LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

RESPIGHI, La campana sommersa, opera in quattro atti ,libretto di Claudio Guastalla (da Gerhart Hauptmann)

prima rappresentazione: Amburgo, Teatro Municipale, 18 novembre 1927

Interpreti principali: Valentina Farcas (Rautendelein), Angelo Villari (Enrico), Maria Luigia Borsi(Magda), Thomas Gazheli (Ondino), Filippo Adani (il Fauno) regia, Pierfrancesco Maestrini Orchestra e coro Teatro Lirico di Cagliari diretti da Donato Renzetti

reg. 2016, Naxos 2.110571 (2 dvd), durata 140.00

 

La campana sommersa è basata sul libretto di Claudio Guastalla, dalla  commedia omonima di Gerhart Hauptmann. La prima rappresentazione ebbe luogo ad Amburgo in traduzione tedesca. L’editore di Respighi (Ricordi) non era d’accordo sulla scelta del soggetto e rifiutò la pubblicazione che uscì con i tipi dell’editore tedesco Boote & Bock. Quest’opera, che esce in versione CD, fu uno degli appuntamenti di punta del 2016. grazie all’Ente Lirico di Cagliari che ebbe il merito di sottrarre all’oblio un titolo tra i i più significativi di una sorta di “terza via teatrale” tra il verismo e il naturalismo all’italiana. Il bel soggetto di Hauptmann rivisita il ben noto tema dell’ Ondina (Rautendelein) che rinuncia alla sua condizione a favore di un umano amore, salvo poi pentirsi della scelta, ma il finale con la morte  del campanaro Enrico fatto precipitare da un Fauno in fondo a un lago con la campana che stava realizzando per una nuova chiesa, e la sublimazione dell’Ondina, sottintende una sorta di estasi. Il poema idealistico di Hauptmann, pur non essendo di facile comprensione a causa del suo simbolismo e di alcuni appunti piuttosto oscuri. costituisce uno dei maggiori successi del teatro drammatico tedesco. La partitura di Respigjhi è riccamente e fantasiosamente orchestrata (non dimentichiamo che il compositore bolognese fu allievo di Rimskij Korsakov): qui convivono in perfetta simbiosi il colorismo dei russi e la densità straussiana. Elegante e funzionale è la regia di Pierfrancesco Maestrini a cui riesce molto bene di non cadere nel fitto simbolismo . Scaltrito l’uso delle luci che da sole stabiliscono il clima della vicenda,  sottolineando così quell’idea di astratto soprannaturale da sempre indigesto al teatro italiano. Insomma, un documento importante del  melodramma oltre Rossini. La compagnia di canto è scelta con cura: la vocalità è davvero onerosa sempre tesa sul passaggio che ha un peso quasi insostenibile. Quindi ben vengano i tagli, autorizzati dallo stesso autore, soprattutto nel secondo atto. Angelo Villari fa del suo meglio, Maria Luigia Borsi (Magda) è generosa e intensa, Valentina Farcas svetta nella sua parte di coloratura, Filippo Adani (il Fauno) e Thomas Gazheli stanno in onorevole difesa. Donato Renzetti guida i complessi cagliaritani senza indugiare sul dettaglio, favorito dalla sua lunga esperienza, senza mettere in difficoltà i cantanti che devono affrontare parti non agevoli.