Asti- Il vescovo Marco Prastaro ai giornalisti: “Parlate di più delle opere della Chiesa”

Monsignor Marco Prastaro

Nel giorno in cui si celebrava il nome di San Francesco di Sales (24 gennaio), patrono degli operatori dell’informazione, il vescovo  di Asti, monsignor Marco Prastaro, ha incontrato i giornalisti al termine dei suoi primi cento giorni di missione nella Diocesi astigiana.

Ricordando l’opera di San Francesco di Sales, vescovo della Ginevra calvinista alla fine del 1500 che si ingegnò per comunicare con i suoi fedeli con manifesti affissi nei luoghi pubblici, motivo per cui gli venne attribuito il “patronato” dei giornalisti, Monsignor Prastaro, per molti anni missionario in Africa, con radici a Chieri, dove abita anche una sua sorella,  ha voluto precisare che è ancora in una fase di conoscenza della sua nuova Diocesi. Sono 129 le Parrocchie che fanno parte del territorio astigiano e quindi ci vorrà un po’ di tempo per poterle raggiungere tutte. Molti meno i sacerdoti: sono 71 e l’età media è molto elevata. Solo 16 hanno meno di 50 anni. Il compito dell’attività pastorale è, come facile intuire, abbastanza onerosa per tutti i sacerdoti che devono occuparsi di più di una parrocchia. La crisi delle vocazioni, che non riguarda solo Asti, non aiuta neppure a guardare serenamente al futuro. Attualmente nella Diocesi c’è un solo seminarista.

Sicuramente la Chiesa dovrà affrontare in modo nuovo la sua opera pastorale – ha detto Monsignor Prastaro – ripensando al ruolo del laicato, per esempio”.

Pur se con toni pacati e sempre con il sorriso sulle labbra,il vescovo  non si sottrae alle domande sull’attualità, ed ha una posizione molto ferma. Sull’immigrazione mette l’accento proprio sulla comunicazione:

C’è sicuramente un problema di linguaggio – precisa il vescovo – Si usano termini come “invasione”, ma i numeri dicono ben altro. Si vuol far credere che l’Islam ci stia colonizzando, ma in realtà la maggioranza di coloro che arrivano non sono musulmani. Sul decreto “sicurezza” noto che si mette insieme un problema umanitario con la sicurezza interna. Le due cose non stanno insieme. Abbiamo progetti di accoglienza diffusa che hanno funzionato. Eppure tutto quello che ha funzionato oggi c’è la tendenza a cancellarlo. Non riesco a spiegarmelo e tutto ciò mi indigna parecchio. Si è abolito il permesso umanitario e questo scombina le carte in tavola. Non trovo una risposta valida a tutto questo e non posso che essere critico. Le persone che arrivano partono perché sono sfruttate nei loro paesi. Sono sfruttate da chi trovano lungo il viaggio. Sono sfruttate dagli scafisti. E finiscono per essere sfruttate anche una volta arrivati dai politici per fini elettorali. Sono preoccupato perché abbiamo perso il senso della ragione e il senso di umanità“.

Tornando alla comunicazione Monsignor Prastaro dice di non essere un vescovo “social”. Il mondo moderno è troppo veloce e ha eliminato il tempo della riflessione.

E non sempre è una cosa positiva – aggiunge – La velocità di reazione sulla cronaca mi sembra che non aiuti. Io sono più lento. Voglio prendermi il tempo per riflettere e per capire“.

Al termine dell’incontro, il vescovo ha voluto fare un invito agli operatori dei media:

Mi sembra che ci siano due grandi argomenti che funzionino nell’informazione di oggi – ha detto – Papa Francesco e i preti pedofili. Per quello che mi riguarda, ringrazio Dio per averci mandato questo Papa di cui la Chiesa aveva bisogno e mi vergogno profondamente come cristiano dei preti pedofili. Ma tra questi due estremi, in mezzo c’è tutta l’opera della Chiesa di cui vado profondamente orgoglioso. Purtroppo di questo, di tutte le cose buone che la Chiesa fa non si parla quasi per niente. Mi piacerebbe che se ne parlasse di più“.

Carmela Pagnotta