ASTI: INCONTRO DEI CATECHISTI CON IL VESCOVO
L’Ufficio Catechistico Diocesano ha organizzato domenica alle ore 15 nel teatro della parrocchia N.S. di Lourdes in Asti (Torretta) l’incontro del vescovo Marco con le catechiste e i catechisti della diocesi. Mons. Pràstaro (nella foto) ha proposto ai convenuti una serie di riflessioni che, partendo dal suo motto episcopale “Purché Cristo sia annunciato (Fil 1,18)”, hanno reso evidente una singolare proiezione d’impegno. “. Il sussidio utilizzato nell’incontro dal Vescovo, in cui ritroviamo gli elementi portanti della sua riflessione, è una documentazione da conoscere, consultare e approfondire. Il Vescovo ha parlato per tre quarti d’ora partendo da un discorso più globale attinto da un testo: “Evangelii Gaudium” (Il Vangelo della gioia) di Papa Francesco e ha attinto un video messaggio fatto d’immagini sull’incontro del Papa ai catechisti. Partendo dal motto “Purchè Cristo sia annunciato”, suo desiderio di spendere la vita perché sia annunciato. Questa frase ha affidato ai catechisti: di annunciare Gesù.Egli è annunciato nella croce di San Damiano, in Maria, nel Seminatore, sul Monte Kenia e nel sacro cuore di Gesù. Maria, stella del mattino nel Vangelo parla pochissimo, Ella pronuncia: ”Si compia in me secondo la Sua Parola”: voglio che la mia vita diventi parola di Dio. E alle nozze di Cana esclama: “Fate quello che Egli vi dirà”. L’enciclica di Papa Francesco afferma che la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che s’incontrano con Gesù. Il Vangelo è un messaggio universale, è per tutti, valido in ogni tempo. Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale.Dio ci ha creati perché noi ci godiamo la vita. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. “Essere catechista” significa possedere una singolare “vocazione per la vita”. Chi ha fatto esperienza sulla gioia del Vangelo l’ha gustata, perché coinvolge la vita. Il catechista è colui che ha vissuto e questo lo comunica, egli si è messo al servizio della Parola di Dio per poterla così condividere con gli altri con efficacia e credibilità. In questo mondo di tanta indifferenza, la vostra parola sempre sarà un primo annuncio, che arriva a toccare il cuore e la mente di tante persone che sono in attesa di incontrare Cristo. Durante la preghiera nella Chiesa di San Damiano, il Crocefisso parla a San Francesco, dicendogli: ”Và e ripara la mia casa che cade in rovina”. Questo significa anche per i catechisti di non avere paura di sbagliaree, mai dire “si è sempre fatto così”, ma provare semre nuove strade. annunciando innanzitutto il cuore gioioso del Vangelo= che Dio ci ama. Siamo chiamati ad annunciare: è importante che noi approfondiamo la nostra fede. La Chiesa è una comunità che vive nella comunione e nell’accoglienza. E’ importante nella Comunità rendere attraente il Vangelo, alla fede si giunge per attrazione. Non c’è catechesi senza esperienza di comunità, una comunità che accoglie e non giudica. La catechesi è la comunicazione di un’esperienza e la testimonianza di una fede che accende i cuori, perché immette il desiderio di incontrare Cristo. In una comunità bisogna far cogliere e vivere la presenza di Cristo. La catechesi trova nella liturgia e nei sacramenti la linfa vitale, gli strumenti nell’incontro con il Signore. E’ necessario che il catechista comprenda che si deve educare alla fede chi ha un’identità cristiana debole e, per questo, ha bisogno di vicinanza, di accoglienza, di pazienza, di amicizia. Il Beato Charles De Foucauld disse: ”Tutti gli uomini sono davvero, autenticamente fratelli in Dio, loro Padre comune, il quale vuole che si considerino, si amino, si trattino come i fratelli più teneri” Al termine dell’intervento con il Vescovo, si sono rivolte delle domande, una su tutte su come fare a dire oggi che la Messa è “obbligatoria”…La Messa è il momento culmine della vita di una comunità. Se non c’è una comunità dietro, diventa complicato. Se non facciamo esperienza di comunità di vita in famiglia, diventa difficile.Quindi, bisogna far fare un’esperienza di comunità, un’esperienza di fede, è questa l’evoluzione di fare catechismo: la fede e la vita sono le due cose più importanti. Infine si è recitata la preghiera del Vespro: “O Dio, grande e misericordioso, fa che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio… per tutti i secoli dei secoli…Rallegratevi nel Signore, sempre!” Alessandra Gallo