PIEMONTE ARTE: MERZ, DE CHIRICO E DE PISIS, OLIVA, BIELLA

TORINO: LA LUCE D’ARTISTA DI MARIO MERZ DIVENTA UN’INSTALLAZIONE LUMINOSA PERMANENTE SULLA CUPOLA DELLA MOLE

Il ‘volo dei numeri, opera dell’artista Mario Merz ispirata alla serie di Fibonacci, collocata sulla cupola della Mole Antonelliana nel 2000, resterà d’ora in poi costantemente accesa, dall’imbrunire di ogni giorno fino all’una d’estate e a mezzanotte d’inverno. I numeri “in volo” nell’installazione di Merz sono quelli della serie di Leonardo Pisano, detto Fibonacci. Il matematico medievale toscano – che introdusse tra l’altro in Italia l’uso delle cifre arabe – così sintetizzava la progressione che, in natura, determina la crescita e la proliferazione delle forme: in questa successione, ogni numero è la somma dei due precedenti. L’artista ha più volte utilizzato la serie di Fibonacci come elemento delle sue installazioni; allo stesso modo, è stato fra i primi ad assumere la luce fluorescente come metafora dell’energia. Qui, però, la successione numerica assume nuovi significati sia come forte segnale luminoso disposto sulla Mole, sia in rapporto alla curva (altro schema di frequente utilizzazione matematica) della cupola della costruzione di Antonelli.

L’opera, illuminandosi tutte le sere, diventerà un tutt’uno col monumento simbolo della città.

 

 

 

 

DOMODOSSOLA: DE CHIRICO E DE PISIS TRA SEICENTO E MODERNITÀ

All’interno della duecentesca chiesa-museo di Palazzo San Francesco, all’ombra degli affreschi che raccontano storie provenienti da epoche lontane, visibili sulle volte delle campate laterali, dialogano tra loro i dipinti di Giorgio de Chirico (Volo 1888 – Roma 1978) e di Filippo De Pisis (Ferrara 1896 – Brugherio 1956), due tra i più grandi protagonisti dell’arte del Novecento. La mostra mescola i secoli, i luoghi, gli stili, per sviscerare il tema della mente altrove, ovvero il sogno, la dimensione che va oltre il reale e che trova nella Metafisica, di cui de Chirico è il padre fondatore e De Pisis un “seguace” per vocazione, una condizione ideale per interrogarsi sulla vita e sul mondo. “La metafisica (poesia in altre parole) che si sprigiona da un’opera d’arte – afferma De Pisis – non si riferisce solo alle forme più o meno astratte in cui essa è composta, ma allo spirito che la informa. […] La metafisica è fatta spesso più di semplicità, chiarezza, sonorità e palpito che di ricerca e di aridità”. In mostra una selezione di una quarantina di opere curata dal nuovo Conservatore dei Musei Civici di Domodossola Antonio D’Amico, si possono ammirare (fino al 31 ottobre) tele con vedute cittadine, scorci di paesaggi e ritratti, opere che raffigurano i temi consueti del loro repertorio, in particolare però le nature morte di De Pisis, fatte di tocchi leggeri, sciolti dalla forma e svolazzanti come piccole farfalle, e i Dioscuri in riva al mare di de Chirico, dove Castore e Polluce stanno sulla spiaggia tra cavalli, templi e frammenti antichi. Sono composizioni enigmatiche, dove le cose e gli uomini non rappresentano tanto loro stessi, ma ricordi o la condizione di un mondo che si riallaccia al mito più che alla realtà. L’elemento unificatore è il silenzio di un tempo inteso come un eterno presente: letterario e epico in de Chirico, inafferrabile e struggente in De Pisis, magico e seducente nelle tele di derivazione caravaggesca. De Chirico e De Pisis si astraggono dalla realtà e si lasciano trascinare dal sogno, dal ricordo di luoghi e di immagini, si lasciano contagiare dalle evocazioni della memoria o dalle pagine letterarie, ma a Domodossola le loro opere scoprono una via ulteriore: un dialogano diretto con il seicento, un’epoca molto amata dal maestro di Volos, che più volte ha indossato i panni dei cavalieri di quel secolo. È un colloquio complesso, ma stimolante, volto ad abbattere l’idea di un’arte statica e inquadrata nel proprio tempo. Così, due straordinarie nature morte di De Pisis contenenti ostriche sono affiancate a una grande natura morta con pesci, tra cui delle ostriche, eseguita negli anni Trenta del Seicento da Giovanni Battista Ruoppolo, artista napoletano e maestro nel genere della natura morta caravaggesca. Oppure, un poetico vaso con fiori di montagna, realizzato sempre da De Pisis ad acquarello su carta, è accostato a una deliziosa quanto realistica tela con un vaso di fiori dipinto da Giuseppe Recco a Napoli, qualche anno dopo la morte di Caravaggio. Così come, nelle ondulate e generose pennellate dei Dioscuri (1930) o dell’Autoritratto (1942) dechirichiani si intravedono suggestioni barocche.

DE CHIRICO | DE PISIS LA MENTE ALTROVE

15 luglio – 31 ottobre 2018

Musei Civici di Palazzo San Francesco

Domodossola, Piazza Convenzione 11

 

 

LE FOTOGRAFIE DI GIANNI OLIVA IN VALLE DI LANZO

 

UN LIBRO DI DANILO TACCHINO: “TORINO, MITI E LEGGENDE DELLA FONDAZIONE”

La storia antica e leggendaria di Torino nel tempo ancestrale della sua fondazione in una serie di racconti che compongono un romanzo dal sapore fantasy: l’avvicendarsi e il mescolarsi delle genti nella fertile pianura del fiume d’argento, ai piedi dei monti che avrebbero poi diviso il territorio italico da quello gallico. In questo libro l’Autore propone, attraverso lo strumento del racconto e uno stile allo stesso tempo evocativo e avvincente, miti antichi e leggende, protagonisti fantastici, alleanze e battaglie, in un percorso che parte dalle origini dei Taurini, popolo pedemontano della piana del Po, per giungere, in epoca romana, alla città di Augusta Taurinorum, che la Storia conosce. E allora, dai culti e dagli dei della megalopoli di Rama, edificata secondo la leggenda nel 4000 a.C. da genti pelasgiche in fuga dal diluvio universale, passando per i miti di Giasone e Ercole, di Fetonte e del principe Egizio Eridano, si dipana un’avventura fantastica; e fra le sue pagine, il Toro, vincitore sul Drago malefico del nulla, diventa simbolo di un popolo fortemente legato al suo territorio e al suo fiume, che si riconosce “taurino”, adoratore dello stesso dio Toro Api. Danilo Tacchino, nato a Genova nel ‘58, ha studiato e vive a Torino. Laureato in Sociologia del lavoro nel ‘97 e ha iniziato a occuparsi di temi legati ai misteri storici del territorio piemontese e ligure.

 

BIELLA, “DONNE DI OGNI GIORNO”: CONCERTO DI FINE MOSTRA

 

TORINO, G.A.M.: WORKSHOP CON I FOTOGRAFI OBISO E BIAMINO

La GAM di Torino, in occasione della mostra Suggestioni d’Italia. Dal Neorealismo al Duemila. Lo sguardo di 14 fotografi curata da Riccardo Passoni, propone due attività rivolte a tutto il pubblico appassionato di fotografia: un Workshop condotto da due degli autori presenti in mostra, Enzo Obiso e Bruna Biamino, e il GAM Photo Project, che coinvolgerà la popolazione social attraverso Instagram. L’esposizione presenta oltre 100 fotografie, realizzate dalla fine del secondo dopoguerra ai primi anni Duemila, che raccontano l’Italia per immagini: il paesaggio e le città della nostra penisola esplorati da 14 grandi fotografi, sia nell’architettura sia nella loro dimensione umana e sociale. Lo scopo del Public program è quello di coinvolgere un ampio pubblico, invitarlo a partecipare attivamente alla programmazione del museo, dando al contempo l’opportunità di collaborare con due importanti e stimati fotografi. Un’autentica esperienza di gruppo che va oltre la semplice condivisione di immagini, che permetterà di valorizzare le capacità espressive dei semplici amatori come dei professionisti della fotografia.

Workshop con i fotografi Enzo Obiso e Bruna Biamino – Il Workshop è organizzato dal Dipartimento Educazione GAM insieme a due fotografi presenti in mostra; si tratta di un lavoro “a più voci”, pensato per guidare i partecipanti a produrre racconti fotografici, offrendo diverse visioni e interpretazioni del soggetto-paesaggio. Il progetto prenderà avvio giovedì 19 luglio attraverso un dialogo in mostra con Biamino e Obiso, per poi approfondire, nello specifico, la conoscenza della loro ricerca. Sarà quindi proposto ai partecipanti di tornare a visitare e fotografare “il proprio luogo del cuore”, con l’obiettivo di costruire una personale sequenza di almeno cinque scatti. Sarà l’occasione per recuperare un uso più consapevole delle capacità narrative della fotografia, evocando contesti legati alla memoria di momenti felici della propria vita. Da questo potrà nascere una riflessione sul cambiamento o sulla permanenza della propria visione dei luoghi vissuti e amati. Il focus group di settembre prevede l’analisi del portfolio dei materiali prodotti, e i commenti e i consigli di Biamino e Obiso costituiranno l’aspetto formativo del workshop, che potrà far emergere nei partecipanti nuovi punti di vista e rivelare competenze espressive nell’uso della fotografia. Le emozioni che derivano dalle immagini dei luoghi saranno al centro del progetto. L’esperienza sarà valorizzata con la stampa dei lavori, offerta da Nikon, e l’esposizione negli spazi della GAM dei racconti fotografici più interessanti.

 

 Calendario degli incontri:

giovedì 19 luglio ore 15,30 – GAM

– Formazione del gruppo, dialogo nella mostra Suggestioni d’Italia.

– Presentazione del lavoro fotografico a tema paesaggio di Bruna Biamino e di Enzo Obiso

– Assegnazione del compito di realizzare e far pervenire in GAM entro il 7 settembre una o più serie di almeno cinque scatti del “proprio luogo del cuore” nel territorio italiano.

martedì 11 settembre ore 15,30 – GAM

– Focus group per i partecipanti con Bruna Biamino, Enzo Obiso e Flavia Barbaro per la lettura portfolio, il commento, la valutazione della produzione di narrazioni fotografiche sul tema assegnato.

– Valorizzazione dell’esperienza attraverso la selezione, la stampa dei racconti fotografici più interessanti sponsorizzata da Nikon e l’esposizione in GAM

Costo iscrizione workshop € 18 + ingresso mostra come da regolamento museo