PIEMONTE ARTE: CHIERI E CONTEROSITO, RIVA E I GIARDINI, SALUZZO, RUBIANA, RIVOLI, VENTURA, POLVER…
CHIERI: MOSTRA “COLORI & SAPORI” DI NINO CONTEROSITO
Il pittore Nino Conterosito, il Ristorante Enoscalo di Chieri con il patrocinio della Città di Chieri annunciano l’apertura della mostra “COLORI & SAPORI” alle ore 10:00 del 12 settembre 2018, viale Roma 29/E Chieri (Torino). La mostra rimarrà aperta dal 12 al 23 settembre 2018 compreso, visitabile nelle ore prima di pranzo e cena.
RIVA PRESSO CHIERI, APRE LA MOSTRA “N.G.I. – NUOVI GIARDINI INDUSTRIALI”
Mostra dell’Accademia Albertina con i suoi studenti.
Presentazione:
mercoledì 05 settembre 2018, ore 18.00
Palazzo Grosso
Riva presso Chieri, Torino
Dal 6 al 23 settembre 2018 (da lunedì a sabato 10 – 12; domenica 16 – 19), Palazzo Grosso di Riva di Chieri ospita una mostra molto particolare, composta da opere che propongono soluzioni all’invasione industriale a detrimento del panorama naturale in una precisa area del paese. L’idea, infatti, parte da un impianto industriale ingombrante, un Palazzo storico prestigioso e un giardino incompiuto, rimasto sui fogli ingialliti di antichi disegni: tre punti chiave per un confronto con la natura e la storia di un territorio, alla ricerca di dialogo e valorizzazione. Per comprendere appieno il significato dell’evento, è necessario un salto nel passato: nel 1796-1797 la contessa Faustina Grosso Mazzetti (1750-1827) commissionava all’architetto di origini viennesi, ma milanese d’adozione, Leopold Pollack (1751-1806) un progetto di giardino paesaggistico all’inglese. Cinquant’anni dopo, il complesso veniva venduto all’amministrazione comunale dagli eredi di Faustina: il parco paesaggistico fu frazionato e, in buona parte, venduto a proprietari privati e convertito ad usi agricoli e, dalla seconda metà del Novecento, ulteriormente trasformato per fini industriali. Il giardino all’inglese è quindi rimasto solo sulla carta.
Nel 2015, seguendo una prima idea del maestro Borgarello, l’Associazione Culturale “Il Carro” di Riva presso Chieri ha avviato una collaborazione con il prof. Paolo Belgioioso dell’Accademia Albertina di Torino per elaborare una serie di proposte di intervento artistico finalizzato al recupero dell’area adiacente a Palazzo Grosso, oggi occupata dalla ditta Benedicenti-Alimenti zootecnici con strutture di forte impatto estetico e paesaggistico. Ai giovani, che hanno aderito al progetto, è stato richiesto di confrontarsi con la natura e la storia di un territorio come esempio di sostenibilità ambientale declinata in chiave artistica.
Gli studenti dell’Albertina hanno lavorato a progetti (ben 60 proposte elaborate da giovani italiani e stranieri) per il recupero estetico dell’area industriale evocando il giardino con gli strumenti dell’Arte.
La Mostra è composta da 20 opere selezionate degli studenti del corso di Anatomia dell’immagine, che negli anni accademici 2015/2016 e 2016/2017 hanno partecipato al progetto.
Esso si è configurato come un vero e proprio laboratorio in cui, con taglio interdisciplinare, hanno dialogato professionisti di diversi settori nell’ambito della creazione e valorizzazione della produzione artistica, antica e contemporanea. Ecco quindi presentata al pubblico una selezione di archetipi che si differenziano notevolmente tra loro, che in parte rivelano i tratti di contaminazioni artistiche ataviche o che espongono esplorazioni intime e originali.
I venti progetti sono esposti in tavole di grande formato, completi di indicazioni sul percorso ideativo. Ciascuno è il risultato dello studio degli aspetti formali, funzionali, simbolici del giardino, anche attraverso la lettura di significative interpretazioni storiche e artistiche. L’analisi di tecniche e materiali di impiego, in considerazione di una reale fattibilità dell’intervento artistico ha contribuito a dare concretezza, all’immagine di un giardino industriale.
SALUZZO, MOSTRA “VIVRE D’HAZARD: Piero Bolla”
8 settembre | 4 novembre 2018
Inaugurazione venerdì 7 settembre ore 18.00
LA CASTIGLIA
SALITA AL CASTELLO, SALUZZO
Venerdì 7 settembre, presso La Castiglia di Saluzzo, inaugura la mostra di Piero Bolla Vivre d’hazard. In esposizione alcune fra le opere storiche ma anche più recenti dell’artista piemontese, dove la profondità e la complessità della sua ricerca si manifestano delineando i tratti caratteristici del suo percorso creativo. Piero Bolla è la materia dei suoi quadri, delle sue sculture, delle sue installazioni, come si dice oggi. Una materia che produce con forza, ciò avvenga su tela o nello spazio, una solida presenza che è poi quella dell’artista stesso, che si arrovella sulla sua condizione, sui suoi strumenti, sullo spazio, sulla fotografia, sulla Storia dell’arte. Fino al senso dell’esistenza, all’ironia con cui egli sfida la vita, al melodramma della commedia umana. Bolla possiede nella sua figura alta, nel suo passo lungo, nella sue mani grandi e contorte, il vigore pronto alla sfida a scalare il mondo, disposto come l’occhio e la penna di Fenoglio quando guardava una collina, o descriveva le campane della chiesa quel giorno che suonarono in modo che “sembrò che sulla città piovesse scheggioni di bronzo.” Bolla in realtà non dipinge, non scolpisce, costruisce. Il suo sublime si sprigiona dall’ostinata e lucida convinzione che l’arte è la forma più alta di conoscenza, non secondaria, e tanto meno subalterna a scienza o filosofia, o politica. Il dipanarsi di questa conoscenza consiste nell’atto di produrre stuoli di quadri e di sculture, da radunare fino nei più nascosti meandri della sua casa. “A volte potrei anche gettare via la chiave,“ sostiene, perché l’importanza dell’opera sta nell’averla realizzata con il lavorio intenso della mente che guida le mani che forgiano materia, sia essa plastica o ferro o carta, che modellano oggetti o figure, che rigirano i pennelli nel colore. Nel suo studio, accanto alle opere, si ritrovano fotografie a decine, strappate, scarabocchiate, accartocciate, ridipinte, perché egli è perfettamente convinto che la realtà non è più osservabile direttamente. Per arrivare alla sua essenza è invece necessario partire dall’analisi dei parametri percettivi e culturali in cui viene continuamente proiettata. La fotografia, il giornale, la pagina di carta stampata ci portano il reale già schedato, inquadrato, consumato, spesso sfregiato. Quindi con i mass media Bolla non ha un rapporto pacifico, ma antagonistico. Questi organizzano il mondo contestualizzandolo secondo le dinamiche preordinate delle necessità della comunicazione. Piero è convinto che l’operazione dell’artista debba essere quella contraria: la decontestualizzazione, che riporta l’essere alla sua prima natura. Ed ecco nei quadri le indagini sul peso, sul caldo, sul movimento, sul tatto, nel divenire della coppia che balla, del violinista, o nella pendenza innaturale della scala delle ossessioni nei sogni. Fino alla rappresentazione della bestialità debordante dei cani, o in quella del gesticolare cosciente e espressivo di scimmie immerse in qualche contesa tra di loro. Fino alla produzione di torme di piccoli manichini di carta, modellati a decine con fogli di giornale e nastri adesivi, moltiplicati in tante pose diverse, sostenuti nel vuoto da indifferenti e estranei pioli di ferro, che realizzano l’anonimato di individui, sempre diversi e sempre uguali che, per dirla con Feuerbach, sono ciò che mangiano: pane e mass media, appunto. Dagli anni cinquanta fino a oggi nella sua storia di artista si dipana il filo della conoscenza come atto di tensione verso il reale. Dai primi quadri di mobili e attrezzi, pietrificati in pigmenti materici, agli oggetti fermati in un momento della loro storia e del loro uso, alle fotografie, alle nude e fredde percezioni della cultura di massa. Un film di immagini in cui sempre si intravedono le lezioni provenienti dai movimenti dell’arte contemporanea, dall’avanguardia storica, dalla Pop, fino al post moderno, sempre giocate con una profonda e imprevedibile originalità. Questa è la storia delle opere di Bolla, in cui la sua esperienza di uomo si è piegata, riflettuta, pietrificata. E in cui anche la nostra coscienza si rimescola e si riconosce.
La mostra è promossa dal Comune di Saluzzo, organizzata dalla Fondazione Amleto Bertoni in collaborazione con l’a.p.s. Ur/Ca Casa Laboratorio di Saluzzo con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo.
La Castiglia – Salita al Castello, Saluzzo – 8 settembre | 4 novembre 2018
Orari Lunedì, giovedì, venerdì, sabato ore 10-13 e 14-18
Domenica e festivi 10-13 e 14-19
Biglietto 5 €
RUBIANA: “FIABE E BOSCHI”, BIENNALE FRANCESCO TABUSSO, VIII EDIZIONE
inaugurazione mostra LA MAGIA DEL RICORDO. Francesco Tabusso dipinge la Valle di Susa – Villa Tabusso sabato 8 settembre ore 16.00 – RUBIANA
inaugurazione mostra L’INCISIONE E LA GRAFICA D’ARTE IN PIEMONTE – Pinacoteca comunale Francesco Tabusso domenica 9 settembre ore 10.30 – RUBIANA
Giunge quest’anno all’VIII edizione Fiabe e boschi, la rassegna pittorica nata nel 2007 da un’idea del pittore Francesco Tabusso che con gli amici Francesco Casorati, Romano Campagnoli, Giacomo Soffiantino, Tino Aime e altri ancora, ha costituito il primo nucleo della Pinacoteca comunale di Rubiana, che oggi è composta da 55 opere che si sono aggiunte di edizione in edizione grazie alla generosità degli artisti invitati. L’amore, nutrito dal Maestro nel corso della sua esistenza, verso la montagna e la vita dei campi a contatto con la natura è da ricondursi agli anni della guerra e dello sfollamento a Rubiana, quando la famiglia si trasferì nella casa di campagna della Val di Susa: «Gli anni della guerra, con tutte le implicazioni distruttive e negative, hanno molto influito sulle tele che rispecchiano i miei vissuti. Quando ero a Rubiana ho conosciuto i contadini e, osservandone le abitudini, è iniziato il mio “imprinting” con l’arte. Ogni soggetto è un ricordo, e i ricordi riaffiorano» aveva affermato l’Artista in un’intervista. Fiabe e boschi si svilupperà anche quest’anno in due sedi espositive: la casa di famiglia in Borgata Gai 21 dove sarà allestita la mostra La magia del ricordo. Francesco Tabusso dipinge la Valle di Susa e la Pinacoteca comunale, rinnovata nell’allestimento dalla scorsa edizione, che ospiterà la mostra L’incisione e la grafica d’arte in Piemonte. > La prima sarà un’esposizione di circa venticinque opere su carta attraverso cui Tabusso descrive paesaggi e borgate conosciuti da ragazzo e frequentati poi nell’arco di tutta la vita: il passaggio del torrente Messa sull’antica strada di Mompellato, i profili delle cime che conducono alla Fontana Barale, i boschi della frazione Favella, le cime del Caprasio (Roccasella) e del Civrari; il monte Pirchiriano con la Sacra di San Michele e le leggende ad essa legate. Tra i lavori esposti, la serie di acquerelli dipinti alla baita del Chietto a duemila metri di altezza sulla strada che da Condove porta a Colombardo, un luogo a cui Tabusso era stato legato per tutta la vita: vi era capitato nel ’62 con il fratello Gustavo percorrendo sentieri e mulattiere quando ancora l’alpeggio era raggiungibile solo a piedi, tornandovi poi in numerose occasioni per condividere il lavoro dei pastori in alpeggio. Nel 1980 dipinse un pilone votivo costruito su quei pascoli.
Sempre nelle stanze della villa, sarà esposta una selezione delle immagini realizzate dal fotografo Renzo Miglio degli affreschi della Madonna della Bassa, il santuario affrescato da Tabusso nel 1995 con l’amica pittrice Germana Albertone. L’intero allestimento è poi accompagnato dalle pagine di una sorta di diario per immagini dove l’Artista fissava le sue impressioni derivate dalle passeggiate in Valle, dai ricordi degli amici e da quelli delle persone incontrate nel corso dei suoi pellegrinaggi. La seconda mostra, ambientata nella sala della Pinacoteca comunale dedicata alle estemporanee, sarà incentrata sull’affascinante tecnica dell’incisione, ripercorsa attraverso ventisei opere di alcuni dei più significativi Maestri del Secondo Novecento piemontese e lombardo, per lo più già presenti con i loro lavori nell’esposizione permanente della Pinacoteca. L’allestimento, curato da Marco Marzi, sarà ulteriormente impreziosito da un dipinto di Francesco Tabusso risalente al periodo giovanile dell’Artista e, nello specifico, a un suo soggiorno a Pavarolo presso la residenza dei Casorati e da un esemplare del “Presepe di Francesco Tabusso”, realizzato in cento esemplari nel 1977.
FIABE E BOSCHI Biennale Francesco Tabusso
le mostre saranno aperte tutti i sabati e le domeniche di settembre con orario 10.00 – 18.00
RIVOLI: OPEN DREAMS, MOSTRA DI GIANNI GIANASSO
dal 7 settembre al 30 settembre
inaugurazione 7 settembre ore 18:00
L’Assessorato alla Cultura della Città di Rivoli propone, nell’ambito dell’attività espositiva della Casa del Conte Verde, la mostra “Open Dreams” dell’artista Gianni Gianasso a cura dell’arch. Daniela Bombardiere e presentata dal Prof. Edoardo Di Mauro
L’evento, patrocinato dalla Regione Piemonte e dalla Città Metropolitana di Torino, verrà inaugurato venerdì 7 settembre alle ore 18:00
Gianni Gianasso è artista poliedrico ed eclettico che ha iniziato la sua lunga carriera creativa negli ‘60 come pubblicitario nel celebre Studio Testa, per poi dedicarsi totalmente all’arte sviluppando una cifra stilistica originalissima e riconducibile al Surrealismo Piemontese Surfanta.
I lavori di Gianasso dal 1993 ad oggi si sviluppano in Cicli e la mostra antologica, nelle Sale del Conte Verde, ne ripercorrerà i passaggi fino all’ultimo dedicato al Sogno.
“La dimensione del Sogno è propria della poetica di Gianasso che adopera un linguaggio colto e simbolico nonché pittoricamente raffinato per parlare del reale e del quotidiano senza appiattirsi sulla dimensione del reportage in presa diretta” sottolinea il Prof.Di Mauro “demistificando con ironia le sfavillanti ed effimere icone mediatiche.” La mostra sarà visitabile a Rivoli, alla Casa del Conte Verde, fino al 30 settembre 2018.
Casa del Conte Verde, Via Fratelli Piol 8 – Rivoli (To), Tel. 011.956.30.20
Inaugurazione: 7 settembre 2018, ore 18:00
Apertura al pubblico: dal 7 settembre al 30 settembre 2018
Orari: dal martedì al venerdì 16 – 19; sabato e domenica 10-13 e 16-19; lunedì: chiuso.
TORINO: MOSTRA «ANGELO MALINVERNI – I FIORI, LA GRANDE GUERRA, GLI ALPINI»
Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino
15 settembre- 24 ottobre
Verrà inaugurata sabato 15 settembre, alle 17, presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, in piazza Carlo Alberto 3, la mostra «Angelo Malinverni – I fiori, la Grande Guerra, gli Alpini», curata da Angelo Mistrangelo e realizzata con la collaborazione della galleria Berman e il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Nel centenario della fine della Grande Guerra, la Biblioteca Nazionale celebra questo artista, scrittore, medico e alpino con una rassegna di oltre un centinaio di opere, in cui Malinverni registra le emozioni del fluire dei mesi, delle luci, dei colori di una natura ritrovata, rivisitata, reinterpretata, in rappresentazioni che trovano riscontri all’interno della tradizione pittorica di scuola piemontese di fine Ottocento e dei primi anni del Novecento. Di volta in volta, Malinverni traduce la visione del vero in una raffigurazione dalle cadenze delicate, interiorizzate. Ogni colore, ogni linea, ogni impressione diviene testimonianza di una ricerca che lo ha accompagnato per tutta la vita. L’ampio salone della Biblioteca accoglie l’autore di numerose tavolette rese con un segno che fissa un «Altipiano» e delle betulle, un «Lago montano» e «Il pittore Cavalleri», del 1919, che dipinge davanti allo scenario spettacolare della natura, delle montagne e della luce che illumina alberi e arbusti. Dai «camminamenti» e trincee della prima guerra mondiale a un mazzo di «Rose bianche», si dispiegano le immagini di Malinverni, i ricordi che affiorano alle prime luci dell’alba, gli interni raccolti e arricchiti dalle nature morte o dai mazzi di fiori in un vaso. La retrospettiva permette di entrare in sintonia con una serie di quadri che rivelano la delicatezza delle «Rose avvizzite e mele» o del ritratto di «Maria Rosa» del 1940, in un susseguirsi di paesaggi montani, marine, nature morte, fiori. Contemporaneamente all’inaugurazione sarà disponibile la ristampa, a 80 anni dalla prima edizione, del libro O luna, O luna, tu me lo dicevi… di Angelo Malinverni, un capolavoro della memorialistica del primo conflitto mondiale. In questo appassionato diario di guerra in prima linea con gli alpini, l’autore racconta episodi della Grande Guerra filtrati da uno spirito poetico con un linguaggio personalissimo e disinvolto. Come asserisce il giornalista Marco Balbi, con questo libro Angelo Malinverni ci ha consegnato una delle testimonianze più sincere, originali e commoventi della letteratura di guerra alpina. Nel catalogo trilingue (italiano, francese e inglese) della mostra, edito come il libro O luna, O luna, tu me lo dicevi… dalla casa editrice torinese AdArte, sono inclusi testi del curatore, di Carla Bertone e di Gianni Oliva.
La mostra, con ingresso gratuito, è aperta al pubblico fino al 24 ottobre secondo gli orari della Biblioteca Nazionale: dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 19 e il sabato dalle 8 alle 14.
Biografia di Angelo Malinverni: Angelo Malinverni nasce il 14 febbraio1877 a Torino. L’esperienza della prima guerra mondiale segna una tappa decisiva nella sua vita: si arruola come volontario nel 1915, rifiuta la possibilità di essere assegnato a un ospedale da campo e svolge la sua professione in trincea con gli alpini del Battaglione Ivrea del IV Reggimento. Ferito allo Sleme, durante la degenza realizza numerosi disegni e schizzi con i soldati, le trincee, i reticolati. Grazie alla sua abilità grafica gli viene assegnato il compito di rilevare le posizioni nemiche. Gli viene conferita la Medaglia d’Argento al valore militare per un’azione del dicembre del 1915 sul Mrzli. Rientrato nella vita civile, tralasciando la professione medica anche a causa dell’infermità contratta in guerra, si dedica completamente alla pittura. All’attività di pittore affianca anche quella di scrittore. Muore a Torino nel suo studio il 1°giugno del 1947.
LEQUIO TANARO: INCONTRARE LE «PRESENZE» D’ARTE CONTEMPORANEA E GLI STUDI SU ILLUSTRI BENESI, BOTERO, L’ARALDICA.
Il 2 settembre, alle 10,30, si è inaugurata nella Chiesa dei Disciplinanti Bianchi a Lequio Tanaro la mostra «Presenze» con cinque artisti dell’«Associazione Piemontese Arte» di Torino, presieduta da Riccardo Cordero. E tra le autorità e le persone presenti al vernissage, si ricorda Raffaele Dalmazzo, sindaco di Lequio Tanaro, Michelangelo Fessia, presidente dell’Associazione Culturale Amici di Bene, Riccardo Passoni, direttore della GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, il grafico Claudio Ruffino, il pittore Renato Brazzani, il fotografo Giorgio Stella, Michelangelo e Graziella Grosso, giornalisti, amministratori locali, esponenti del mondo culturale e universitario torinese. Un percorso, quello degli autori invitati, tra segno e forma, immagini e materiali, che esprimono gli aspetti dell’attuale ricerca artistica, come si può cogliere osservando le opere esposte sino al 23 settembre (orario:domenica 10-12/15-18).
Accompagnata da un testo critico di Gian Giorgio Massara e Angelo Mistrangelo, curatori dell’iniziativa, la rassegna si apre con la sequenza pittorica «Ragazza Punk» del 2004 di Laura Avondoglio, che affida a una interiorizzata e intensa interpretazione figurale il senso delle molteplici esperienze del mondo dei giovani.
Nelle tecniche miste (acquerello, pastelli secchi, sumi-e) «Pastels Blues in Four movements» di Maria Rosa Benso si avverte l’essenza di una continua ricerca della musicalità, di un ritmo compositivo lieve e immateriale acceso dalla luce atmosferica.
Luce che percorre le superfici della tele di Antonella Piro e, in particolare, sottolinea la «materia cromatica» di «Terra rossa» e di «Nella corrente», raggiungendo felici esiti d’insieme scanditi da una personale misura espressiva.
In attesa della prossima mostra alla Fondazione Bandera di Busto Arsizio, Mario Surbone presenta lavori, acrilici su legno, che rivelano, da «Una vita-Tre tempi» (dalla nascita alla morte) a «Il cielo sotto», il senso di un dettato dove ogni segno diviene alfabeto e linguaggio.
Tratte da riflessioni e da una approfondita rilettura delle «Metamorfosi» di Ovidio, le sculture, in acciaio, lana e seta, di Luisa Valentini sono un omaggio alla leggerezza, che si sviluppa attraverso il dialogo tra forma e ambiente, materia e natura, in una singolare e poetica visione.
GIORNATE DI STUDI E CONVEGNO A BENE VAGIENNA
E dalle arti visive di Lequio Tanaro si passa, nella vicina Bene Vagienna, al Palazzo dei Nobili, dove il 29 settembre si tiene una Giornata di Studi in ricordo di illustri benesi:
«L’Abate Melchiorre Magistrati e il Generale Francesco Ravera».
Città di Bene Vagienna, MIBAC, Società Studi Storici Archeologici
Artistici Provincia Cuneo. Moderatore Giorgio Gagna, relazioni e interventi di Rinaldo Comba, Laura Facchin, Guido Gentile, Luca Mana, Deborah Rocchietti.
Il 6 ottobre, Palazzo dei Nobili, Giornata di Studi boteriani: «Universalismo, fede e poesia nell’opera di Giovanni Botero». Patrocinio Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Studi Storici. Associazione Culturale Amici di Bene.
Moderatore Enzo A.Baldini, relazioni e interventi di Stefano Andretta, Marzia Giuliani, Giacomo Jori, Alice Raviola. Presentazione degli atti del Convegno internazionale tenutosi l’8 ottobre 2017 su Giovanni Botero a 400 anni dalla scomparsa, pubblicati da Nino Aragno Editore.
Il 27 ottobre, Palazzo dei Nobili, Convegno: «L’Araldica tra ostensione e identità di famiglie e di comunità», 330° anniversario consegnamento stemma alla Città di Bene. Patrocinio Centro Studi Piemontesi. Collegio Araldico, Vivant.
Introduzione di Enrico Genta Ternavasio.
Moderatore Attilio Offman, relazioni e interventi di Fabrizio Antonielli d’Oulx, Maria Coda, Gustavo Mola di Nomaglio, Attilio Offman, Roberto Sandri Giachino, Angelo Scordo.
(A.Mis.)
SABATO 8 SETTEMBRE LA VISITA GUIDATA A PALAZZO CISTERNA E L’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DEI DRAPPI DEL PALIO DI PIANEZZA
Proseguono nel mese di settembre le visite guidate a Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sede della Città Metropolitana di Torino, in via Maria Vittoria 12. Il settimo appuntamento dell’anno è previsto per le ore 10 di sabato 8 settembre. In occasione della visita guidata è in programma l’inaugurazione di una mostra dei drappi delle 36 edizioni del Palio dei Sëmna-sal (semina sale) di Pianezza, una tradizione che prosegue dal 1982. Ad accompagnare la visita guidata saranno alcuni brevi spettacoli, messi in scena con il coordinamento dell’associazione Icona dai gruppi storici pianezzesi “Ventaglio d’Argento”, “Granatieri Brandeburghesi” e “Amici del Palio”. La mostra a Palazzo Cisterna sarà visitabile gratuitamente fino al 20 settembre, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17.
“AD OCCHI CHIUSI”: A SETTEMBRE UN RICCO PROGRAMMA PER LA MOSTRA DI NINO VENTURA
Inaugurata il 30 giugno scorso, la mostra di sculture di Nino Ventura ha già ottenuto ottimi risultati di pubblico, tanto da far ipotizzare agli organizzatori una proroga dell’apertura fino al 14 di ottobre 2018. Nel mese di settembre il progetto espositivo si arricchisce di 3 appuntamenti dedicati ai materiali dell’arte mediterranea: il 2 settembre alle ore 15 a Tenuta La Marchesa si parla di marmo con il Direttore dell’Accademia di Carrara Luciano Massari; il 9 settembre alle ore 15.00 a Villa Sparina incontriamo Davide Servadei delle storica Ceramiche Gatti di Faenza e il 29 settembre alle ore 15.00 al Forte di Gavi l’argomento sarà il bronzo con Manlio Bonetto della Fonderia Artistica De Carli. Il 22 settembre alle ore 11, in occasione delle Giornate Europee per il Patrimonio istituite da MIBACT, nella sala convegni del Forte di Gavi, un convegno su “Vino & Arte” con la partecipazione della direttrice del Forte di Gavi Annamaria Aimone, Rosmary Pirotta – Presidente della Commissione Cultura-Eventi del Forte di Gavi, Nicolas Ballario – giornalista e critico arte, Roberto Ghio – presidente Consorzio del Gavi e Nicola Galleani D’Agliano – presidente Amici del Forte.
CARPIGNANO SESIA: “OMAGGIO A BRUNO POLVER”
Comune di Carpignano Sesia – sala Consiliare
Piazza Volontari della Libertà, 4
8-09-2018 / 29-09-2018
INAUGURAZIONE: sabato 08-09-2018 alle ore 17.00 sala consiliare
Colori unici, cercati e voluti in discordanti assonanze, in lievi declivi, in forti contrasti. Lo spazio nelle tele di Bruno Polver è sottomesso e violato nella sua essenza bidimensionale, i segni e i colori spostano piani e prospettive, sconvolgono quello che è normalità percepita, aprendo squarci leggeri di infinita dolcezza. Dipingere per lui era essenziale, sentiva forte il linguaggio visivo ed emozionale. Assimilava e trasferiva sulla tela, in sottili suggestioni, forme e cadenze con grazia e spontaneità. Ha vissuto gli anni di continui cambiamenti e di ricerca nel mondo dell’arte, con garbo e rigore intellettuale. L’informale e il neoastrattismo, dilaganti negli anni sessanta e settanta, si manifestano nelle tele di Polver in modo estremamente originale e coinvolgente, tratti precisi, pennellate rapide, influssi di Hartung, Wols, Mathieu, i gestuali e l’espressionismo astratto dei decenni precedenti, a volte con qualche parvenza figurativa: un foulard o una portiera di automobile. In quegli anni l’artista è anche tentato dalla tridimensionalità, tra tavole di legno, cerniere ed incastri, trasforma in profili umani ombre e riporti lignei, sagome metafisiche che ricordano Mario Ceroli o certe sculture da viaggio di Bruno Munari. Questa esperienza, unitamente a pittura, grafica e decorazione maturate in passato, lo porterà ad esprimere con grande competenza e generosità nuove e grandi opere pubbliche nel campo dell’architettura e del mosaico. Novara può testimoniare il genio di Polver con le opere polimateriche in corso Cavour per la Chiesa del Monserrato e L’incontro a Novara di San Gaudenzio e Sant’Ambrogio a Palazzo Cabrino, sede del Comune. Il Sacro, tema particolarmente caro all’artista, è esplicitato anche nelle composite e sofferte tavole evangeliche, significativamente dedicate alla moglie Gabriella e donate alla Chiesa della Madonna del Popolo a Romagnano Sesia. Molte altre bellissime opere fece Bruno nel territorio novarese e non solo, ne sono annoverate molte nell’ottimo catalogo Iconografia del segno dai primi oli del ‘58, alle ultime tele degli anni duemila. Ma a me piace pensarlo giovane artista, intento ad eseguire con delicati fili d’inchiostro. Un “maestro”, Polver, nel senso migliore e completo del termine, da lui c’era sempre qualcosa da imparare, capire, assimilare. Ha vissuto il suo tempo immerso nella sua arte, attento ai suoi studenti, sempre aperto e disponibile, pur nella sua non facile vita.
“MATITE SBRICIOLATE”, PRESENTAZIONE DEL LIBRO DELLA CHIERESE ANTONELLA BARTOLO COLALEO
“QUADRI IN RAME E NON SOLO” A CUORGNÈ: LA MOSTRA PERSONALE DI BRUNO BARETTINI
Dal 7 al 17 Settembre nella Casa di Riposo Umberto I
In occasione della festa di fine estate che la Casa di riposo Umbero I di Cuorgnè organizza per domenica 9 settembre, la struttura ospita, nella sala conferenze (via Perrucchetti 7) fino al 17 settembre, un importante evento culturale: la mostra personale di Bruno Barettini dal titolo “Quadri in rame e non solo.L’inaugurazione dell’esposizione dell’artista, anima creativa, tra le altre cose, del Gruppo spontaneo di artisti indipendenti, movimento culturale che da sempre contribuisce all’organizzazione di eventi all’interno dei festeggiamenti del Torneo di Maggio alla corte di re Arduino, è prevista venerdì 7 settembre alle ore 15,00.La mostra resterà aperta al pubblico sino al 17 settembre con orario dal lunedì al venerdì 10-12 e 15-18.