Santo Stefano Belbo: “Dogman” di Garrone al Cineocchio

Al “Cineocchio” di Santo  Stefano Belbo sabato 2 marzo alle 16,30 si proietterà il film di Matteo Garrone, ispirato alla storia del canaro della Magliana. E’ “Dogman” il film che ha conquistato il maggior numero di candidature, esattamente quindici, tra cui quella di miglior film, per la 64ma edizione dei David di Donatello, che saranno consegnati a Roma mercoledì 27 marzo. Dogman è stato presentato al festival di Cannes, dove la gran parte dei critici l’ha giudicato un film sopra la media, ottimamente recitato, con diversi approcci interessanti e non comuni e con una notevole fotografia.Dogman è un film del 2018 diretto da Matteo Garrone, regista diventato famoso per “Gomorra”.La pellicola s’ispira al cosiddetto delitto del Canaro, l’omicidio del criminale e pugile dilettante Giancarlo Ricci, avvenuto nel 1988 a Roma per mano di Pietro De Negri, detto “er canaro”. È uno dei casi di cronaca nera più atroci e scioccanti: accadeva a Roma, alla Magliana, 29 anni fa. Marcello, detto “er canaro”, per via del suo mestiere di toelettatore di cani, vive nella periferia romana, perseguitato da un violento ex pugile che terrorizza con metodi da bullo tutto il quartiere. Nel tentativo di riaffermare la sua dignità, Marcello compirà un inaspettato e atroce atto di vendetta. Ispirandosi a questa vicenda per indagare sui dilemmi umani, la ‘cattiveria’, il bene e il male, in una periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l’unica legge sembra essere quella del più forte. Marcello è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, l’amore per la figlia Sofia, e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza l’intero quartiere. Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta dall’esito inaspettato. Il regista dice: “In una periferia, dove prevale la legge del più forte, uno stato di natura dove contano solo l’onore e il denaro, le uniche vie d’uscita e di riscatto sono la droga e la violenza: l’uomo è un animale cattivo per natura o sono le circostanze a renderlo tale? Più che una semplice storia di vendetta, “Dogman” è un western proiettato in un contesto urbano e contemporaneo, nel quale la leggenda prevale sulla realtà. Ispirato a un fatto di cronaca di trent’anni fa, si distacca dall’evento di cui nessuno conoscerà mai la verità, concentrandosi su temi universali e dilemmi umani che soggiacciono dietro il filo della sua trama”.                          Dogman non è soltanto un film di vendetta, anche se la vendetta (ma meglio sarebbe chiamarla riscatto) gioca un ruolo importante, così come non è soltanto una variazione sul tema della lotta tra il debole e il forte. È invece un film che, seppure attraverso una storia “estrema”, ci mette di fronte a qualcosa che ci riguarda tutti: le conseguenze delle scelte che facciamo quotidianamente per sopravvivere, dei sì che diciamo e che ci portano a non poter più dire di no, dello scarto tra chi siamo e chi pensiamo di essere. In questo interrogarci nel profondo, nell’accostarsi alla perdita dell’innocenza di un uomo.

Alessandra Gallo