Chieri, scoperto al Giovanni XXIII un capolavoro del ‘600 di Mattia Preti
Si intitola “Il Cristo incontra la Veronica” ed è un capolavoro assoluto, sconosciuto anche agli addetti ai lavori, della pittura del ‘600: attribuito, adesso, a Mattia Preti (1613-1699), grande erede della pittura di Caravaggio, è uno dei due quadri recentemente restaurati dal proprietario, l’istituto Giovanni XXIII di Chieri.
Che si trattasse di un’opera importante era noto ai curatori dei restauri della cappella e delle opere dell’antico istituto chierese. Ma adesso, a Laura Vaschetti, che ha curato il recupero della cappella e la mostra che ne è seguita, è giunta una comunicazione di estrema importanza, subito rilanciata agli appassionati d’arte chieresi. “Vi inoltro il commento trasmessoci, per il tramite del figlio, dal dott. Dominic Cutajar, già direttore del Fine Arts Museum di Malta, relativamente al dipinto presente a Chieri . Il professore maltese D. Cutajar è uno dei maggiori esperti del Preti. Si riferisce al dipinto “Il Cristo incontra la Veronica” – recentemente fatto restaurare dall’IPAB “Giovanni XXIII” in occasione della mostra nella Cappella. Il dipinto è totalmente sconosciuto dalla bibliografia specialistica. “Il quadro è sicuramente di Mattia Preti, e non di bottega. L’opera mostra delle competenze alte nel disegno, come nella figura in controluce del soldato fustigante alla destra, che nessuno dei suoi allievi sapevano riprodurre. I colori usati sono accesi, caratteristici delle opere eseguite da Preti durante la sua permanenza a Roma. C’e anche da dire che la composizione del dipinto è inusuale per il Preti in quanto è molto affollata. Forse il formato molto allungato ed inusuale, gli ha suggerito questa composizione con molti dettagli narrativi inseriti.’ Forse non è una parola definitiva, ma per intanto mi sembra importante. Per ora non è stato riappeso in alto in controfacciata. Lo abbiamo sistemato ieri nel presbiterio, in modo che eventuali studiosi interessati possano visionarlo.”
Per i non addetti ai lavori, ecco alcune note sull’artista nato in Calabria e morto a Malta:
Mattia Preti, detto il Cavalier Calabrese, nacque a Taverna (Catanzaro) nel 1613. Giunse a Roma agli inizi degli anni 30 entrando in contatto con la pittura di Caravaggio e dei caravaggisti. Importanti per la sua formazione furono i suoi viaggi ricordati dalle fonti ma di cui non si ha notizia certa. Quasi sicuramente si trovò nell’Italia settentrionale dove si accostò alla pittura emiliana dei Carracci, di Lanfranco, del Guercino e alla pittura veneta del Veronese. Alla fase romana della sua attività appartengono gliaffreschi in S. Giovanni Calibita e nell’abside di S. Andrea della Valle dove eseguì gli affreschi con Storie di S. Andrea; nel 1652 eseguì l’affresco in San Carlo ai Catinari a Roma rappresentante L’elemosina di San Carlo. L’anno successivo il pittore si trovò già a Napoli dove eseguì grandi serie di affreschi e numerose pale d’altare diventando personalità di spicco nella città. Tra il 1657 e il 1659 eseguì gli affreschi votivi per la peste, oggi perduti, sulle porte della città; eseguì il ciclo, sul soffitto della chiesa di San Pietro a Maiella, con Storie della vita di San Pietro Celestino e Santa Caterina d’Alessandria, le due redazioni del Figliuol prodigo che oggi si trovano al museo di Capodimonte e a Palazzo Reale a Napoli, il San Sebastiano per la chiesa di S.Maria dei Sette Dolori e la Madonna di Costantinopoli nella chiesa di San’Agostino agli Scalzi. Nel 1661 l’artista si stabilì a Malta dove, come pittore ufficiale dei Cavalieri dell’Ordine, fu impegnato nella decorazione della cattedrale di S. Giovanni a La Valletta con Storie del Battista e in numerose tele per le chiese dell’isola. Morì nel 1699 a La Valletta.