Asti- Cgil: Se vogliamo fermare il declino urge un tavolo per lo sviluppo economico

Francesco Montemurro

I numeri sono impietosi su tutti i fronti: produzione industriale nel primo trimestre 2019 a -1,2% rispetto alla media regionale; fiducia delle imprese a -5,5% ((saldo ottimisti-pessimisti); previsione degli investimenti delle imprese nel primo trimestre 2019 passato dal 33,3 al 23,1 percento; nuove assunzioni diminuite del 20,8% tra il primo trimestre 2019 e il primo trimestre 2018; livello di retribuzione media inferiore alla media piemontese (13,6 euro lordi contro 14,6 euro lordi).

Sono solo alcune delle conclusioni dello studio sull’andamento economico della provincia di Asti commissionato dalla Cgil all’istituto di ricerche economiche e sociali Ires e coordinato dal segretario generale della Camera del Lavoro provinciale Luca Quagliotti. Le conclusioni dello studio sono state illustrate ieri in una conferenza stampa dal curatore Francesco Montemurro (direttore Ires).

Se si aggiunge la scarsa qualità del “capitale umano”, con la media di laureati più bassa della regione (59 per mille abitanti, rispetto, per esempio, ai 67 della provincia di Alessandria) e con la più bassa percentuale di iniziative di formazione per il personale avviate dalle imprese astigiane ((26,6% rispetto a quella regionale complessiva del 30,5%), il quadro che emerge è quello di una provincia in declino inarrestabile. 

Aumentano i contratti cosiddetti “flessibili”, il tasso di occupazione è diminuito di 2,5 punti percentuali collocandosi all’ultimo posto delle province piemontesi. Questo rallentamento è dovuto anche alla dinamica dell’occupazione femminile, in grave ritardo rispetto alla media regionale con -4 punti percentuali, e alla disoccupazione giovanile pari al 23,1% rispetto alla media regionale del 19%.

Il tessuto economico della provincia di Asti è estremamente frammentato, formato per lo più da micro-imprese e questo costituisce un altro fattore di debolezza essendo noto che è la presenza delle macro-aziende a far da volano alla crescita.

A conclusione di questo affresco desolante, già largamente percepito ma disegnato in maniera più chiara dai numeri, il segretario della Cgil Asti Luca Quagliotti esprime il suo allarme per il futuro:

Luca Quagliotti

O questa provincia decide che tutti gli operatori pubblici e privati si mettano insieme per ragionare dell’andamento economico e delle strategie per un possibile rilancio – ha detto Quagliotti – o Asti raggiungerà presto il Verbanio-Cusio-Ossola, fanalino di coda della regione ma con l’attenuante di scontare tutte le problematiche di una zona montana.

E’ urgente un tavolo per lo sviluppo economico a cui siedano le pubbliche amministrazioni, le imprese, l’università, i sindacati che insieme diano impulso e trovino una strada di rilancio. Si continua a far finta di niente, soprattutto da parte dei sindaci, ma prima o poi le criticità dovranno essere affrontate. Asti sta diventando sempre più una città dormitorio, con i lavoratori che si spostano in zone che offrono condizioni più vantaggiose e i laureati che migrano altrove.

Se non investiamo, se continuiamo a rimanere l’un contro l’altro armati, non usciremo da questa impasse. E ora che imprese e politica trovino la maniera di confrontarsi”.

 

Carmela Pagnotta