PIEMONTE ARTE: LUNA, BOLLEY, AIME, VENEZIANO, SACRI MONTI, CIRIO, INFINI.TO, REVELLI…
Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
PALAZZO MADAMA: MOSTRA “DALLA TERRA ALLA LUNA. L’ARTE IN VIAGGIO VERSO L’ASTRO D’ARGENTO”a cura di Luca Beatrice e Marco BazziniPalazzo Madama – Museo Civico d’Arte AnticaGran Salone dei RicevimentiPiazza Castello, Torino
A cinquant’anni esatti dallo sbarco del primo uomo sulla Luna, Palazzo Madama presenta dal 19 luglio all’11 novembre la mostra Dalla terra alla Luna, a cura di Luca Beatrice e Marco Bazzini, realizzata in collaborazione tra Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica e GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, con il contributo della Regione Piemonte.
In mostra oltre 60 opere: dipinti, sculture, fotografie, disegni e oggetti di design, che raccontano l’influenza dell’astro d’argento sull’arte e sugli artisti dall’Ottocento al 1969. Le opere esposte provengono, oltre che da musei torinesi: GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Fondazione Accorsi-Ometto, Pinacoteca Albertina e Museo Nazionale del Risorgimento, da importanti musei, istituzioni e collezioni private italiane ed europee, tra i quali Palazzo Reale di Napoli, Museo Correr di Venezia, Certosa di San Giacomo di Capri, Museu Coleção Berardo di Lisbona, Mart di Trento e Rovereto, Collezione Intesa San Paolo, Fondazione Marconi e Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, Fondazione Barilla di Parma, Archivio Gastone Novelli di Roma. In occasione della mostra sarà dedicato alla Luna un ciclo di conferenze al Circolo dei Lettori e una serie di proiezioni cinematografiche organizzate in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino.
BARDONECCHIA: “ALBERI MOBILI, INNESTI E MINATORI SMERALDINI”, MOSTRA DI EUGENIO BOLLEY
Un dipinto e cinquantatre nuove sculture di Eugenio Bolley
Aperta fino al 15 agosto
Domenica 14 luglio alle ore 11.00 è stata inaugurata al Palazzo delle Feste, alla presenza delle autorità e di Andrea Maria Ludovici, pittore, scultore, scrittore e storico dell’arte, la mostra “Alberi mobili, innesti e minatori smeraldini”, centocinquantesima rassegna di Eugenio Bolley, nato il 14 agosto 1935, a Gap (Francia), dove la famiglia, contraria al fascismo, era stata costretta ad emigrare, a lungo residente in città e da anni residente ed operante nella Conca di Bardonecchia. L’artista ha trovato l’ispirazione tematica dopo aver raccolto nei boschi rami di frassino e larice “decorati” dal lavoro sotto corteccia dal minatore smeraldino, un insetto appartenente all’Ordine Coleotteri, famiglia Buprestidi, originario dell’Asia orientale, capace di tratteggiare piccole incisioni che richiamano le farfalle. Molto originali ed interessanti le più di cinquanta originali sculture meccaniche, mobili e di varie dimensioni, prodotte dall’artista, capace di sonorizzane alcune grazie alla scoperta di alcuni anelli magici. La mostra, ad ingresso libero, rimane aperta tutti i giorni dalle 16.30 alle 19.00 dal 14 luglio al 15 agosto. “Questa mia mostra, ultima in ordine di tempo – sostiene Eugenio Bolley- è una assoluta novità perché sono esposte opere e sculture mai realizzate prima e legni tarlati con merletti di circa quattro millimetri, realizzati dal minatore smeraldino, fantastico artista naturale, al quale ho dedicato un quadro di 1 metro x 1 metro. Questa mostra rafforza e consacra il mio rapporto con l’ambiente montano, frutto della mia scelta di vita, opzione fondamentale, di lasciare la città per venire a vivere a Bardonecchia, splendida cittadina, ideale per viverci e trovare la giusta ispirazione artistica”.
LEMIE, MOSTRA DI TINO AIME
Nella bella cornice dello spazio da poco recuperato della Confraternita del SS. Nome di Gesù a Lemie, che fa parte del Museo diffuso di Viù, si inaugura il 20 luglio, alle ore 16, la mostra Tino Aime. A la fenestro, qu’es? / Che c’è alla finestra?, che sarà visitabile sino al 29 settembre (sab. e dom. : ore 15-18). Ad accompagnare i visitatori la musica d’ambiente dei Blu l’Azard – gruppo di ricercatori e musicisti da anni impegnati nella musica creativa e tradizionale per il ballo e per l’ascolto e nella diffusione delle lingue minoritarie del Piemonte – che al termine si esibiranno in concerto. Proprio l’attenzione alle lingue madri dei nostri territori alpini è il timbro particolare che i curatori Gabriele Garbolino Rù e Valter Giuliano, in collaborazione con l’Associazione Tino Aime, hanno voluto dare all’esposizione. Per questo il corredo didascalico e i testi in catalogo sono stati tradotti in lingua francoprovenzale nelle sfumature di Viù e Usseglio, grazie al prezioso lavoro di Gabriele Garbolino Rù e di Rosanna Moroni. Attraverso il filo conduttore che unisce il tema della finestra e l’attenzione alle lingue minoritarie l’esposizione fa conoscere la poetica di Tino Aime cantore della montagna e dei silenzi e, allo stesso tempo ci consente di esplorare le sue tecniche, dalla pittura alla raffinata arte incisoria, alla composizione scultorea. «Con l’occasione – sottolinea Emanuela Lavezzo, Direttore Museo Civico Alpino “A. Tazzetti”- Usseglio e Museo Diffuso Valle di Viù – si è voluto presentare al pubblico l’interesse di Tino alle parlate locali dell’arco alpino occidentale, tramite l’esposizione della sua incisione e della poesia in occitano di Sergio Arneodo che danno il titolo alla mostra». «Per le tematiche trattate – spiega lo scultore Gabriele Garbolino Rù che cura la mostra e l’ha fortemente voluta – Tino Aime è diventato un riferimento della civiltà montanara di cui con leggerezza poetica, ha saputo rappresentare l’inesorabile declino sospeso, con la speranza, tuttavia, di salvare e non dimenticare la civiltà dei monti simbolicamente espressa dalla sua arte. Le montagne sono un valico che non crea convenzionali e rigidi confini geografici ma pongono in relazione i loro abitanti, l’arte e le minoranze linguistiche autoctone ne sono l’espressione ricca di storia e cultura». «Questa mostra – per l’altro curatore Valter Giuliano che su Tino Aime ha scritto una biografia – è preziosa sintesi del suo essere uomo e artista. Rappresenta la sua capacità di continuare a parlarci, per inviare messaggi di riflessione su ieri, su oggi e soprattutto su domani. Quando un artista sa essere contemporaneo sempre, ha raggiunto il suo obiettivo». Soddisfatto il Presidente dell’Associazione Amici del Museo Civico Alpino di Usseglio, Alberto Tazzetti: «L’esposizione che per il secondo anno presentiamo negli spazi della Confraternita del SS Nome di Gesù è ricca di significati. Il primo è il riconoscimento a Tino Aime del suo forte attaccamento alla montagna che è stato fonte di grande e originale ispirazione per molte delle sue opere, il secondo sta nell’avere arricchito questa mostra con un ingrediente linguistico, quello francoprovenzale, che era parte della cultura di questo artista e il terzo significato sta nell’aver ricercato tra le mostre possibili quella che più e meglio testimoniasse la doverosa riconoscenza verso la popolazione di Lemie che attraverso il suo Sindaco Giacomo Lisa ha voluto la valorizzazione del suo patrimonio artistico e la realizzazione di questa Sede museale».
Hanno altresì contribuito alla buona riuscita dell’esposizione Loredana Iacopino che ha curato il progetto di allestimento e di comunicazione, e Daniela Urbani per il progetto grafico del catalogo.
SERRALUNGA D’ALBA, MOSTRA DI COSIMO VENEZIANO
Tenuta Cucco – Chiesa di San Sebastiano in BorgoPiazza Umberto I – Serralunga d’Alba (CN)
Inaugurazione: giovedì 18 luglio 2019, ore 18:30Ingresso libero su prenotazionesegreteria@fondazionelaraia.it | 02 4854 8710
Durata: 19 luglio -15 settembre 2019Ingresso libero su prenotazionegiovanni@tenutacucco.it
Fondazione La Raia – arte cultura territorio presenta BIOMEGA Multiverso, una mostra site-specific di Cosimo Veneziano, a cura di Ilaria Bonacossa, realizzata presso Tenuta Cucco, azienda agricola biologica di proprietà della famiglia Rossi Cairo che ha creato Fondazione La Raia nel 2013. La mostra fa parte del progetto BIOMEGA iniziato nel 2018 con il sostegno della Compagnia di San Paolo, nell’ambito del Bando ORA! Produzioni di Cultura Contemporanea. L’artista, in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università IULM di Milano, ha realizzato nell’ultimo anno un lavoro trans-disciplinare sull’uso delle biotecnologie in ambito agroalimentare, per riflettere sulle procedure di acquisto dei consumatori, oggetto di studio del neuromarketing. Partendo da queste indagini, Cosimo Veneziano ha realizzato BIOMEGA Multiverso, un’installazione composta da serigrafie e ricami su tessuto in dialogo con un’inedita piralide in marmo, una farfalla della specie Ostrinianubilalis il cui bruco è un parassita devastatore del mais. Uno degli obiettivi del progetto è indurre il visitatore a interrogarsi su quanto l’estetica, e l’applicazione degli studi delle neuroscienze, possano influire sulle sue scelte di consumatore. In BIOMEGA Multiverso tecniche artistiche tradizionali, quali appunto la serigrafia e il ricamo, sono poste a confronto con le nuove tecnologie. È infatti attraverso l’utilizzo dell’eye tracker, usato dai laboratori di neuromarketing per tracciare i movimenti oculari automatici e continui, che Veneziano conduce lo spettatore verso nuove letture del visibile. La tracciatura dei movimenti oculari automatici, chiamati saccadi, è riprodotta in questa installazione attraverso i ricami su tessuto. Ogni ricamo costituisce la mappatura dei punti di osservazione dell’occhio delle persone invitate dall’artista a sottoporsi al test mentre osservavano fotografie di repertorio. Queste immagini – stock photos – sono generalmente utilizzate dalle agenzie di comunicazione per realizzare pubblicità di prodotti alimentari, nello specifico di frutta e verdura visivamente perfette per veicolare l’idea di qualità. Dopo un lavoro di stilizzazione, Veneziano ha riprodotto queste immagini nelle sue stampe serigrafiche. “In una condizione di globalità dell’immagine, la fotografia e la relativa storia si inseriscono in un regime visuale e percettivo più ampio nel quale produzione, circolazione e distribuzione delle fotografie costituiscono una rappresentazione iconica che rivela come i saperi vengano veicolati dalle immagini,” affermano l’artista Cosimo Veneziano e i curatori del progetto. “L’attenzione verso tecnologia e neuroscienza porta chi osserva ad indagare l’immagine nella sua grammatica, nell’intrigante tentativo di comprendere cosa si nasconda dietro il visibile e il rappresentabile, attraverso la rappresentazione dell’invisibile”. Il progetto analizza l’espressione culturale della fotografia studiandone i codici. La fotografia svela quelle forme emozionali e biologiche che guidano, orientano e talvolta influenzano la conoscenza.“Sopra l’installazione, dietro i tessuti serigrafati e ricamati, campeggia come memorandum – e monito – un disco di marmo nero con incisa la farfalla Ostrinianubilalis. Esteticamente perfetta, sana, delicata e innocua, nasconde una minaccia per l’agricoltura: è la metamorfosi di un bruco, parassita responsabile della distruzione delle coltivazioni di grano e, soprattutto, del mais” afferma Ilaria Bonacossa, curatrice della mostra. Attraverso la mostra BIOMEGA Multiverso Fondazione La Raia sostiene la missione dell’azienda agricola biodinamica La Raia e di Tenuta Cucco, azienda biologica, entrambe di proprietà della famiglia Rossi Cairo: responsabilizzare il consumatore a scegliere alimenti biologici di qualità, prodotti nel rispetto delle risorse e dei cicli naturali, a garanzia della salvaguardia del territorio e delle generazioni future. Il progetto BIOMEGA nasce dall’incontro, in occasione della residenza d’artista presso Guilmi Art Project (2016), tra Cosimo Veneziano e Filippo Racciatti, “agricoltore per scelta”, che da alcuni anni si occupa di raccogliere e selezionare semi per creare un archivio di piante non geneticamente modificate. Collegandosi a temi e pratiche di attualità come collective farming, orti urbani e riorganizzazione comunitaria della produzione agricola, Biomega interconnette arte contemporanea, neuroscienze, antropologia e scienze della terra in un percorso articolato che tocca aspetti culturali, sociologici e politico-economici della nostra società. Oltre alla mostra BIOMEGA Multiverso a cura di Ilaria Bonacossa, promossa da Fondazione La Raia presso Tenuta Cucco in Serralunga d’Alba, il lavoro di Cosimo Veneziano verrà esposto a ottobre nell’ambito di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, all’interno della mostra collettiva Ka art. Per una cartografia corale della Basilicata, a cura di Katia Anguelova, progetto co-prodotto dall’Associazione ArtePollino e dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019. Inoltre, dal 16 gennaio 2020 al 16 febbraio 2020, l’opera sarà presentata da Walter Guadagnini e curata da Beatrice Zanelli (Arteco) e Vincenzo Estremo nella Project Room di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Torino. A novembre 2019 sarà pubblicato da NERO il libro d’artista, a cura di Arteco, dedicato all’intero progetto.
MUSEOMONTAGNA: MOSTRA “SENZA LIMITI, OLTRE I CONFINI. CINEMA SULLE ALPI OCCIDENTALI”
La mostra sarà visitabile fino al 20 ottobre 2019
Giovedì 4 luglio 2019 èstata inaugurata da Vincenzo Torti, Presidente generale del ClubAlpino Italiano, Valentino Castellanie Daniela Berta, rispettivamente Presidente e Direttore del Museomontagna, la mostra dedicata al Cinema sulle Alpi Occidentali, realizzata nell’ambito del progetto di cooperazione transfrontaliera INTERREG V-A ITALIA-FRANCIA ALCOTRA 2014-2020 “iAlp”, finanziato dal FESR –Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, con la collaborazione del Musée Alpin di Chamonix-Mont-Blanc.La mostra è curata da Marco Ribetti, vicedirettore del Museomontagna, e da Enrico Verra, documentarista e coordinatore AIACE -Associazione Italiana Amici del Cinema d’Essai, Torino. L’allestimento multimediale –progettato e realizzato da auroraMeccanica–affronta otto temi in dialogo fra loro: pionieri, salite e discese, sogni e incubi, velocità e lentezza, confini. Un’escursione cinematografica nella quale i visitatori possono camminare tra i manifesti e le immagini dei film che hanno segnato la storia del cinema di montagna, dagli esordi ai giorni nostri, proiettate tutto intorno a loro.Oppure concentrarsi sui monitor, dove scorrono approfondimenti e interviste a esperti e protagonisti. La selezione considera sia i film sia i documentari conservati nella Cineteca storica e Videoteca del Museomontagnaed è circoscritta all’ambito territoriale che va dalle Alpi Marittime al Monte Rosa, includendo così l’epopea dell’alpinismo sul Monte Bianco e sul Cervino. Si passa dalle audaci riprese di Mario Piacenzaal Dente del Gigante ai primi del Novecento, ai documentari con protagonisti Lionel Terraye Gaston Rébuffat, ai film anni Ottanta con le ascensioni in velocità dei primi grandi free-climbers. Non mancano le tragedie, come il racconto dell’incidente nel 1961 sul Pilone Centrale del Freney. Non si parla però solo di montagna estrema e di superamento di limiti sportivi, ma anche di vita in alta quota o di chi, per fuggire le difficoltà o rincorrere un sogno, attraversa i confini sui crinali. Dai film francesi che raccontano la vita dei montanari in Alta Savoia, alla storia vera di Il vento fa il suo girodel 2005, un successo cinematografico che narra le peripezie di un pastore francese che tenta di integrarsi in un villaggio delle Alpi Marittime italiane. Una nuova vita oltre il confine è invece ciò che cerca un gruppo di minatori siciliani, il cui epico viaggio culmina con il passaggio al colle del Monginevro in Il cammino della speranza. E poi c’è il cinema dei grandi attori: Spencer Tracytra i ghiacciai di Chamonix in La Montagna, o Walter Chiariall’inseguimento di Lucia Bosèsulle nevi del Sestriere in È l’amor che mi rovina, o gli esilaranti Fernadel e Totòin La legge è legge. “Con questa mostra che combina multimedialità e collezioni, il Museomontagna dà un importante segnale diinnovazione nella modalità di diffusione della cultura di montagna –si felicita il
Presidente Generale CAI, Vincenzo Torti–con la sottesa volontà di proiettare verso un coinvolgente futuro, attraverso una rilettura dinamica del passato, la montagna di cui il Club Alpino Italiano promuove, da sempre, una frequentazione che sia ricerca della bellezza e del sé”. “Questa mostra, e il progetto iAlp in generale, rappresentano per il nostro museo una sfida e una grande occasione persperimentare e mettere a punto nuove pratiche di sviluppodella nostra proiezione internazionale e, soprattutto, della nostra identità di centro per la conservazione della memoria della montagna in grado di cogliere gli stimoli della contemporaneità e di attrarre nuovi pubblici”, affermaDaniela Berta, Direttore del Museomontagna.Un settoreè dedicato all’International Alliance for Mountain Film-fondata nel 2000 proprio nelle sale del Monte dei Cappuccini -che unisce 26 festival di settore e il Museo, che ne è sede e coordinatore. Molti direttori raccontano in un video quali siano i loro film preferiti sui limiti e sui confini: europei, asiatici, americani in questo caso non parlano solo delle Alpi, ma delle montagne di tutto il mondo, aggiungendo una prospettiva internazionale.I materiali in esposizione fanno parte delle collezioni del Museo Nazionale della Montagna –CAI Torino e del Musée Alpin di Chamonix-Mont-Blanc–dove una versione adattata dell’esposizione sarà visitabile dal 12 luglio–uniti nel progetto europeo Interreg Alcotra iAlp. Musei alpini interattivi, che ha il suo cuore nella catalogazione e digitalizzazione di una parte significativa dei rispettivi archivi, che verranno messi a disposizione su una piattaforma web, utile agli studiosi e a tutti coloro che vorranno accedere alle collezioni.
SACRI MONTI – UN PATRIMONIO DA NON DIMENTICARE
Sabato 13 luglio è stato presentato il restauro della cappella della “Dimora di Maria al Tempio” nel complesso del Sacro Monte di Oropa. Più conosciuta per il suo antichissimo Santuario, Oropa è infatti anche completata da un Sacro Monte che, in una serie di cappelle, narra episodi della vita della Vergine e di Cristo. L’ideazione del Sacro Monte risale all’inizio del Seicento. Doveva infatti essere un percorso religioso di preghiera e penitenza che accompagnava il pellegrino alla conoscenza e all’approfondimento degli episodi della vita della Vergine, così come narrati dai Vangeli. A Oropa poi il Sacro Monte rappresentava il viaggio preparatorio alla visita del Santuario e alla venerazione della statua della Vergine nera. Il pellegrino doveva così seguire il percorso fino all’ultima cappella, quella della ”Incoronazione della Vergine”, o del “Paradiso”, a quota 1240 metri di altitudine, per poi ridiscendere ed entrare nel Santuario, attraverso l’antica porta, quella che si apre davanti alla facciata della “Basilica vecchia”. Il Sacro Monte rappresenta quindi una parte, la prima, di un unico progetto concettuale e ideologico del culto della Vergine. La presentazione del restauro della cappella è stata l’occasione per allargare la riflessione a tutto il patrimonio dei Sacri Monti piemontesi, che nel 2003 hanno ottenuto, insieme ai due Sacri Monti lombardi, il riconoscimento Unesco. Renata Lodari, presidente dell’Ente di gestione dei Sacri Monti, ha ricordato che i Sacri monti piemontesi (Varallo, Orta, Ghiffa, Domodossola, Oropa, Crea, Belmonte) fanno parte del sistema delle aree protette della Regione e sono riuniti dal 2017 in un unico ente di gestione, che deve occuparsi di ben 164 cappelle, con oltre dodicimila figure dipinte e quasi cinquemila sculture di artisti come Gaudenzio Ferrari o Tanzio da Varallo. Sono stati individuati gli interventi necessari alla conservazione di questo patrimonio, definendo anche le priorità, ma non ci sono le risorse economiche per finanziarli. Sono stati chiesti finanziamenti a enti pubblici e fondazioni private, ma ora la Presidente ha dichiarato che è necessario dare luogo a una raccolta fondi allargata a tutti gli abitanti di questo territorio, come avvenne nei secoli scorsi, quando furono proprio le comunità a realizzare le cappelle. Il restauro ora inaugurato è un primo esempio concreto di questo progetto di raccolta fondi, perché ha visto la partecipazione delle fondazioni bancarie del Biellese: Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariplo, Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, Banca Simetica. Per quanto riguarda invece il piano di recupero paesaggistico promosso dal Garden Club biellese, che ne ha finanziato la progettazione, è avviata ora la ricerca di fondi per realizzarlo, perché già il primo lotto, che prevede l’apertura del percorso devozionale delle cappelle, necessita di un finanziamento di circa 130mila euro.
Enzo De Paoli
BARD: MOUNTAINS BY MAGNUM PHOTOGRAPHERS
Forte di Bard. Valle d’Aosta
17 luglio 2019 – 6 gennaio 2020
La montagna vista, vissuta e fotografata dai fotografi dell’Agenzia Magnum Photos, l’agenzia di fotogiornalismo fondata nel 1947 da Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, David Seymour e George Rodger, che riunisce oggi i migliori fotografi del mondo.
La mostra Mountains by Magnum Photographers, frutto di una co-produzione tra Forte di Bard e Magnum Photos Paris, presenta al Forte di Bard, dal 17 luglio 2019 al 6 gennaio 2020, un viaggio nel tempo e nello spazio, un percorso cronologico che raccoglie oltre 130 immagini esposte in una prospettiva di sviluppo storico della rappresentazione dell’ambiente montano, declinata in base ai diversi temi affrontati da ciascun autore. Dai pionieri della fotografia di montagna, come Werner Bischof – alpinista lui stesso – a Robert Capa, George Rodger, passando per Inge Morath, Herbert List per arrivare ai nostri giorni con Ferdinando Scianna, Martin Parr, Steve McCurry. Prima dell’avvento della fotografia le montagne erano già un motivo iconografico in pittura, dove erano rappresentate da rocce o massi fino al Rinascimento, quando divennero uno sfondo maestoso che contribuì all’idea prevalente della natura. Le montagne erano state tradizionalmente viste come le sedi di potere mistico e sovrumano, qualcosa di pericoloso e inaccessibile agli umani da poter essere osservato solo da lontano. Durante il XIX secolo, con lo sviluppo dell’alpinismo, i fotografi hanno iniziato a fornire emozioni vertiginose grazie ai primi documenti sulla conquista delle vette fino ad allora inesplorate. Le fotografie non erano solo semplici prove del successo di un’ascensione – erano anche un modo per viaggiare attraverso le immagini. Le prime spedizioni fotografiche sulle Alpi iniziarono negli anni Cinquanta del XIX secolo e furono vere prodezze di sforzo fisico: i fotografi alpinisti erano aiutati da portatori che trasportavano la loro attrezzatura ingombrante e delicata. Le loro immagini stupirono il pubblico che non aveva mai visto le cime delle montagne da così vicino e con così tanti dettagli. Le foto mostravano un mondo nuovo, inesplorato e ancora intatto, promettendo viaggi in territori vergini che evocavano le origini del mondo. Fin dalla nascita della fotografia, quindi, il paesaggio di montagna è stato un soggetto che ha affascinato i fotografi. Queste immagini non sono solo una testimonianza dell’ammirazione che l’uomo ha per le alte vette, ma mettono in risalto anche la venerazione e il timore che l’uomo, da secoli, ha per le montagne. Da 180 anni, i fotografi che hanno eletto le montagne a soggetto privilegiato del loro lavoro ne esplorano le forme e le trame da ogni angolazione. Artisti passati e presenti hanno reso omaggio alla loro immensità, variando i punti di vista e cercando talvolta di amplificarne la natura spettacolare. I fotografi Magnum hanno costruito e reinventato l’iconografia montana. Nelle loro fotografie le montagne sono osservate, sfruttate e attraversate. Vediamo persone che trascorrono tutta la loro vita ad alta quota, ma anche persone di passaggio che cercano una guida spirituale, il piacere, un rifugio dalla guerra o semplice sopravvivenza. L’esposizione al Forte di Bard è un viaggio attraverso gli archivi Magnum, un’esplorazione fotografica di come gli uomini hanno fatto proprie le montagne, che in questi scatti hanno poco in comune con quelle che vediamo nelle cartoline. Il tema della montagna, inoltre, permette di avere un’idea dei viaggi dei fotografi Magnum attraverso tutti i continenti e fa comprendere meglio che cosa di volta in volta cattura la loro attenzione. La mostra comprende inoltre una sezione dedicata a un importante progetto su commissione dedicato al territorio della Valle d’Aosta, firmato da Paolo Pellegrin, fotografo di fama internazionale e vincitore di prestigiosi riconoscimenti, frutto di uno shooting realizzato nella primavera 2019. Per realizzare le immagini presenti in mostra Pellegrin ha dovuto recarsi più e più volte, alla ricerca di quelle luci che lui, amante del bianco e nero, predilige. Sono le luci filtrate dalle nubi sfilacciate dal vento, i violenti controluce sulla superficie della neve, le buie increspature dei crepacci, le scure torri delle creste rocciose, gli arabeschi disegnati sulla superficie dei laghi ghiacciati. La mostra è accompagnata da un volume edito da Prestel Publishing/Random House, New York.
TORINO, PAOLO CIRIO E LA MOSTRA “EXPOSED”
Mercoledì 17 luglio 2019, alle ore 17.30, Paolo Cirio terrà una visita guidata alla sua personale “Systems of Systems” alla Galleria Giorgio Persano. Seguirà alle ore 19.00, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, l’opening della sua nuova mostra “Exposed”.
Giovane artista concettuale, attivista politico e hacker, attraverso le sue opere Cirio indaga i temi della privacy, del potere, dell’economia e della proprietà intellettuale nella società dell’informazione. Unico artista italiano a essere invitato alla scorsa Biennale di Gwangju, ha esposto in musei prestigiosi, tra i quali la Tate Modern, Londra (2017). A settembre parteciperà alla Biennale di Göteborg, con un lavoro attualmente visibile nel nostro spazio. Cirio è inoltre noto per aver diffuso i dati di oltre 200.000 società offshore delle Isole Cayman, e per i suoi attacchi informatici contro la NATO, Google, Amazon e Facebook.
PINO TORINESE, INFINI.TO: “50 ANNI DI LUNA: MOON WEEK”15-21 luglio 2019
Il 20 luglio 1969 la Missione Apollo 11 raggiungeva il nostro satellite e il comandante Neil Armstrong, insieme al pilota del Modulo Lunare, Buzz Aldrin, poggiavano per primi il piede sulla Luna. Infini.to – Museo dell’Astronomia e dello Spazio, Planetario di Torino – organizza dal 15 al 21 luglio una settimana di appuntamenti per celebrare il cinquantesimo anniversario dallo sbarco sulla Luna, eventi che condurranno il pubblico fino a quel fatidico 20 luglio 1969, giorno in cui la Missione Apollo 11 raggiunse il nostro satellite. La tecnologia del Planetario digitale, gli spettacoli live creati dallo Staff di Infini.to, una nuova postazione interattiva e una Maratona Lunare permetteranno di ripercorrere i momenti salienti dell’avventura che ha portato 3 coraggiosi astronauti verso la Luna. Sarà possibile rivivere le emozioni, conoscere le ricadute di tale operazione, scoprire i nuovi orizzonti e le nuove sfide legate all’unico oggetto celeste raggiunto fino a ora da un essere umano. Durante la Moon Week, grazie alla collaborazione con ZEISS Visione Care, sarà possibile osservare da vicino una replica fedele della macchina fotografica utilizzata durante la missione Apollo 11 ma non solo. Essere stati tra i protagonisti di quest’incredibile conquista è per noi motivo di orgoglio e soddisfazione – spiega Michele d’Adamo, Amministratore Delegato del gruppo ZEISS in Italia. Vedere oltre ed andare oltre rappresenta per noi molto di più di uno slogan: è un approccio che applichiamo ancora oggi a tutte le nostre innovazioni e tecnologie. Ogni giorno lavoriamo cercando di superare i limiti conosciuti, per raggiungere traguardi sempre più ambiziosi: per questo reinvestiamo oltre il 10% del fatturato in Ricerca & Sviluppo. La collaborazione con il Planetario di Torino nasce proprio con l’obiettivo di essere parte attiva di quest’importante ricorrenza e di offrire, a tutti coloro che ne prenderanno parte, la possibilità di saperne di più sulla storica missione Apollo 11 e sulle incredibili sfide che lo spazio ci riserva ancora oggi.Tutti i dettagli, gli orari e i costi dei singoli eventi sono consultabili al linkhttp://www.planetarioditorino.it/infinito/50-anni-di-luna/infinito
PROGRAMMA
15 luglio – Guarda che Luna, riflessioni a 50 anni dallo sbarco
Per ricordare lo sbarco dell’uomo sulla Luna e celebrare le grande imprese passate e future, La STAMPA incontra i suoi grandi ospiti per discuterne insieme a loro.Conduce Gabriele Beccaria – giornalista La Stampa e responsabile TuttoscienzeInterviene Maurizio Molinari – direttore de La Stampa e direttore editoriale GnnA seguire spettacolo presso il Planetario ed osservazioni di gruppo.Ingresso su invito ed iscrizione.16 luglio – Eclissi di LunaIl 16 luglio la Luna è protagonista di uno dei fenomeni astronomici più attesi dell’anno, l’eclissi di Luna. Una serata per scoprire il nostro satellite e lasciarsi incantare dall’osservazione al telescopio dalla terrazza del Museo. Ospite della serata Eleonora Ammannito (ASI – Agenzia Spaziale Italiana). Prevendita biglietti su Ticketone.17 luglio – Fly me to the MoonUna serata dedicata all’ispirazione che la Luna ha creato nel mondo della musica e della letteratura, in un intreccio di letture e brani musicali a cura di Daniela Fargione (Università degli Studi di Torino) e del critico, scrittore Franco Bergoglio.18 luglio – Robotica e A.I. al servizio dell’esplorazione spaziale
Tavola rotonda per discutere gli innumerevoli temi legati all’esplorazione robotica e umana dello Spazio. Ospiti della serata: Maria Antonietta Perino (Thales Alenia Space), Giancarlo Genta (Politecnico di Torino), Giada Genchi (IIT) e Antonio Santangelo (Nexa Center for Internet & Society). Durante l’evento demonstration a cura di COMAU e Infini.to.
e.DO, il robot di COMAU utilizzato nelle demonstration, è un robot modulare, articolato multiasse con intelligenza integrata, open-source progettato per rendere divertenti e più interattivi l’apprendimento, la creazione, l’esplorazione e la programmazione. Con la stessa ingegneria innovativa e facile da usare che caratterizza i robot industriali Comau, e.DO soddisfa le esigenze di mondi molto diversi: da insegnanti e studenti a makers e appassionati, da scuole e università a organizzatori di eventi e centri comunitari.
19 luglio – Song for stars – Lo spettacolo del cielo in musicaAppuntamento della rassegna di sonorizzazioni, serate di performance live con proiezione sulla cupola del Planetario, dedicato alla Luna insieme ai Time Machine.I Time Machine Pink Floyd Tribute sono una delle migliori band tributo dei Pink Floyd.La storia inizia a Torino nel 2003, da quattro amici talmente appassionati dei Pink Floyd da decidere di formare una Tribute Band, con lo scopo di riprodurre fedelmente i mondi sonori che contraddistinguono questa mitica band. A partire da quel momento i Time Machine sono cresciuti fino a undici musicisti: tre chitarristi, due tastieristi, tre coriste, batteria, basso e sax, scenografie, proiezioni video, luci e laser, riuscendo nell’ardua impresa di catapultare il pubblico indietro nel tempo, facendo rivivere le magiche atmosfere dei grandi live show floydiani degli anni ’90.20 luglio – “Ha toccato!”Per celebrare una dei momenti più emozionanti dell’uomo, Infini.to inaugura Moon Explorer: una postazione museale realizzata dallo Staff di Infini.to dotata di un simulatore che permette una doppia esplorazione. Tramite la prima applicazione è possibile raggiungere la superficie lunare, come hanno fatto gli astronauti 50 anni fa, rivivere le stesse emozioni e interagire con ciò che le missioni dirette al nostro satellite hanno lasciato. Attraverso la seconda simulazione, sviluppata in collaborazione con Thales Alenia Space, permette di prendere parte alle missioni future verso la Luna, proiettandosi intorno a una stazione circumlunare.Siamo felici ed orgogliosi – dichiara Walter Cugno, Vice Presidente Dominio Esplorazione e Scienza – Thales Alenia Space – di aver collaborato alla nascita di questa esperienza immersiva per avvicinare, educando, le generazioni di domani al futuro dell’esplorazione spaziale, attività per la quale Thales Alenia Space nutre l’ambizione di contribuire da protagonista.In serata Infini.to propone una Maratona lunare: la missione Apollo 11 in diretta con i veri protagonisti dell’avventura lunare e i video dell’impresa che ha inchiodato alla TV milioni di telespettatori la sera del 20 luglio 1969 – cronaca a cura del giornalista Antonio Lo Campo.Ospite della serata Sara Maroni – ZEISS Vision Care.21 luglio – Apollo 11 – Correva l’anno 1969…
Inaugurazione dello spettacolo per planetari realizzato da Infini.to che ripercorre le fasi salienti sull’esplorazione lunare e sull’anniversario dell’allunaggio con una prospettiva sulle missioni future.
GALLERIA SABAUDA, PROROGATA LA MOSTRA”LEONARDO DA VINCI. DISEGNARE IL FUTURO”
La mostra Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro, allestita nelle Sale Palatine della Galleria Sabauda è stata prorogata fino a domenica 21 luglio. Una settimana in più per ammirare il nucleo di disegni autografi di Leonardo da Vinci conservati alla Biblioteca Reale di Torino, comprendente tredici fogli acquistati dal re Carlo Alberto nel 1839, tra cui il celebre Autoritratto, oltre al Codice sul volo degli uccelli donato da Teodoro Sabachnikoff al re Umberto I nel 1893. Per restituire il senso del lavoro di Leonardo, inoltre, la genesi dei disegni torinesi è indagata in relazione con analoghe esperienze di altri artisti, attraverso l’esposizione di maestri fiorentini quali Andrea del Verrocchio e Pollaiolo, lombardi come Bramante e Boltraffio, fino a Michelangelo e a Raffaello.
AL VIA LE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO DI NUTO REVELLI
Si entra nel vivo delle iniziative del Centenario di Nuto Revelli. Sabato 13 luglio presso la borgata Paraloup (Rittana -CN), l’inaugurazione della mostra Beyond the border: un progetto curato dal fotografo Luca Prestia e Federico Faloppa, linguista docente alla Reading University. Questa prima iniziativa a Paraloup è un momento di confronto con l’antropologo Adriano Favole per raccontare le frontiere contemporanee, a partire da quella di Ventimiglia, dell’isola di Lesbo, di quella di Bihac nel mezzo della Balkan Route, fino ad arrivare a quelle spagnole di Ceuta e Melilla.
A seguire, venerdì 19 luglio, a casa di Nuto, a partire dalle ore 17.00, per Leggere Nuto a casa di Nuto: una non stop di lettura condivisa delle pagine di Nuto promossa da Mai Tardi – Associazione amici di Nuto. Si continua sabato 20 luglio – alle 18.00 in Piazza Galimberti con l’anteprima della mostra “Ricordati di non dimenticare. Nuto Revelli, una vita per immagini” a cura di Paola Agosti e Alessandra Demichelis, realizzata in collaborazione con l’Istituto storico della Resistenza di Cuneo. Alle ore 19.00 all’Open Baladin si terrà la premiazione del Concorso Sulle tracce di Nuto e la serata si concluderà in Piazza Foro Boario – ore 20.30 – con il concerto “Voci” della band La Mesquia e le letture tratte dai libri di Nuto a cura di Gimmi Basilotta. Nel giorno dei 100 anni di Nuto, domenica domenica 21 luglio a Paraloup, una giornata ricca di appuntamenti: alle ore 15.00 con l’esibizione del duo Ghibaudo Mocci – fisarmonica e sax organizzato dal Consorzio Valle Stura Experience e alle ore 19.00 ACTI Teatri Indipendenti presenterà lo spettacolo Canto del popolo che manca con il regista Beppe Rosso e Marco Revelli: una veglia per ricordare “Il mondo dei vinti”. Costo del biglietto: 2€
Dopo la cena al Rifugio Paraloup – menù del Centenario al costo di 20€ (bevande escluse) su prenotazione al numero: 3463085025 – in occasione dei 50 anni dall’allunaggio, si potrà osservare il cielo insieme alll’astrofisico Alberto Cora dell’Istituto Nazionale di Astrofisica dell’Osservatorio di Torino. Per tutto il giorno di domenica 21 luglio, dalle ore 10.00 e fino alle 23.00, sarà disponibile il servizio navetta gratuito per raggiungere la borgata dal pianoro del Chiot Rosa.
In occasione della commemorazione del discorso di Duccio Galimberti del 1943, venerdì 26 luglio alle ore 18.00 a Casa Museo Galimberti alle ore 18.00, la sessione di Philosophy for Community sulla tematica delle scelte – facilitata da Cristina Rebuffo – e alle ore 20.30 per l’ orazione commemorativa di Marco Revelli. Oltre agli appuntamenti tra Cuneo e Paraloup, altre due interessanti iniziativa nell’ultima settimana di luglio:
– martedì 23 luglio | ore 17.00 | Un gruppo di amici, fra cui Carlo Petrini, ricorderà Nuto Revelli in uno dei luoghi a lui più cari, il Castello di Verduno.
Cena su prenotazione all’Albergo Real Castello di Verduno: 0172470125
– sabato 27 luglio | ore 21.30 | Piazza Municipio – La Morra | Acti Teatri Indipendenti presenta Canto del popolo che manca di e con Beppe Rosso e Marco
in collaborazione con Comune di La Morra, Eventi&Turismo, Cantina Comunale di La Morra, Libreria Paesi Tuoi
Costo del biglietto: 2€
Per informazioni: 0173 500344 info@lamorraturismo.it
BORGOMANERO: “RITRATTI DI PERSONE E COSE”, OPERE DI SERGIO BONFANTINI
Galleria Borgoarte – Borgomanero
Fondazione A. Marazza – Borgomanero
PERIODO: 07-09-2019 / 21-09-2018
INAUGURAZIONE: sabato 07-09-2019 dalle ore 17.00 presso la Fondazione Marazza
con presentazione di Salvatore Zingale
In un nostro dialogo del 2003, Sul contatto, Massimo si era soffermato più volte sul tema della convivialità, sull’importanza di instaurare relazioni giocose, sia con le persone sia con gli oggetti della vita quotidiana, come la “grolla del vino che vien passata di mano” in alcuni dialoghi di Platone. Questo ineliminabile aspetto dialogico affiora del resto evidente nell’opera di Sergio, quando si appresta a eseguire un ritratto, che è sempre un atto di intima relazione; così come quando il suo sguardo cerca e sceglie le cose da rappresentare, e che attraverso la sua pittura acquistano un nuovo valore. Conviviale e giocoso, diceva Massimo, dovrebbe essere anche il nostro lavoro con e sugli oggetti: “Un lavoro che produce contatto. E un contatto che produce operosità, anche nel segno dell’artisticità, della giocosità, della bellezza, e della grazia, della cura e dell’armonia dei corpi e delle persone, e dei nostri rapporti fra di noi umani, e di noi umani con i tre regni della natura e con il grande corpo della nostra madre terra”. (sz)
Sergio Bonfantini (Novara 1910-1989) inizia la sua attività di pittore a Torino, nello studio di Felice Casorati. Del 1929 è la sua prima mostra alla Galleria Milano, presentata da Giacomo Debenedetti, dove espone 27 quadri, fra cui La famiglia del bifolco, oggi alla Civica Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Sergio Bonfantini in questo periodo dipinge secondo una originale interpretazione di un espressionismo alla Permeke e alla Sironi, come è stato detto da Marco Rosci e da Rossana Bossaglia, mentre i temi sono ispirati al mondo rurale, vissuto senza alcun compiacimento retorico. Espone più volte alla Biennale di Venezia (1930, 1932, 1936) e alla Quadriennale romana (1931, 1935, 1939) acquisendo un profondo senso di autonomia creativa che troverà un suo più completo riconoscimento nelle personali di Palazzo Lascaris a Torino (1937) e alla Galleria Borgonuovo a Milano nel 1942. Dopo l’impegno nella Resistenza, in cui fu partigiano combattente, come i fratelli Mario e Corrado, nel 1948 è ancora alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, alle quali faranno seguito numerosissime mostre personali in Italia e all’estero. Nel secondo Novecento l’esistenzialismo contadino di Sergio si incrocia con le trasparenze concettuali che culminano nella serie Blow up, dal 1968 in poi. Il virtuosismo del colore si affina sino alla Primavera sul Ticino del 1987. Dopo la sua morte, avvenuta il 22 gennaio del 1989, nasce per volontà testamentaria del pittore la Fondazione Sergio Bonfantini il cui intento è custodire e divulgare il vasto patrimonio artistico di questo maestro del Novecento italiano. Dal 30 maggio 2009 un’importante collezione di quadri della fondazione è visitabile come esposizione permanente nelle sale del palazzo comunale di Borgomanero. Altre opere della Fondazione Sergio Bonfantini sono visibili presso la Fondazione Achille Marazza di Borgomanero, nella “Sala Bonfantini”. Nel 2012 la Fondazione Sergio Bonfantini ha istituito un sito internet dedicato all’opera del pittore.
Cantine del Castello Conti – (Maggiora)
Borgo Arte corso Mazzini, 51 – 28021 Borgomanero (No)
Tel/fax 0322 834262 cell.: 333-8093905 email: galleriaborgoarte@gmail.com
orari:
Galleria Borgo Arte
mercoledì, giovedì dalle 16.00 alle 19.30
venerdì e sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30
domenica su appuntamento
Fondazione Marazza
Martedì, venerdì e sabato dalle 9.00 alle 12.15 / dalle 14.00 alle 18.30
Mercoledì e giovedì dalle 14.00 alle 18.30