PIEMONTE ARTE: DE COLL, CARIGNANO E I LONGOBARDI, KANE, MORBELLI, ALBERTARO, GILARDI, BOGGIO, COGNETTA, MERCURI, CASTELLAMONTE…
“PERSONALE” DI PIER TANCREDI DE COLL AD AREZZO
Alla Galleria comunale di arte contemporanea di piazza San Francesco, si è inaugurata la mostra personale dell’artista chierese Pier Tancredi De Coll, organizzata dall’amministrazione comunale e curata da Liletta Fornasari e Paola Gribaudo. Allestimenti di Roberto Barbetti, Liletta Fornasari e Pier Tancredi De-Coll’. Sessanta opere in esposizione che offrono al pubblico la possibilità di ammirare l’antologica di un artista contemporaneo, finora sostanzialmente inedito, complesso e caratterizzato da molti aspetti originali come descrive Liletta Fornasari: “la mostra propone il suo repertorio di ritratti, interni, tavole apparecchiate, trasparenze di vetri, corpi umani, paesaggi e spaccati di vita urbana. Dove si oscilla tra dimensioni compiute e la sensazione che tutto sia in continuo movimento, dallo spazio alla profondità e ai piani compositivi, questi ultimi abilmente sfalsati. La pennellata, dunque, sembra scomporsi in macchie cromatiche ben distinte e allo stesso tempo appare omogeneamente distesa sulla tela. C’è il mondo di De Coll’: quello torinese alto-borghese, e la cifra pittorica di De Coll’ assorbe le caratteristiche del capoluogo piemontese, la bellezza femminile, con una resa personalissima del nudo, l’intimità di una stanza e di un volto pensieroso davanti a uno specchio, la passione per il jazz e per la musica in genere”.
Pier Tancredi De-Coll’ ha mosso i primi passi presso lo studio del pittore Serafino “Sergi” Geninetti e ha esordito come vignettista per i quotidiani Stampa Sera (1982-1995) e La Stampa (1984-1995). In questa veste è stato inserito tra i maggiori rappresentanti della grafica sportiva nazionale nella mostra HumorCalcio del 1993. Con lo scrittore Federico Audisio di Somma ha realizzato i volumi di disegni e poesie Il Jazz del torello verde (1984) e Femmes, Donne Elettriche (1986) quest’ultimo con la prefazione di Gianni Versace. Al suo percorso artistico è dedicato il catalogo Pura Pittura (Gli Ori), presentato durante l’edizione 2017 del Salone del libro di Torino. Arezzo ospiterà invece la presentazione di un nuovo volume, dal titolo Pier Tancredi De Coll’, sempre edito da Gli Ori, curato da Paola Gribaudo con testi di Federico Audisio di Somma, Paola Gribaudo e Liletta Fornasari, stampato proprio in occasione della mostra alla galleria comunale.
CARIGNANO, MOSTRA “ARRIVANO I LONGOBARDI”
Dall’11 maggio 1° giugno 2018 la Sala Mostre della Biblioteca Civica del Comune di Carignano, propone al pubblico ed alle scolaresche una mostra didattica dedicata ad un popolo che nell’Alto Medioevo invase ed occupò per oltre due secoli il nostro territorio: i Longobardi.
Il titolo della Mostra è: Arrivano i Longobardi. In mostra ci saranno riproduzioni che sono state realisticamente realizzate nelle dimensioni e nei materiali dell’epoca dal Centro Ricerche l’Arc di Villar San Costanzo (CN). Lavoro svolto sotto la supervisione della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Piemonte. Una finestra aperta su un periodo storico dimenticato e poco indagato, conosciuto come Alto Medioevo, ora riscoperto in Piemonte grazie all’importante ritrovamento della Necropoli di Sant’Albano Stura. L’intento dell’esposizione è quello di portare a conoscenza, in chiave didattica, gli usi, i costumi, le armi e le mode di un popolo che ha dominato l’Italia dal VI all’VIII secolo influenzando fortemente la storia medioevale. Gli oggetti in mostra, riprodotti nel rispetto delle dimensioni e dei materiali dei reperti originali, vengono abitualmente utilizzati dai rievocatori durante le manifestazioni che L’Arc organizza o a cui partecipa.
Esporre le riproduzioni eseguite da L’Arc nella sala adiacente al Museo Civico di Carignano, dove sono conservati i pezzi originali, oltre che fonte di grande soddisfazione per l’Associazione permetterà un costruttivo confronto tra realtà storica e ricostruzione.
Il Centro Ricerche L’Arc ha sede in Villar San Costanzo (CN) e da molti anni si occupa di archeologia sperimentale, didattica nelle scuole e collaborazioni con Enti e Musei con particolare interesse alla storia del nostro territorio dal Neolitico (asce in pietra verde del Monviso), alle età del rame, del bronzo e del ferro (da Otzi ai Celti), all’Alto Medioevo (migrazioni barbariche e dominazione Longobarda) per giungere infine al Medioevo con lo studio della nascita e dell’evoluzione dei castelli. L’Arc non è solo esposizioni, attualmente l’associazione di Villar San Costanzo è impegnata nella realizzazione del Parco Archeologico CANNETUM che prevede la creazione di habitat storici con castelliere, capanne protostoriche, villaggio alto medioevale, aree di culto e tumuli sepolcrali già fruibili e visitabili. L’opportunità di osservare gli oggetti presenti nelle vetrine accanto a quelli ricostruiti darà modo ai visitatori di meglio comprenderne l’uso interagendo direttamente con i rievocatori presenti che indosseranno abiti, monili e armi dell’epoca.
Questa è la novità espositiva proposta, questo è il metodo innovativo di proporre la storia vivendola direttamente accanto agli sperimentatori.
I LONGOBARDI E IL TERRITORIO CARIGNANESE
Tracce importanti di questa occupazione sono state rinvenute nel territorio carignanese nelle due necropoli longobarde e nei due sepolcrali nobiliari. La necropoli minore si trova sulla strada per Castagnole Piemonte, la principale presso la pieve di San Vito (tetti Bruss o località Boatera). I nuclei sepolcrali nobiliari sono stati ritrovati presso le pievi di San Remigio (località Valdock) e di San Vito (sempre Tetti Bruss); quest’ultimo, a soli 250 mt dalla vicina necropoli, è probabilmente di origine ancora più antica. Il nostro Museo Civico “G. Rodolfo” conserva e custodisce nelle sue vetrine elementi bronzei come speroni, piastre, fibbie del VI-VII secolo A. C. rinvenuti nei suddetti siti.
La mostra rappresenta un’ opportunità per conoscere e approfondire la cultura di un popolo che ha vissuto e condizionato il nostro territorio per oltre due secoli. L’iniziativa, oltre ad un pubblico più ampio, si rivolge anche alle scolaresche che potranno svolgere attività didattiche arricchendo il programma proposto loro a scuola.
Durante la giornata didattica dedicata ai ragazzi delle scuole di Carignano martedì 15 maggio si attiveranno dei laboratori dedicati a interessanti argomenti quali l’arcieria, l’oreficeria, l’incisione e la lavorazione dell’osso e dei metalli.
INAUGURAZIONE E APERICENA LONGOBARDO
L’inaugurazione della mostra avrà luogo venerdì 11 maggio alle ore 18 presso la Sala Mostre della Biblioteca Civica di Carignano con possibilità di visita guidata.
Al termine dell’inaugurazione è prevista un apericena longobardo, presso l’Istituto Alberghiero di Carignano, preparata ed allestita dai docenti ed allievi del medesimo Istituto. Il costo dell’apericena è di € 15,00 – previa prenotazione presso l’Ufficio Accoglienza del Comune di Carignano (martedì e giovedì dalle 9,30 alle 11,30) o direttamente presso l’Istituto Alberghiero (011/9690670)
ORARI MOSTRARI E INFORMAZIONI SULLA MOSTRA ARRIVANO I LONGOBARDI
Gli orari della mostra sono: lun-ven 15 – 18, sabato 9 – 12 e 16-18 . In occasione di Fiori e Vini, apertura straordinaria domenica 13 maggio ore 15-18.
Per informazioni: tel. 011/9698481– email: biblioteca@comune.carignnao.to.it – sito web: www.comune.carignano.to.it
TORINO, FONDAZIONE BOTTARI LATTES: MOSTRA “ART KANE. VISIONARY”
Opening: giovedì 3 maggio 2018, ore 18
Mostra da giovedì 3 maggio a sabato 14 luglio 2018
Orario: da martedì a sabato ore 10,30-12,30 e ore 15-19
Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes, Torino (via della Rocca 37b)
Ingresso libero
www.fondazionebottarilattes.it – www.wallofsoundgallery.com – www.fotografi-a-torino.it
Art Kane (New York, 1925-1995), visionario e sperimentatore, tra i maestri della fotografia del XX secolo, ha realizzato celebri immagini diventate icone, legate al mondo della musica, della moda, della pubblicità e dell’impegno civile. A sessant’anni anni dalla sua Harlem 1958, una delle fotografie più significative della storia del jazz, che vede riuniti cinquantasette grandi jazzisti su un marciapiede della 126esima Strada, la Fondazione Bottari Lattes propone per la prima volta a Torino le immagini più note e rappresentative del fotografo con la mostra Art Kane. Visionary. È curata da Guido Harari e la sua Wall Of Sound Gallery, e organizzata dalla Fondazione Bottari Lattes nell’ambito della prima edizione di Fo.To. Fotografi a Torino, che si svolge dal 3 maggio al 29 luglio 2018 (elenco completo di tutte le mostre e eventi compresi nella manifestazione è su www.fotografi-a-torino.it). L’esposizione inaugura giovedì 3 maggio 2018 alle ore 18 allo Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes (via della Rocca 37b, Torino), alla presenza del curatore Guido Harari. A ingresso libero, la mostra sarà visitabile fino a sabato 14 luglio 2018.
Orario: da martedì a sabato ore 10,30-12,30 e ore 15-19.
Info: 011.19771755-1, segreteria@spaziodonchisciotte.it, www.fondazionebottarilattes.it.
Art Kane è stato un modello da imitare per intere generazioni di fotografi per il suo approccio visionario, sperimentatore e rivoluzionario, che lo ha portato a inventare uno sguardo nuovo, a liberare la fotografia dal suo presunto verismo, a non fermarsi a rappresentare la realtà, ma a cercare di interpretarla amplificandola. La sua opera copre un arco temporale che va dagli anni Sessanta fino a tutti gli anni Ottanta, abbraccia la fotografia editoriale e di moda, il ritratto di celebrities, i reportage di viaggio, il nudo, le campagne sociali, la ricerca pura. Le innovazioni tecniche, dagli obiettivi grandangolari alle pellicole dai colori saturi, sono stati per lui strumenti di cui sperimentare ogni possibile variante. Lui, più di chiunque altro fotografo, ha utilizzato e reso popolare la tecnica del “sandwich”, trent’anni prima della fotografia digitale, che diede vita ai suoi scatti onirici, frutto di una visione interiore: due o più diapositive stratificate, messe a registro posizionandole al contrario o sottosopra nello stesso telaio. Grazie a questa tecnica è diventato un pioniere della narrativa fotografica, caricando le proprie immagini di metafore e poesia.
«Art Kane è stato la mia principale fonte di ispirazione – ha ammesso più volte Guido Harari –, il mio vero motore creativo, quando ho cominciato ad avvicinarmi alla fotografia nei primi anni Settanta. La musicalità delle sue immagini, la loro inventiva audace, indicavano una strada ricca di appassionanti avventure e deviazioni per un fotografo in erba qual’ero, e così è stato fino alla scomparsa di Kane nel 1995 e oltre». A lui Harari ha dedicato una prima mostra nel 2012 alla Wall Of Sound Gallery di Alba, e poi, nel 2015, una grande retrospettiva a Palazzo Santa Margherita di Modena, prodotta dalla Galleria civica di Modena e dalla Solares Fondazione delle Arti, frutto di un profondo lavoro di recupero dell’archivio di Kane. A Torino lo Spazio Don Chisciotte propone un estratto di quella mostra, con circa quaranta opere che attraversano tutti gli ambiti in cui Kane ha operato, raccolte nel catalogo realizzato per l’occasione modenese, che comprende più di cento immagini.Art Kane decise di dedicarsi interamente alla fotografia alla fine degli anni Cinquanta, dopo aver compiuto trent’anni e dopo importanti esperienze professionali come art director nel settore editoriale. La sua prima foto fu appunto Harlem 1958, che immortala i più famosi jazzisti dell’epoca, chiamati a raccolta dallo stesso Kane, al tempo giovane giornalista freelance e art director di Esquire. Da allora il suo obbiettivo si è posato sui grandi del rock, del pop, del soul e ancora del jazz (Rolling Stones, Bob Dylan, Doors, Janis Joplin, Frank Zappa, Aretha Franklin, Louis Armstrong, Duke Ellington), creando una serie infinita di icone, come, una su tutte, quella memorabile degli Who, addormentati ai piedi di un monumento e avvolti dalla bandiera britannica. Mentre infuriavano la battaglia per i diritti civili (i diritti degli afroamericani come quelli degli indiani d’America) e la guerra del Vietnam, Kane elabora una risposta alle istanze di quel periodo con fotografie a tema sociale e politico di forte impatto, che sono soprattutto immagini simboliche, come il Cristo sulla sedia elettrica a commento della canzone With God on Our Side di Bob Dylan, il volto di un anziano Hopi rugoso come una corteccia, un reduce del Vietnam ridotto a tronco umano su una carrozzella. Kane ha affinato il suo talento soprattutto su testate di moda e reportage della sua epoca (negli Stati Uniti come in Gran Bretagna o in Europa), quali Look, Life, Esquire, Harper’s Bazaar, McCall’s e Vogue, che lo cercavano sapendo di poter ottenere solo da lui immagini che “eliminano il piccolo e il brutto per enfatizzare il grande e l’eroico”. Ha inoltre creato campagne pubblicitarie per grandi marchi della moda e della bellezza, scardinando la classica liturgia degli abiti e delle modelle. “Penso ad Art Kane come ad un colore acceso, diciamo, come un sole color zucca in mezzo a un cielo blu. Come il sole, Art fissa il raggio del suo sguardo sul suo soggetto, e quel che vede, lui fotografa – e di solito si tratta di un’interpretazione drammatica della sua personalità”. Andy Warhol
NOVARA E VERCELLI NEL SEGNO DI ANGELO MORBELLI
Novara e Vercelli celebrano Angelo Morbelli (1854-1919), il caposcuola del Divisionismo italiano.
Vita in risaia. Lavoro e socialità nella pittura di Angelo Morbelli è il titolo di una rassegna che coinvolgerà, dal 13 al 25 aprile 2018, la Galleria d’Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni di Novara e, dal 29 aprile al 1° luglio 2018, il Museo Borgogna di Vercelli e che ruoterà attorno al dipinto Risaiuole, eseguito da Morbelli nel 1897, che torna visibile dopo oltre cento anni.
L’opera, infatti, venne presentata al pubblico in una sola circostanza, nel 1899, quando fu acquistata dalla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano e affidata a uno dei suoi associati per sorteggio, entrando così in collezione privata e rimanendovi fino a oggi.
L’esposizione del dipinto rappresenta un’occasione particolarmente significativa per arricchire la conoscenza dell’artista alessandrino e per approfondire le trasformazioni della tecnica divisionista utilizzata da Morbelli, in parallelo con lo sviluppo dell’interesse per il tema del lavoro femminile, in particolare di quello svolto nelle risaie.
La tela sarà posta a confronto con il capolavoro di proprietà del Museo Borgogna di Vercelli Per ottanta centesimi! (1895), consentendo di approfondire i cambi di inquadratura e di resa prospettica fra i due dipinti, ma anche di seguire lo sviluppo del divisionismo di Morbelli.
La curatela della mostra è affidata ad Aurora Scotti Tosini, tra i massimi esperti del Divisionismo, già curatrice dell’antologica dedicata ad Angelo Morbelli dalla Galleria d’Arte Moderna di Torino nel 2001 e autrice di un volume dedicato al taccuino redatto dal pittore con osservazioni sul lavoro femminile in risaia.
Accompagna l’esposizione un volume (edizioni Mets) che presenta l’indagine storico-critica dei due dipinti e l’analisi delle loro peculiarità tecniche e compositive effettuate da Aurora Scotti Tosini nonché gli esiti di approfondite indagini diagnostiche non invasive realizzate dal laboratorio di Thierry Radelet, che ha già eseguito analisi su varie opere divisioniste, in particolare su tele di Giuseppe Pellizza da Volpedo.
Le Risaiuole di Morbelli hanno importanza non solo per la storia dell’arte, ma suggeriscono anche approfondimenti sulle tecniche di coltivazione del riso e sulla storia del lavoro nelle campagne tra Novara e Vercelli negli anni tra ’800 e ’900. Tali tematiche sono affrontate nella pubblicazione dall’agronomo vercellese Giuseppe Sarasso e dallo storico Adolfo Mignemi.
Vita in risaia è organizzata congiuntamente dall’Associazione METS Percorsi d’arte e dal Museo Borgogna di Vercelli, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli e con la Società Storica Novarese, col patrocinio della Regione Piemonte, del Comune di Novara, del Comune di Vercelli, dell’Ente Nazionale Risi, dell’Associazione Irrigazione Est Sesia e dell’Associazione d’Irrigazione Ovest Sesia, della Confagricoltura Novara e della Confagricoltura Vercelli, dell’Accademia di Agricoltura di Torino, dell’Associazione Agricola Femminile Donne e Riso, dell’A.P.S. Strada Del Riso Vercellese di Qualità, dell’ATL di Novara, col sostegno di Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, Rotary Club Novara, Rotary Club Vercelli, Riso Invernizzi e BIG Broker Insurance Group – Ciaccio Arte.
L’evento è una preziosa anticipazione della mostra Ottocento in collezione. Dai Macchiaioli a Segantini, curata da Sergio Rebora e Elisabetta Staudacher, in programma nel prossimo autunno negli spazi espositivi del Castello di Novara, che sottolineerà l’importanza del collezionismo novarese il cui ruolo è stato esemplarmente incarnato dalla collezione Giannoni che è parte essenziale del patrimonio cittadino.
VERCELLI, 50 ANNI DI PITTURA CON LE OPERE DI ROBERTO ALBERTARO
Si è appena conclusa a Vercelli la mostra dedicata a Roberto Albertaro, “50 ANNI DI PITTURA”, presso l’ Ex Ospedale S. Andrea – padiglione 18.
Scrive di lui Angelo Gilardino: “Roberto Albeltaro è il tipico pittore vercellese. Legato visceralmente alla tradizione della pittura naturalistica – che ha visto i pittori di Vercelli quasi sempre avvinghiati a un passato da conservare e da difendere – dipinge da cinquant’anni il mondo che lo ha visto nascere e crescere, e nel quale si riconosce in virtù del carattere che segna la maggior parte degli artisti vercellesi e li lega alla loro terra: mitezza, modestia, laboriosità, fedeltà indefettibile ai propri valori. Non ci si deve aspettare, quindi, a dieci anni dalla sua ultima mostra vercellese (intitolata “Il senso del colore”), di ritrovarlo trasformato da qualche folgorazione: egli appartiene a quella categoria di artisti che procedono con il loro ritmo regolare e scandito, senza ansia di arrivare a nessun eldorado. La saggezza della cultura contadina, di cui è naturalmente imbevuto, gli fa intendere che il senso ultimo e più alto della ricerca è quello del procedere passo per passo senza attendersi di essere guidati dalle comete. Lo rivediamo quindi, dieci anni dopo, nel suo mondo sempiterno. Nel paesaggio – vercellese sì, ma anche di tante altre parti –, che egli elabora con la sua pennellata vigorosa, generosissima, niente affatto incline alla grazia dei luoghi “messi in posa”, anzi scosso da un’energia che lo protende in una sorta di vigilanza, di attesa di una qualche burrasca, sebbene i cieli che lo sovrastano possano talvolta apparire azzurri (mai sereni). Nella natura morta, esposta su sfondi torbidi e allarmati. Nella figura, in cui l’elemento fiabesco che accende i personaggi di primitivi stupori lascia percepire un tono da saga nordica (e lì gioca un’evidente suggestione l’arte di Francesco Tabusso).
Egli ha alterato l’impianto strutturale, ma non il concetto di base, della pittura da cui ha preso avvio (fu allievo di Libano) e si è affidato soprattutto alla vitalità del colore, preferendo esporsi all’influenza dei maestri tedeschi e austriaci piuttosto che a quelli francesi: tutto ciò ha fatto con il piede ben fermo nella sua radice ancestrale, cioè a partire dalla risaia e, quali che siano stati i territori visitati, ha sempre professato la fede nell’albero, nel bosco, nel fossato, nella campagna fertile, nutrice dell’arte come del desco familiare.
Chi si domandasse quali siano stati, negli ultimi decenni, gli eredi di maestri vercellesi che rappresentarono con dignità e con onestissimi esiti il passaggio tra la pittura ottocentesca e la modernità – Enzo Gazzone, Francesco Vertice, Francesco Rinone, Cesare Libano, Edoardo Rosso, etc. – stenterà forse a trovare una linea di continuità tra la loro visione del mondo e quella dei loro successori, ma dovrà comunque includere nella propria lista – breve o lunga che essa sia – il nome di Roberto Albeltaro. Con simpatia e con rispetto.”
TORINO, GALLERIA BIASUTTI: LEO GILARDI, NATURA COLLETTIVA
opening 3 maggio 2018 – h. 18.00
3 – 31 maggio 2018
Nell’ambito della prima edizione di Fo.To. Fotografi a Torino, che si svolge dal 3 maggio al 29 luglio 2018, la Galleria Biasutti & Biasutti presenta la mostra dal titolo “Natura collettiva”, dedicata al lavoro di Leo Gilardi (Torino 1987). Egli segue, dapprima, una formazione artistica e poi fotografica. Lavora presso lo studio MA.LE, nel quartiere di Barriera di Milano, a Torino. Nei suoi lavori Gilardi ricostruisce con carta fotografica arti umani, denunciando la spersonalizzazione dell’era tecnologica ed enfatizzando il gesto del tendere la mano per creare un contatto tra opera e persona. Come fotografo d’archivio per la Fondazione Centro Studi Piero Gilardi segue, da anni, il percorso espositivo del padre, traendone confronto attraverso lo sviluppo della documentazione. Il corpo della mostra è costituito da quindici opere che analizzano la natura come media per affrontare le tematiche sociali, la natura dalla quale si attinge l’estetica e per la quale si è accomunati dalla sua suggestione pacificante. Un invito a comprendere la società come fattore determinante nell’equilibrio naturale e sociale. Uno degli aspetti di questa mostra, che non si può fare a meno di considerare, è l’implicito confronto generazionale tra padre e figlio. Una analisi storico-artistico-sociale fatta dalle opere di Piero Gilardi immortalate dall’obiettivo di Leo Gilardi.
TORINO, MOSTRA “ELOGIO DELLA MANO”
TORINO, ACCADEMIA ALBERTINA: DALLA SCUOLA DI GROSSO, BARTOLOMEO BOGGIO
CORIO CANAVESE, MOSTRA FOTOGRAFICA “GEOMETRIE” DI MARIA COGNETTA
Il comune di Corio Canavese ha ospitato dal 14 aprile (inaugurazione) al 22 la mostra fotografica “Geometrie” della fotografa Maria Cognetta, presso la chiesa di Santa Croce. Una mostra personale nella quale l’artista ha esposto alcune sue fotografie , dalle quali si evince la sua bravura, l’originalità e la sua impronta personale. “Ho iniziato come autodidatta, poi frequentando corsi di fotografia ho imparato la tecnica”- spiega l’artista argentina di nascita ed aggiunge :”Ho ancora molto da imparare non bisogna mai sentirsi arrivati”. Per conoscere meglio l’artista abbiamo fatto qualche domanda. – Quando e perché si è avvicinata alla fotografia?”All’età di quindici anni ho cominciato a fotografare per tenere con me i ricordi di famiglia. A diciotto anni mi hanno regalato la mia prima macchina fotografica e da quel momento in poi ha avuto inizio la mia avventura nel mondo della fotografia”. – La mostra è intitolata “Geometrie”, perché? –” Sono affascinata dalle forme geometriche (Ho frequentato l’istituto per geometri) e dall’effetto ottico che creano”. – Cos’altro preferisce fotografare?Quali sono i suoi soggetti preferiti?”Non ho preferenze, fotografo tutto ciò che mi dà emozioni, può essere un paesaggio, un volto di una persona, l’espressione di un volto, dunque tutto ciò che mi impressiona”. – Sue mostre future? Può anticiparci qualcosa?”La mia prossima mostra si intitolerà “Luci ed ombre”. E’ ancora in via di definizione. Il tema come anticipa il titolo sarà la luce che fa risaltare dall’ ombra dei particolari”. – La foto più curiosa è “L’infinito”. Come l’ha realizzata?”L’ho fatta infilando la macchina fotografica in un traliccio in occasione di una gara ciclistica. Ho voluto creare l’idea dell’ infinito”. ( Luisa Zarrella)
VENEZIA: SILVANO MERCURI, “THE SILENCE OF ART”
L’artista Silvano Mercuri presenta la sua mostra personale con opere degli ultimi anni, con la quale raggiunge una particolare intensità visionaria. E‘ un artista nato, figlio di un decoratore di Terlizzi (BA) uno che il colore l’ha avuto nel sangue fin da picccolo. Ha scoperto la sua vocazione artistica solo in tarda età (come Pinot Gallizio il farmacista di Alba che raggiunse la celebrità solo intorno ai Sessantanni). Una passione scoperta nel 2006, dopo aver visitato una mostra, in occasione delle
Olimpiadi Invernali a Torino al Palafuksas, a Porta Palazzo, dove fu attratto da una delle opere esposte, un materasso usato come opera concettuale, in sintonia con la poetica poverista così importante per l’arte italiana e in particolare a Torino, ma del tutto ingnota a quel tempo all‘artista. Un incontro occasionale ma molto significativo che in tempi brevi lo portò a esprimere il suo pensiero con l’arte. I lavori relizzati in base ai materiali a disposizione diventano opere con riferimento storico e di attualita sociale. Nelle spelendide sale del piano nobile di Palazzo Albrizzi–Capello saranno esposte venti opere che rappresentano il percorso artistico di Silvano Mercuri, iniziato nel 2003, alcune delle quali sono state esposte in Italia e all’estero. (Torino-Cagliari-Sestriere-Napoli-Lisbona etc. etc.). La mostra è curata dal critico d’arte Giuseppe Misuraca
CASTELLAMONTE: “POTTERY ART”
Associazione Museo “Centro Ceramico Fornace Pagliero 1814”
Fino al 27 maggio.
Fino al 27 maggio l’Associazione Museo “Centro Ceramico Fornace Pagliero 1814” di frazione Spineto,61, a Castellamonte (To) propone la mostra “Pottery Art”.
L’allestimento comprende opere di Guido Garbarino, Marcello Mannuzza, Andrea Mannuzza, Vincenzo Randazzo, Enrica Campi, Roberto Di Giorgio, Manuela Incorvaia e Massimo Voghera. Spiega l’Art Director Brenno Pesci: “Il titolo di questa mostra, Pottery Art, può sembrare un vezzo di esterofilia, ma non lo abbiamo scelto a caso. In questo evento sono presenti solo ceramisti italiani, ma, già da tempo, la Fornace Pagliero ospita artisti ceramisti provenienti da tutta Europa. Sono le differenze e i confronti a fare cultura. In questo caso, si tratta di otto ceramisti, quattro liguri e quattro piemontesi. Tutti partecipano singolarmente come modus operandi e anche i loro prodotti sono diversi tra loro, ma tutti si presentano a coppie. I piemontesi sono due coppie formate da marito e moglie, i liguri sono padre e figlio e due amici che già in moltissime occasioni hanno lavorato insieme. Questi ultimi sono accomunati anche dal fatto che vivono entrambi nell’entroterra ligure: Guido Garbarino a Sassello e Vincenzo Randazzo sul monte Beigua. Padre e figlio, Marcello e Andrea Mannuzza, vivono e lavorano a Celle Ligure, città di antica tradizione ceramica legata alla stoviglieria come Castellamonte. Massimo Voghera, con la moglie Enrica Campi, è attivo a Torino. Massimo ha anche avuto la cittadinanza onoraria a Castellamonte. Roberto di Giorgio e la moglie Manuela Incorvaia vivono e lavorano l’argilla a Castiglione Tinella, in provincia di Cuneo. Stili e formazioni diverse si incontreranno alla Fornace Pagliero, che è ormai da tempo un centro ceramico culturale affermato. Il mio compito di coordinatore è servito per organizzare, presso gli spazi della fornace, queste realtà ceramiche già da tempo consolidate nei loro territori. Gli artisti proposti sono molto conosciuti e apprezzati per la loro perizia tecnica e per le loro creazioni molto originali per forma e per cromia. Il fatto che si ritrovino qui, a Castellamonte, è certamente importante per proseguire negli scambi artistico culturali che sono veicolo di trasmissione e di conoscenza, per abbattere i confini dell’appartenenza. L’arte è di tutti e tutti debbono poterne fruire”.
Il Centro ceramico (http://www.fornacepagliero.it/) è convenzionato con il Touring Club e con l’abbonamento Torino Musei con ingresso gratuito per gli abbonati.
La mostra è visitabile il venerdì dalle 15 alle 19, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.
Per visite su appuntamento contattare i numeri: 0124.582642 oppure 377.4390604.
PALAZZO MADAMA, CONFERENZA “L’ARCHITETTURA DELLE GRANDI CUPOLE”
Conferenza del professor Giorgio Croci
Giovedì 3 maggio 2018
ore 17.30
Palazzo Madama – Gran Salone dei Ricevimenti
Piazza Castello – Torino
Palazzo Madama ospita giovedì 3 maggio 2018 alle ore 17.30 un incontro dedicato alla storia e all’evoluzione delle tecnologie usate nella costruzione di monumenti del passato. La conferenza, a cura del professor Giorgio Croci, esperto nello sviluppo di teorie e analisi innovative per la diagnostica e la salvaguardia dei monumenti, è organizzata grazie alla collaborazione con l’Associazione Amici della Fondazione Torino Musei.
L’incontro illustra, anche con supporto multimediale, il comportamento strutturale delle grandi volte e cupole di chiese e palazzi, e le soluzioni tecniche adottate in relazione alle conoscenze scientifiche e ai materiali che caratterizzano le diverse epoche e i differenti stili architettonici.
Oltre alla Domus Aurea, al Pantheon, a Santa Maria del Fiore e alla Basilica di San Pietro, che rappresenta l’apice di questa evoluzione, viene analizzato anche il comportamento di diverse altre strutture architettoniche e monumentali di varie epoche e nazioni. Infine viene indagata la cupola della Cappella della Santa Sindone, realizzata dall’architetto Guarino Guarini, che ha un comportamento strutturale eccezionalmente interessante benché poco visibile.
Il professor Giorgio Croci, nato a Roma nel 1936, si laurea in Ingegneria Civile nel 1960. Nominato Professore Ordinario di “Tecnica delle Costruzioni” e di “Principi strutturali dei monumenti storici”, ha contribuito allo sviluppo di teorie e analisi innovative per la diagnostica e la salvaguardia dei monumenti. Alle attività di studio e ricerca ha sempre corrisposto un’intensa e prestigiosa attività professionale. È stato membro delle commissioni per i progetti del Restauro del Colosseo, della salvaguardia dei templi di Angkor (Cambogia), della Torre di Pisa, di Santa Sofia in Istanbul e del Ponte di Messina.
Tra i suoi più significativi progetti ricordiamo inoltre gli interventi di restauro e consolidamento della Basilica di San Francesco di Assisi in seguito al terremoto del 1997, lo studio preventivo dello stato di conservazione del Palatino, il progetto di restauro e protezione sismica del complesso del Topkapi a Istanbul e il progetto di rinforzo strutturale del Tempio di Konarack in India.
Diversi sono i premi a lui conferiti, tra cui la “Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte”, conferita dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano.
MOSTRA FOTOGRAFICA “PIETRO ACCORSI, IL MERCANTE DI MERAVIGLIE”
Museo Accorsi-Ometto | 4 maggio – 3 giugno 2018
La Fondazione Accorsi-Ometto, nell’ambito della prima edizione di Fo.To. Fotografi a Torino che si svolge dal 3 maggio al 29 luglio 2018, propone una mostra fotografica incentrata su una selezione di immagini, provenienti dal proprio archivio, attraverso le quali ripercorre alcune tappe fondamentali della vita privata e professionale di Pietro Accorsi.
La figura di Accorsi testimonia uno dei capitoli più affascinanti della storia dell’antiquariato europeo del XX secolo. Nato a Torino nel 1891 da una famiglia modestissima, egli rivelò ben presto quelle doti di intuito artistico che lo resero famoso e stimato in tutto il mondo, fino a trasformarlo nel riconosciuto “re degli antiquari”, appassionato di arredi del Settecento, il suo secolo preferito. Il gusto Accorsi si diffuse in Italia e all’estero a partire dal Dopoguerra e caratterizzò l’arredamento delle abitazioni di facoltosi uomini d’affari, politici, principi e re.
La mostra comincia con i ritratti di famiglia, per continuare con le immagini dei Savoia, in particolare quelle di Umberto II, a sancire il felice sodalizio che spalancò ad Accorsi le porte delle case più prestigiose d’Italia, dove comprò e vendette mobili o semplicemente diede consigli su come arredarle.
Una sezione è dedicata alle personalità del Novecento con cui l’antiquario instaurò rapporti, non solo d’affari: tra gli industriali, i finanzieri e alcune delle famiglie più in vista d’Europa spiccano gli Agnelli, i Bruni Tedeschi, Werner Abegg, Henry Ford II e persino Luigi Einaudi che, una volta diventato Presidente della Repubblica, lo incaricò di riarredare il Quirinale con mobili antichi adeguati alla solennità del luogo. La scrivania settecentesca dalla quale il Capo dello Stato tiene, ancora oggi, il suo discorso di fine anno fu trovata proprio da Accorsi.
Un altro capitolo fondamentale della sua vita è legato alla figura di Vittorio Viale, leggendario direttore dei Musei Civici torinesi: nel 1935 Accorsi e Viale furono i protagonisti dell’Affare Trivulzio, grazie al quale l’intera collezione milanese del Principe Trivulzio sarebbe dovuta approdare al Museo Civico di Torino. Purtroppo la transazione non andò a buon fine, a causa dell’intervento di Mussolini che ne bloccò la vendita, ma l’antiquario riuscì a ottenere, come risarcimento, il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina e Les Très belles Heures del Duca de Berry miniato da Jan van Eyck, tutt’oggi esposti nel Museo Civico della città. Dopo le mostre sul Barocco del 1937 e su “Gotico e Rinascimento in Piemonte” del 1938, nel 1963 i due collaborarono nuovamente insieme per la seconda grande mostra sul Barocco piemontese, dove Accorsi espose alcuni pezzi di altissimo livello, tra cui il famoso doppio-corpo di Pietro Piffetti. Una menzione speciale, in una sala di Palazzo Madama, è fatta a ricordo delle oltre 500 opere donate dall’antiquario al Museo Civico.
Un’altra parte della mostra è dedicata alla residenza di Moncalieri, Villa Paola, in nome della sorella più amata: Accorsi la comperò, nel 1928, col desiderio di arredarla per sé e di radunare migliaia di oggetti rari e unici da godere personalmente, ma anche da condividere con un ristretto gruppo di amici. Affreschi neogotici sulla facciata, busti e statue lungo il vialetto e all’interno un’infinità di pezzi, per lo più del Settecento, contribuirono a creare un museo vivo, un unicum nel suo genere. Da questa raffinata collezione, dopo la morte di Accorsi avvenuta il 25 ottobre 1982, la creazione dell’omonima Fondazione: nel 1956 l’antiquario comperò dall’Ordine Mauriziano il palazzo di via Po che già dal 1924 era, in parte, sede della sua galleria. Il Museo nacque nel dicembre 1999 grazie all’infaticabile operato del Presidente, Giulio Ometto, “delfino” dell’antiquario.
La vita di Accorsi è stata costellata da personaggi autorevoli, da incontri prestigiosi e da oggetti preziosissimi. La mostra intende, quindi, rendere omaggio alla vita di questo “… mercante di meraviglie” che visse appieno nella Torino del Novecento.
APPUNTAMENTI IN MOSTRA | CONFERENZE
- Sabato 5 maggio, ore 17.00: PIETRO ACCORSI, IL MERCANTE DI MERAVIGLIE
A cura di Renato Rizzo, giornalista
- Sabato 19 maggio, ore 17.00: LE MERAVIGLIOSE RESIDENZE DI PIETRO ACCORSI
A cura di Marco Albera, storico e consigliere della Fondazione Accorsi-Ometto
- Sabato 2 giugno, ore 17.00: DA SOGNO A REALTÀ. LA NASCITA DELLA FONDAZIONE
a cura di Luca Mana, conservatore del Museo Accorsi-Ometto
INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI
WEBER &WEBER: NATALE ZOPPIS. IL RUMORE DEL TEMPO
Nell’ambito della prima edizione di Fo.To. Fotografi a Torino che si svolge dal 3 maggio al 29 luglio 2018, Natale Zoppis Il rumore del tempo
3 maggio ore 15:00 – 19:00
12 maggio notte bianca fino alle 24:00
Sylvie Romieu
Immersion
17 maggio inaugurazione mostra ore 18:00 – 21:00
Weber & Weber
Arte moderna e contemporanea
via San Tommaso 7, 10122 Torino
www.galleriaweber.it
direzione@galleriaweber.it
tel. 011 19500694
TORINO: LEICA TALK CON ENZO ISAIA
Il Leica Store Torino è lieto di invitare al Leica Talk con Enzo Isaia, autore della mostra “Noi Alpini”, inaugurata lo scorso 1 marzo.
L’autore ripercorrerà la storia del suo servizio militare, svolto negli Alpini, attraverso le immagini che ha scattato nel corso di quegli anni.
Enzo Isaia cinquanta anni fa, quando era un giovane soldato, con la sua Leica M2 ha avuto un’idea bellissima: eternare su pellicola il servizio militare svolto negli Alpini. L’idea è diventata una mostra dal titolo tanto semplice quanto accattivante: “Noi Alpini”. Visitarla significa compiere un salto indietro nel tempo, rivivere come era la naja nel corpo delle penne nere. In giro per l’Italia già novantamila persone hanno guardato, e ammirato, le fotografie in bianco e nero scattate da Isaia, all’epoca sottotenente di complemento e oggiAggiungi un appuntamento per oggi stimato professionista dell’obiettivo. In queste immagini il fotografo Isaia racconta il servizio militare nelle Penne Nere: è un tuffo in un mondo profondamente cambiato, ma dal fascino immutato.
ARTPHOTO’, “OPENING PEOPLE”
ARTPHOTÒ é lieta di invitare all’evento “ Opening People”, fotografie ” Emanuele Pensavalle”, che inaugurera’ il 3 MAGGIO 2018 nell’ambito del cartellone della manifestazione FO.TO. Fotografi a Torino. “Opening People” è il titolo di un progetto fotografico, di un’evento e di un catalogo dedicato al mondo dell’arte torinese. Un evento per festeggiare la cultura, l’arte in città!
Appuntamento in Via Bogino 9, Palazzo Graneri della Roccia, interno cortile dalle ore 18.30.
UGO LUCIO BORGA, “SOUTH SUDAN. WALK OR DIE: THE FORGOTTEN GENOCIDE”
Inaugurazione: Giovedì 3 Maggio
dalle ore 18.30 alle ore 21.00
PAOLA MELIGA Art Gallery
Via Maria Vittoria 46/D Torino
3 Maggio – 27 Luglio
Paola Meliga Art Gallery presenta Ugo Lucio Borga, “South Sudan. Walk or die: the forgotten genocide.” Il conflitto in Sud Sudan ha provocato il più grande esodo della storia, in Africa, dal genocidio in Rwanda. È una guerra segnata da atrocità e massacri su base etnica. Secondo l’Unicef, sono oltre 19.000 i bambini reclutati nel conflitto, 250.000 sono a rischio di morte imminente per fame, 2,4 milioni sono costretti a fuggire. La guerra civile del Sud Sudan ha provocato una delle più gravi crisi umanitaria nel mondo.
In contemporanea all’inaugurazione sarà presentato l’ultimo libro dell’autore:
La luna si nasconde – Diari dall’Africa in guerra – prefazione di Marco Maggi – edizioni
MarcoValerio. La mostra è inserita nel programma di Fo.To – Fotografi a Torino, progetto di collaborazione cittadina promosso dal Museo Ettore Fico.
PaolaMeliga Art Gallery – Via Maria Vittoria 46/D | Torino
Tel. Fax.: 0112079983 | cell.: 3284363514
Orario mostra:
dal martedì al venerdì dalle ore 15.30/19.00
Il sabato dalle 10.30/12.30-15.30/19.00