Asti- Andrea “Zorro” Zorzi a FuoriLuogo: la vittoria e la sconfitta, due facce della stessa medaglia

Un Andrea Zorzi riflessivo, analitico e pragmatico è quello che si è presentato ieri sera, venerdì 13 aprile, al nutrito pubblico di FuoriLuogo. Le interviste del giornalista Nicola Roggero, cronista  sportivo di Sky, sono diventate un appuntamento immancabile per gli appassionati astigiani. Dopo Billy Costacurta e Guido Meda, quella ad Andrea “Zorro” Zorzi, star del volley vincente dell’era Velasco, ha riportato indietro le lancette del tempo per un paio d’ore.

“Il tempo non scorre sempre allo stesso modo – ha scherzato, ma non troppo Zorro – noi tutti siamo vittime di questo inganno. Ci sono dilatazioni del tempo che non sono misurabili dall’orologio. In un secondo possono succedere tante di quelle cose che uno sguardo distratto non può cogliere. Prendiamo una schiacciata. Voi tutti vedete il gesto veloce, ma per lo schiacciatore in quel secondo tante cose sono successe: la palla si alza, si prepara la rincorsa, si calcola il gesto del braccio, della mano, si vede il muro che si prepara dall’altra parte, si calcola la direzione per aggirarlo e poi si colpisce. Come vedete, di quello stesso secondo non tutti abbiamo la stessa percezione”.

Andrea Zorzi, detto Zorro, 52 anni, è stato protagonista della stagione più vittoriosa della storia del volley italiano e mondiale, componente di quella “generazione di fenomeni” insieme a Andrea Giani, Paolo Tofoli, Pasquale Gravina, Marco Bracci, Luca Cantagalli, Lorenzo Bernardi, Andrea Lucchetta, Fabio Vullo, Franco Bertoli. Uno squadrone premiato dalla FIVB (Federazione Internazionale Volleyball) come Squadra del secolo, cui un solo traguardo è mancato: quello delle Olimpiadi. Fuori ai quarti a Barcellona 1992 e argento in finale ad Atlanta nel 1996.

Ma in entrambe le occasioni io non giocavo – commenta allusivo Zorzi – In fondo vittoria e sconfitta sono due facce della stessa medaglia. La palla può finire in campo o fuori e quell’unico punto determina il successo o l’insuccesso. Ci sono sconfitte più amare che non dipendono, però, da quanto è forte il tuo avversario. Dipendono da quanto hai giocato bene o male. Quelle più brutte da digerire sono quelle in cui hai giocato male. Perché c’è una cosa che ci ha insegnato Velasco: non ci sono alibi che possano giustificare il risultato negativo. Non c’è la garanzia che l’impegno, l’allenamento, il sacrificio, la concentrazione sull’obiettivo ti portino alla vittoria, perché dall’altra parte ci può essere davvero chi è più forte. Ma è sicuro che se quell’impegno, quell’allenamento, quel sacrificio e quella concentrazione non sono applicati al massimo livello, certamente perderai”.

Oggi Andrea Zorzi è impegnato come giornalista per Sky e fa teatro, dove tra l’altro, ha interpretato “La leggenda del pallavolista volante” che racconta un po’ la parabola della sua storia sportiva.

Carmela Pagnotta