Canelli: presentazione di “Ho rifiutato Il Paradiso per non uccidere”alla Biblioteca Monticone

Domenica il 12 maggio 2019 alle 17:00, Atai Walimohammad presenterà il suo primo libro ” Ho rifiutato il paradiso per non uccidere”- Multimage, la casa editrice dei diritti umani in collaborazione con CrescereInsieme presso la Biblioteca Monticone Canelli, Via Massimo D’Azeglio, 47.L’obiettivo di questo libro è avvicinare il lettore alle storie quotidiane che ancora popolano l’Afghanistan, un paese dove la guerra e il terrorismo sembrano non finire mai. Dove si distruggono le scuole perché l’istruzione è il peggior nemico del fanatismo e del fondamentalismo. La maggior parte delle persone si crea un’opinione sui fatti e sulle cose un po’ come può. Spesso ci si ferma ai luoghi comuni o al sentito dire. Abbiamo una visione d’insieme distorta e superficiale della maggior parte delle cose che non ci riguardano da vicino. Qui c’è un racconto, frammenti di storie e ricordi di chi ha vissuto in prima persona le vicissitudini dell’Afghanistan. Né conosce la bellezza, ma anche la sconcertante e crudele realtà del fanatismo che si traveste di religiosità, ma fa solo il gioco dei potenti del mondo. “Ho rifiutato il paradiso per non uccidere” è il titolo più appropriato per il racconto di questo ragazzo che non ha mai rinnegato i suoi ideali anche a costo dalla vita.Immaginate di trovarvi in Afghanistan circondati dai Talebani che, vi vogliono morto. Riuscite ad immedesimarvi? Non credo. Atai Walimohammad però è riuscito ad attraversare lo schermo in senso opposto, e quello che noi vediamo come un film lo ha vissuto sulla propria pelle e su quella dei suoi affetti più cari. Atai a soli ventitré anni è scampato alla morte più volte perché Atai si era messo contro l’indottrinamento dei talebani ed andava in giro per il villaggio a parlare alla gente: diceva loro che i bambini, se veramente volevano il paradiso, dovevano frequentare le scuole pubbliche e non quelle gestite dai talebani (“biglietterie per il paradiso”) finalizzate al martirio.Atai Walimohammad, un bimbo che non ha vissuto l’infanzia, ed i giocattoli della sua infanzia sono state le vere armi, un bimbo che ha solo la guerra come paragone e nonostante tutto ha cercato di vivere e di crearsi una giusta vita. I talebani non lasciano agli afgani il diritto all’istruzione, i Talebani distruggono le scuole ed uccidono coloro che amano l’istruzione, la vera cultura afgana, il vero islam e l’umanità. Perché, se uno si istruisce, non obbedisce ai talebani e si rifiuta di uccidere gli altri: in questo modo i talebani perdono i “clienti” ed i loro affari vengono toccati.   Coloro che cercano la verità o che hanno trovato la verità sono i peggiori nemici dei terroristi. Il libro racconta le storie di lavaggio del cervello, di bambini kamikaze, dell’importanza dell’istruzione, ma anche di speranza, come quella dell’associazione FAWN (Free Afghan Women Now) di cui Atai è il fondatore. Atai Walimohammad è nato nel 1996 in Afghanistan, figlio di un medico e di una delle sue mogli, è rimasto orfano di padre praticamente da neonato. Era il 1996 quando i talebani presero il potere in Afghanistan; suo padre si oppose a questa situazione e fu condannato a morte dall’imam della moschea ed un giorno, mentre lavorava in ospedale, fu rapito da qualcuno (probabilmente gente del posto) ed impiccato.Walimohammad è cresciuto quindi senza padre, era però incuriosito dai libri e leggendo quei libri, si costruì, da solo, ciò che una qualsiasi comunità dovrebbe garantire a tutti: una cultura.

Alessandra Gallo