LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati
Benjamin Britten (1913-1976)
BILLY BUDD Opera in un prologo, due atti e un epilogo su libretto di Edward Morgan-Forster ed Eric Clozier (dal romanzo di Melville) prima rappresentazione assoluta: Londra, Covent Garden, 1° dicembre 1951 interpreti principali: Jacques Imbrailo (Billy Budd), Toby Spence (Edward Fairfax-Vere), Brendley Sherratt (Glaggart) Orchestra e coro Teatro Real di Madrid diretti da Invor Bolton regia Deborah Warner; scene Michael Levine; costumi Chloe Obolvansky; regia video Jéremie Cuvillier; m.° coro Andrés Maspero Belart Classique BAC 154 reg. febbraio 2017 / ed. marzo 2019 durata 174.00
Britten, il più grande compositore del Novecento, era in grado di scrivere per qualsiasi strumento, formazioni vocali e strumentali con insolita e incredibile competenza. Giudicato artigiano ed eclettico, rifutando tale accusa, si limitò a replicare che il risultato dipende da un lungo lavoro Sarebbe ben difficile nel suo stile ravvisare eredi o qualche discendenza. In un certo senso fu una fortuna che non avesse nè precedenti, nè eredi. Compose diverse opere, tra cui ricordiamlo il celebre Peter Grimes, Giro di vite, Albert Herring. Billy Budd è un dramma marinaresco tratto dal romanzo di Melville, scritto nel 1891 e pubblicato postumo, che guadagnò la scena grazie alle cure librettistiche di Morgan-Forster (l’autore di Maurice e Passaggio in India) e Crozier. I fatti sono realmente accaduti nel 1797. Billy, marinaio imbarcato sul vascello da guerra The Indomitable, è accusato di partecipare a un complotto per provocare l’ammutinamento dell’equipaggio: E’ chiaro che il comandante e gli ufficiali hanno bisogno di un capo espiatorio che possa anche costituire un esempio e un monito per i marinai cospiratori. Billy viene dunque processato e condannato all’impiccagione. E il suo corpo viene gettato in mare. L’ultima scena vede il capitano Verve racconta a distanza di anni il tragico episodio e conclude con le parole Avrei potuto salvarlo. Ma le leggi della marineria non ammette cedimenti. I mezzi impiegati in Billy Budd sono imponenti: venti interpreti, un coro di voci bianche e uno misto, oltre all’orchestra in cui i fiati ricoprono un rilevante ruolo. Le voci sono tutte maschili che avrebbero potuto generare una monotonia timbrica, ma non è così perchè il concorso dell’orchestra compensa in larga misura nel segno della varietà. D’altra parte la sagacia compositiva di Britten comporta precise scelte e perfettamente rispondenti, non condizionata dai testi e alle varie tematiche trattate. Nei cataloghi discografici sono presenti tredici edizioni, tra cui quella famosa del ’67 diretta dall’Autore: tutte realizzate tra il 1951 e il 2017. Le versioni in DVD sono quattro (1966, 1988, 1994, 2017). La regia di Deborah Warner è di grande forza drammatica, racconta la storia come un flashback e si avvale a livello scenografico di una piattoforma lignea sospesa che rappresenta la tolda dell’imbarcazione, mentre gli arredi sono minimi. All’occorenza la piattaforma viene sollevata con l’ausilio di funi, svela il mondo sottocoperta che è quello dei marinai. Eccellente regia video di Jérome Cuvillier che alterna, con senso drammatico, primi piani, piani medi e campi lunghi. Sul podio Invor Bolton, direttore musicale del Teatro Real di Madrid, concerta in modo dettagliato; in particolare attento ai colori e alla complessità ritmica. Ogni scena viene assecondata nella sua carica teatrale. Jacques Imbralio è un perfetto Billy sia vocale che scenico: splendido nel monologo del seconcdo atto. Incisivo e cinico Brendley Sherratt (Glaggart). Superlativo Toby Spence (Vere) per ambiguità, esitazione , inquietudine e smarrimento. Spettacolo coprodotto con il Covent Garden e l’Opera di Roma. Un video raccomantabile, premiato lo scorso anno nell’ambito degli International Opera Award.