ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati
Torino- MiTo: VIAGGIO IN COMPAGNIA DELLE NOTE
Geografie è il tema dell’edizione 2019 di MiTo (Settembre Musica) e lo dichiara palesemente Nicola Campogrande, direttore artistico. Le giovani generazioni hanno un’idea diversa della geografia, rispetto a quella dei loro padri: i concetti d’identità e di confine, ad esesmpio da un lato sobo drammaticamente evidenziati dal pensiero estremista e xenofobo, ma dall’altro sono ignorati, nella pratica, dal continuo viaggiare fisico e metafisico. E così è evidente esplorare la produzione artistica del presente, con compositori, figli di questo nuovo nomadismo e interpreti abituati a confrontarsi, è anche importante e bello, ripercorrere le vicende musicali del mondo antecedente, quando le matrici locali e nazionali avevano una influenza determinante nel generare le proprie espressioni culturali. Dichiarazione significativa che riveste una concezione del viaggiare nello spazio, scorrazzare nella storia per recuperare luoghi, tradizioni, appartenenze, lingue musicali che hanno segnato diverse culture del pianeta. I programmi della rassegna, come ormai consuetudine, sono concepiti ad hoc, aperti al pubblico degli ascoltatori abituali quanto quello dei neofiti, anche grazie alle brevi introduzioni che aiutano a comprendere ogni concerto. Ancora Campogrande chiosa: Si moltiplica cosè il piacere dell’ascolto e si contribuisce alla crescita collettiva in cui la bellezza, l’emozione, la sensibilità sono tasselli di una cittadinanza e, in fondo, di un’esistenza più ricca, piena, consapevole. Anche quest’anno una attenzione particolare è riservata alla musica corale: un’intera giornata ai cori con dieci concerti pomeridiani e un open singing finale a cui è invitata tutta la cittadinanza. Non manca la programmazione riservata ai bambini e ai ragazzi allo scopo di far conoscere modi diversi per scoprire la musica e farla. Spettacoli provenienti da altri paesi- quest’anno Giappone e Olanda- si alternano a brani in prima esecuzione assoluta su incarico del festival. Il messaggio che la rassegna lancia verso il futuro-dice ancora Campogrande– è quello di arrivare a tutti con le orecchie, il cervello e il cuore pieni di musica. Inaugurazione al Teatro Regio, mercoledì 4 con pezzi da novanta quali la Israel Philharmonic Orchestra, la pianista Martha Argerich e il direttore indiano Zubin Mehta (foto). La serata, intitolata Mondi, propone Beethoven e Berlioz, due autori che hanno una concezione antitetica della musica. Scelta davvero coraggiosa. La pianista argentina Martha Argerich, amatissima beniamina del pubblio torinese interpreta il Concerto n. 2 in si bemolle maggiore op. 19 di Beethoven, ancora simile nella sua semplicità ai concerti mozartiani, denuncia già la maestria dell’autore nella ricerca delle raffinatezze timbriche con momenti incantevoli, Segue la Symphonie Fantastique op. 14 (Episodes d’une vie d’artiste, vero test per tutte le orchestre di rango, quale è la Israel Philharmonic, orchestra nata come Orchestra della Palestina nel 1936 in un momento del licenziamento dei musicisti ebrei dalle orchestre europee. Il suo concerto inaugurale ebbe luogo a Tel Aviv il 26 dicembre 1936 diretto da Arturo Toscanini. Si è imposta come una tra le maggiori orchestre del mondo nella cui storia spiccano i nomi di Leonard Bernstein e Zubin Mehta che concluderà il suo mandato come direttore musicale nell’ottobre prossimo dopo trentadue anni di concerti in tutti i continenti. Nella Fantastique Berlioz reinventa la realtà alla luce della propria esaltazione romantica, egli aveva in mente una immensa composizione strumentale nuova. Iddeò un programma che presentava al pubblico la sinfonia come la narrazione musicale di un episodio della vita di un artista. La tormentata composizione i questo capolavoro è lo specchio della personalità del giovane Berlioz la cui tendenza era confondere arte e vita, del suo desiderio di colpire l’immaginazione, della sua passione per l’abnorme, della sua concezione teatrale della musica. Il risultato è il traguardo di una organizzazione, che non si sviluppa sui classici binari, fatta di contrasti, poprio come un dramma e dove emerge, per la prima volta nella storia della musica, il ruolo determinante del timbro sorretto da sonorità nuove e originali. Giovedì presso la sala del Conssrvatorio sono di scena “Les Talentes Lyriques, ensemble nato nel 1991 su iniziativa del
clavicembalista Christophe Rousset (foto) che ne scelse il nome in riferimento al sottotiolo dell’opera Fetes d’Herbé di Rameau. Formazione che suona su strumenti d’epoca,votata a un vasto repertorio comprendente la riscoperta degli spartiti e di compositori meno noti o dimenticati, fino a spingersi al romanticismo con le opere di Gluck e Cherubini, senza trascurare Monteverdi e i grandi compositori francesi e italiani del Barocco. A Torino propone il nome di Francois Couperin, uno degli autori più noti della seconda metà del Settecento, fu quello che espresse la maggiore creatività nei mutamenti formali e costruttivi degli schemi ereditati dal Seicento. In pratica Les Nations, recanti il sottotitolo Sonades et Suites de Symphonie en trio,, sono strutturate in Quatres Ordres, ognuno dei quali preceduto da una Sonata in stile corelliano, mentre il titoli sono La Francaise, l’Espagnole, l’Impériale e La Piemontaise Ogni Ordres rappresenta una suite di danze. La Francaise è il primo ingresso (la Francia all’epoca era alleata con l’Olanda e l’Inghilterra contro la Spagna segnata dalla politica aggressiva di Filippo V°) cui segue, non a caso, L’Espagnole. Raffigurata nel Terzo Ordre la potenza francese, segue La Piemonteaise il cui riferimento è alla guerra franco-savoiarda che arriva fino all’assedio di Torino.
Torino, Teatro Regio, p. Castello
Mercoledì 4 settembre, ore 21.00
ISRAEL PHILHARMONIC ORCHESTRA diretta da ZUBIN MEHTA, solista MARTHA ARGERICH (pianista) Musiche di Beethove, Berlioz
Torino, Conservatorio, p. Bodoni
Giovedì 5 settembre, ore 21.00 LES TALENTS LYRIQUE, direttore e clavicembalista CHRISTOPHE ROUSSET Musica di Couperin