LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati
GLINKA, Una vita per lo zar (Zizn’za Carja)
Opera in quattro atti e un epilogo, libretto di V.A. Zukowskij
Interpreti e personaggi: Borsi Christoff (foto, Ivan Susanin), Teresa Stich-Randall (Antonida), Nicolai Gedda ( (Baydan Sobinin), Djurdic Djudjevic (re di Polonia), Melanie Bugarinovic (Vanja)
Orchestra Concerts Lamoureux di Parigi e coro Teatro Nazionale di Belgrado diretti a Igor Markevicth
Edizione in lingua originale russa
Reg. 1957, durata 122:40
Urania WSM 124370 (2 cd)
Michail Ivanovic Glinka (1804-1857) fu testimone di un tempo di profonda crisi politica, sociale ed economica dove in campo musicale la Russia era succube dell’Occidente, non esistevano neanche scuole pubbliche di musica. Con Glinka, attraverso l’uso del canto popolare, il romanticismo fece il suo ingresso nella musica colta russa. Un romanticismo con una forte impronta nazionalista che aveva preso le mosse dall’invasione napoleonica. Conseguenza importante sul piano musicale fu la nuova attenzione riservata al folclore. Glinka seppe far scorrere entro quelle forme d’impostazione un lirismo assolutamente russo, uscendo fuori dagli schemi: la fondazione dell’opera russa è già evidente.
Il titolo originale dell’opera era Ivan Susanin, l’autore decise il nuovo titolo di Una vita per lo zar come ringraziamento verso Nicola I° che aveva assistito a una prova. Le accoglienze alla prima furono calorose (San Pietroburgo dicembre 1836) tanto da fare di Glinka il primo compositore russo. Durante il periodo sovietico l’opera per molto tempo non guadagnò le scene. Nel 1939 venne ufficialmente intitolata Ivan Susanin e rappresentata con un nuovo libretto di Sergej Garodecki dove veniva messa in luce la sconfitta dei Polacchi . Riacquistò il titolo roiginale solo dopo la caduta dell’Unione Sovietica.
L’idea di Una vita per lo zar era frutto dell’amicizia con il poeta e precettore dei figli dello zar che suggerì il soggetto e il profilo del protagonista, l’eroica figura del contadino pronto a sacrificare la vita per il proprio sovrano, Michail I°, il primo della dinastia dei Romanov. L’opera, a buona ragione, è il punto di svolta tra passato e futuro dell’opera russa e trovò tra i suoi sostenitori illustri letterati come Puskin e Gogol’. Da un punto di vista musicale essa si muove su due direttrici opposte: l ’ambito russo e l’ambito polacco. La linea scelta da Glinka per l’ambito polacco è basata su temi di danza (mazurka, polonaise) e su declamazioni corali, per quello russo emerge una ricchezza del tutto ignota alla musica russa del tempo, dovuta alla vasta cultura assorbita dallo stesso compositore che durante i viaggi in Italia e Germania aveva ascoltato le opere di Rossini, Weber, Beethoven.
Protagonista epico e fiero dell’incisione Emi, per la prima volta riversata in CD, è il celebre basso bulgaro Boris Christoff -1914-1993 (foto) le cui spoglie mortali riposano nella cattedrale ortodossa A. Nevskij di Sofia nel cui coro cantò da bambino. Per la sua magnetica espressività e per il suo portamento vocale-drammatico è considerato uno dei più grandi cantanti di ogni tempo. Il suo Susanin è profondamente malinconico, pieno di ombre e mistero, raffigura l’umile anima del contadino che offre la sua vita per quella del sovrano.. Il canto qui si fa poesia e il canto stesso che scende nel profondo dell’animo umano e rivelarne l’infinità molteplicità. Ascoltiamo un Christoff veramente grandioso che, grazie a una gamma di colori e timbri trapassa dalla tenerezza alla travolgente veemenza senza trascurare i passi di agilità che aveva assai facili. Il celebre tenore russo-svedese Nicolai Gedda (1925-2017) fa del ruolo tenorile di Sobinin un piccolo capolavoro, scritto per una vocalità belcantista all’italiana, marziale e spavaldo quando svetta negli slanci all’acuto Pregevole l’Antonida di Tereasa Stich Randall anche se nonj idiomatica, mentre i due interpreti jugoslavi Djuderic Djudjevic e Melanie Bugarinovic s’inseriscono assai bene nel cast.
Il direttore Igor Markevitch è ben consapevole che da una Una vita per lo zar parte la fondazione dell’opera russa (di lì a poco compariranno Boris Godunov, Kovanscina, Principe Igor): la sua concertazione è stupefacente per ricchezza di colori, varietà di ritmi e sottigliezze dinamiche. Un documento fondamentale del melodramma che dovrebbe figurare anche nella discoteca di ogni appassionato, non solo di musica russa.