PIEMONTE ARTE: NOTRE-DAME, SESIA DELLA MERLA, MONTALDO, CHIERI, CASALE, CONDOVE, ALMESE, DOMODOSSOLA, OMEGNA…
PALAZZO MADAMA: MOSTRA “NOTRE-DAME DE PARIS.SCULTURE GOTICHE DALLA GRANDE CATTEDRALE”
Palazzo Madama – Sala Stemmi
Piazza Castello – Torino
5 aprile – 30 settembre 2019
Palazzo Madama presenta dal 5 aprile al 30 settembre 2019 una mostra innovativa e multimediale, che dà vita a quattro sculture gotiche provenienti dalla celebre cattedrale di Notre-Dame de Paris. L’esposizione, curata della conservatrice di Palazzo Madama Simonetta Castronovo e allestita nella Sala Stemmi del museo, è frutto di una collaborazione con il Musée de Cluny – Musée national du Moyen Âge di Parigi. L’evento si configura come una mostra dossier dedicata al tema della scultura gotica francese nella prima metà del 1200 e, in particolare, al cantiere della Cattedrale di Notre-Dame di Parigi. Dal portale dell’Incoronazione della Vergine sulla facciata occidentale proviene la Testa d’Angelo, mentre dal portale del braccio settentrionale del transetto provengono la Testa di Re mago, la Testa di uomo barbuto e la Testa di figura femminile, allegoria di una virtù teologale. Queste quattro opere, oltre a essere esempi di altissima qualità della scultura medievale europea, sono testimonianze di quel momento della civiltà gotica indicato dal celebre storico dell’arte Cesare Gnudi come “classicismo gotico” o “naturalismo gotico”, che ebbe un forte influsso, alla fine del Duecento, anche sui protagonisti del Gotico in Italia: Giotto, Nicola Pisano, Giovanni Pisano, Arnolfo di Cambio. Le teste sono presentate con un coinvolgente allestimento audiovisivo, realizzato da Leandro Agostini, che ricrea uno sfondo architettonico e ambientale per le sculture, arricchendo la visita con proiezioni e voci fuori campo, che animano i quattro personaggi e ne raccontano la storia. In questo modo il percorso espositivo diventa un’occasione di approfondimento sulle straordinarie sculture gotiche di Notre-Dame, offrendo contemporaneamente ai visitatori una narrazione sulla Cattedrale parigina (dal Medioevo alle distruzioni successive alla Rivoluzione Francese, fino ai restauri integrativi di Eugène Viollet-le-Duc alla metà dell’Ottocento) e un’illustrazione dei diversi caratteri iconografici e stilistici dei suoi portali.
Tra il 1793 e il 1794 le quattro sculture esposte a Palazzo Madama furono rimosse dalla cattedrale parigina, insieme a molte altre che decoravano la galleria dei Re e i portali della facciata, su ordine del Comité revolutionnaire de la Section de la Cité, in quanto simbolo della feudalità, della monarchia e della religione. Infatti dal 1793 la Francia era diventata una repubblica – Luigi XVI e Maria Antonietta erano stati ghigliottinati all’inizio dell’anno – retta da un Comitato di salute pubblica guidato da Robespierre. Le sculture, molte ormai allo stato di frammenti, abbandonate a lungo sul sagrato della chiesa, vennero successivamente cedute a impresari cittadini interessati a reimpiegarle come materiale da costruzione. Una perdita che è all’origine dell’imponente cantiere di restauro della Cattedrale, negli anni 1845-64, a opera di Eugène Viollet-le-Duc e Jean-Baptiste Lassus, che si dovettero basare, per realizzare le nuove sculture, in sostituzione di quelle perdute, su disegni e incisioni antiche raffiguranti i portali, imitando per quanto riguarda lo stile il linguaggio delle sculture gotiche coeve di Chartres, Reims e Amiens. Molte delle sculture originali di Notre-Dame, comprese le quattro opere esposte a Palazzo Madama, insieme a centinaia di frammenti, sono state rinvenute nel 1977 durante lavori alle fondazioni dell’hôtel Moreau a Parigi, sede della Banque Française du commerce extérieur, che poi decise di donarle allo Stato francese per essere depositate al Musée de Cluny, che le conserva dal 1980.
Il pubblico della mostra potrà quindi ammirare da vicino quattro capolavori del gotico francese e trovare al contempo spunti di riflessione su altri temi: l’organizzazione del lavoro in un cantiere medievale complesso come quello di una cattedrale, il tema della distruzione e mutilazione delle opere d’arte per ragioni politiche, fino a quello del restauro integrativo “romantico” dei monumenti medievali, che caratterizza gli interventi del XIX secolo in tutta Europa.
La mostra suggella un proficuo rapporto di collaborazione con il Musée di Cluny, avviato già nel 2015 all’interno della Rete europea dei musei di arte medievale, nata nel 2011 per promuovere iniziative espositive comuni, ricerche condivise, convegni e conferenze sul patrimonio di arte medievale conservato in tali istituzioni. La rete oggi riunisce il Musée de Cluny di Parigi, il
Museo del Bargello di Firenze, lo Schnütgen Museum di Colonia, il Museo Diocesano di Vic in Catalogna, Palazzo Madama- Museo Civico d’Arte Antica di Torino, il Musée Mayer van den Bergh di Anversa, il Catharijnconvent di Utrecht e il Musée de l’Oeuvre Notre-Dame di Strasburgo. Il Musée de Cluny e Palazzo Madama hanno già realizzato un’importante mostra in partnership: Les émaux de Limoges à décor profane. Autour des collections du cardinal Guala Bicchieri (Parigi, Musée de Cluny, 13 aprile – 29 agosto 2016), poi presentata a Torino con il titolo Un cardinale in viaggio. Guala Bicchieri collezionista di arte gotica tra Vercelli, Limoges, Parigi e Londra (10 novembre 2016 – 6 febbraio 2017).
MONTALDO TORINESE: CONCORSO D’ARTE “NOI…A MONTALDO”
L’associazione “Montaldo Cultura”, dopo il successo riscosso lo scorso anno con il concorso fotografico, ha organizzato un concorso d’arte dal titolo ” Noi … a Montaldo” con lo scopo di valorizzare il patrimonio storico e culturale del paese e favorire la conoscenza del nostro territorio e delle nostre tradizioni. Il concorso è aperto a tutti gli artisti, pittori, scultori, incisori, fotografi, cultori di fiber art … amatori e professionisti, senza limiti di età. Le iscrizioni sono aperte da lunedì prossimo 8 aprile e fino al 30 settembre 2019. Il concorso si concluderà in ottobre con la premiazione e l’allestimento di una mostra all’interno del Palazzo Comunale di Montaldo.
LO STUDIO DI GIANNI SESIA DELLA MERLA A MONCALIERI
Allievi, critici d’arte, giornalisti, amici e l’Assessore alla Cultura della Città di Moncalieri Laura Pompeo, sono intervenuti sabato 30 marzo all’inaugurazione dello spazio-studio di Gianni Sesia della Merla in via Cavour 2/D a Moncalieri. I colori di Sesia Della Merla caratterizzano il clima narrativo dei viaggi in Oriente, degli scorci urbani di Moncalieri, di cui è cittadino onorario, del fascino di una nevicata o di una ragazza birmana o di un rapido disegno. Opere, quindi, che emergono da una lunga stagione di ricerche, di approfondimenti tecnico-espressivi appresi alla scuola di Benedetto Ghivarello, Metello Merlo e Giovanni Gribaudo, di impressioni che diventano pagine di un lungo racconto che esprime il fluire inarrestabile del tempo mediante il «gusto del colore e dell’impasto»(Albino Galvano). Un’esperienza che ora si apre al pubblico nello spazio dell’Associazione Artistico-Culturale «Sesia della Merla», promossa dalle figlie Barbara e Rossana, e presenta i vari aspetti del discorso creativo di questo artista del Novecento piemontese «vigoroso nell’impianto realizzativo» come ha scritto Luigi Carluccio. E dalla tavola «Mosè il grande pellegrino» al dipinto «Moncalieri, Mercatino dell’usato», si delinea un percorso che unisce il delicato ritratto della moglie al suo autoritratto, attraverso una sequenza di lavori densi di colore, di risvolti quotidiani, di testimonianze legate ai soggiorni in Libia, Bretagna, Normandia, Parigi, New York e Africa. Vi è nella rassegna «Il fuoco di una vita» l’incontro del pittore con i sogni, dell’uomo con la realtà, del segno con i «particolari preziosi di una tecnica ricca» (Marziano Bernardi), in una sorta di visione e di linguaggio scandito nello spazio incommensurabile dell’esistenza.
Angelo Mistrangelo
Moncalieri, Associazione Culturale, via Cavour 2/d, orario: martedì, giovedì e sabato 16,30-19, prima domenica del mese
10-12/15-17,30. Info:associazione.sesiadellamerla@gmail.com.
CASALE MONFERRATO, MOSTRA COLLETTIVA “PITTURA E GRAFICA”
CHIERI, MOSTRA FOTOGRAFICA “MATERA CAPITALE”
BARD: IL GUERCINO. OPERE DA QUADRERIE E COLLEZIONI DEL SEICENTO
Forte di Bard. Valle d’Aosta
5 aprile – 30 giugno 2019
La mostra Il Guercino. Opere da quadrerie e collezioni del Seicento porta al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, dal 5 aprile al 30 giugno 2019, una selezione di 54 opere del grande pittore centese, considerato uno dei massimi interpreti della pittura emiliana barocca. L’esposizione è organizzata dal Forte di Bard in collaborazione con il Polo Museale dell’Emilia Romagna e la Pinacoteca Nazionale di Bologna e curata da Elena Rossoni e Luisa Berretti.
Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666) esercitò il proprio ascendente su un pubblico molto vasto grazie alla grande duttilità del suo pennello, capace di captare le più disparate suggestioni per fonderle in uno stile unico, riconoscibile e in costante evoluzione. Nel corso della sua lunga vita realizzò numerose pale d’altare destinate a una fruizione pubblica all’interno di edifici religiosi, a partire dalle chiese di campagna della pianura centese sino alla basilica di San Pietro in Vaticano a Roma. L’artista fu però molto amato ed ebbe importanti commissioni anche da privati, che chiesero sue opere per arricchire le proprie collezioni e quadrerie. Il Libro dei conti dell’artista ci permette infatti di individuare importanti richieste da parte di ecclesiastici, regnanti e famiglie nobiliari. A questo secondo gruppo di dipinti è dedicata la mostra ospitata al Forte di Bard, mostra che molto potrà dire sia dell’attività dell’artista che della compagine collezionistica del secolo. Tra queste opere, ora conservate sia in collezioni private che pubbliche, appaiono dipinti di grande innovazione figurativa, riferibili a diverse fasi della sua attività, dal vivo colorismo della fase giovanile alla maggiore compostezza classica delle opere tarde. Si tratta di una serie di dipinti di soggetto religioso, mitologico, letterario, di dimensioni variabili a seconda della destinazione all’interno delle quadrerie private dell’epoca. Le commissioni, oltre che attraverso i dipinti, saranno testimoniate in mostra anche da una significativa serie di stampe realizzate da incisori a lui vicini come Giovanni Battista Pasqualini. I disegni, che rimasero per la gran parte nel suo studio, costituiscono un’accezione particolare del Guercino privato, trattandosi soprattutto di opere che il pittore custodiva personalmente, sia per utilizzarle per creazioni proprie o degli allievi all’interno della propria bottega.
Biografia dell’artista – Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666)
Ritenuto uno degli artisti più rappresentativi della fase matura del Barocco, la sua abilità tecnica e l’originalità del tocco ebbero notevole influsso sull’evoluzione delle decorazioni nel XVII secolo. La produzione del Guercino, del tutto priva dalle pesantezze e opacità che intralciano alcuni artisti coevi, è caratterizzata da forti contrasti di luce e da ombreggiature ariose che, pur non divenendo mezzo per ottenere valori costruttivi come nel Caravaggio, creano una freschezza e una trasparenza caratteristiche. Assimila, attraverso Dosso Dossi e Scarsellino, la lezione cromatica di Tiziano, che costituisce la vera premessa alla sua pittura di tocco, a grandi macchie liquide e luminose di colore. L’incontro a Bologna con Ludovico Carracci fu l’evento che allargò gli orizzonti dell’artista alla cultura più aggiornata del tempo, senza cancellare l’ispirazione comunque naturalistica che resta alla base della sua creazione. Lo stile largo e movimentato che si afferma a partire dal 1616 con la pala di Bruxelles con Madonna e Santi, culmina più tardi con la Vestizione di S. Guglielmo d’Aquitania (1620, Pinacoteca di Bologna), capolavoro da considerarsi già pienamente barocco.
Chiamato a Roma nel 1621 da Papa Gregorio XV, decorò una sala del Casino Ludovisi con l’Aurora, sviluppando una linea naturalistica quasi caravaggesca, soprattutto nella realizzazione delle figure, illusionisticamente narrativa. Rientrato a Bologna, la sua pittura si rivolse a un pacato classicismo, sotto l’influsso di Guido Reni, dal quale ereditò il ruolo di caposcuola della pittura bolognese della seconda metà del Seicento.
Didattica – A compendio della visita in mostra sono stati ideati due laboratori rivolti alle scuole.
Come un pittore
Scuola dell’infanzia e primaria (I e II)
Guidati dall’operatore, i bambini imparano a mescolare i colori per completare il loro quadro, ispirato a uno dei dipinti del Guercino. In mostra, attraverso il suo ritratto, i bambini fanno la conoscenza del pittore e degli strumenti che servono per dipingere. La visita prosegue alla scoperta delle opere del Guercino, soffermandosi sui colori utilizzati dall’artista e sui personaggi e gli oggetti presenti nei quadri.
Che mito
Scuola primaria (III, IV e V) e secondaria I grado
Dopo una necessaria introduzione sulla figura del Guercino, la visita si concentra in particolare sulle opere a soggetto mitologico presenti in mostra: l’osservazione dei dipinti è il punto di partenza per la narrazione delle storie e delle imprese di dei ed eroi. Nella fase di laboratorio, prendendo come punto di partenza una delle opere viste, i ragazzi saranno invitati a sviluppare il racconto per mezzo del disegno.
Per prenotare i laboratori chiamare il numero 0125 833818 – prenotazioni@fortedibard.it
“TORINO CHE LEGGE” DALL’8 AL 15 APRILE
Dall’8 al 15 aprile tornerà ‘Torino che legge’, manifestazione nata per celebrare la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore istituita dall’UNESCO. La settimana della lettura è organizzata dalla Città di Torino con le sue Biblioteche civiche e dal Forum del Libro, in collaborazione con le Circoscrizioni e la Fondazione per la Cultura Torino, ha come partner Intesa Sanpaolo, sostenitore del progetto di Rebranding delle Biblioteche civiche torinesi ed è realizzata con il contributo di Fondazione CRT. Giunta alla quinta edizione, ‘Torino che legge’ coinvolgerà l’intera città, dal centro alle periferie, con oltre 500 appuntamenti fra reading, incontri con l’autore, attività formative, musica, convegni e iniziative per grandi e piccini, realizzati in spazi pubblici e privati: biblioteche, librerie, scuole, musei, teatri, case del quartiere, enti, associazioni e fondazioni, circoli, piazze, corsi, giardini, metropolitana e tram storico. Con il debutto di ‘Piemonte che legge’ – realizzato con la collaborazione e il sostegno della Regione -, la rassegna quest’anno si estenderà all’area metropolitana e al territorio piemontese, coinvolgendo un’ampia rete di soggetti pubblici e privati grazie alle numerose adesioni ricevute dalle biblioteche, dalle librerie e dalle associazioni della regione che hanno accolto con entusiasmo l’invito a collaborare per dar vita a una grande festa collettiva del libro e della lettura. Salone Internazionale del libro di Torino – Circolo dei Lettori, TorinoReteLibri, Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia, Centro Unesco, Premio Calvino rappresentano solo una parte del grande laboratorio cittadino e regionale sulla lettura che pone in evidenza la forza della filiera del libro e la sua azione sinergica e ampia, leva fondamentale per promuovere e rafforzare una partecipazione continuativa fra i diversi soggetti ed enti culturali. “Torino che legge è un appuntamento ormai consolidato – sottolinea l’assessora alla Cultura della Città di Torino -. Da quest’anno si caratterizza come una delle azioni del Patto per la lettura, strumento con cui la Città ha formalizzato un’alleanza permanente fra tutti i soggetti istituzionali della filiera del libro, della lettura, le circoscrizioni e le realtà associative che riconoscono in essa una risorsa strategica, finalizzata a promuovere il benessere individuale e sociale diffuso. La quinta edizione, inoltre, prenderà avvio lunedì 8 aprile con l’apertura di una nuova sede bibliotecaria in via Zumaglia”. “Da sempre la manifestazione, che nel 2019 amplia i suoi confini estendendosi al territorio regionale, mette in relazione i diversi soggetti della filiera del libro – sottolinea Rocco Pinto del Forum del libro – cercando di avvicinare alla lettura anche chi solitamente non legge, coinvolgendo attivamente le periferie e avviando nuovi progetti territoriali.” “La Regione riconosce il libro e la lettura quali strumenti fondamentali per la crescita sociale e culturale della cittadinanza – afferma l’assessore regionale alla Cultura – ‘Piemonte che legge’ è in questo senso una testimonianza dell’impegno quotidiano delle istituzioni nel fare, promuovere e diffondere cultura attraverso la filiera del libro e in modo capillare sul territorio.” Fra i numerosi scrittori ospiti di questa edizione si ricordano: Bruno Arpaia, Silvia Andreoli, Marco Balzano, Marco Belpoliti, Adil Bellafqih, Rossana Bossù, Alice Cappagli, Giuseppe Culicchia, Anna Di Cagno, Gianni Farinetti, Christian Frascella, Sofia Gallo, Margherita Giacobino, Margherita Oggero, Bruno Gambarotta, Carlo Greppi, Elena Loewenthal, Marco Missiroli, Valeria Parrella, Alessandro Perissinotto, Paola Cereda, Enrico Pandiani, Luca Ragagnin, Laura Pariani, Guia Risari, Enrica Tesio, Dragan Velic.
ALMESE, TRE MOSTRE D’ARTE: ANTONIO CARENA – CLAUDIO GIACONE – DARIO LANZARDO
TRA LA TERRA E IL CIELO – GHIACCIAI – IL CONVITATO DI FERRO
RICETTO MEDIEVALE DI SAN MAURO – ALMESE (TO)
Inaugurazione Venerdì 5 Aprile 2019 ore 18,00
Venerdì 5 Aprile l’Amministrazione comunale di Almese, cittadina ai piedi delle Alpi tra i laghi di Avigliana e il Colle del Lys, inaugura – con l’Associazione Culturale Cumalè di Almese, presieduta da Virna Suppo – le mostre di tre importanti artisti: Antonio Carena, pittore di cieli che con le sue nuvole ha conquistato riconoscimenti nazionali e internazionali; Claudio Giacone sperimentatore di potenziali energie che con talento racchiude nei suoi lavori e Dario Lanzardo, artista colto e raffinato, fotografo eccellente e intellettuale impegnato. L’esposizione che ha ottenuto il Patrocinio della Regione Piemonte, curata dal critico d’arte Giuseppe Misuraca, Direttore artistico del Ricetto, ha luogo nei quattro piani del Palazzo e della Torre Medievale che con i suoi 25 metri di altezza è il monumento medievale più alto di tutta la Valle di Susa.
Antonio Carena – Saranno esposte circa 30 opere che a partire dal quadro “Informale” del 1948 giungono fino alle produzioni più recenti del 2009. Rappresentative di diversi periodi le opere saranno esposte nei tre piani che accolgono la mostra “Tra la terra e il Cielo”. Opere innovative, nella tecnica e nei contenuti poetici, che riconducono alla sensibilità dell’Artista sempre attento alle istanze degli sviluppi dell’arte contemporanea, anche nella scelta dei contenuti. La riproduzione dell’opera “TERRA”, scelta come immagine della mostra, propone una colata scura e spessa sotto un cielo di nuvole bianche. Sintesi estrema di un paesaggio astratto, allo stesso tempo vivo, ma sofferente. Una straordinaria coincidenza che riporta l’attenzione sul pianeta Terra in sintonia con l’impegno planetario dei giovani studenti che questi giorni si stanno riorganizzando in difesa del nostro pianeta.
In vita Carena è stato definito il pittore dei sogni e delle nuvole, … “che solo i bambini sanno capire” come nella canzone di Fabrizio De André. Nella sua lunga e fortunata esperienza artistica, Antonio Carena, ha spesso anticipato tendenze culturali a sostegno dell’impegno civile e politico, con semplici efficaci intuizioni. Negli anni Sessanta ha partecipato alla contestazione, portando nei cortei Cartelli bianchi, che rimandano alla protesta dei giovani in difesa della Terra. Sempre bianche erano le lenzuola, stese poi nei balconi negli anni ’90 a sostegno, delle lotte dell’Associazione LIBERA di Don Ciotti. E poi le “Tole” specchianti, ancora negli anni ’60, precedenti alla realizzazione della Fiat 500, dipinta con le Nuvole, attualmente nella collezione della fabbrica di caramelle Leone. Le Pellicole fotografiche che ripensate oggi assumono i tratti del reperto di un’altra epoca. Una sorta di difesa romantica dell’oggetto, per far conoscere ai giovani di oggi una tecnologia che seppure sia recente è già desueta, se paragonata alle nuove macchine fotografiche digitali e agli smartphone. Opere che riflettevano il blu dell’infinito, la fenomenologia del tempo transitorio rappresentato dal passaggio delle Nuvole nel Cielo.
Nelle pareti della sua Casa-Museo le opere di Carena si affiancano a quelle dei grandi maestri del ‘900 come Lucio Fontana, Carla Accardi, Aldo Mondino, Enrico Castellani, Piero Ruggeri, e Man Ray, “l’americano a Parigi” che lui aveva personalmente frequentato. Mite di carattere, signorile e pacato, con i suoi racconti ha affascinato schiere di allievi/e, e tanti interlocutori, sedotti dal suo entusiasmo e dalla freschezza di un fare ironico, a tratti fanciullesco.
Antonio Carena ha sempre amato Rivoli, la sua Città, e la Val Susa. Ha girato il mondo: esposto in importanti mostre a Parigi, Bruxelles, Barcellona, Osaka e innumerevoli altri luoghi. Ma è stato legato alla Città del Castello, dove è sempre tornato riconosciuto da tutti come un “Principe della Cultura”.
Claudio Giacone – Nella sala al piano terra, con i suoi lavori “Ghiacciai”, rende omaggio alla storia del Ricetto, sorto proprio su un masso erratico, un grandioso frammento dell’era glaciale, che come altri disseminati nel territorio, caratterizza la bassa Valle di Susa fino a Rivoli, Villarbasse e Trana. Nell’architettura del Ricetto una parte del grande masso erratico incastonato all’interno dell’edificio, come una pietra preziosa, è visibile appunto nelle sale espositive. Ambienti ripensati con l’intento di creare un dialogo costante tra lo spazio e le opere. Un modo per connettere il passato al presente, immaginando il futuro. Qui si collocano le opere di Claudio Giacone, alpinista, “giovane artista ultranovantenne” molto simile ai suoi “compagni di mostra” per ironia e spirito creativo. Artista appassionato, ma anche soggetto attivo e impegnato, che ogni giorno vive e opera, anche alla ricerca di soluzioni per la salvaguardia del pianeta terra che, come noto, rischia l’estinzione soprattutto per l’assenza di conoscenze adeguate e per la scarsa sensibilità di troppi. Nell’incantevole cornice del Ricetto di San Mauro ad Almese, Claudio Giacone suggella un sodalizio mai nato prima, ma che certamente sarebbe stato possibile, viste le tante affinità elettive che oggi consentono di immaginare e realizzare questo incontro di sguardi e sensibilità, tra la terra e il cielo. L’inesauribile fonte d’ispirazione, che per i tre rappresenta l’espressione tangibile di visioni, sogni e desideri comuni.
Dario Lanzardo – Dalla Casa del Conte Verde a Rivoli dove fu accolta nel 2000, dopo l’esposizione a Palazzo Reale di Torino del 1987, la mostra “Il Convitato di ferro”, sarà allestita fino al 6 gennaio 2020, nella suggestiva Torre Medievale del Ricetto, spazio ideale per mostrare magnifiche foto in bianco e nero di armature, che ricordano il racconto di Italo Calvino “Il Cavaliere Inesistente” nel momento in cui Carlo Magno passa in rassegna le truppe prima dell’attacco…. Immagini dell’Armeria Reale di Torino, di Vienna, Monaco di Baviera, dell’Austria, di un imponente repertorio artistico – attualmente in comodato presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino – ispirato all’artista durante una visita all’Armeria Reale di Torino. In occasione dell’inaugurazione l’attore Beppe Gromi leggerà alcune pagine del Cavaliere inesistente.
Fine intellettuale, partecipe dei “Quaderni Rossi”, marittimo ferroviere, fotografo delle lotte operaie dei primi anni settanta, e del Portogallo per la Rivoluzione dei garofani.
A partire dagli anni ottanta il suo obbiettivo si è spostato sui fenomeni sociali emergenti e da quel momento ha fotografato la realtà giovanile dei concerti negli stadi, i graffiti sui muri, e i tanti aspetti fiabeschi e reali della città e della campagna – con mostre e libri su Dame e cavalieri del Balon esposta nel 1984 a Wolksburg in Germania, Spaventapasseri, Il Convitato di ferro, Arca Naturae, Omaggio a Goethe, I cortili di Torino, Le statue di Torino, La città dei quattro fiumi, – per arrivare al cielo con Cosa sono le nuvole? Il quesito tratto da un film di Pierpaolo Pasolini. Dario Lanzardo era molto curioso e la sua grande umanità lo portava a dialogare con agio, sia con i compagni nell’intervento politico, Gianni Mottura, Gianni Carchia, Vittorio Rieser, con Claudio Napoleoni e intellettuali come Italo Calvino o Dario Fo sia con ragazzi di periferia e gli studenti, con i disoccupati e gli operai Fiat, la grande Fabbrica di allora.
Il Ricetto di Almese, seppure riconducibile ad un altro periodo storico, per importanza rimanda al Castello di Rivoli, imponente architettura Barocca, dove nel 1984 la Regione Piemonte ha inaugurato il Primo Museo d’Arte Contemporanea in Italia con la mostra “OUVERTURE” sotto la direzione dall’olandese Rudi Fuchs.
L’ouverTure del Ricetto di oggi si collega, nello spirito e nell’impianto culturale, alla straordinaria esperienza di Rivoli. Una mostra manifesto che, negli anni ’80, consentiva all’Italia di allinearsi al resto del mondo, realizzata grazie al generoso concorso di artisti e galleristi che prestarono opere al nascente Museo d’Arte Contemporanea. Un evento straordinario che, di fatto, ha creato le basi per lo sviluppo dell’Arte Contemporanea in Piemonte e in Italia. Un dispositivo, importante e inedito, che ha consentito anche la promozione del territorio piemontese, delle sue eccellenze culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche.
Sede: Ricetto di San Mauro, Almese, Bassa Val Susa
Inaugurazione: Venerdì 5 aprile, ore 18.00
Periodo: 6 aprile – 3 maggio (Il Convitato di Ferro fino al 6 gennaio 2020)
Orario: Sabato e Domenica ore 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00 in settimana su appuntamento
Ingresso libero
Info: cumale.ass@gmail.com – 328 9161589
Come arrivare:
Pullman: da Fermi, capolinea della Metro, linea per Almese-Condove
Auto: da Torino autostrada Frejus, uscita Avigliana Ovest (prima del Casello)
Bicicletta: Pista ciclabile lungo la Dora Riparia (bellissima in mezzo ai prati)
PAESAGGI ALLA BIBLIOTECA NAZIONALE UNIVERSITARIA
Le atmosfere e le emozioni del paesaggio hanno caratterizzato la mostra personale di Leonardo Vannella, intitolata «Incanti», ospitata nella sala mostre della Biblioteca Nazionale Universitaria, in piazza carlo Alberto 3 a Torino.
Un viaggio, il suo, attraverso la natura che, presentato da Gian Giorgio Massara, esprime l’interiore volontà di trasmettere il fascino di un prato di rossi papaveri o dei ciliegi in fiore o, ancora, dei caldi colori dell’autunno durante la vendemmia.
E queste immagini appartengono da sempre al mondo di Vannella, a un linguaggio legato alla pittura di paesaggio di scuola piemontese, a una limpida ricerca di luci e colori che si scoprono
osservando la tavola «Mille colori in contro luce» e durante una «Fitta nevicata a Moncalieri».
Membro del Circolo degli Artisti di Torino, pittore «en plain air», Vannella racconta il vero che lo circonda con una pennellata capace di fissare i banchi di un vivace mercato a Saluzzo, Piazza San Carlo e la rasserenante veduta di un «Silente pascolo».
E come ha sottolineato Clizia Orlando, per una precedente esposizione, «Per dar forma alle vibrazioni del suo sentire abbandona le pareti dello studio e posa lo sguardo tra le quinte di Madre Natura…». Uno sguardo che coglie l’essenza di un bosco, di uno scorcio della Valle d’Aosta, di un campo di grano.
Angelo Mistrangelo
AL MAUTO MOSTRA AUTO CHE PASSIONE! INTERAZIONE FRA GRAFICA E DESIGN.
Le opere di alcuni tra i più grandi disegnatori del secolo scorso sono al centro della mostra Auto che Passione! Interazione fra grafica e design, realizzata dal MAUTO in collaborazione con il m.a.x. museo di Chiasso, è aperta al pubblico. Manifesti, cartoline e disegni di artisti di rilievo del XX secolo testimoniano l’evoluzione dello stile grafico in parallelo alle nuove forme del design delle quattro ruote. Il design, lo stile e la grafica sono infatti elementi espressivi della cultura di un’epoca, e trovano un importante elemento di sintesi nell’automobile, che da mezzo di trasporto diventa oggetto di culto. Le grafiche in mostra sono opere realizzate da alcuni dei grandi disegnatori del secolo scorso: da Jules Chéret, considerato il padre del manifesto moderno, di cui è esposto il Benzo-Moteur del 1900, si passa alla pubblicità di Marcello Dudovich per la Nuova Balilla (1934) e alla grafica di Max Huber per il 40° Gran Premio d’Italia del 1969 fino ai poster degli anni Novanta. Altri manifesti celebri sono firmati da Leopoldo Metlicovitz, Plinio Codognato, Marcello Nizzoli e dal fondatore del MAUTO Carlo Biscaretti di Ruffia, del quale quest’anno ricorrono i 140 anni dalla nascita e i 60 anni dalla morte.
“Questa mostra, vivace e stimolante, nasce da una delle nuove collaborazioni a livello nazionale e internazionale che il Mauto ha intrapreso allo scopo di aumentare la visibilità e allargare il proprio pubblico – spiega Mariella Mengozzi, Direttore MAUTO -. Inoltre, ‘Auto che Passione!’ ci consente di far conoscere un aspetto significativo e meno noto della personalità del nostro fondatore, Carlo Biscaretti di Ruffia: quello di artista, grafico pubblicitario e umorista. Professione che Biscaretti ha svolto con talento e grande efficacia, non solo per marchi automobilistici ma anche di altri settori”.
Il percorso espositivo è organizzato per sezioni tematiche che rievocano le suggestioni grafiche delle opere in sala: l’Eleganza, la Velocità, le Esposizioni. La sezione speciale dedicata a Carlo Biscaretti sviluppa i temi Umorismo e Pubblicità e comprende solo disegni originali dell’autore. Oltre che dal m.a.x. museo di Chiasso e dall’archivio del Centro di Documentazione del MAUTO, alcune opere provengono dalle prestigiose collezioni pubbliche Raccolta Bertarelli del Castello Sforzesco di Milano e da importanti collezioni private fra cui quella di Alessandro Bellenda (Galleria L’Image di Alassio).
Con i manifesti in mostra dialogano sei vetture iconiche della storia del design del Novecento: l’Alfa Romeo 8C 2300 Touring del 1934, la Lancia Aurelia B52 Coupè Bertone del 1951, la Pantera De Tomaso GTS Ghia del 1974, la Ferrari 308 GTB Pininfarina del 1980, l’Alfa Romeo V6 3.0 Vittoria del 1995 e la Iso Rivolta Vision GT Zagato del 2017. Modelli che condensano in sé lo stile, i dettagli, le emozioni, l’estetica e le novità tecnologiche che hanno ispirato i pubblicitari di ogni epoca.
MUSEO DELLA MONTAGNA: MOSTRA “SCONFINAMENTI”
GRUGLIASCO, “OLTRE LE PORTE DI FASTALIA”, MOSTRA DI GIUSY BARBAGIOVANNI
WunderKammer e teatrineidi di Giusy Barbagiovanni
Mostra a cura di Alfonso Cipolla
Dal 6 al 14 aprile
Museo Gianduja – Villa Boriglione – Parco Culturale Le Serre
Via Tiziano Lanza 31 – Grugliasco
Inaugurazione sabato 6 aprile ore 17
Il teatro per Giusy Barbagiovanni è un mondo interiore. È un cantuccio salvifico di stupore infantile
custodito nell’intimo al pari di una segreta stanza dei giochi, rifugio e baluardo al medesimo tempo.
È un mondo di matite colorate, di ritagli, di stoffe, di scampoli di ricordi. È l’inseguire il sogno
alchemico del foglio bianco che si fa disegno, di scrigni di nonnulla votati a wunderkammer:
cassetti di trastulli che l’immaginazione ammanta e lenisce. Da questo suo teatro potenziale, pudico, declinato in mille rivoli di creatività spontanea e necessaria, Giusy Barbagiovanni ha estratto trentadue opere, trentadue tasselli della sua personale ricerca attraverso le seduzioni delle figure animate che vanno dal 1992 a oggi. La mostra si avvale del patrocinio di Unima (Union Internationale de la Marionette) ed espone principalmente fantasiosi teatrini da camera legati alla musica e all’opera lirica. Si tratta di un curioso gioco di specchi tra contenitore e contenuto, dato che spesso sono gli stessi personaggi a trasformarsi in teatrino, rivelando al loro interno l’essenza dell’opera o del balletto di cui sono protagonisti: Il flauto magico di Mozart, L’uccello di fuoco di Stravinskij, Lo schiaccianoci di Cajkovskij, Il fiore di pietra di Prokofiev… E ancora grandi pannelli ispirati al gioco dei tarocchi e ai pupi siciliani, uova-marionette in omaggio a Von Kleist, fate e bambole dai risvolti esoterici… L’inaugurazione della mostra, curata da Alfonso Cipolla, è prevista per sabato 6 aprile alle ore 17 presso il Museo Gianduja in Villa Boriglione nel Parco Culturale Le Serre di Grugliasco. Nell’occasione sarà presentato anche l’ultimo libro di Giusy Barbagiovanni: Il viaggio di Camilla, una favola ambientata nel caleidoscopico mondo di Fastalia scritta e illustrata dall’autrice a partire dalle suggestioni dei quadri di Chagall e Depero ed edita da Impremix – Edizioni Visual Grafika. È prevista inoltre una speciale tiratura limitatissima del volume per amatori, impreziosita da un’opera a tecnica mista firmata e numerata.
La mostra rimarrà aperta da sabato 6 aprile fino a domenica 14 aprile, dalle ore 15,30 alle ore 19
escluso il lunedì. Ingresso libero. Info 3491977090.
TORINO, MOSTRA DI GIULIANA PONTI
La galleria Opere Scelte ha il piacere di invitarvi, venerdì 29 marzo alle ore 18.30, in via Matteo Pescatore 11/D, all’inaugurazione di Mi sono immersa nel fango, mostra di Giuliana Ponti. “Ho trasformato la terra in un sasso leggero, leggero come l’istinto femminile, e l’ho lasciato sedimentare, in modo che la natura lo potesse trasformare e contaminare.”Da questi gesti nasce il lavoro di Giuliana Ponti, da una attenta e ascetica osservazione della natura e dei suoi elementi.
Le opere in mostra si manifestano con un effetto percettivamente straniante in quanto elementi naturali, costituiti da natura, ma che non sono quello che appaiono. Si sviluppa una sorta di visita immersiva in una natura che si fa mezzo per dare forma al pensiero di Giuliana Ponti.
Il tema dominante della mostra è la terra e l’artista rappresenta il suo percorso, attraverso una narrazione fantasmatica e un rituale di gesti che compie nella creazione delle stesse. I sassi testimoniano così l’unione dell’artista con la terra, intesa qui proprio come materia asciutta, dall’etimologia della parola, attraverso l’elemento dell’acqua e della sabbia che ha raccolto negli anni in diversi luoghi del mondo.
Per Giuliana Ponti, dopo la laurea in scenografia all’Accademia Albertina di Torino, la relazione con l’arte si è manifestata attraverso il teatro di strada, le azioni collettive e i laboratori artistici, proprio negli anni ’80, quando l’arte a Torino si fondeva con processi di vita trasformativi, attraverso i movimenti politici, l’animazione teatrale e i collettivi artistici.
La mostra sarà visibile fino a sabato 27 aprile 2019.
A TORINO NASCE MAUA: MUSEO DI ARTE URBANA AUMENTATA
Inaugurazione MAUA sabato 6 e domenica 7 aprile:
Tour guidato, a seguire mostra e presentazione al Parco Peccei
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia è lieta di annunciare l’apertura a Torino di un nuovo museo, diffuso, a cielo aperto: si chiama MAUA ed è il museo di arte urbana aumentata, nato dall’idea di proporre itinerari culturali inediti, fuori dal centro e dai più tradizionali circuiti dell’arte. Così, 46 opere di street art animate in realtà aumentata diventano l’occasione per esplorare zone meno conosciute della città.
La prima edizione di MAUA è stata realizzata a Milano nel 2017; ora l’avventura è arrivata anche a Torino, grazie a “Torino Città Aumentata”, che è fra i progetti vincitori del Bando Contributi del Progetto AxTO – Progetti innovativi in ambito sociale e culturale, promosso dal Comune di Torino nell’ambito del Programma per la riqualificazione e la sicurezza delle periferie.
CAMERA, in qualità di partner del progetto, ha dato supporto nella mappatura delle opere di street art e nella realizzazione di due workshop fotografici di realtà aumentata con il coinvolgimento più di 200 persone fra studenti, creativi digitali e street artist.
MAUA verrà inaugurato sabato 6 e domenica 7 aprile al Parco Aurelio Peccei di Piazza Ghirlandaio. Durante l’evento è previsto un primo tour urbano e un’anteprima della mostra, in cui sarà possibile sperimentare la realtà aumentata anche su opere collocate in altre zone della città.
In concomitanza con l’inaugurazione sarà inoltre pubblicato e distribuito il catalogo di MAUA Torino, edito da Terre di mezzo: un prodotto editoriale che raccoglie tutte le opere del museo e tramite il quale è possibile fruirne anche in realtà aumentata, grazie all’app Bepart scaricabile gratuitamente.
MAUA TORINO è realizzato grazie a una rete di partenariato composta da Bepart, come capofila, insieme ad altre sei realtà: BASE Milano, Avanzi – Sostenibilità per Azioni, Terre di Mezzo, PUSH., CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Iur – Innovazione sostenibile e l’associazione SAT – Street Art Tourino.
PALAZZO MADAMA, CONFERENZA RIDERE DELLE CORTI AL TEMPO DEL RE SOLE
In occasione della mostra Madame Reali: cultura e potere da Parigi a Torino, Palazzo Madama propone la conferenza Ridere delle corti al tempo del Re Sole a cura della casa editrice il Mulino.
Le corti trionfanti, le guerre dinastiche ritualizzate, non lasciano molto spazio alla dissidenza: tanto più preziose, dunque, le voci ironiche, che l’inevitabile prudenza non rende meno pungenti. È il caso delle incisioni del bolognese Giuseppe Maria Mitelli (1634-1718). Attivo anche a Roma, Venezia e Madrid, di lui si conoscono oltre 1500 incisioni su rame, alcune decine delle quali illustrano le vicende politico-militari di un tempo che corrisponde all’egemonia di Luigi XIV, re di Francia. Tutte le potenze europee sono raffigurate, compresi gli ottomani all’assedio di Vienna. Dei contendenti si mettono alla berlina gli abbigliamenti differenziati e persino certe caratteristiche nazionali già fissate in stereotipi. La cultura della burla, già fiorente nel Rinascimento, si arricchisce di strumenti grafici rinnovati: didascalie e cartigli, cui manca solo la nuvoletta per diventare fumetti a pieno titolo, rebus, giochi di parole e scioglilingua. L’identificazione della situazione prescelta è immediata, al punto che sotto l’apparente leggerezza formale nulla è innocente o gratuito.
Giovanni Ricci, già professore ordinario di Storia moderna all’Università di Ferrara, si è occupato, fra l’altro, di signorie italiane nel Rinascimento e di rapporti fra l’Europa e l’impero ottomano. Fra i suoi ultimi libri: I giovani, i morti. Sfide al Rinascimento, Bologna, il Mulino, 2007; I turchi alle porte, Bologna, il Mulino, 2008; Appeal to the Turk: ther broken boundaries of the Renaissance, Roma, Viella, 2018.
CONDOVE: MOSTRA “TRA FEDE E RIBELLIONE”
A Condove presso Antica Chiesa Romanica di San Rocco, gli Amici Chiesa di San Rocco hanno inaugurato la mostra “TRA FEDE E RIBELLIONE” del Maestro Pippo Leocata. A cura di Valter Vesco. Fino al 22 Aprile. Chiesa romanica di San Rocco Via Cesare Battisti – Condove
Orari:
Mercoledì 10/12
Venerdì 16/19
Sabato e Domenica: 10/12 – 16/19
Domenica 14 Aprile “Giornata del Romanico in Piemonte”: 9/12 – 15/19
Domenica 21 Aprile Pasqua di N.S.: 16/19
Lunedì dell’Angelo: 10/12 – 16/19
Ingresso libero
Info: amicisanroccocondove@gmail.com
CHIERI, FIBER ART CON “TRAMANDA”
Mercoledi 17 aprile alle ore 11, Conferenza Stampa della nuova edizione di TRAMANDA – Fiber Art Exhibition, organizzata dalla Città di Chieri, che si terrà nella Sala d’Onore dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
DOMODOSSOLA: MOSTRA DI BEATRICE ORSINI
La rassegna “Metamorfosi: sguardi di donna” presso lo spazio Gallery di Domodossola
La mostra “Metamorfosi: sguardi di donna” con opere di Beatrice Orsini e una presentazione di Sebastiano Parasiliti, allestita presso lo spazio Gallery (ufficio dei Private Banker), Via G. Marconi 26, Domodossola, dopo l’inaugurazione di sabato 9 marzo 2019 (ore 11,00; vernissage con l’artista) continuerà fino al 9 maggio.
La rassegna, come indica il suo stesso titolo, presenta una serie di fotografie d’autore che hanno come soggetto fondamentale la donna ripresa in contesti, in pose, in abbigliamenti ed atteggiamenti inusuali: una figura bendata da un gomitolo di corda ripresa dinanzi a un muro istoriato da scritte, una donna con scafandro con un tavolo e un piatto in primo piano, un paio di scarpe femminili con nello sfondo un’altra donna “valigia in mano” di cui viene troncato il viso, un lenzuolo che copre una figura… queste e altre le opere proposte in un’atmosfera vagamente metafisica e surrealista.
Beatrice Orsini (classe 1976) nasce in provincia di Varese, dove vive e ha famiglia. Collabora in qualità di consulente presso enti locali che si occupano di minori e famiglia. Con questo bagaglio formativo ed esperienziale, dopo una prima fase esclusivamente dedicata alla scrittura (la sua prima silloge poetica “Anche l’acqua ha sete” è stata editata da Controluna nel gennaio 2018) approda, da autodidatta, alla fotografia, spinta dalla ricerca di altri linguaggi e mezzi espressivi.
“Metamorfosi: sguardi di donna” è la sua prima mostra fotografica e raccoglie alcuni dei lavori realizzati nel corso del 2018. Si tratta di 15 autoscatti in bianco e nero, fortemente contrastati, dal sapore concettuale ed in chiave surrealista: le ambientazioni, in interno ed esterni, acquistano una connotazione di estraneità in cui inserire oggetti e corpi, all’insegna di un processo di sdoppiamento e capovolgimento. Mentre gli oggetti subiscono un effetto di trasfigurazione fino a divenire personificazioni di un altrove e di un sentire, il corpo si annulla spersonificandosi e “cosificandosi”, in un processo di ricerca di sé e di estraniamento da sé. Il volto, per lo più amputato, anche quando si mostra lo fa in modo irriconoscibile e mascherato, così da essere “Uno, nessuno e centomila”.
Soggetto della mostra quindi, come si diceva, non è una donna, ma la donna in quanto questione reiterata, irrisolta e incompiuta, in un continuo quanto esasperato confronto con la propria dimensione.
Enzo De Paoli
OMEGNA: ARTISTI IN VETRINA 2019
Mostra di primavera alla galleria “Spriano” di Omegna con opere di Pescador, D’Oora e Cappelletti.
La galleria “Spriano” di Omegna (Via Cattaneo 16) dedica quest’anno la sua mostra di primavera “Artisti in vetrina” ai lavori di Lucia Pescador, Domenico D’Oora e Mauro Cappelletti.
Si tratta di tre artisti tra l’astratto e il concettuale, che hanno caratterizzato l’inizio di questo nuovo millennio, di cui il gallerista Silvio Spriano presenta alcuni quadri particolarmente significativi.
Lucia Pescador, nata a Voghera il 9 febbraio 1943, allieva di Gianfilippo Usellini, si è diplomata alla scuola di decorazione dell’accademia di Brera. Influenzata da esperienze pop inglesi, predilige la raffigurazione della natura in un’atmosfera surreale; nel suo linguaggio espressivo ricorrono anche elementi grafici vicini al fumetto.
Domenico D’Oora, nato a Londra il 20 giugno 1953, vive e lavora sul lago Maggiore. Si è diplomato all’accademia di belle arti di Brera, corso di pittura, con insegnanti G. Ballo e F. Leonetti; qui ha partecipato a incontri su “psicologia della percezione” e “arte cibernetica”, frequentato corsi speciali di estetica, sociologia,, fotografia, tecniche grafiche; contemporaneamente ha modo di assistere come uditore alle lezioni di Paci e Rovatti all’Università Statale di Milano.
Ha collaborato con industrie plastiche ideando motivi decorativi, con setifici disegnando tessuti e con studi pubblicitari, eseguendo tra l’altro le illustrazioni di lavori di Gae Aulenti. Il suo lavoro artistico, partito da un iniziale momento iperrealistico, si sviluppa attraverso un’analisi del linguaggio verbo-visivo, per giungere negli ultimi anni alla realizzazione di opere di pittura-scultura caratterizzate da equilibri irrazionali.
Mauro Cappelletti, nato a Trento nel 1948, ha iniziato la sua attività artistica nella seconda metà degli anni sessanta del secolo scorso. Dopo un periodo dedicato alla figurazione è approdato all’inizio degli anni settanta ad un linguaggio aniconico. Affascinato dal pensiero di Lucio Fontana sulla spazialità, lavora sulle tensioni cromatico-lineari che si traducono in linee espressive. Dal 1974 queste si traducono in simboli e segni direzionali che caratterizzano la fase recente della sua arte.
Enzo De Paoli