SOS MIELE

Le api sono fondamentali per la nostra alimentazione e quindi per la nostra vita. Per questo le notizie allarmanti che si stanno diffondendo sulla loro esistenza, sulla loro produzione di miele ma non solo, come vedremo tra poco, non possono lasciarci indifferenti. I dati nazionali ci informano di un calo del 41 % delle produzioni di miele di acacia e di agrumi; questa crisi è motivata dal fatto che i mesi di giugno e luglio, con caldo e siccità, sono seguiti a una primavera fredda e piovosa. Nelle province di Novara e VCO, dove si contano circa un migliaio di apicultori, tra hobbisti e professionisti, la situazione è ancora più preoccupante.

“I nostri apicultori – dichiara Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara–VCO – ci riferiscono di produzioni di acacia prossime allo zero, per colpa del maggio piovoso. Addirittura sono dovuti intervenire per nutrire le api, cosa che generalmente in primavera non è più necessario fare perché si sostentano da sole, una situazione terribile e per loro un altro investimento di tempo e denaro. Anche in questi giorni di caldo estremo le api continuano a faticare a procurarsi il polline per nutrire le larve, perché a causa della siccità ci sono meno fiori e le famiglie sono molto indebolite”. Si prospetta una produzione di miele totale, per il 2019, di meno della metà del 2018, a solo un anno di distanza da un’altra annata negativa, quella del 2017. Lo stato di sofferenza delle api, che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente, è rappresentativo in realtà dello sconvolgimento provocato dal clima sulla natura, animali e piante. L’ondata di calore africana di questi giorni può essere considerata la “punta dell’iceberg” delle anomalie del clima di questo periodo. Il rischio per gli apicultori, se la nostra produzione è scarsa, è anche quello di vedere un incremento del miele estero in mercati e supermercati, una concorrenza che arriva dalla Cina e dall’Est Europa, miele a basso costo che però non rispetta i nostri standard qualitativi; gli stessi apicultori ricordano però che, per il miele, l’indicazione d’origine è obbligatoria, quindi basta leggere con attenzione l’etichetta.

L’altro nemico delle api, oltre ai cambiamenti climatici degli ultimi anni, è l’uso dei pesticidi ancora utilizzati in alcune coltivazioni. Una eventuale estinzione delle api non comporterebbe solo il venir meno della produzione di miele; delle colture che annoveriamo a livello mondiale, la gran parte sono infatti legate al loro lavoro di impollinazione. Nella frutta e nella verdura sarebbe molto difficile trovare: mele, carote, limoni, angurie, agrumi, pere, mandorle, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, pomodori, zucchine, soia, girasole, colza, cipolle, cetrioli, sedano, cavoli, cavolfiori, broccoli, piante la cui produzione dipende in parte o integralmente dalla impollinazione. La mancanza di impollinazione avrebbe inoltre conseguenze anche negli allevamenti perché se non ci fossero le api verrebbe a mancare il foraggio per gli animali che si nutrono di erba medica o trifoglio.

Enzo De Paoli