LIRICA: GRANDI VOCI PIEMONTESI cura di Edoardo Ferrati

ARIMONDI VITTORIO GIUSEPPE (Saluzzo, 1861; Chicago, 14 aprile 1928), basso-foto 1-

Vittorio Arimondi

Figlio di un colonnello dell’esercito, si dedicò ad attività commerciali, studiando nel contempo canto sotto la guida di G. Cima. Esordì nel 1882 a Varese (Il Guarany di Gomes). Voce profonda di basso, statura imponente, lo spinsero verso figure solenni dai gesti gravi. Svolse un lungo periodo nei teatri della provincia italiana, privilegiando ruoli come il Re (Aida), Sparafucile (Rigoletto), conte Rodolfo (Sonnambula). Dal 1892 si fece apprezzare all’estero con impegni a Londra, San Pietroburgo, Parigi, Vienna, Berlino, Buenos Aires. Attivo sulla scena della Metropolitan Opera di New York dove s’impose come Mefistofele del Faust di Gounod: gigantesco, dalla voce tonante contrapposto a quello sardonico che proponevano  i grandi bassi contemporanei francesi come Berard, Plancon, Journet. Nel 1920 si stabilì a Chicago dove fu docente al Music College. Partecipò alla prima assoluta (1893) del Falstaff (ruolo di Pistola) diretta da Toscanini alla Scala. Affrontò anche titoli, assai popolari all’inizio del Novecento e ora scomparsi, come Colombo di Franchetti o Lero e Leandro di Mancinelli. Nel periodo  di New York si cimentò in Wagner (Triistano e Isotta, Valchiria) cantati in lingua italiana. Pochi i dischi di Arimondi, realizzati nel 1904 e 1907, documenti che, nonostante il mezzo tecnico rudimentale, consentono la percezione della compattezza del suono e la robustezza d’espressione.

 

VIGLIONE BORGHESE DOMENICO (Mondovì, 3 luglio 1877; Milano, 26 ottobre 1957)- foto 2-

Domenico Viglione Borghese

Allievo della Scuola Veterinaria di Milano, si dedicò al canto, trasferendosi al Liceo Musicale di Pesaro. Iniziò la carriera nella provincia italiana (allora fondamentale per la carriera di un cantante lirico), esordendo a Lodi nel 1899 (Lohengrin), Insoddisfatto emigrò negli Stati Uniti dove esercitò varie attività commerciali, Sentito casualmente da Enrico Caruso, venne sollecitato a riprendere la carriera teatrale. Nel 1905/906 con una compagnia, diretta dal celebre soprano fiorentino Luisa Tetrazzini, toccò i principali  teatri sudamericani. Il successo giunse come Amonasro nell’Aida (1907) al Regio di Parma che gli schiuse la fama internazionale: oltre che negli Stati Uniti, si produsse in Spagna, Argentina e nei principali teatri italiani con preferenze per titoli come Gioconda, Otello, Pagliacci, Tosca. Nel 1919 alla Scala fu tra i protagonisti della prima assoluta di Maja di Leoncavallo. Interprete notevole, dotato di voce voluminosa e di risonanza, facile e limpida nell’emissione, estesa, omogenea in ogni registro. Una delle voci più belle del suo tempo, pur ricca di baritoni di alto rango. Stimato da Puccini, cantò il ruolo dello sceriffo Jack Rance ne La fanciulla del West alla prima italiana al Teatro Grande di Brescia (1911), pochi mesi dopo la prima a New York. Cantò al Regio di Torino (stagione 1923/26) nelle seguenti opere: La fanciulla del West, Rigoletto, Il gallo d’oro di Rimskij Korsakov, Falstaff, Parsifal per un totale di trentuno recite. Celebre nei ruoli di: Jago (Otello), Barnaba (La Gioconda), Amonasro (Aida). Cavaradossi (Tosca).

Attore vivace e di rara scioltezza, al ritiro dalle scene intraprese una  carriera cinematografica, realizzando tredici pellicole nel corso del decennio 1941/51. La sua città natale gli ha dedicato il premio internazionale “Opera Citta di Mondovì”, giunto ormai alla ventottesima edizione, che avrà luogo il prossimo novembre. Rari sono i dischi che non rendono un buon servizio alla voce a cui viene sottratta sonorità nel medium, rendendola un po’ cavernosa. Siamo nel primo ventennio della storia discografica(1908-1925) che si avvale ancora della tecnica acustica, quindi documenti difficili da valutare.

 

PASERO TANCREDI (Torino, 11 gennaio 1893; Milano, 17 febbraio 1983, basso-foto 3-

Dopo l’esordio (15 dicembre 1918) al Teatro Eretenio di Vicenza come Rodolfo nella Sonnambula, iniziò il percorso artistico nella provincia italiana. La fase più brillante della sua carriera ebbe inizio nel 1924 con i debutti al Costanzi di Roma e al Colon di Buenos Aires, poi alla Scala (1926) dove fece ritorno fino alla stagione 1942-43. Le tappe successive furono Berlino, Parigi, Barcellona, Lisbona. Pasero è considerato il più autorevole basso del teatro lirico italiano: posizione favorita, nell’intermezzo tra le due guerre, dal ritiro di Nazareno De Angelis e dal trasferimento negli Stati Uniti di Ezio Pinza. Voce non tenebrosa, ma ampia e sonora, emerse nei ruoli sacerdotali che ponevano in rilievo la morbidezza e la nobiltà del timbro, oltre che la ferma linea espressivo-vocale. Pollione (Norma), padre guardiano (La forza del destino, Filippo II (Don Carlo), Ramfis (Aida), Silva (Ernani), Mefistofele Faust di Gounod, Alvise Badoero (La Gioconda), Boris Godunov, Mosè di Rossini, Fiesco (Simon Boccanegra) furono i caposaldi del suo repertorio.

Tutti ruoli, per fortuna, immortalati in documenti discografici degli anni 1927/30, 1934, 1937/39, 1942/47 per le etichette Fonotipia, Columbia, Cetra, Voce del Padrone. Realizzò anche opere complete: Sonnambula, Norma e il raro

Oberto conte di San Bonifacio di Verdi.

La voce è molto fonogenica per via di un insinuante e notevole omogeneità d’impasto. Di conseguenza le sue incisioni hanno un valore assoluto. La più rilevante, come interpretazione, è il monologo di Filippo II dal Don Carlo, reso con grande senso dell’indagine psicologica e vocale: forse, la più  convincente dell’intera storia del disco

(2. continua)