondo il seguente calendario:
– Torino, Spazio 7 Gallery Fondazione Sandretto Re Rebaudengo dal 20.2.2018 al 4.3.2018
– Alba, San Domenico dal 29.3.2018 al 20.5.2018
– Cherasco, palazzo Salmatoris dal 1.9.2018 al 14.10.2018
– Cuneo, palazzo Samone dal 10.11.2018 al 9.12.2018
La scelta di quattro luoghi espositivi per la mostra, che si ispira a temi di stretta attualità e a valori di alto impegno civile, vuole connettere la provincia di Cuneo ed in particolare il territorio della langa, attraverso la presenza di Torino, all’intero Piemonte per sottolineare una identità culturale e territoriale che non ha solo connotazione ed appartenenza locale ma dell’intera regione.
La Mostra è dettata dai nostri tempi che si rivelano sempre più precari. L’idea dell’ex voto e quindi della grazia ricevuta, è cercare di esprimere il concetto di ringraziamento ad un qualche cosa che è ancora vivo per miracolo. Grazia ricevuta perché respiro e godo ancora di queste belle cose che mi circondano e che si spera di proteggere dalla stoltezza ed ignoranza del nostro tempo che si impoverisce sempre più spiritualmente. Gli ex voto potrebbero esprimere concetti di salvaguardia dell’ambiente, pericoli di sottovalutazione degli interventi umani sulla natura, habitat ancora esistenti per miracolo e quindi da proteggere a tutti i costi.
PINACOTECA AGNELLI: FRANK LLOYD WRIGHT TRA AMERICA E ITALIA
dal 28 marzo al 1 luglio 2018
La mostra è presentata dalla Avery Architectural & Fine Arts Library, Columbia University; in collaborazione con la Miriam & Ira D. Wallach Art Gallery, Columbia University.
La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli presenta FRANK LLOYD WRIGHT TRA AMERICA E ITALIA, a cura di Jennifer Gray. Attraverso fotografie, oggetti, cataloghi, litografie e disegni originali, la mostra esplora il pensiero di Wright in merito all’architettura organica a partire dal suo primo soggiorno in Italia nel 1910 fino alla sua ultima visita nel 1951, portando l’accento sul suo coinvolgimento nel dibattito architettonico, urbanistico e paesaggistico italiano.
Durante un lungo viaggio in Europa, nel 1910 Wright trascorse sei mesi a Fiesole, vicino a Firenze, dove elaborò i temi trattati nel suo saggio “The Sovereignty of the Individual in the Cause of Architecture”, introduzione a Ausgeführte Bauten und Entwürfe von Frank Lloyd Wright, una pubblicazione artistica di litografie che illustravano i suoi principali progetti architettonici realizzati fino ad allora. Wright scrisse che in Italia non vi è prova più grande di un felice abitare. I palazzi, i dipinti e le sculture sembrano “nascere come fiori al lato della strada e cantare la loro esistenza”.
I temi di architettura, democrazia e natura illustrati in questo saggio sarebbero diventati un interesse costante per Wright, lo avrebbero accompagnato per tutta la vita e avrebbero costituito un elemento di coesione per molti architetti italiani nei decenni che precedettero e che seguirono alla Seconda guerra mondiale. Proprio a Torino, il 21 gennaio 1935, Edoardo Persico – il direttore antifascista di Casabella – tenne una lezione in cui Wright fu assunto ad arbitro della libertà, dell’individualismo e della diversità, segnando l’avvio di un impegno decennale a sostegno della teoria dell’ architettura organica di Wright e l’inizio della sua risonanza nella cultura italiana. All’indomani della guerra, Bruno Zevi pubblicò il suo fondamentale testo Verso Un’Architettura Organica (1945), il quale – a causa della carenza di carta – includeva una sola immagine di copertina: Fallingwater, la rivoluzionaria casa di Wright sospesa su una cascata a Bear Run in Pennsylvania. Nello stesso anno fu fondata l’Associazione per l’Architettura Organica (APAO), che vide Zevi protagonista e che servì da manifestazione formale dell’esistenza di una scuola di architettura wrightiana in Italia. Questa costellazione di eventi suggerisce che nell’Italia del Dopoguerra l’architettura organica di Wright abbia rappresentato quell’ideale di libertà e democrazia che architetti e critici italiani auspicavano di perseguire nella ricostruzione del Paese.
Nel 1951, quando Frank Lloyd Wright ritornò in Italia per accompagnare la sua mostra itinerante Sixty Years of Living Architecture fu celebrato come visionario dell’architettura moderna e della politica democratica. Cosa significa architettura organica e come si manifesta nei progetti di Wright? Come cambia il suo significato con il mutare delle condizioni politico-economiche sia negli Stati Uniti che in Italia nel corso del XX secolo? E quali influenze ebbe sull’architettura italiana? La mostra approfondisce questi interrogativi attraverso le innovazioni apportate da Wright nei suoi progetti: la Robie House (1908-10), probabilmente l’apoteosi del prairie style guidato da Wright all’inizio del XX secolo; lo Unity Temple (1905-08), un ripensamento radicale dell’architettura sacra; il Doheny Ranch (1923), sintesi ambiziosa di casa individuale, infrastruttura e paesaggio; San Marcos in the Desert (1928-29), un progetto di pianificazione ambientale che cercava di creare un microclima di raffreddamento sostenibile nell’arido clima dell’Arizona; le sperimentazioni con il cemento e la ricerca della forma organica culminate nel Guggenheim (1943-59). Tra i progetti esposti anche il Masieri Memorial (1951-55), pensato da Wright per il Canal Grande di Venezia al fine di commemorare uno dei suoi discepoli italiani, Angelo Masieri – morto tragicamente in Arizona mentre stava completando un grand tour dell’America per far visita e lavorare con Wright – e che, nella combinazione di modernismo e di forme e materiali tradizionali veneziani, fu un vero e proprio saggio sugli scambi culturali tra Wright e l’Italia.
L’allestimento della mostra è progettato da Marco Palmieri. Il catalogo della mostra è edito da Corraini.
TORINO: AL QUADRILATERO ROMANO L’EVENTO AZIMUT WEEK
Sino al 28 marzo performance, mostre, incontri musica, tra piazza Emanuele Filiberto e via Sant’Agostino, per festeggiare i venti anni dell’Associazione Culturale Azimut di Torino
«Il tempo – a detto Le Corbusier – fugge via con la velocità di un ciclone». E il tempo affida alla storia il cammino, l’avventura, l’essenza di una stagione d’arte, di incontri, di performance e mostre. Una stagione che dal 1998 al 2018 ha attraversato l’evoluzione tecnologica, i nuovi linguaggi e le correnti di una ricerca sempre più complessa, di una sperimentazione in cui il segno diviene misura di una profonda e interiore narrazione, di un’immagine che si trasforma e acquista inconsuete valenze espressive o si dissolve in rarefatte atmosfere, magicamente percorse da colori, sensazioni, emozioni. In questo procedere per segnali e sogni e suggestioni, emerge il discorso di una generazione di artisti che hanno aderito, partecipato, trasmesso la loro personalissima storia per immagini all’interno delle manifestazioni organizzate da Toni Minniti, Andrea Tortorella e Fabrizio Vespa per l’Associazione Culturale Azimut.
Dopo le mostre «M.I.T (Made in Turin)», ospitate a Palazzo Birago di Borgaro, sede della Camera di Commercio, la rassegna «TURNA», il «Concorso Fotografico Cavour» e le serate di «Io Espongo», con personalità e autori talvolta sconosciuti, l’«Azimut» lancia ora «Azimut Young», con la volontà di promuovere giovanissimi talenti e accompagnarli verso il futuro.
Un itinerario culturale, quindi, che da via Mantova a Piazza Emanuele Filiberto, Quadrilatero Romano, ha espresso ed esprime il senso di una creatività scandita tra realtà reinterpretata e denuncia sociale, sottili inquetudini esistenziali e intense elaborazioni concettuali.
E per l’appuntamento del mese di marzo 2018, il dehor del Pastis assume l’aspetto di un singolare e surreale «Porto di Torino» ideato da Bruno Ponte Corvo, alias Pierluigi Pusole, e l’Orto urbano di Cascina Quadrilatero presenta l’installazione site-specific «Chlori Chloris» di Alice Belcredi.
Mentre la Conserveria Pastis propone «Il Futuro si Ripeterà?», a cura di Alessandra Morra, in collaborazione con Bjcem, la Biennale Internazionale Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo, e le opere di Federica De Leonardo e Nicolas Vamvouklis.
E in via Sant’Agostino, l’happening «Sketch In the City» coinvolge disegnatori e grafici che danno vita a un «live sketch» tra la gente che affolla piazze e strade e locali di una notte proiettata verso una stagione che si apre con il «Nuovo Spazio Azimut/ Magnifica Preda» e un gruppo di artisti che hanno fatto la storia dell’«Azimut»: da Stefano Allisiardi a Ilaria Viale, da Maura Banfo a BR1 e Valerio Berruti, Andrea Bouquet, Giulia Caira, Jessica Carroll, Alessandro Sciaraffa e Sergio Cascavilla. Pittori, scultori, grafici, fotografi, che hanno partecipato a «Io Espongo» o esposto in mostre personali e collettive, come il ciclo «Fuoriclasse» a cura di Daniele Galliano. E al Nuovo Spazio Azimut, s’incontrano Eleonora Castagnone e Marco Cazzato, Raul Gilioli e Miriam Modena, Samuele Mollo e Luca Razzano, Erika Riehle, Jimmy Rivoltella e Stefano Scagliola. Insieme al gruppo Truly Design si ricordano i lavori di Fabiana Amato, Vittorio Campanella, Irene Coscarella, Fabio Crupi, Mauro Fassino, Matteo Gremo, Federico Ingargiola, Deka Mohammed, Federica Ovio, Eugen Perner, Elisa Talentino.
Angelo Mistrangelo
TORINO, GALLERIA FOGLIATO: MOSTRA “PITTORI DEL ‘900”
Venerdì 30 marzo 2018 alle ore 17,30 verrà inaugurata la mostra PITTORI DEL 900 che si protrarrà sino al 26 aprile 2018. Saranno presenti un centinaio di opere provenienti da raccolte private e dalle famiglie degli artisti.
Elenco dei pittori presenti: T. Aime, L. Ajmone, M. Albano, S. Albano, E. Alciati, B. Artioli, A. Beniscelli, R. Bernardi, G. Boetto, M. Boglione, A. Buffaglia, G. Calierno, M. Caprino, F. Casorati, G. Cavasanti, F. Colombotto Rosso, Decalage, A. Del Chiappa, G. Depetris, F. Eandi, N. Edel, G. Emprin, N. Galante, R. Gazzera, M. Lisa, U. Mastroianni, O. Mazzonis, F. Menzio, M. Merlo, M. Micheletti, P. Monti, G. Morbelli, C. Musso, R. Pasteris, E. Paulucci, M. Reviglione, A. Rolla, G. Rovero, G. Sobrile, P. Solavaggione, L. Spazzapan, A. Spilimbergo, L. Stroppa, F. Tabusso, E. Treccani, D. Treves, F. Vellan, Virio da Savona, V. Zolla, T. Zucca.
Orari galleria: dal martedì al sabato con orario 10-13 / 16-19,30.
TORINO, GALLERIA BIASUTTI: MOSTRA DI GIANFRANCO BARUCHELLO
Galleria Biasutti & Biasutti, Via Bonafous, 7/L – 10123 Torino
Tel. 011/8173511 – 8158818 Fax 011/8158818
Orario: 10-12.30 – 15.30-19.30 chiuso domenica e lunedì
www.biasuttiebiasutti.com info@biasuttiebiasutti.com
La Galleria Biasutti & Biasutti presenta nelle proprie sale espositive una mostra dedicata a Gianfranco Baruchello (Livorno 1924). Questa rassegna raccoglie un nucleo di opere comprese tra la metà degli anni Sessanta e la metà degli anni Novanta. Come scrive Luca Beatrice nel testo in catalogo: “Baruchello è artista complesso, articolato, intellettuale e multiforme. Il suo lavoro “sfianca” l’attività del critico, messo alle corde da una inesausta molteplicità di riferimenti, rimandi e, soprattutto, da un’attività frenetica che prende il via negli anni Sessanta per arrivare fino ai nostri giorni. La sua è una figura “militante”, è non solo per il breve quanto intenso passaggio attraverso la temperie politica del Sessantotto, ma per la necessità di essere protagonista di un dibattito culturale che in particolare in quel decennio ha visto l’arte in costante relazione con linguaggi altri: la parola, la scrittura, il cinema sperimentale, la televisione, i massmedia”.
Baruchello è assoluto protagonista dell’arte italiana, ne sono la conferma le partecipazioni alla Biennale di Venezia (2013) e Documenta di Kassel (2012).
“Scatole/sculture, pitture su alluminio, lavori su carta organizzano il corpus poetico di un artista sempre inquieto, deliberatamente paradossale in affermazioni come “ciò che si fa in pittura avrebbe potuto essere fatto con la tv”. Eppure persiste il dominio della parola nel Baruchello dei tardi anni Settanta che invita a guardare “con la coda nell’occhio” utilizzando cioè una visione obliqua e dinamica dell’opera, non frontale. Perché si può costruire un “quadro” con le parole e non con le immagini, lavorando alla scrittura come se non fosse (solo) scrittura”.
TORRE PELLICE: MOSTRA “IMPRONTE DI ARTISTE”
25 artiste in dialogo
Laura Avondoglio, Viola Barovero, Silvia Beccaria, Paola Bisio, Gilda Brosio, Tegi Canfari, Laura Castagno, Clotilde Ceriana Mayneri, Carla Cremers, Carla Crosio, Elisa Filomena, Danila Ghigliano, Silvia Giardina, Angela Guiffrey, Chen Li, Olga Maggiora, Paola Malato, Ornella Rovera, Marina Sasso, Egle Scroppo, Roberta Toscano, Luisa Valentini, Laura Valle, Elisabetta Viarengo Miniotti, Alma Zoppegni.
Civica Galleria d’arte contemporanea “Filippo Scroppo” Torre Pellice
24 marzo 2018 – 6 giugno 2018
L’archeologo Dean Snow nelle sue ultime ricerche ribalta decenni di supposizioni archeologiche e riconosce alle donne la realizzazione di gran parte delle pitture rupestri preistoriche. Gli artisti più antichi erano quindi donne. Artiste capaci di sviluppare un pensiero astratto e simbolico.
La Civica Galleria d’Arte contemporanea Filippo Scroppo con questa mostra collettiva “Impronte di artiste”, volutamente tutta declinata al femminile, vuole dimostrare l’attualità di questa capacità femminile.
Questa collettiva offre un panorama – certamente non esaustivo, ma significativo – delle proposte di alcune artiste che lavorano nell’area culturale piemontese, invitate a partecipare indipendentemente dall’età, dal percorso formativo e dalle scelte linguistiche e stilistiche personali. L’idea è quella di mettere a fuoco la ricerca artistica contemporanea, affiancando figure dalle esperienze e dai codici creativi anche molto diversi tra loro, con l’intento di analizzare quanto e come l’arte di oggi si incanali nella problematicità del presente.
Ne emergono considerazioni interessanti: una linea concettuale ‘ammorbidita’ da un’attenzione nuova al colore, al materiale o al trattamento delle superfici; un astrattismo che concede spunti alla realtà, con toni mistici o lirici; una figurazione mai virtuosa con momenti narrativi, o descrittivi, o evocativi e che mostra, in alcuni casi, un sentimento affettuoso della natura in grado di rivelare superfici e trame inaspettate; un uso della scrittura come segno semantico e insieme grafico che permette di coniugare la parola con la stessa pagina pittorica o scultorea e ne rende più incisiva la lettura.
Civica Galleria d’arte contemporanea Filippo Scroppo
Via Roberto d’Azeglio, 10 – Torre Pellice (To)
info 0121-932530 galleriascroppo@comunetorrepellice.it galleriascroppo.org
Orari: martedì, mercoledì, giovedì, domenica 15.30/18.30 – venerdì, sabato 10.30/12.30
Ingresso libero
TORINO, PALAZZO REGIONE: MOSTRA “FAMIGLIE: METTIAMOCI LA FACCIA!”
Ritratti di un campione rappresentativo di legami familiari
Nella Sala Mostre del Palazzo della Regione, in piazza Castello 165,
Aperta sino a domenica 8 aprile
“Famiglie: mettiamoci la faccia!” è il titolo della mostra dell’artista torinese Rosalba Castelli, che presenta una raccolta di 20 ritratti e 20 fotografie. Si tratta dei volti di un campione rappresentativo di unioni che affermano il proprio sentirsi “famiglia”.
Organizzata dalla Regione Piemonte e dall’associazione Artemixia, l’esposizione verrà inaugurata venerdì 23 marzo, alle ore 17.30, nella Sala Mostre del Palazzo della Regione Piemonte, in piazza Castello 165.
L’obiettivo è di mostrare la bellezza contro cui si scagliano le fredde definizioni politico-giuridiche di nuova coniazione e sottolineare nella differenza, derivante dalla peculiarità di ogni legame e unione familiare, l’assenza di diversità.
Rosalba Castelli ha chiesto a coppie di fatto e di conviventi, unioni omosessuali con o senza figli, famiglie allargate e mono-genitoriali, di posare, di “mettere la propria faccia” all’interno di una cornice che dichiara il loro essere “famiglia” e che si contrappone alla cornice “formazione sociale specifica” (definizione attribuita alle unioni omosessuali all’art. 1 comma 1 della legge 76/2016 sulle Unioni Civili) dentro la quale i soggetti indossano una maschera bianca, anonima e spersonalizzante.
La mostra è stata realizzata con la collaborazione di CasArcobaleno, (nata come progetto nel 2012, su iniziativa del Comitato Territoriale Arcigay “Ottavio Mai” Torino, ha inaugurato i suoi spazi il 25 aprile 2015 a Porta Palazzo); A.ge.do. Torino (associazione di genitori, parenti e amici di uomini e donne omosessuali, bisessuali e transessuali che si impegnano per l’affermazione dei loro diritti civili e del diritto all’identità personale) e Sicurezza e Lavoro (associazione nata a Torino nel 2010, promuove i diritti e contrasta le discriminazioni sul lavoro per orientamento sessuale e identità di genere).
Interverrà all’inaugurazione Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità e Diritti Civili della Regione Piemonte: «Essa rappresenta un urlo di protesta contro chi vorrebbe discriminare alcune forme di amore. Quella per l’affermazione dei diritti civili delle coppie omosessuali è una battaglia che non è stata ancora totalmente vinta. Molto è stato fatto, ma tanto ancora deve essere realizzato. La cultura è uno strumento fondamentale che può esserci utile a veicolare messaggi contro ogni forma di discriminazione. Regione Piemonte, oltre ad aver approvato una legge contro ogni forma di discriminazione, appoggia ogni forma di diffusione dei temi di pari opportunità».
Rosalba Castelli si è avvicinata al mondo dell’arte figurativa spinta da un’urgenza espressiva e, successivamente, diventa allieva dei maestri Luigi Boccardi, Marco Longo e Carlo Giacone. Nella sua ricerca affronta tematiche intime per poi confrontarsi con la realtà che la circonda utilizzando il mezzo artistico, unitamente alle sue conoscenze etnografiche e sociologiche, per veicolare messaggi su diritti civili e minoranze, esprimendo la propria posizione civica. Autrice delle raccolte “Stati d’Anima” (2012-13), “Stanze” (2014) e “dalla donna alla Donna” (2016), nel 2017, con il progetto “Famiglie: mettiamoci la faccia!” l’artista sfida il pregiudizio e l’imprecisione del compromesso politico e giuridico e si pone tra la compensazione del gap formativo sociale e la resistenza culturale.
A corollario della mostra verranno organizzate performance, laboratori, momenti di incontro e dialogo. Durante l’inaugurazione verrà eseguita la performance di espressione corporea e musica dal vivo a cura di Henni Rissone e Jordan D’Uggento dal titolo “Tavolozze Armoniche”. La performance rappresenta la contrapposizione tra l’identità imposta dalla società e la libera espressione delle diverse personalità e sensibilità dell’individuo.
La mostra, ad ingresso gratuito, si potrà visitare sino a domenica 8 aprile, ogni giorno (ad eccezione del 1° e 2 aprile, Pasqua e Pasquetta), dalle ore 9 alle 18.
VERCELLI: “LE ETÀ DEL MUSEO”: I GIOVEDÌ POMERIGGIO AL BORGOGNA
Proposte di percorsi guidati per adulti
con agevolazioni per gli over 65
“Le Età del Museo”: i giovedì pomeriggio al Borgogna
Per la primavera 2018 il Museo Borgogna dedica al pubblico adulto la rassegna infrasettimanale di
visite guidate dal titolo “Le Età del Museo”.
Saranno 5 appuntamenti di giovedì pomeriggio in cui il personale della sezione educativa condurrà
un percorso guidato di approfondimento sulle collezioni e mostre in corso compreso nel biglietto
d’ingresso. In particolare per gli over 65 l’appuntamento avrà la riduzione speciale a 5 euro.
Il calendario:
Giovedì 22 marzo, ore 15.30-17.00
Ospiti di Palazzo Borgogna: la casa museo
Giovedì 5 aprile, ore 15.30-17.00
Un capolavoro ritrovato: speciale mostra Giovenone
Giovedì 19 aprile, ore 15.30-17.00
Natura in fiore: uno sguardo alla collezione fiamminga
Giovedì 10 maggio, ore 15.30-17.00
Vita in risaia. Lavoro e socialità nella pittura di Angelo Morbelli: speciale mostra
Giovedì 24 maggio, ore 15.30-17.00
Storie ed intrighi: le collezioni dell’Ottocento
Costo: intero 10 euro, ridotto speciale “over 65” 5 euro (su presentazione di documento). Il biglietto
comprende la visita guidata. E’ gradita la prenotazione.
Informazioni e prenotazioni:
Museo Borgogna
via Antonio Borgogna 4
13100 Vercelli
tel 0161-252764
didattica@museoborgogna.it
www.museoborgogna.it
FB Museo Francesco Borgogna
LE STAGIONI DELL’ARTE A BENE VAGIENNA
Nella Chiesa di San Bernardino dei Disciplinanti Bianchi a Bene Vagienna, è aperta la mostra collettiva «Eventi legati alla storia», promossa dall’Associazione Culturale «Amici di Bene», presieduta da Michelangelo Fessia, con la partecipazione degli artisti del Centro Artistico Culturale «Arte Città Amica» di Torino e della presidente Raffaella Spada.
Attraverso le opere di quaranta autori, si possono vedere scorci di paesaggi, vedute urbane, nature morte e figure che esprimono – suggerisce Gian Giorgo Massara – il senso di una ricerca in cui
«il paesaggio è attorno a noi, s’illumina e ci abbraccia nella notte».
Momenti di poesia, quindi, che contraddistinguono l’attività di «Arte Città Amica» che organizza il Premio Nazionale di Arti Letterarie Metropoli di Torino, mentre promuove serate d’incontro tra poeti, pittori e scultori.
E la rassegna presenta, inoltre, immagini fiabesche, ritratti, ballerini e pescatori, in una sorta di percorso che unisce le Langhe al carrozzone dei girovaghi lungo «le strade di un tempo ormai lontano, incurante delle trasformazioni dell’era tecnologica» (Angelo Mistrangelo).
Un tempo legato al segno e al colore di Actis e Albanese, Alderucci e Azzarita, alle impressioni di Berardi, Branca, Caldera, Cappiello, Carlini, Castelli, Cervellera, Cottino, De Mattei e Fassone, sino alle esperienze di Ferrari, Finetti, Fioraso, Gentile, Lanatà, Lazzaretto, Lucatello.
Vi è in questa sequenza di opere il clima di una rappresentazione caratterizzata dall’impegno di Mendola, Miletto, Moscatelli, Nobue, Novella, Piasenti, Piras, Randò, Sanino, Sannazzaro, Sartori, Scalia, Scanu, Seccatore, Spinnler, Tibaldi, Valensin, Viotto e Zecchini.
BENE VAGIENNA, Chiesa di San Bernardino dei Disciplinanti Bianchi, in via Roma 16, orario:10-12/15-18, giorni festivi, sino al 22 aprile.
CARMAGNOLA, ASL TO5. MOSTRA “CON LE MANI E CON LA MENTE”
Mostra permanente di pittura nella sala d’attesa del reparto di Radiologia e degli Ambulatori del San Lorenzo di Carmagnola
Il Centro Diurno “Il Cilindro” del Servizio di Salute Mentale di Carmagnola, da circa due anni ha intrapreso un percorso di “espressione pittorica”, rivolto agli utenti afferenti al Servizio.
L’intervento riabilitativo diretto prevede il recupero delle capacità residue e l’acquisizione di nuove abilità del paziente sviluppando espressione e creatività, attivando in lui dei processi che possano aumentare il senso di sé e l’autostima, la responsabilità verso sé e gli altri, la capacità di relazionarsi con gli altri, la possibilità di scambiare affetti, contributi, opinioni.
Il progetto si pone come obiettivo la ricerca dei benefici dell’espressione artistica in una cornice di natura ludico-creativa, dove la socializzazione e il confronto trovano lo spazio e gli strumenti per potersi esprimere e sostenere vicendevolmente, migliorando le capacità relazionali ed espressive all’interno di un ambiente protetto . L’attività del gruppo si svolge tutti i lunedì presso il Centro Diurno “ Il Cilindro” del Servizio di Salute Mentale, con la presenza degli operatori del servizio e con l’ausilio dei pittori Anna Torazza e Domenico Audisio , i quali forniscono il loro contributo di competenze teoriche e pratiche nell’ambito della pittura e del disegno , senza finalità psicoterapeutiche e in forma totalmente gratuita. Visto il grande interesse , la partecipazione costante degli “artisti”e la notevole qualità delle “opere” eseguite si è pensato con i ragazzi stessi di esporre i lavori in un luogo pubblico per dare visibilità al grande lavoro svolto.
A PINEROLO LA MOSTRA “ADDIO INVERNO!” RILEGGE LA TRADIZIONE DELLE VALLATE ALPINE PIEMONTESI
Un excursus sugli abiti, sui colori e sulle maschere tradizionali delle vallate alpine piemontesi: lo propone a partire da sabato 24 marzo e sino a domenica 27 maggio il Museo Civico Etnografico del Pinerolese, con la mostra “Addio Inverno! Colori, riti e feste delle montagne”.
L’esposizione resterà aperta al pubblico a ingresso libero sino al 27 maggio nella sede del Museo Etnografico, a Palazzo Vittone, in piazza Vittorio Veneto 8 a Pinerolo. Per informazioni su giorni e orari di apertura si può consultare il portale Internet www.museoetnograficodelpinerolese.it o telefonare al numero 335-5922571.
La mostra è nata dal coinvolgimento di numerose realtà locali del Torinese e del Cuneese nel lavoro di ricerca e studio di Gian Vittorio Avondo (storico e membro del Comitato scientifico del Museo), di Davide Rosso e di Luca Giai. Gli oggetti esposti sono un vero e proprio “tuffo nel passato”, tra colori, vesti e maschere, alla scoperta di memorie fra il quotidiano e il sacro, fra carnevali, sacre rappresentazioni, antichi riti propiziatori ed eventi memorabili. È la rivelazione di un mondo tradizionale sospeso fra realtà e immaginario, tra il lavoro e la quotidianità contadina e montanara e la spiritualità popolare, in una riscoperta di radici identitarie presenti e vive anche nelle feste tramandate dagli avi e celebrate tuttora: dal Carnevale di Champlas du Col di Sestriere alla Baìo di Sampeyre, dalle maschere “Barbujre” del Lajetto di Condove alla danza degli Spadonari di Giaglione. L’area lungo cui si è sviluppata la ricerca proposta nella mostra costituisce geograficamente un vasto triangolo nel Piemonte occidentale, che ha come base la catena alpina nel tratto compreso tra Cozie e Graie e come lati i torrenti Stura di Demonte e Stura di Lanzo: sono le vallate in cui si parlano l’occitano e il francoprovenzale, lingue minoritarie millenarie, tutelate dalla legislazione nazionale e regionale e oggetto di iniziative di promozione e tutela da parte delle Provincie di Torino (oggiAggiungi un appuntamento per oggi Città metropolitana) e Cuneo.
Partendo dalla Stura di Demonte e procedendo verso nord in direzione dell’altra Stura, quella di Lanzo, si incontrano le Valli del Grana, del Maira, del Varaita, del Po, del Pellice, del Germanasca, del Chisone, della Dora Riparia di Susa e delle due Sture che percorrono le valli di Viù e Grande. Nella parte alpina del comprensorio i villaggi raggiungono quote anche elevate, fino ai 2000 metri di Sestriere Colle. Un tempo intensamente popolati, i paesi delle vallate occitane e francoprovenzali, per quanto geograficamente assai vicini tra loro, si rivelano estremamente interessanti e diversi sotto il profilo etnografico. Cambia la parlata – anche se tra abitanti di valli confinanti ci si comprende abbastanza facilmente – e cambiano le consuetudini, soprattutto quelle legate al vivere quotidiano, alla tradizione e al folklore. È una porzione della catena alpina che nei secoli passati – ad esempio nell’epoca d’oro del Marchesato di Saluzzo o in quella della Repubblica degli Escartons – conobbe la prosperità economica e demografica, legata a un mondo contadino alpino tradizionale (conservatore, se si vuole). Un mondo che, sino all’alba del XX secolo, rimase al riparo dalla cultura dell’industrializzazione, propensa a spazzare via le antiche consuetudini per sostituirle con riti determinati dal consumismo e ispirati alla semplificazione, alla standardizzazione del lavoro e del comportamento sociale. I pannelli della mostra propongono immagini e testi che raccontano un mondo e un modo di fare festa legati alla rievocazione di particolari momenti storici o leggendari della vita locale, come le “Baìe”, che rievocano le vicende delle antiche milizie locali di autodifesa. Quanta storia, quanta cultura, quanta autocoscienza delle comunità locali si ritrovano nei carnevali alpini, nelle sacre rappresentazioni, negli antichi culti propiziatori, nelle feste legate a riti augurali per la fine dell’inverno e l’avvento di una primavera che si spera favorevole al raccolto! Feste e riti erano anche occasioni per esorcizzare i rischi e le paure che i montanari sperimentavano quotidianamente: la presenza di animali pericolosi come lupi e orsi, le valanghe e le frane, la carestia, le malattie degli umani e degli animali domestici. Si va da “Lou Bal dâ Sabre” (la danza delle Spade) degli spadonari di Venaus in Valsusa al Bal dâ sabre di Fenestrelle in Val Chisone; dagli Spadonari di Giaglione al Carnevale di Valdieri, che ha come protagonista l’Orso di Segale e che si ripropone in Valsusa con l’Orso di Monpantero; dalle Barbujre di Lajetto all’antico Carnevale di Champlas du Col; dalla Baìo di Sampeyre a cadenza quinquennale alle feste di Coazze, Volvera e alle sacre rappresentazioni di Villafalletto e Venaus; dal Carnevale di Ivrea al Falò che nelle Valli Valdesi ricorda l’emancipazione dei protestanti e la fine delle persecuzioni religiose. È un tuffo indietro nel passato alla ricerca di radici che, in fondo, appartengono a tutti i piemontesi, anche a chi vive in pianura ma ha origini contadine e montanare che vale la pena di riscoprire.