ASL TO5 e consumo delle bevande alcoliche: uno su cinque beve troppo (e molti hanno meno di 35 anni)

L’abuso di alcol è sempre più un fenomeno dalle molte sfaccettature e da tenere sotto controllo dai settori delle dipendenze e prevenzione. Nell’ambito della promozione di stili di vita sani, il consumo di alcol ha assunto un’importanza sempre maggiore, perché l’alcol è associato a numerose malattie: cirrosi del fegato, malattie cardiovascolari e tumori, malattie neuropsichiatriche, problemi di salute materno-infantile, ecc. Inoltre, il consumo di alcol provoca, come effetto immediato, alterazioni psicomotorie, che espongono ad un aumentato rischio di  incidenti stradali, comportamenti sessuali a rischio, infortuni sul lavoro, episodi di violenza, e può creare dipendenza. Il danno causato dall’alcol, oltre che alla persona che beve, può estendersi quindi alle famiglie e alla collettività, gravando sull’intera società. Anche l’impatto economico è notevole: si stima che i costi indotti dal consumo di alcol, nei Paesi ad alto e medio reddito, ammontino a più dell’1% del Prodotto Interno Lordo. I rischi di danni alcol-correlati (immediati e cronici) e di dipendenza alcolica variano in funzione di diversi fattori: la quantità complessiva di alcol bevuta abitualmente, la quantità di alcol assunta in una singola occasione; le modalità ed il contesto di assunzione dell’alcol. Non è possibile stabilire limiti sotto ai quali i rischi si annullano. Per definire il consumo moderato, le istituzioni sanitarie internazionali e nazionali hanno individuato livelli e caratteristiche di consumo che comportano rischi per la salute modesti, tali da poter essere considerati accettabili. Il consumo di alcol è definito a maggior rischio se sono superati tali limiti.

Gli indicatori Passi

Passi misura il consumo di alcol in unità alcoliche standardizzate (UA). L’UA corrisponde a 12 grammi di alcol puro (etanolo), quantità approssimativamente contenuta in una lattina di birra (330 ml), un bicchiere di vino (125 ml) o un bicchierino di liquore (40 ml), alle gradazioni tipiche di queste bevande. Gli uomini, più di 2 UA medie giornaliere, corrispondenti a più di 60 unità alcoliche negli ultimi 30 giorni, e per le donne, più di 1 unità alcolica media giornaliera, corrispondente a più di 30 unità alcoliche negli ultimi 30 giorni; 2) consumo binge: consumo, almeno una volta negli ultimi 30 giorni, di 5 o più (per gli uomini) o 4 o più (per le donne) unità alcoliche in una singola occasione; 3) consumo esclusivamente o prevalentemente fuori pasto.

Nell’ASL To5 il 56,3% della popolazione dichiara di avere assunto almeno un’unità di bevanda alcolica nell’ultimo mese. Questo dato è del tutto simile a quello nazionale. Nel 90% dei casi questo avviene ai pasti; a livello nazionale questo dato è leggermente superiore. Il consumo a maggior rischio riguarda il 18,9% di quanti fanno uso di alcolici. Anche se non statisticamente significativa, l’informazione si pone al di sopra del valore nazionale, mentre a livello nazionale è evidente una divisione in “fasce” del Paese abbastanza netta.

Quali sono le caratteristiche delle persone con consumo a maggior rischio?

Il problema riguarda soprattutto la popolazione più giovane, è la differenza è statisticamente significativa fra chi ha più o meno di 35 anni.  Altrettanto significativa è la disparità che permane fra uomini e donne, mentre non ci sono differenze fra persone italiane e straniere. Il livello d’istruzione, pur mostrando un andamento diseguale a svantaggio delle categorie più colte, non raggiunge la significatività statistica.  Ambiguo è l’utilizzo di alcol letto in funzione delle difficoltà economiche.

Quali sono le caratteristiche delle persone con consumo binge?

Per quanto riguarda il consumo episodico, l’assunzione eccessiva di alcol in una singola occasione (binge drinking), comporta un sostanziale incremento di rischio di lesioni traumatiche e di altri effetti nocivi.

Sono generalmente fissati livelli soglia differenti nei due sessi, e precisamente:

– per gli uomini 5 o più unità alcoliche in una sola occasione

– per le donne 4 o più unità alcoliche in una sola occasione.

Livelli di consumo sopra queste soglie sono classificati come “consumo binge”.

Nella nostra azienda questo comportamento riguarda l’8,6% (IC 95% 6,7-11) di quanti dichiarano di assumere bevande alcoliche, dato analogo a quanto si registra in Piemonte e in Italia.

Poiché quest’abitudine riguarda una minoranza dei residenti, il campione aziendale non garantisce una corretta inferenza: le differenze fra categorie di persone non sono mai significative da un punto di vista statistico.

Nel confronto con le altre Regioni, il Piemonte è in linea con il valore medio nazionale. E’ tuttavia un fenomeno in crescita e al quale va posta una particolare attenzione. Per questo la sanità sta monitorando  costantemente il fenomeno.

 

Qual è l’attenzione degli operatori sanitari al consumo di alcol?

I medici di medicina generale e gli altri operatori sanitari dovrebbero cercare sistematicamente di individuare, tra i loro assistiti, coloro per cui il bere alcol è diventato o sta diventando un problema e un rischio. Dalla voce degli assistiti Passi rileva se il medico si è informato sull’abitudine a bere alcol e se ha fornito consigli al riguardo.

I soggetti che affermano di bere e che hanno avuto, nell’ultimo anno, almeno un contatto con il proprio medico di famiglia sono un sottogruppo di dimensioni piuttosto modeste e a volte poco informativo al livello locale. Nell’ASL To5 solo 1-2% dei soggetti a rischio dichiarano di aver ricevuto qualche consiglio da un operatore sanitario riguardo al loro uso di bevande alcoliche, ma la numerosità campionaria è troppo limitata.

A livello nazionale e regionale ci si attesta intorno al 7%.

Conclusioni

Nell’ASL To5 si stima che quasi un bevitore su cinque abbia abitudini di consumo considerate a maggior rischio per quantità o modalità di assunzione e che i giovani sotto i 35 anni abbiano un’esposizione maggiore a questa cattiva abitudine.

A differenza di molti altri fattori di rischio comportamentali, il consumo di alcol è maggiore fra le persone con un livello culturale elevato.

In base alle indicazioni del programma Guadagnare Salute, è importante che gli operatori sanitari, in particolare i Medici di Medicina Generale, dedichino attenzione al consumo di alcol dei propri assistiti, in modo da consentire l’identificazione precoce dei soggetti a rischio e il counselling.

Secondo i dati Passi solo una minoranza dei medici e degli altri operatori sanitari si informa riguardo al consumo di alcol dei propri assistiti; inoltre, solo poche  persone con consumi a maggior rischio riferiscono di aver ricevuto dal proprio medico il consiglio di moderare il consumo.

Questa è quindi un’area d’intervento in cui sono possibili grandi miglioramenti.

Per quanto riguarda gli interventi finalizzati a ridurre i danni causati dall’alcol, è stata dimostrata l’efficacia di politiche e normative che intervengono sulle caratteristiche della commercializzazione dell’alcol, in particolare il prezzo, la reperibilità e l’accessibilità del prodotto.

Quindi, è fondamentale intervenire sul contesto per rendere più facili le scelte salutari: far diventare l’alcol meno facilmente reperibile ed eliminare la pubblicità di bevande alcoliche, rappresentano interventi appropriati per la riduzione degli effetti nocivi dall’alcol.

Inoltre, le campagne d’informazione e i programmi di educazione alla salute giocano un ruolo chiave nella sensibilizzazione sull’argomento, favorendo l’accettazione di politiche e misure rivolte alla riduzione del consumo.