PIEMONTE ARTE: LURASCHI, DARKO, MIGLIARA, COLOMBOTTO ROSSO, RAVERA, MU.S.E., RUFF, SARACCO, PINGITORE
LA SCOMPARSA DI NANDO LURASCHI
E’ mancato all’età di 90 anni Nando Luraschi, artista di fama internazionale nato nel 1928 a Legnano e da molti anni residente a Pavarolo. Allievo di Guttuso, nella sua lunga carriera artistica, iniziata nel 1952, aveva lavorato in mezzo mondo: dalla Isole di Capo Verde alle Filippine, e poi in Francia , Germania, Stati Uniti, Tunisia, Canada. A Chieri aveva molti estimatori: era, tra l’altro, amico e benefattore della Casa di Riposo delle Orfanelle. In occasione dell’inaugurazione dei restauri della Chiesa delle Orfane nel 2000 , in concomitanza all’ostensione straordinaria della Sindone , ha donato alla Casa di Riposo “La via crucis “, costituita da 14 formelle in vetro e segnalata anche nella ‘Grande. Ha realizzato due grandi vetrate , una posta nella cappella latarale e una sopra l’altare sempre nella Chiesa con soggetto L’albero di Jesse oltre a numerose vetrate con tema le 4 stagioni e la natura , collocate nei soggiorni della Struttura . Ha coinvolto amici artisti che hanno anch’essi donato opere alla Casa , Francesco Casorati , Giancarlo Pozzi, Marcello Simonetta , Luciano Bianchi , Giorgio Cigna, Piero Fonio ,Pasquale Martini. Con la moglie Irene e l’amico gallerista Giuseppe Gatti in occasione dell’apertura di Casa Maggio ha donato Opere grafiche di importanti artisti , che oggi sono esposte nella Residenza. Più recentemente , nel 2017, ha realizzato l’ opera fregio in vetro e metallo per la facciata della Residenza Casa Maggio ” Acqua-volo”. Nel 2018 ha donato una decina di opere da destinarsi all’ampliamento della Casa di Riposo di Via Tana 7 , dipinti da lui realizzati e opere di artisti di fama, presenti nella sua collezione personale .
PINO TORINESE: LA SCOMPARSA DEL VIDEOMAKER WILLY DARKO
Il mondo artistico torinese ha perso uno dei suoi personaggi. Il regista, fotografo, videomaker, artista, collezionista, Willy Darko (Vilim Darko Micovillovich), che abitava a Pino Torinese, è scomparso lo scorso mercoledì, 20 febbraio. Nato a Pola (Pula) nel 1955, ha sviluppato una lunga e appassionata ricerca intorno alle vicende, alle correnti e ai linguaggi della cultura visiva contemporanea. Presidente dell’Associazione Darko’s Store, ha collaborato nel 1990 con la Rai Corporation, realizzando una serie di telefilm interamente girati nello stato di New York. E nello stesso anno ha lavorato con la regista russa Larissa Mieuscaja a una trasmissione di arte e musica, con artisti italiani e sovietici, messa in onda sul secondo canale nazionale dell’U.R.S.S.. Un impegno, quindi, caratterizzato da una particolare e approfondita attenzione per le poliedriche esperienze artistiche tra Novecento e nuovo Millennio. E così si annovera la collaborazione, in qualità di videomaker, con il Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea, la costante presenza alle esposizioni promosse dalle gallerie d’arte torinesi e non solo, e l’insegnamento, dal 2000 al 2005, ai corsi di Regia e Teoria e Tecnica del Linguaggio Audiovisivo presso l’Accademia di Belle Arti di Cuneo. Willy Darko ha ideato e creato un’ampia serie di reportage e video dedicati, tra gli altri, ad Anna Comba, Giorgio Ciam, Giulia Caria, Alessandri, Sergio Ragalzi («Genetica 2093) e Sergio Agosti («Geologia del segno»). Direttore artistico del Festival «Video Dia Loghi», Willy Darko ha collaborato con la Regione Piemonte, mentre si ricorda il lavoro «Generazione Metropolitana» e il video «Moj Narod Umire»(e la Mia Gente Muore, 1991) sul conflitto yugoslavo, che ha vinto il premio del pubblico e quello della critica(Achille Valdata) al Festival Cinema Giovani di Torino. Suoi filmati sono conservati nella Videotecagam. Una ricerca, la sua, che appartiene all’arte d’oggi con l’intensità di una comunicazione tra interiori emozioni e nuove soluzioni tecniche e tecnologiche.
Angelo Mistrangelo
MUSEO ACCORSI: OMAGGIO A GIOVANNI MIGLIARA
Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto – Torino
28 febbraio – 16 giugno 2019
La Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio a un altro importante pittore piemontese dell’Ottocento: Giovanni Migliara. La mostra, curata da Sergio Rebora e in collaborazione con la Città di Alessandria e la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, intende evidenziare uno dei temi centrali della ricerca dell’artista, quello del viaggio, intrapreso lungo città e luoghi del territorio italiano e restituito attraverso la raffigurazione emblematica di monumenti e di paesaggi identificati nella loro peculiarità. La rassegna comprende un centinaio di opere, tra dipinti a olio, acquarelli, tempere, disegni e sofisticati fixès sous verre (miniature a olio su seta applicata su vetro) e si avvale dell’apporto di due tra i nuclei collezionistici più significativi di opere di Migliara, quelli della Pinacoteca Civica di Alessandria e della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, città di origine dell’artista. A essi si aggiungono i prestiti di raccolte private e di numerose istituzioni, tra cui Palazzo Madama, Palazzo Reale e la Galleria Sabauda di Torino; la Basilica di Superga; il Castello di Masino del FAI; il Museo Borgogna di Vercelli; la Galleria d’Arte Moderna, il Museo del Risorgimento e la Fondazione Cariplo di Milano; i Musei Civici di Como e Villa Vigoni di Menaggio. Particolare rilevanza presenta anche la collaborazione offerta dai discendenti dell’artista che hanno messo a disposizione preziosi materiali documentari, conservati in famiglia di generazione in generazione, tra cui il celebre Album in cui Migliara conservava i suoi acquarelli e disegni ritenuti più significativi. La mostra è suddivisa in sette sezioni che ripercorrono, cronologicamente, le principali tappe della vita artistica del pittore.
ORARI: da martedì a venerdì 10.00-13.00; 14.00-18.00 │ Sabato e domenica 10.00-13.00; 14.00-19.00 │Lunedì chiuso.
CHIERI, BIBLIOTECA: MOSTRA “LAVORARE STANCA
Dal 14 febbraio al 23 marzo 2019 nella saletta espositiva della biblioteca è visitabile la mostra, curata dal bibliotecario Sandro Molinu di CoopCulture, avente ad oggetto il progresso civile e la dignità del lavoro tra le pagine del Fondo Francone. Viene offerta un’altra occasione, dunque, non solo per ammirare alcuni beni librari del nucleo originario della biblioteca ma anche per riflettere sul lavoro e sulla condizione del lavoratore, tematica attuale sebbene complessa con radici profonde e in continuo movimento. Un percorso nato partendo dalle reminiscenze degli albori della nostra biblioteca e della condizione delle persone che al tempo fruivano dei suoi ambienti. L’inaugurazione della biblioteca avvenne nel settembre del 1888 in un delicato momento di transizione storico sociale in cui si passava da una realtà economica di tipo rurale e artigianale ad una di tipo industriale. La popolazione era tanto avvezza nelle arti meccaniche quanto distante dalle liberali. In questo contesto importantissimi ed inediti strumenti di formazione e di promozione culturale vennero forniti in sinergia dalla Biblioteca Popolare e dalla locale Società di Previdenza e Istruzione. La prima, tra gli scaffali lignei dell’allora sala di lettura, ospitava volumi orientati a migliorare le condizioni morali e materiali di lavoratrici e lavoratori; la seconda, dall’ottobre 1888, avviò corsi serali e festivi di orientamento tecnico-commerciale. Iniziò a diffondersi la consapevolezza che un mondo ricco di disuguaglianze era, necessariamente, un mondo povero di umanità a cui seguì la presa di coscienza che oltre alla fatica fisica bisognava dedicarsi allo studio poiché una maggiore professionalità creava, oltre che lavoratori più competenti e meglio retribuiti, cittadini più consapevoli. Partendo da questi brevi presupposti, l’intento di quest’esposizione è di ripercorrere la memoria di un pezzetto della nostra storia, della nostra identità, riportando alla luce alcune di quelle opere tanto apprezzate nel passato e ricche di un intrinseco valore. Oltre alle pubblicazioni dedicate all’etica del lavoro, i soggetti prevalenti sono quelli etico-pedagogici e patriottici, insieme alla divulgazione tecnico-scientifica e di igiene, stampati da editori quali Agnelli, Treves, Sonzogno, Hoepli, UTET, che seppero far fronte, con specifiche collane, all’urgenza e all’esigenza formativa e pedagogica di un Paese in mutamento e in crescita.
Serena Goldin
ASTI: OMAGGIO A ENRICO COLOMBOTTO ROSSO
Sabato 2 marzo 2019 alle ore 17 in Asti, presso la Fondazione Eugenio Guglielminetti (corso Alfieri 375, Palazzo Alfieri) sarà inaugurata la mostra: “Omaggio a Enrico Colombotto Rosso (Torino 1925- Camino 2013). Dipinti e bozzetti scenografici”, con il patrocinio della Regione Piemonte, Provincia di Asti, MIUR- UST ed in collaborazione con Comune di Asti- Assessorato alla Cultura, Fondazione Asti Musei, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Reale Mutua Assicurazioni.
Trentacinque dipinti sono stati selezionati dalle Collezioni della Fondazione Eugenio Guglielminetti, che custodisce il Fondo donato dal Maestro Colombotto Rosso per l’amicizia e la pluridecennale collaborazione professionale con lo scenografo astigiano. Le dolenti figure umane dei dipinti ad olio “Uomini rossi”, scarnificati simboli della Storia analizzati in studi preparatori a china o sanguigna, introducono l’aspra ed enigmatica poetica di Colombotto Rosso, formatosi negli anni Cinquanta nell’ambiente culturale torinese, ma affascinato da lunghi soggiorni negli Stati Uniti, in Germania, Austria, Spagna per conoscere le tendenze d’avanguardia e sperimentare i linguaggi espressionisti, particolarmente coltivati nel decennio Sessanta in Francia, a Parigi accanto a Leonor Fini e Stanislao Lepri.
Alcune tempere su carta nera assumono preziosi riflessi cromatici suggerendo i profondi meandri del mistero esistenziale (“Gemelli”, “Balia”, “Figura”, “ Signora”). Ritornano in originali interpretazioni le metaforiche icone della letteratura, della filosofia estetica, dei testi per il teatro e per il cinema contemporaneo, patrimonio sempre indagato mediante la pittura e la scenografia: dai bozzetti di costume per la “Bibbia” di John Huston ( USA, 1958), ai costumi per “La gallinella acquatica” di S. Witkiewicz (Teatro Gobetti, Torino 1969), ai costumi per “Le jeu du massacre” di E. Jonesco ( Teatro Stabile, Torino 1971). Tra i grandi pannelli pittorici, datati 1970, compaiono i timbri acidi del cupo “Interno” ad olio su tela, “La torre” e “La gabbia” ispirati al pannello scenografico a tempera “ Danza di morte”, concepito per il testo teatrale di August Strindberg ed interpretato nel 1970 dalla Compagnia Lilla Brignone e Gianni Santuccio.
Dopo l’intensa attività espositiva in Europa, Americhe, Asia e Oceania, negli anni Novanta si trasferisce definitivamente a Camino, ove si dedica alla pittura, all’illustrazione per l’editoria, ordinando antologiche ad Aosta (Torre del Lebbroso, 1989), Carignano (Confraternita dei Battuti Bianchi, 1991), Alessandria (Triangolo Nero, 1999), Torino ( Sala Bolaffi, 2000), Bad Frankenhausen ( Panorama Museum 2003), Asti (“Omaggio al Maestro del Palio” , Centro Giraudi Arte 2004; Fondazione Eugenio Guglielminetti 2012). La Fondazione Enrico Colombotto Rosso conserva dal 1998 l’opera del Maestro nei tre depositi di Camino, Conzano e Pontestura, rappresentandone la personalità artistica in rassegne internazionali.
La mostra, a cura di Marida Faussone con allestimento di Giuseppe Orlandi, sarà visitabile venerdì, sabato e domenica dalle ore 16 alle 18 fino al 20 aprile 2019. Ingresso libero. Info: www.comune.asti.it; contatti: fond.eugenioguglielminetti@gmail.com
SALUZZO: ANTOLOGICA DI MARIA ROSA RAVERA AIRA A LA CASTIGLIA
Presso la Sala Rovasenda de La Castiglia di Saluzzo, viene presentato sabato 2 marzo, alle 17,30, il libro «Maria Rosa Ravera Aira.Le stagioni dell’arte» di Anna Cavallera. E subito dopo si apre al pubblico la mostra antologica sempre dedicata all’artista Maria Rosa Ravera Aira, organizzata dall’Associazione Carlo Sismoda, presieduta da Mario Abrate, con il patrocinio del Comune di Saluzzo e la collaborazione del Comune di Busca. E questo doppio evento, rappresenta un’occasione per vedere un’ampia selezione di opere, a cura di Anna Cavallera, che ricreano settant’anni di pittura di questa artista che vive e lavora a Busca.
E si rinnova, tra le pagine del libro e l’esposizione, il tempo della pittura, dei volti amici, degli incontri e del silenzio che avvolge i ricordi, i sogni, i passi attraverso le stagioni della pittura di Maria Rosa Ravera Aira.
Si rinnovano percorsi e ricerche, emozioni e riflessioni, ricordi e profonde sensazioni che appartengono indissolubilmente al cammino dell’artista, alle suggestive immagini dei luoghi a lungo frequentati, dello studio ingombro di tele e colori, delle cartelle ricche di schizzi, disegni, bozzetti e di espressioni femminili, di rose e paesaggi, danzatori e tormentate vittime della guerra.
Il libro della Cavallera, edito da Primalpe (2019), ripercorre, capitolo dopo capitolo, l’esperienza umana e artistica della Ravera Aira, puntualizza situazioni e personaggi, stati d’animo e lontane memorie che affiorano alla mente come brani di uno straordinario e indimenticabile racconto.
In particolare, dalla rievocante narrazione prende forma la personale «lettura», da parte della Ravera Aira, di una interiore reinterpretazione della natura, di quell’universo di accadimenti che appartengono agli anni dedicati all’insegnamento dell’Educazione Artistica, alle «sociali» della Promotrice al Valentino, alle mostre d’arte figurativa: dalla Galleria della Cassiopea a Torino alla Provincia di Cuneo, da Palazzo Salmatoris di Cherasco al Museo Civico «Antonino Olmo» a Savigliano e Palazzo Samone a Cuneo. E queste rassegne, costituiscono solo alcune delle numerose presenze in cui la Ravera Aira ha dialogato, come sempre, con il pubblico dinanzi ai suoi dipinti dai toni Fauves, con i critici d’arte Marziano Bernardi e Miche Berra, con una visione del vero definita mediante il rapido e avvolgente tratto della matita, il tocco luminoso e atmosferico dell’acquerello e la più materica pittura ad olio, composta e risolta con una calibrata e misurata resa d’insieme.
L’ampia e approfondita indagine della Cavallera rivela, di volta in volta, la figura di Giorgio Bocca «il primo cavaliere», giornalista e scrittore, l’infanzia a Savigliano, il periodo torinese, la vigilia di Natale a casa Francotto e la personalità dell’architetto Albino Arnaudo. E il dolore lancinante per «I Martiri del 14 settembre 1944», fissato con un segno graffiante e penetrante, gli artisti conosciuti ed apprezzati tra Torino e la Provincia Granda e le pittrici Lalla Romano, Emma Savanco e Carol Rama.
Il libro e la mostra restituiscono le conversazioni, i pensieri, le intuizioni che hanno accompagnato il suo percorso creativo e la vita nella casa di Busca, dove ha trasformato le stagioni in colori fortemente incisivi, nelle linee di una grafia armoniosa e fluida e in un linguaggio che trova riscontri e riferimenti con il territorio e le acque del Maira.
E tra le tele e i colori dello studio, Maria Rosa Ravera Aira ripete convinta alla Cavallera: «La pittura è stata l’amore che ha diretto la mia vita; e non mi ha mai tradita».
Angelo Mistrangelo
Saluzzo, La Castiglia, Piazza Castello 1, orario:lunedì, giovedì, venerdì e sabato 10-13/14-18, domenica 10-13/14-19, tel.0175/46710, sino al 7 aprile.
CHIERI, MU.S.E. : UN LIBRO PER LA FESTA DELLA DONNA
SABATO 2 MARZO ORE 21, Sala Comollo, Complesso di San Filippo, via San Filippo 2, l’APS MU.S.E. organizza la presentazione del libro “Non sono come tu mi vuoi” di Francesca Longobardi e Stefano Peiretti. Prefazione di Orietta Berti, Introduzione di Monica Cerutti, Assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte. Interverranno Stefano Peiretti e Monica Cerutti. Modererà la presentazione Erika Nicchiosini. Letture di Gina Mingolla. La serata viene organizzata in prossimità della Giornata della donna, con l’intento di far riflettere su un tema per cui non ha più senso considerare l’8 marzo una “festa” .
“Il tema drammatico e purtroppo sempre attuale della violenza sulle donne narrato da un ventenne, Luca, studente universitario un po’ vitellone ma di buon cuore. Luca rivede Elena, una sua cara amica, dopo tanto tempo. Lei nel frattempo è diventata madre di una bellissima bambina, in forza della quale cerca di uscire dalla spirale di angherie e di maltrattamenti a cui l’ha condannata l’uomo con cui convive, Giovanni. Al centro del romanzo, vi è la difficoltà di raccontare ad altri le sofferenze patite, con la conseguente distinzione tra la violenza subita e quella percepita. Uno sguardo su un caso di ordinaria discriminazione da una prospettiva maschile, frutto di un percorso accidentato e sofferto, irto di fraintendimenti e di incomprensioni, un cammino lungo, attraverso il quale Luca imparerà ad abbandonare la propria visione egocentrica del mondo e delle persone e ad aprirsi e a entrare in sintonia con gli altri e le loro traumatiche esperienze.”
COLLEGNO, ALLA SALA DELLE ARTI IL MITO DI LISSA
Alla Sala delle Arti della Certosa Reale, si inaugura venerdì 1° marzo, alle 18,30, la mostra sul tema «Il Mito di Lissa-4 incisori a Collegno», con gli interventi del Sindaco di Collegno Francesco Casciano, l’Assessore alla Cultura Matteo Cavallone e il Presidente dell’Associazione «Gli Argonauti» Renato Migliari Il lungo percorso de «Gli Argonauti» si identifica con la «lettura» e l’interpretazione delle pagine della mitologia. E questa manifestazione, s’inserisce all’interno di un programma contrassegnato dall’incontro tra arte e mitologia, esperienze tecniche e «Il Mito di Lissa», la dea della rabbia ardente e del furore cieco, una delle sorelle di Eros e figlia di Nix, che Euripide ha rappresentato nell’«Eracle» con dei serpenti rossi al posto dei cappelli. Si tratta di un personaggio sicuramente intenso e intensamente raffigurato, che emerge prepotentemente dal panorama di una letteratura che sembra idealmente rivivere nei versi del poeta greco Ibico: «Ardano attraverso la notte lungamente/ le stelle lucentissime». E «Il Mito di Lissa» é, quindi, il punto di riferimento per la seconda edizione del «Concorso Gli Argonauti per L’Incisione 2018», per una riflessione intorno alla pazzia legata alle incisioni di Francesco Picciolini, Virginia Carbonelli, Celeste Bruni ed Elio Mazzarri.
E al fluire del segno Picciolini affida la definizione de «Il quadrato della pazzia», risolto e visto in un’atmosfera sottilmente inquieta, dove la luce che penetra dal fondo «accende» l’ambiente, richiamando l’attenzione sul riscatto di una umanità in cammino verso la luce, la salvezza, un nuovo mondo. E accanto si nota, di questo allievo di Carlo Barbero, il misurato impianto compositivo delle acquerforti «Campanile a Vela Abbazia Farneta, «Gubbio» e «Geometrie oscure».
In Virginia Carbonelli, invece, la rilettura de «Il Mito di Lissa» è scandita da una struttura lievissima di linee, di segni arabescati che appaiono come gangli di una natura inquieta e sofferente, di «un dire» che affiora da una complessa interiorità. Insieme al dato mitologico si avverte la sensibilità con la quale ha realizzato impalpabili e astratte puntesecche, che raccontano dell’«Atlantico a Cascais», di una visione «Oltre l’orizzonte» e di «Lune e spazi». Proseguendo nella narrazione, si entra in contatto con le grottesche ed espressive figure di Celeste Bruni, che descrivono e fissano nella memoria «Il Mito di Lissa». Immagini che sono un «dettaglio della sesta porta del Duomo Minguzzi». Formatasi all’Albertina di Torino e all’Accademia di Brera, la sua esperienza è contraddistinta, inoltre, da una meditata e piacevole descrizione del paesaggio: dalla Basilica San Nazzaro alla simbologia della «Casa Campanini». E, infine, «Il nodo» di Elio Mazzarri esprime «Il Mito di Lissa», attraverso un’avvolgente tessitura segnica e, in sintesi, mediante l’alternarsi di pieni e vuoti. Una «scrittura» che gli permette di fissare un antico portale, una natura morta immersa nell’oscurità o le nuvole a Tuscia. La profondità dei neri, la delicata impressione della «Luna in trappola» e gli oggetti di una calibrata figurazione, concorrono a delineare il senso di una interiore misura espressiva.
Accanto ai quattro autori-incisori, sono esposti i lavori di Pinuccia Cravero, con la puntasecca «Aquilegia, fiore della follia», le ceramiche «Metamorfosi» e «Strizzacervelli», firmate da Rosa Eletti e Arianna Levetto Patron, e i dipinti «S.t.» di Vincent Alagna e «Doni per Lissa» di Manuela Zaccarelli.
Opere premiate e segnalate alla 33° edizione del concorso dedicato a «Il Mito di Lissa».
Angelo Mistrangelo
VENARIA, CONVEGNO “ERCOLE A VENARIA REALE: ULTIMA FATICA”
TORINO, BOTTARI LATTES: MOSTRA DI DAVID RUFF “SEEMING CONFINES”
Dal Bronx fino al Piemonte: l’impatto dell’artista con l’Europa
Mostra a cura di Valentina Roselli e David Ruff Archive – TORINO
Inaugurazione: giovedì 7 marzo 2019, ore 18
Mostra da venerdì 8 marzo a giovedì 18 aprile 2019
Orario mostre: martedì-sabato ore 10.30-12.30 / 15-19
Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes, Torino
Via Della Rocca 37B – Torino
www.fondazionebottarilattes.it
http://www.fondazionebottarilattes.it/david-ruff-seeming-confines/
Pittore, grafico, stampatore, poeta e intellettuale. Artista newyorkese nato nel Bronx, spesso associato all’espressionismo astratto statunitense, difficilmente collocabile in una precisa corrente o entro demarcati confini. Attivista impegnato nelle grandi campagne politiche per i diritti civili, in Alabama, Mississippi, Upstate New York e Washington D.C. Amante della natura (“una foglia dorata, un ciottolo, una crepa in un muro, una lumaca, la forma dei campi…”) e della forma creata (poesia, letteratura, musica e arti visive). David Ruff (New York, 1925 – Torino, 2007), che ha vissuto in Piemonte tra Baldissero, Bagnolo e Torino per oltre trentacinque anni, è al centro della mostra “Seeming Confines” allo Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes da venerdì 8 marzo a giovedì 18 aprile (inaugurazione giovedì 7 marzo, ore 18 – Via della Rocca 37B – Torino). Curata da Valentina Roselli e David Ruff Archive (presieduto dalla moglie Susan Finnel), l’esposizione intende portare all’attenzione del pubblico le opere degli anni Settanta di Ruff, per approfondire quale fu l’impatto che il trasferimento dagli Stati Uniti all’Europa ebbe sul suo lavoro. Una mostra che vuole indagare sul nuovo impulso creativo che l’incontro con il Vecchio Continente stimolò nell’artista. Nel 1969, infatti, Ruff e la moglie con la figlia piccola, lasciano New York per trasferirsi prima ad Amsterdam, poi, nel 1971 in Piemonte, stabilendosi in Europa, da dove le loro famiglie erano migrate all’inizio del Novecento per approdare negli Stati Uniti. Ruff sbarca in Europa cercando una nuova sensibilità espressiva, mettendosi alla prova nell’incontro con la cultura e la tradizione europea. Il titolo della mostra “Seeming Confines” coincide con il titolo di un dipinto di Ruff ispirato all’opera Endymion (IV, 513) di John Keats, autore molto amato dall’artista e che nutre spesso la sua ricerca. È un titolo che richiama direttamente la passione per la letteratura e il carattere poetico e musicale che permea tutti i lavori di Ruff. Allo stesso tempo, il riferimento a confini apparenti intende sottolineare quanto sia difficile definire Ruff secondo uno stile preciso o una corrente artistica: la sua opera è un viaggio dai confini non demarcati, senza l’urgenza di una definizione. È stato spesso associato all’espressionismo astratto statunitense, relazione pittorica che Ruff arricchisce, ma dalla quale si distacca consapevolmente. Ruff ha saputo riflettere sulla tradizione artistica americana e su quella europea, influenzato anche da maestri italiani quali Botticelli, Tiziano, Veronese, Tintoretto e Giorgione, raggiungendo uno stile unico, dai caratteri avanguardistici per il suo saper guardare sempre oltre le sensibilità del suo tempo. In lui molto spiccato è il tratto coloristico, tra luce e vibranti atmosfere, tra tinte tenui e forti, che conferisce nuance e sfumature alla realtà, ai sogni, alle sensazioni, alle emozioni. «Le opere in mostra – spiega la curatrice Valentina Roselli – propongono una selezione di dipinti e lavori su carta, prodotti prevalentemente negli anni Settanta, periodo in cui Ruff incontra una nuova vita in Europa, pregna di ispirazione, ma anche di complessità di carattere pratico e culturale. I colti riferimenti di Ruff elevano il suo gesto pittorico a una grazia fresca e vigorosa, senza mai stressare la percezione. Un artista che ha portato con sé una ricerca alimentata dal grande fermento artistico degli Stati Uniti a partire dagli anni Quaranta, studiando dal vivo giganti come de Kooning, Pollock, De Staël, Gorky, Baziotes, Rothko. Ha saputo trasformare in immagini l’avventura esistenziale, scardinando categorie e stereotipi con prontezza e raffinata ironia. La sua arte conduce a una visione autentica e diretta. Per Ruff il processo pittorico è il motore rivitalizzante della vita».
Le opere esposte comprendono: nove opere su carta del 1969 e 1970 (inchiostri e gouache, 30 x 23 – 34 x 24 cm) e venti dipinti, tra cui Seeming Confines (olio su tela, 100 x 85 cm, 1973); Phanopoeia (olio su tela, 105 x 120 cm, 1974); …Come gli Uccelli in Autunno (olio su tela, 105 x 92 cm, 1974); Parabole (olio su tela, 95 x 80 cm, 1979); The Second Sound (olio su tela, 105 x 92 cm, 1975). Sono presenti alcuni diari, appunti scritti a mano e ritratti fotografici di David Ruff, volti a rivelare parte del contesto storico-culturale presente nella sua ricerca.
Mostra di David Ruff “Seeming Confines”
http://www.fondazionebottarilattes.it/david-ruff-seeming-confines/
Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes, via Della Rocca 37B – Torino
Inaugurazione: giovedì 7 marzo 2019, ore 18 – Ingresso libero
Mostra da venerdì 8 marzo a giovedì 18 aprile 2019. Orari: martedì-sabato ore 10.30-12.30 / 15-19
TORINO, CITTA’ AMICA: MOSTRA PERSONALE DI AGOSTINO SARACCO
Venerdì 1 marzo alle ore 18,00, presso la Galleria di Arte Città Amica via Rubiana 15 di Torino, s’inaugura la mostra Agostino Saracco, vincitore del 1° premio – Sezione pittura, della settima Biennale “Metropoli di Torino” 2018 – Concorso Internazionale di Pittura, Disegno, Grafica e Acquerello – con l’opera Sogni ad occhi aperti con la seguente motivazione: “Attraverso una puntuale resa del volto, l’artista infonde allo sguardo un senso di sognante attesa”. Agostino Saracco nasce a Torino nel 1962, la sua passione per la pittura è molto precoce e comincia ad esprimersi come figurativo, realizzando le sue opere con tecniche come il carboncino, l’acquerello e olio. Il bisogno di sperimentazione di tecniche alternative inizia a palesarsi nell’ultimo periodo in quanto, attraverso materiali di recupero, trova una nuova armonia tra segno e macchia, utilizzando tecniche miste che spaziano dall’uso di prodotti materici a ossidi di ferro e rame. Tali opere esaltano la forza del segno, ma tuttavia, danno la sensazione di rallentare il ritmo, muovendosi in un’aria rarefatta per lasciare affiorare una notevole espressività. Nel corso degli anni ha partecipato e vinto vari premi e riconoscimenti in concorsi nazionali e gare estemporanee, partecipato a mostre collettive, e alcune sue opere sono presenti in collezioni private. In questa mostra che proseguirà fino al 12 marzo, saranno esposte circa 60 opere scelte con attenzione dall’autore.
Arte Città Amica
via Rubiana 15.
Torino
Tel. 0117717471 – 0117768845
Orari:
da lunedì a sabato ore 16,00 -19,00
Domenica e festivi chiuso
CAMERA: PARMENIDE, FOTOGRAFIE DI LORENZO PINGITORE
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Project Room
7 marzo – 7 aprile 2019
Inaugurazione e apertura al pubblico: giovedì 7 marzo, ore 18.00, Project Room
A seguire, alle ore 19.00 in sala Gymnasium, si terrà un incontro con Lorenzo Pingitore e Walter Guadagnini
(Via delle Rosine, 18 – Torino)
Giovedì 7 marzo, alle ore 18.00, nella Project Room di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, verrà inaugurata Parmenide, mostra personale di Lorenzo Pingitore (Torino, 1985), curata da Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola. Il giovane fotografo torinese presenta una serie inedita di nove immagini di grandi dimensioni, che immortalano ogni volta una grande sfera, dal diametro di 4.5 metri, immersa in ambienti e architetture sempre differenti. Ogni paesaggio instaura una relazione dialogica con il solido, esaltando la capacità dello stesso di alterare la percezione dell’ambiente. Questi soggetti, seppur immobili, creano in ogni fotografia un unico insieme dinamico, che persisterà nel tempo grazie alla capacità del medium fotografico di fermare l’istante in un’immagine. Con Parmenide (2018), il fotografo realizza scatti digitali attraverso i quali riflette sia sul linguaggio fotografico sia sull’essere umano: a partire dal pensiero dell’omonimo filosofo greco, complessità e cambiamenti del mondo fisico sono illusori, mentre si afferma l’unicità e l’immutabilità dell’Essere. L’uomo trasforma i luoghi con la sua presenza e non viceversa. Allo stesso tempo, Pingitore racconta il viaggio compiuto in luoghi noti e meno noti dell’Italia, nei quali ha documentato diverse categorie di paesaggio: dall’archeologico all’industriale, dal culturale al naturale. Il Palazzo del Lavoro a Torino, il Lago Verde a Bardonecchia, la Villa Pisani a Stra, un vecchio Zuccherificio di Avezzano e una zona industriale in stato di abbandono a Terni sono solo alcune delle realtà che formano un catalogo di luoghi uniti tra loro dalla presenza della sfera. Pingitore è uno dei sei talenti emergenti selezionati da CAMERA per l’edizione 2018 di FUTURES Photography (http://www.futures-photography.com/), piattaforma europea per la valorizzazione della fotografia contemporanea emergente di cui CAMERA fa parte insieme ad altre dieci istituzioni internazionali. Dopo aver conseguito la laurea in Scienze dell’Architettura e Ingegneria Edile al Politecnico di Torino, Pingitore si avvicina alla fotografia di moda, collaborando con prestigiosi marchi e realtà. Ha al suo attivo mostre in spazi nazionali e internazionali come UNSEEN ad Amsterdam (2018), CAMERA a Torino (2018), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – Bookshop a Torino (2016), Art Salon S Gallery a Praga (2016). È stato selezionato nel 2017 tra gli artisti finalisti dell’ottava edizione del Combat Prize. L’inaugurazione della mostra Parmenide sarà seguita da un incontro di approfondimento, alle ore 19.00 in sala Gymnasium, sul percorso di ricerca di Pingitore tra il direttore di CAMERA, Walter Guadagnini, e l’autore stesso. L’incontro è ad ingresso gratuito.
L’appuntamento si inserisce all’interno del nuovo ciclo di incontri intitolati Hotel Panorama. Una nuova generazione italiana, attraverso il quale CAMERA avvia una mappatura di quelle esperienze che maggiormente oggi caratterizzano, sia in ambito locale che nazionale, le nuove forme del linguaggio fotografico.
COLLEGIO SAN GIUSEPPE, MOSTRA “LE NONNE DEL ‘23. VIVERE UN SECOLO FA”
dal 2 al 16 marzo 2019 – Collegio San Giuseppe
via San Francesco da Paola 23, Torino
Mostra a cura di Margherita Ferri, Donatella Taverna, Francesco de Caria
Inaugurazione sabato 2 marzo ore 16.00
Dal 2 al 16 marzo prossimo il Collegio San Giuseppe di Torino ospiterà la mostra “Le nonne del ’23. Vivere un secolo fa”, una raccolta di fotografie, documenti, oggetti e curiosità per scoprire la vita dei nostri nonni a inizio secolo. Un viaggio attraverso la moda, il cucito, la religione, la cucina, la casa che prende vita da due nonne, Angela e Virginia, entrambe nate nel 1923. Angela, donna di città, nata e vissuta a Torino, ne ha visto la trasformazione: dalla monarchia alla democrazia, dalla crisi economica fino al boom della grande industria. Carismatica, colta e curiosa, Angela ha saputo fronteggiare tutto quello che la vita le ha proposto con grande coraggio e determinazione. Da bambina della Torino borghese, figlia di commercianti benestanti, ha dovuto presto imparare a fare i conti con le ristrettezze economiche imposte dalla crisi; sposatasi a 16 anni, è diventata mamma a 19, all’inizio della Guerra; sfollata a Vinovo, al suo ritorno in città ha saputo ricucire quanto lasciato e ricostruire il proprio futuro. Virginia, secondogenita di una famiglia operaia della Val Pellice, ha cominciato a lavorare da giovanissima per contribuire al bilancio famigliare, prima come stiratrice dai Conti di Bricherasio, poi come operaia al cotonificio Mazzonis. Durante la Guerra ha conosciuto da vicino il mondo partigiano, a cui suo fratello apparteneva. Sposatasi nel giugno del 1947, si è trasferita – adattandosi a una nuova vita – a Pecorara, un piccolo paesino della provincia di Piacenza, dove il marito viveva e lavorava come contadino. Rimasta vedova nel 1959 con due figli ancora piccoli, è tornata in Piemonte: ha vissuto con i suoi genitori e ha ripresto il lavoro in fabbrica.
Insieme a loro, molti altri testimoni di fine Ottocento e inizio secolo – nonni e nonne “comuni” – ci conducono in un mondo ormai passato. Vite di città, vite di campagna, modi e usi di altri tempi vengono presentati attraverso un racconto fatto di fotografie, documenti, oggetti della vita quotidiana di inizio secolo per scoprire, o riscoprire, come si viveva un secolo fa.
Sede: Collegio San Giuseppe – via Francesco da Paola 23, Torino
Orari di apertura:
Dal lunedì al venerdì: 10-12 | 15-18
Sabato: 9-12
ARMANDO TESTA, PROROGATA LA MOSTRA
La mostra “Tutti gli “ismi” di Armando Testa”, ospitata all’interno delle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino, viene prorogata a domenica 17 marzo 2019. Fino a oggi sono stati oltre 34.000 i visitatori che si sono lasciati affascinare dagli universi visivi, i temi ricorrenti e le maggiori utopie del più celebre e amato pubblicitario italiano del secolo scorso.
PINEROLO: “DA NOÈ ALLE BOLLICINE”, AL MUSEP UNA MOSTRA SULLA STORIA DELLA VITE, DALL’ UVA AL VINO
Da sabato 23 febbraio, il MUSEP-Museo Civico Etnografico del Pinerolese e l’associazione Centro Arti e Tradizioni Popolari propongono la mostra “Da Noè alle Bollicine”, un omaggio alla vite, all’uva, al vino e al mondo che le comprende fra passato e attualità. L’iniziativa inaugura il programma espositivo “Un Anno di Bellezza” e propone una storia che si perde nella notte dei tempi, quella della coltivazione della vite e della produzione del vino. Una sequenza di pannelli traccia il percorso dall’uva al vino, passando per la vendemmia, la storia della vite, i vigneti nel mondo e i vini di montagna. Non mancano le curiosità, come il racconto del vino fra “Dio, Santi e vignaioli”, dedicato in particolare ai santi Remigio, Vincenzo, Crispino e Martino. Si parla anche di Noè, il biblico patriarca che salvò dal Diluvio l’umanità e tutti gli esseri viventi raccogliendoli nella sua Arca. Si ricorda come nacque lo champagne e si rievoca la vigna di Leonardo, nel quinto centenario dalla morte del grande genio italiano. Si racconta la storia della Scuola Malva Arnaldi di Bibiana, impegnata, grazie a un lascito testamentario, a migliorare e intensificare la coltivazione delle terre pinerolesi. Si ripercorre poi la memoria dell’Esposizione Ampelografica tenutasi a Pinerolo nel 1881 e riproposta dopo oltre un secolo nel 2011, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Strettamente d’attualità sono invece le informazioni sulle strade del vino e le manifestazioni vitivinicole del territorio, su come si degusta il vino, sui bicchieri adatti alle varie tipologie e sugli abbinamenti gastronomici. L’esposizione è a cura del gruppo di lavoro del MUSEP e del Centro arti e tradizioni popolari, con il patrocinio della Città di Pinerolo, della Regione Piemonte, della Città Metropolitana di Torino, di CNA Pensionati Pinerolo, dell’Atl “Turismo Torino e Provincia”, della delegazione pinerolese dell’Accademia Italiana della Cucina e della Strada Reale dei Vini Torinesi. “Da Noè alle Bollicine” si inaugura sabato 23 febbraio alle 17 nei locali del MUSEP a Palazzo Vittone, in piazza Vittorio Veneto 8 a Pinerolo, alla presenza della presidente del museo Alessandra Maritano, dell’assessore alla cultura della Città di Pinerolo Martino Laurenti, del delegato di Pinerolo dell’Accademia Italiana della Cucina Alberto Negro e di altre autorità. È annunciata la presenza di alcuni produttori della Strada Reale dei Vini Torinesi, fra cui la Cantina Ilaria Salvetti di Caluso e l’azienda L’Autin di Campiglione Fenile. L’ingresso è libero e la mostra sarà visitabile fino a domenica 31 marzo, il sabato dalle 16 alle 18 e la domenica dalle 10,30 alle 12 e dalle 15,30 alle 18.
CARNEVALE, CON I PIÙ PICCOLI, ALL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI
Martedì 5 marzo h. 11.00
In occasione della mostra di Eugenio Comencini, la Pinacoteca dell’Accademia Albertina invita i bambini dai 5 agli 11 anni, con le loro famiglie, a un divertente laboratorio di Carnevale. I volti dei dipinti diventeranno maschere da ritagliare con i colori più amati da ognuno. Cartoncini e veline colorate saranno gli ingredienti di questa magia.
Costo dell’attività: 4 euro a bambino.
Biglietto d’ingresso: INTERO 7 euro, RIDOTTO 5 euro, GRATUITO (fino a 6 anni, possessori tessera Abbonamento Musei).
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
tel. 0110897370
pinacoteca.albertina@coopculture.it