Decreto Dignità, anche il mondo dello sport ha qualcosa da ridire

Una volta convertito in legge il Decreto Dignità ha cominciato ad attirare i commenti di tutti gli addetti ai lavori interessati e, ovviamente, non poteva mancare un feedback anche da parte del mondo dello sport.

Ricordiamo per chi ancora non lo sapesse che la legge numero 96 del 2018 ribattezzata Ddl Dignità dal suo principale promotore, il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, sancisce all’articolo 9 alcune norme riguardanti il gioco d’azzardo e volte al contrasto del gioco compulsivo.

Tra i punti chiave rientrano:

divieto di pubblicità e sponsorizzazione del gioco d’azzardo;

utilizzo della locuzione “disturbo da gioco d’azzardo” in sostituzione di “ludopatia” e simili;

aumento graduale, nel prossimo lustro, del PREU (prelievo erariale unico, la percentuale ricavata dallo Stato sul gioco);

dotare slot e videolottery fisiche di lettore per tessera sanitaria entro il 2020.

Le reazioni alle nuove normative sul mondo del gioco

Accolto con entusiasmo da molte personalità, istituzioni e associazioni che già da anni si occupano della lotta alla diffusione selvaggia del gioco d’azzardo, il Decreto Dignità non ha mancato di sollevare polemiche, non solo da parte delle aziende del settore direttamente colpite dai nuovi obblighi e divieti, ma anche da chi reputa le nuove misure sostanzialmente insufficienti.

Tra le critiche, c’è quella relativa all’assenza di iniziative volte ad aumentare le garanzie a favore dei giocatori e porre un freno ai comportamenti poco equilibrati. In questo senso, particolare rilevanza avrebbe acquisito la definizione di un limite di legge per l’entità delle giocate, sulla falsariga di quanto già applicato dai portali di betting e gambling online attraverso gli strumenti di autolimitazione.

1° gennaio 2019: scadono le sponsorizzazioni

Mentre per la pubblicità il governo ha concesso un anno per rispettare i contratti già in essere, cioè firmati prima del 14 luglio 2018 (giorno di entrata in vigore della legge), sulle sponsorizzazioni la morsa è stata più stretta e già dal 1° gennaio i contratti perderanno la loro validità.

Addirittura, in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano il vicepremier Di Maio disse: “Le aziende corrono a sottoscrivere contratti prima che con il DL entri in vigore il divieto di pubblicità al gioco d’azzardo. Potenzieremo la norma transitoria. I contratti stipulati tra l’approvazione del decreto in CDM e la sua pubblicazione non saranno validi. Ma entro il 2019 cadranno tutti.

Così è stato, i contratti cesseranno con l’anno nuovo e i soldi che le società perderanno non saranno cosa da poco. Basti considerare che nella sola serie A italiana ci sono ben 11 squadre su 20 che hanno un betting partner: Milan, Inter, Juventus, Napoli, Roma, Cagliari, Genoa, Lazio, Sampdoria, Udinese e Torino. Facciamo qualche esempio pratico: la Lazio aveva firmato un accordo di sponsorizzazione di una società di scommesse per 7 milioni di euro annui per un contratto da 3 anni, quindi la società perderà poco più di 20 milioni; idem per la Roma, 3 anni a 5 milioni cadauno, perderà 15 milioni di euro.

Il comunicato firmato dai vertici dello sport italiano

I vertici dello sport italiano hanno quindi deciso di comporre un comunicato congiunto che è stato recapitato al governo il giorno stesso dell’entrata in vigore della norma. Ecco il testo:

“In merito alla conversione in legge del decreto n.87 del 2018 (c.d. Decreto Dignità), Lega Serie A, Lega Serie B, Lega Basket e Lega Pallavolo Serie A Maschile e Femminile esprimono unanimamente la propria preoccupazione sull’impatto che il divieto di pubblicità e sponsorizzazioni per giochi e scommesse con vincite in denaro avrà sulle risorse dello sport italiano, professionistico e amatoriale e chiedono di essere coinvolti nel processo di riordino del settore del gioco d’azzardo”

Non solo la massima categoria del pallone, ma anche la cadetteria e gli altri sport più seguiti hanno qualcosa da ridire sul fatto che da fine anno dovranno salutare i loro sponsor e per questo le prime battute sono dedicate all’impatto che il provvedimento potrà avere a livello economico sullo sport italiano.

“Condividendo l’importanza dell’obiettivo di lotta all’azzardopatia fissato dal Governo, le rappresentanze del mondo sportivo italiano hanno apprezzato la decisione del Parlamento di inserire in legge un impegno del Governo per una riforma complessiva in materia di giochi per eliminare i rischi connessi alla malattia da gioco d’azzardo e contrastare il gioco illegale e le frodi a danno dell’erario derivanti dal gioco illegale”.

D’altronde il fine è nobile, contrastare la ludopatia può non essere la principale preoccupazione delle squadre di serie A ma è certamente condivisibile una giusta azione di contrasto.

“Auspichiamo che questo percorso di riordino scaturisca dal confronto non solo tra Governo, Agenzia dei Monopoli e operatori dei giochi con vincite in denaro, ma anche dal coinvolgimento del mondo dello Sport, dati gli effetti che avrà sulla competitività economica e agonistica del settore. Da parte loro, Lega Serie A, Lega Serie B, Lega Basket, Lega Volley Maschile e Femminile intendono mettere a disposizione del contrasto all’azzardopatia e ad ogni devianza e dipendenza le proprie competenze e il ruolo educativo e di modello positivo da sempre costituito dallo Sport, facendosi parte attiva e propositiva in questo percorso”.

Infine ecco l’istanza che accomuna un po’ tutti coloro che hanno “subito” il provvedimento: maggior dialogo del Governo con le varie parti in causa. Le aziende del settore gioco hanno più volte asserito che la pubblicità serve a discernere il gioco illecito da quello legale e che tramite la reclame si veicoli un invito a un atteggiamento più responsabile e cauto (ed in effetti esistono ricerche che vanno in questa direzione).

Certo è che difficilmente il Governo accorderà passi indietro su questa legge, questo tipo di istanze si rivelerà più utile in futuro quando all’articolo 9 del decreto seguirà una nuova e più completa legislazione per il rilancio e la regolarizzazione del settore.