PIEMONTE ARTE: CORCOS, TOSCANI, CUCCO, GIORDA, SACRA DI SAN MICHELE, ORTOLANI, VIARENGO MINIOTTI, RACCONIGI, LANZO, MANTA…

                

Coordinamento artistico: Angelo Mistrangelo

 

CORSI DI FOTOGRAFIA CON “EFFEOTTOCHIERI”

Il gruppo fotografico Effeottochieri dell’Unione Artisti del Chierese organizza i nuovi corsi di fotografia autunnali. Partiranno a ottobre i tre corsi:

– base, per tutti quelli che vogliono avvicinarsi alla fotografia. Inizio lunedì 7 ottobre. Durata 15 lezioni fino al prossimo gennaio.

– avanzato, per chi ha già nozioni fotografiche e vuole migliorarsi. Inizio martedì 8 ottobre. Durata fino al prossimo gennaio.

– Photoshop, per chi vuole imparare a post produrre. Inizio giovedì 10 ottobre. Durata 7 lezioni.

I corsi si terranno presso la Galleria Palazzo Opesso, via San Giorgio 3 a Chieri. Per info e iscrizioni: f8chieri@gmail.com tel. 3382264331

 

MUSEO ACCORSI, MOSTRA SU VITTORIO CORCOS

Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto

Dal 3 ottobre 2019 al 16 febbraio 2020

La Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio a un altro importante pittore dell’Ottocento: Vittorio Corcos, maestro indiscusso del ritratto femminile.La mostra, curata da Carlo Sisi, attraverso una scelta mirata di opere, ripercorre sei ‘capitoli’ di un’avventura dello sguardo che Corcos traduce in quadri, ora intimi ora consacrati ai mille dettagli del lusso, così da restituirci, quasi percepibile e fragrante, l’aria del tempo.

La prima sezione, intitolata Sguardi, presenta una serie di ritratti femminili che introducono il visitatore nell’universo poetico di Vittorio Corcos: la giovane malinconica e quella seducente, la signora di ritorno dalla passeggiata o in posa sul mare, la bella adolescente o l’intellettuale dimostrano l’assunto critico, già molto diffuso a suo tempo, secondo il quale Corcos sapeva cogliere non soltanto le incantevoli fisionomie delle sue modelle, ma anche i sentimenti più riposti e misteriosi, in una gamma innumerevole di tipi femminili e delle relative inclinazioni sentimentali.

Nella sezione In posa nell’atelier, i protagonisti sono le personalità del tempo che frequentavano lo studio dell’artista, durante la sua brillante carriera: non solo le signore ritratte con dovizia di particolari, come Anna Belimbau, moglie del pittore Adolfo o Fernanda Ojetti, moglie del potentissimo Ugo, ma anche gli amici che, attraverso le loro pose disinvolte, documentano la partecipazione a comuni consuetudini di vita e interessi culturali con l’artista: tra questi, Jack La Bolina, pseudonimo di Augusto Vecchi, ufficiale di marina, noto soprattutto come scrittore di romanzi e di racconti oppure il pittore Francesco Gioli che, con il fratello Luigi, teneva studio nello stesso edificio abitato da Corcos. La sezione Aria di Parigi comprende, oltre ai dipinti esplicitamente francesi, come la delicata Jeune femme se promenant au Bois de Boulogne – che doveva far parte di una più ampia composizione, a tutt’oggi sconosciuta – o le splendide Istitutrici ai Campi Elisi, il ritratto della Figlia di Jack La Bolina che ricorda le eleganze di De Nittis e degli amici impressionisti. Corcos, del resto, aveva avuto un’esperienza parigina che gli aveva consentito di aggiornare il proprio sguardo sugli indirizzi artistici e sullo stile di vita che portava alla ribalta i protagonisti della Belle Époque.

La sezione dedicata al Salotto della “gentile ignota” introduce il visitatore nell’eletto circolo della moglie di Corcos, Emma Rotigliano, assidua corrispondente di Giovanni Pascoli che le aveva attribuito quell’enigmatico appellativo. Accanto al ritratto di Emma si avvicendano quelli degli illustri frequentatori di casa Corcos: il poeta Giosue Carducci, l’ormai anziano macchiaiolo Silvestro Lega o il compositore Pietro Mascagni.

Nella sezione Luce mediterranea la costa livornese fa da sfondo al quadro In lettura sul mare, straordinaria prova di pittura en plein air in grado di attestare la qualità stilistica raggiunta da Corcos anche nel genere del paesaggio, di cui ne è ulteriore testimonianza il lirico scorcio di Pracchia, piccolo borgo della montagna pistoiese.

L’ultima sezione consacrata all’Eterno femminino riassume in due ‘capitoli’ il tema della donna sviluppato, in arte come in letteratura, dal Decadentismo: il quadro Sogni, fra i più celebri di Corcos, incarna perfettamente la bellezza ineffabile delle donne amate e descritte da D’Annunzio e da Fogazzaro, mentre la ricca selezione di incisioni dedicata alle “vergini funeste” porta in mostra i massimi rappresentanti della cultura figurativa mitteleuropea alla vigilia delle Avanguardie. In Sogni, Corcos riassume le inquietudini di un’epoca consapevole della propria crisi e a esso associa donne perdute ed altre venerate per la loro leggendaria bellezza, come Lina Cavalieri, “massima testimonianza di Venere in terra” secondo D’Annunzio e soggetto molto congeniale all’estro compositivo del pittore. Attento osservatore della moda del suo tempo, Corcos esibisce nella sua pittura un’eccezionale mimesi dei tessuti, dei ricami, dei gioielli, di ogni componente dell’abito utile a connotare la posizione sociale del personaggio ritratto, come si vede in Corinna Salmon o in Maria Josè principessa di Piemonte, la négresse blonde, così chiamata a causa dei suoi indomabili capelli.

Vittorio Corcos (1859-1933) nasce a Livorno da famiglia ebraica e si forma, da giovane, nelle Accademie di Firenze e in quella di Napoli, città da lui ambita per la presenza di Domenico Morelli, convinto assertore del concetto di verità. Nel 1880 inizia l’esperienza parigina frequentando il vivace salotto di Giuseppe De Nittis, collettore degli ‘italiani di Parigi’, entrando nell’orbita del mercante Goupil che sarà tramite di una precoce fortuna internazionale del pittore favorita dalla sua straordinaria abilità di ritrattista.

Nel 1886 rientra a Livorno e sposa Emma Rotigliano, la “gentile ignota” corrispondente di Giovanni Pascoli, per poi trasferirsi a Firenze dove riceverà il battesimo in San Giovanni il 9 dicembre 1887. Il salotto di casa Corcos diviene da allora meta affollatissima di letterati ed artisti, riflesso del milieu culturale aggiornato e poliglotta che si riflette nell’opera del pittore impegnato nella illustrazione di libri e di riviste, ma soprattutto nel ritrarre i protagonisti della società di fine secolo. Non mancano nella produzione di Corcos quadri di soggetto popolare che attestano la sua predisposizione verso le poetiche del naturalismo e la pittura di genere, ma la sua fama rimane legata a quelle figure femminili che furono dette “creature che hanno in sé qualche cosa del fantasma e del fiore” e che trovano la più coinvolgente rappresentazione nella già citata giovane del quadro Sogni.

La mostra intende, quindi, fare propria quella efficace definizione critica per allestire lo scenario adatto a comprendere una pittura da guardarsi con alla mano pagine di poesia e di romanzo, quelle stesse che, sulla fine del secolo, descrivevano bellezze regali, giovinezze fiere di anticonformismo intellettuale, cuori chiusi come fiori insidiosi o disponibili a una gioia sensuale.

 

OLIVIERO TOSCANI: IL GRANDE FOTOGRAFO IN MOSTRA ALLA FONDAZIONE COSSO

Castello di Miradolo – San Secondo di Pinerolo (To)

16 novembre 2019 – 3 maggio 2020

La Fondazione Cosso annuncia il prossimo progetto espositivo al Castello di Miradolo, sede della Fondazione Cosso, a San Secondo di Pinerolo (To): dal 16 novembre 2019, una grande mostra sul fotografo Oliviero Toscani prenderà vita negli spazi della dimora, nella Serra e nel Parco. Nascerà un percorso espositivo inedito, dagli esordi alle più famose campagne che hanno caratterizzato il suo stile, dalle immagini iconiche agli incontri della sua carriera, che lo collocano tra i grandi della fotografia mondiale. Un viaggio, in cui le immagini saranno ovunque: nelle sale espositive, ma anche lungo i sentieri del Parco, a dialogare con la natura e con le stagioni. Fotografie, ma anche manifesti, interviste e video installazioni costruiranno un mosaico eterogeneo ma insieme completo dell’occhio e, soprattutto, dello sguardo con cui Oliviero Toscani ha osservato e raccontato il suo tempo. Testimone, innovatore. Capace di immaginare il futuro. Di indagare il limite dell’immagine e del suo linguaggio. È la volontà di indagare i linguaggi dell’arte, insieme al tentativo, sempre rinnovato, di cambiare i paradigmi abituali della sua fruizione, che pone questo grande evento in continuità con l’attività della Fondazione Cosso. Un’attività che ha cercato non soltanto il rapporto con la bellezza, ma la costruzione profonda di un senso comune e condiviso con i visitatori, le famiglie, le scuole di ogni ordine e grado che, in oltre dieci anni di storia, hanno incontrato il Castello di Miradolo e ciò che anima il suo spirito.

Fondazione Cosso – Castello di Miradolo

16 novembre 2019 – 3 maggio 2020

Installazione sonora a cura di Avant-dernière pensée

Progetto didattico Da un metro in giù a cura di Fondazione Cosso e Avant-dernière pensée

Orari

Venerdì, sabato, domenica e lunedì, ore 10.00/18.30

Tutti i giorni possibilità di visita su prenotazione.

 

BIBLIOTECA NAZIONALE UNIVERSITARIA: MOSTRA DI CATERINA CUCCO “LA MISURA DEL TEMPO”

A Torino, sabato 5 ottobre, alle 17, s’inaugura presso la Sala Mostre dell’Auditorium Vivaldi, Biblioteca Nazionale Universitaria, in piazza Carlo Alberto 5, la mostra della pittrice Caterina Cucco sul tema «La misura del tempo», a cura di Angelo Mistrangelo.

Ospitata all’interno del programma espositivo della Biblioteca Nazionale Universitaria, con l’Associazione Amici della Biblioteca Nazionale Universitaria, e il patrocinio della Regione Piemonte, Città di Torino, Società Promotrice delle Belle Arti e Circolo degli Artisti di Torino, questa rassegna pone l’accento su una sessantina di opere, tra oli e collages su tela, litografie, incisioni, grafiche. Opere che esprimono l’ampio percorso dell’artista formatasi alla scuola di Amalia Bonardi e, in particolare, il suo profondo interesse per le simboliche figure femminili, le composizioni floreali, gli interni con oggetti, le immagini delle storiche e affascinanti meridiane.

Caterina Cucco ha esposto alla Promotrice delle Belle Arti, Circolo degli Artisti e Piemonte Artistico Culturale di Torino e, in sintesi, è stata invitata con mostre personali e collettive al Centro Internazionale di Cultura di Anversa, «Artexpo International Art Fair» di New York, Palazzo della Giunta Regionale di Torino, Tamaya Gallery di Tokio, Casa di Rigoletto di Mantova con il coordinamento della prestigiosa Casa del Mantegna. Si annoverano ancora presenze negli spazi espositivi di Torino, Salsomaggiore Terme, Terme di Tabiano, Asti, Valfenera, Villanova d’Asti, Milano, Roma, Venezia, Barcellona, Firenze, Mondovì, Alba. Tra le recensioni e testi critici: F. Bianchi, MP. Bonanate, G. Calcagno, F. Casagranda, M. Centini, G. Folco,

  1. Levi, M. Lion, G.G. Massara, A. Mistrangelo, G. Nasillo, S. Plutino, P. Stroppiana, U. Veronesi.

La mostra è corredata dal catalogo «Caterina Cucco. La misura del tempo», a cura di Angelo Mistrangelo, fotografie di Antonio Gigliotti, progetto grafico di Matteo Cordero.

In sala filmato e video di Tomaso Giuseppe Cravarezza.

Mostra: «Caterina Cucco. La misura del tempo»

Sede: Sala Mostre Auditorium Vivaldi, Biblioteca

Nazionale Universitaria, piazza Carlo Alberto 5, Torino

Periodo: 5 ottobre-19 ottobre 2019

Inaugurazione: sabato 5 ottobre, alle ore 17.00

Orario visita: lunedì-venerdì 10.30-13.30/15-18.30, sabato 10.30-13.30

Apertura straordinaria, domenica 13 ottobre:10.30-12.30/15-17.00

Informazioni: tel.011/8101125  eventi@abnut.it, caterinacucco@gmail.com

 

TORINO: BRILLO VIDEO MAPPING FESTIVAL

8-9 Novembre

Piazza Emanuele Filiberto, Torino

È prorogata la call per partecipare alla prima edizione di BRILLO, il Festival Internazionale dedicato al Video Mapping, una delle arti performative più suggestive e spettacolari dell’ambito visuale e digitale contemporaneo. L’iniziativa non nasce per caso, ma da una parte intende accendere un faro ufficiale, a Torino e in campo internazionale, sulla tecnologia multimediale che consente di proiettare luci e video su superfici reali e dall’altro vuole diventare un’occasione pubblica per trasformare in chiave espressiva e in spunto di riflessione tutto ciò che rappresentano i muri, superficie principe su cui si applica il video mapping, e più in generale le barriere e le divisioni tout court. Per questo l’Associazione Culturale Azimut, all’interno della XXI edizione di IoEspongo e in occasione del trentennale della caduta del muro di Berlino, vuole stimolare tramite un processo creativo e collettivo, un nuovo modello di pensiero sull’abbattimento dei “nuovi muri” (materiali e immateriali) e in più sviluppare un particolare riferimento all’emergenza climatica.

Cosa rappresentava il muro degli anni 80’ e come si è trasformato fino ad oggi?

Se il muro di Berlino era l’espressione fisica della tensione tra est e ovest, i “nuovi muri” cosa o chi separano? Quali sono i nuovi muri in un mondo globalizzato e interconnesso? Dai muri anti-migranti, passando tra le discriminazioni, dalle barriere create dalle proprie posizioni, dalla cecità ecologica fino agli smart phone che tanto ci avvicinano quanto ci allontanano gli uni dagli altri. La realtà è che i muri sono ovunque, l’unico modo per iniziare un percorso verso l’abbattimento è di individuarli.

L’obiettivo quindi è dare vita a un contest per giovani artisti che si impegnino a creare performance, progettate per stimolare una sempre maggior consapevolezza e attenzione sull’argomento. I partecipanti, iscrivendosi al bando ufficiale della prima edizione di Brillo, avranno la possibilità di realizzare il video mapping proposto durante l’evento principale che si terrà l’8 e 9 novembre nella città di Torino.

 

A RACCONIGI LA MOSTRA DI ADRIANA GIORDA

Sabato 28 settembre il  Comune di Racconigi ha inaugurato i nuovi spazi dedicati agli eventi culturali –  nella propria sede, piazza Carlo Alberto 1,  difronte al Castello Reale – e lo ha fatto con una mostra della pittrice, nata a Racconigi, Adriana Giorda. L’evento rientra nei programmi dell’Associazione Culturale “Carlo Sismonda”, Centro Studi per la valorizzazione degli Artisti della Provincia di Cuneo, presieduta da Mario Abrate,  ed è stata voluta dal Sindaco Valerio Oderda per ricordare l’Artista  scomparsa a Torino nel gennaio 2018.  Dopo l’infanzia racconigese, la Giorda si è formata al Liceo Artistico di Torino, dove ha svolto una buona parte della sua attività.

La mostra è un compendio delle tecniche con cui si è espressa: olio, carboncino, litografia, china/tempera,  pastello e acquaforte.

Artista figurativa, che si è sempre ispirata ai grandi dell’Ottocento, attraverso quasi 50 anni di carriera e oltre 40 mostre personali, è rimasta fedele alla sua poetica, che pone al centro  il tema della persona, in una riflessione che  trae spunto da situazioni in cui la figura umana può essere colta in tutta la sua plasticità, come  la danza.  Suoi soggetti prediletti sono infatti le ballerine, che  ritraeva in ogni posa possibile, nei ruoli più affascinanti del balletto o nei momenti di relax. Fu anche ritrattista di successo ed  ha al suo attivo personaggi del mondo dello spettacolo (Vittorio Gassman, Gigi Proietti, Oriella Dorella, Milly, Gipo Farassino) e della finanza (ultimo l’ex-Presidente del Sanpaolo di Torino, Gianni Zandano, su commissione della Banca Intesa-Sanpaolo stessa).  In altri dipinti e disegni la sua attenzione si concentra sulla natura: paesaggi, in cui spesso compare l’acqua (case lungo il fiume, piante riflesse nel lago) o in cui si muovono bimbi, animali, vecchi; fiori senza tempo, quasi sempre deposti su un vetro che li rispecchia,  nature morte mai banali, scenette di vita semplice.

Tra le sue mostre più significative ricordiamo le tre al   Circolo degli Artisti di Torino (nel  1974 fu la prima donna ad esporvi),  le tre alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, quelle in numerose gallerie di Torino, Milano, Genova, Aosta, nelle Sale Mostre della Provincia di Cuneo e dei Comuni di Salò, Sirmione e Gargnano (tre ridenti località del Lago di Garda, dove la Giorda visse a lungo e da cui trasse ispirazione), in grandi alberghi e   prestigiose magioni nobiliari, come i Castelli della Costa di Cumiana, di Guarene, del Roccolo di Busca, al Casinò di Sanremo e a “Vignale danza”.  Alla pittrice è stata dedicata una monografia, a cura di Angelo Mistrangelo, uscita nello scorso mese di febbraio per i tipi della Silvana Editoriale di Milano e reperibile presso la mostra.

La Mostra è aperta con i seguenti orari:

giovedì  ore 10-13

venerdì ore 15-19

sabato e domenica ore 10-13; 15-18

 

SETTIMO TORINESE, “TEMPO AL TEMPO”: CONTO ALLA ROVESCIA VERSO L’EDIZIONE 2019 DEL FESTIVAL DELL’INNOVAZIONE E DELLA SCIENZA

Tra i protagonisti di quest’anno: Makkox, Piergiorgio Odifreddi, Cristina Pozzi, Luca Enoch, Terzo Segreto di Satira, Eugenio Cesaro, Sara D’Amario e Paolo Nespoli.

Settimo Torinese, dal 12 al 20 ottobre 2019

In quanti modi viviamo il tempo? Quello del cambiamento climatico, quello delle attese, della comicità, delle scoperte, della musica, ore e minuti, tempo che scorre e tempo che non passa mai… una sola parola per moltissimi significati che troviamo nella vita di ogni giorno. Per approfondire tutti questi aspetti, Tempo al tempo è il tema scelto per la settima edizione del Festival dell’Innovazione e della Scienza che si terrà a Settimo Torinese (TO) dal 12 al 20 ottobre 2019 e che, come ormai da alcuni anni, sconfina nei comuni limitrofi coinvolgendo il territorio circostante. Tanti i protagonisti di quest’anno, ognuno dei quali è narratore di una sfumatura diversa legata al tempo. Tra i principali ospiti in programma: Makkox, al secolo Marco d’Ambrosio, vignettista e fumettista, conduce il pubblico nel racconto dei tempi comici lungo il sottile filo della satira televisiva (sabato 12 ottobre alle 18); il celebre matematico e scrittore Piergiorgio Odifreddi affronta il tema dal punto di vista scientifico, per scoprire che il tempo in realtà non è univoco e sempre uguale come sembri… (lunedì 14 ottobre ore 21); da qui il passo verso la fantascienza è breve: protagonista di questo approfondimento è Cristina Pozzi, futurologa, inserita da Forbes nell’elenco delle 50 persone che cambieranno il mondo nei prossimi anni (martedì 15 ottobre alle 21); e se si potesse viaggiare nel tempo e nello spazio? Lo racconta chi lo ha immaginato davvero rendendolo vero attraverso i fumetti, Luca Enoch, autore di Lilith e Gea, due delle serie di punta della Bonelli (mercoledì 16 ottobre ore 18); il tempo comico, questa volta applicato ai video e ai corti, è il cuore dell’incontro con i fondatori del Terzo Segreto di Satira, al secolo Andrea Fadenti, Davide Rossi e Pietro Belfiore (giovedì 17 ottobre ore 21); un tempo duplice è protagonista dell’appuntamento con Eugenio Cesaro, anima degli Eugenio in Via di Gioia, che affronta sia il tempo musicale sia quello ambientale, entrambi al centro dei lavori di Eugenio e della band (venerdì 18 ottobre alle 21); un viaggio nel tempo, dal tono leggero e divertente, in compagnia di venti scienziate, è quello proposto dallo spettacolo con Sara D’Amario “Sfumature di donne di scienza” (sabato 19 ottobre, ore 21); l’astronauta Paolo Nespoli infine è il protagonista dell’appuntamento conclusivo del festival al confine tra scienza, ambiente, fantascienza e futuro, nell’anno consacrato alla Luna e allo spazio: Nespoli, a 60 anni, è l’italiano che ha vissuto di più nello spazio (ben 313 giorni) e, come dice lui “tutti dovrebbero venire quassù per capire il nostro impatto sul Pianeta e diventare così dei terrestri migliori” (giovedì 24 ottobre alle 18).

Un altro appuntamento centrale della settima edizione del Festival dell’Innovazione e della Scienza è Il pianeta lo salvo io (venerdì 18 ottobre alle 11), momento conclusivo di un percorso partito diversi mesi fa coinvolgendo più di 500 studenti prevalentemente quarte elementari del Piemonte: ENGIE, player mondiale dell’energia e servizi, in collaborazione con Lego Educational e Fondazione ECM ha ideato e sviluppato questo progetto educativo per sensibilizzare i giovani sulla necessità di agire per contrastare il cambiamento climatico e salvaguardare il Pianeta.

 

NOMINA DEL NUOVO DIRETTORE DEL MUSEO ACCORSI-OMETTO

Luca Mana

Da ieri il Museo Accorsi-Ometto ha un nuovo Direttore. Il 26 settembre 2019 si è riunito il consiglio d’amministrazione della Fondazione Accorsi-Ometto che ha ratificato le ultime volontà del Cavaliere Giulio Ometto, nominando Direttore del Museo e del Consiglio artistico Luca Mana, attuale responsabile delle collezioni museali. L’incarico sarà effettivo dal I ottobre 2019. Luca Mana, 38 anni, è storico dell’arte. Ha studiato a Torino e a Bologna. Vincitore nel 2009 della borsa di studio CRT “Master dei Giovani Talenti della Società Civile”, dal 2015 è responsabile delle collezioni del Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto di Torino, del quale, in questi ultimi anni, ha curato il riallestimento delle sale e gli allestimenti delle mostre. Curatore e co-curatore di esposizioni dedicate alla cultura figurativa italiana tra Seicento e Ottocento, è autore di saggi e di articoli che spaziano dall’evoluzione dei repertori ornamentali alla storia delle arti decorative.

 

 

 

 

 

PITTURA, SCULTURA, GRAFICA E ANCHE FOTOGRAFIA ALLA «PROMOTRICE» AL VALENTINO.

L’Esposizione Arti Figurative, giunta alla 177° edizione, costituisce un punto di riferimento per incontrare alla Palazzina della Promotrice delle Belle Arti al Valentino le 548 opere, di 347 artisti soci di questo sodalizio culturale nato nel 1842. Promossa dalla Presidenza e dal Consiglio Direttivo, presieduto da Giovanni Prelle Forneris, l’annuale rassegna ha preso forma con la collaborazione della Commissione Artistica formata da Mario Bisoglio, Michelangelo Cambursano, Bruno Fusero, Alfonso Grattini, Osvaldo Moi, Bruno Molinaro e Anna Maria Palumbo, mentre Orietta Lorenzini ha curato l’allestimento generale e la redazione del catalogo, pubblicato dalla Valente Grafica di Torino.

Accanto alle opere degli autori contemporanei si possono vedere le esperienze degli artisti scomparsi e, quindi, riscoprire il senso della loro impostazione espressiva e risentire l’eco di un’arte caratterizzata dal «Cielo» di Carena e il dipinto «Une fleur quelque fois» del pittore e critico d’arte Albino Galvano, dal «Davide» di Cherchi e l’incisione «Allotropia» di Francesco Franco, che è stato titolare della Cattedra della Scuola di Tecniche dell’Incisione dell’Accademia Albertina di Torino. E tra le opere esposte si rileva il valore delle composizioni eseguite da Gazzera e Galante, esponente con Paulucci e Menzio del gruppo dei «Sei di Torino», da «Agonismo» di Levo, «Figura» di Michele Baretta e il «Napoleone» di Ruggeri. Attraversando le sale, s’incontrano i momenti di una creatività che unisce la «Maternità» di Ducato alla «Testa di donna» di Mastroianni, le liriche pagine pittoriche di Nini Maccagno al «Taglialena» di Morando e ai «Pesci» di Martina, in una sorta di itinerario che dal secondo Novecento al nuovo Millennio si identifica con le cadenze espressioniste di Edgardo Corbelli, che si è formato alla scuola di Kokoschka, e della tela «I simboli della vita» di Edoardo Samartino, allievo di Mario Reviglione e successivamente dell’Accademia Grande Chaumiere di Parigi. E poi si nota il «Nudo» di Adriano Alloati, la veduta della «Vecchia Palma a San Remo» di Sara Carbone, la delicata interpretazione della «Ragazza con cappello» di Adriana Giorda e il «Ballo» di Fiorenzo Rota. Tra figurazione e astrazione, gestualità e colore, si identifica un percorso legato alla «Primavera infuocata» di Scarsi, alla «Scena galante» di Pablo Salinas y Ternel, alla barca di Bercetti e Micheletti, Pinetta Gramola, Metello Merlo, Vincenzo Albano, Egisto Bertolazzi e il fiume Po di Roberto Bertola. Proseguendo, si può cogliere, insieme al colore di Giacinta Villa, il dialogo tra segno e immagine dell’«Immigrato» di Loris Dadam, de «La spagnola» di Serafino Delaurenti e della poetica «Varigotti» di Giuliano Emprin e le «Rose» di Maria Antonietta Prelle.

E, inoltre, la marina di Gino Romiti e i quadri di Luciana Bey, Mario Lisa, Mario Gamero, Amalia Gay, Bruno Fisanotti, Giovanni Colmo, Felice Malgaroli, Resy Cattarin, Oddino Gagliardi, Tatiana Veremejenko. Con il mendicante di Stefano Cambursano, si giunge alle opere di Paolo Derusticis e alle simboliche maschere di Francesca Graziani Giovannini e Giuseppina Colonna Gamero, Luigi De Ambrosi, Cesare Tubino, il nudino di Giacinto Vittone, l’«Ultima spiaggia» di Tullio Tulliach e Amalfi dipinta da Almerico Tomaselli, che è stato anche critico d’arte.

Seguendo l’itinerario dell’esposizione, si snoda una narrazione che lega i giovani artisti a una serie di temi figurativi e astratti, a un diario per immagini scandito dall’impegno di Claudio Giacone e dal bassorilievo di Lauricella, da Sergio Vasco ed Elio Pastore, da Maria Ausiliatrice e Lia Laterza e le tele di Anna Maria Longo, Mariell Chirone Guglielminetti, Gabriella Malfatti, Bartolomeo Delpero, Ferdinando Viglieno Cossalino e Giampaolo Leo dal personale linguaggio. E fra ricerca e tradizione, il pubblico può accostarsi ai lavori di Nene Martelli e Luisa Sartoris, Maria Pia Sassi Bologna, Claudio Pepino e Giorgio Digifico, Giorgio Cestari e le linee della Scotellaro e Paiano, le biellesi Gabriella Muzio e Mariella Perino, il «Sonno» di Goffredo Radicati di Primeglio e la Giovenale. Appare quanto mai ricca di soggetti questa «sociale», che annovera «Le stelle sconosciute» della Ceriana Mayneri e la Frigieri con Greta Stella, gli acrilici di Bovone, Davico, Galeotti Mazzoleni, le tecniche miste di Mario Pich e Rosetta Vercellotti e, ancora, Lea Ricci, Ezio Balliano, le sculture di Giovannone, Francesco Zavattaro Ardizzi, Arcidiacono, Lisena Aresu, Claudia Sacerdote e il bronzo di Sergio Unia. Pierangelo e Sergio Devecchi, si confrontano con Pierpaolo Bisio, Franco Pieri e Elda Mantovani. La sequenza delle opere indica il clima di una stagione segnata dalla tempera di Jessy Jacob e Domenico Coppola (Gigli), Livio Pezzato, i paesaggi di Vannella, Pigino, Selvo, Farina, De Leonardis, Giovanni Bevilacqua e la veduta di Cherasco della Porporato. Nell’area dedicata alla grafica e all’acquerello, si possono vedere, tra le numerose esperienze, la «Scarpa» di Cavallera e i riflessi di luce di Margherita Cravero, le acqueforti della Francone e Tomatis, la litografia di Carmen Vinciguerra, le «Divagazioni» della Scapolla e Garau, Meinardi e Delloste, il Canal Grande della Borgarelli e Naretto, Garino, Negro, Capra, Giraudo e i «Tulipani» della Voghera. Il dialogo tra arte, ambiente e natura, offre una selezione di impressioni firmate dalla Manis e Velliscig, da Cervellera e De Stefano, Evangelista Rinaldi, Cutrupi, Susanna Micheletto, Mariella Crosio, Mercia Whitten e Marisa Di Bartolo.

In particolare, il settore della fotografia costituisce un nuovo momento di indagine conoscitiva della «Promotrice» con Guglielmo Keller, le immagini digitali di Roberta Capello e Bruno, Bernardi, Zappatore, Cosenza, Sarà, Cestone e Susi Ricauda Aimonino. Ritornando alla pittura e alla scultura, si ricordano Serena Leale e «Taurus» di Pietro Giorgio Viotto, la donna sulle scale di Giusy Uljanic e Tiziana Inversi, Andrea e Anna Tulliach, Franco Giletta e la terracruda di Elena Perosino, le peonie di Emma Viora e Giampiero Actis, Luciana Pistone, Nicoletta Nava, Loredana Zucca, Daniela Bruno. Con la barca in acciaio di Francesco Cardovino troviamo le luci sul Po della Alemanno, Daniela Bruno e la pittura su vetro di Anna Sciarrillo.

                                                                                           Angelo Mistrangelo

Promotrice delle Belle Arti, viale B. Crivelli 11, orario:martedì-

sabato 11-13/16-20, festivi 10-13,lunedì chiuso, tel.011/ 6692545, sino al 13 ottobre.      

 

 

PALAZZO MADAMA, CONFERENZA “MITI E STORIE NELLE MAIOLICHE DEL RINASCIMENTO”

In occasione della mostra L’Italia del Rinascimento. Lo Splendore della maiolica

Palazzo Madama propone la conferenza

Miti e storie nelle maioliche del Rinascimento

Relatore: Marino Marini

Mercoledì 2 ottobre 2019

ore 17.30

Palazzo Madama – Gran Salone dei Ricevimenti

Piazza Castello – Torino

Palazzo Madama presenta mercoledì 2 ottobre alle ore 17.30 la conferenza Miti e storie nelle maioliche del Rinascimento di Marino Marini, curatore delle collezioni ceramiche del Museo Nazionale del Bargello e del Museo di Palazzo Davanzati di Firenze.

Le più note e raffinate maioliche del Rinascimento appartengono in gran parte al genere così detto istoriato e hanno come elemento distintivo la superficie dipinta con figurazioni di personaggi e scene a carattere profano, storico, mitologico e biblico, strettamente legate alle fonti letterarie e figurative del tempo.

Le principali manifatture ceramiche italiane, infatti, si dimostrarono sempre pronte a recepire nei propri repertori modelli iconografici di sicuro richiamo, ricavandoli da medaglie, placchette, disegni, bronzetti e soprattutto incisioni.

Fin dal primo Cinquecento, i maestri maiolicari iniziarono a sviluppare una sempre più attenta assimilazione dei temi pittorici, inserendo nelle loro opere immagini tratte da xilografie, che illustravano edizioni di celebri testi letterari come le Metamorfosi di Ovidio, le Storie romane di Tito Livio, il Vecchio e il Nuovo Testamento. Questi soggetti rappresentarono per tutto il 1500, grazie alla loro facile e tempestiva circolazione, il tramite per la divulgazione della cultura più aggiornata, prodotta per una committenza illustre, negli strati sociali più bassi.

Altrettanto diffuse furono le stampe in fogli sciolti, come quelle di Marcantonio Raimondi e della sua cerchia, che fecero conoscere le composizioni di Raffaello e dei massimi pittori italiani nelle botteghe ceramiche di Faenza, dell’antico Ducato di Urbino in particolare, di Deruta, Montelupo, Cafaggiolo e Castelli.

 

TORINO, APPUNTAMENTI ALLA COOPERATIVA BORGO PO E DECORATORI (GLI IMBIANCHINI)

– V.Lanfranchi 28 (dietro la Gran Madre) – Torino tel. 011.819.06.72 – 011.819.59.18 borgopo.com

Agenda Arte:

Venerdì 4 ottobre, ore 17:30 alla Cooperativa Borgo Po e Decoratori (gli Imbianchini) via Lanfranchi 28, (dietro la Gran Madre) Works, Pittura libera1. Inaugurazione della mostra dei lavori di 10 ex allievi del Liceo Artistico Statale Cottini, curata da Gloria Fava e Marco D’Aponte.

«Works, Libera pittura 1, porta un gruppo di 10 studenti del Liceo Cottini, ragazzi da poco diplomati  e/o da poco iscritti all’Accademia, ad esporre nella sala della Cooperativa.

[…] Questa prima mostra intende promuovere un legame tra una scuola d’arte a cui siamo particolarmente legati con una realtà torinese a cui siamo altrettanto legati.

[…] Per ora potete vedere una selezione di dipinti, disegni e incisioni eseguiti con le tecniche pittoriche tradizionali, quelle tecniche che costituiscono la base della produzione di immagini. Questa scelta deriva dalla convinzione del “primato del disegno”. Tutto il resto viene dopo». (M. D’Aponte)

Agenda Libri:

Martedì 8 ottobre, ore 17:30 alla Cooperativa Borgo Po e Decoratori (gli Imbianchini) via Lanfranchi 28, (dietro la Gran Madre) presentazione del libro di Liliana Lanzardo “Eugenio e le sue madri”, edizioni Neos. Dialogano con l’autrice Giovanni De Luna, Ornella Pozzi, Silvia Maria Ramasso. Negli anni Settanta, la memoria delle vicende vissute da civili e militari durante la Seconda Guerra Mondiale diventa, per Eugenio, il punto di partenza per riscoprire sua madre tra le figure femminili della sua vita e conoscere se stesso.

 

BENE VAGIENNA, MOSTRA “LO SPECCHIO DI DIONISO, 2019 “

Sandro De Alexandris – Enzo Isaia – Clotilde Ceriana Mayneri – Matilde Domesticoa

cura di Gian Giorgio Massara e Angelo Mistrangelo

Palazzo Lucerna di Rorà, Bene Vagienna (Cuneo) 6 ottobre – 29 dicembre 2019

INAUGURAZIONE DOMENICA 6 OTTOBRE 2019, ORE 11:00

Come ormai consuetudine, anche quest’anno si rinnova, con la mostra Lo specchio di Dioniso nelle belle sale del Palazzo Lucerna di Rorà a Bene Vagienna, la ormai consolidata collaborazione tra l’Associazione Piemontese Arte, l’Associazione Amici di Bene e il Comune di Bene Vagienna. Frutto di un rapporto culturale basato sull’amicizia e reciproca stima tra le due associazioni e la Città di Bene, la mostra presenta quattro artisti che a pieno titolo possono definirsi storicizzati nel panorama artistico contemporaneo. Lo spettatore si troverà di fronte, come davanti ad un immaginario specchio di Dioniso, quattro visioni estremamente diversificate tra loro ma generate da un unico comune denominatore nel fare arte. Si va dalle poetiche immagini fotografiche di Enzo Isaia, alle liriche composizioni polimateriche di Clotilde Ceriana Mayneri e dalle emozionali ricerche cromatiche sulla luce ed il colore di Sandro De Alexandris alle rigorose ed essenziali installazioni di Matilde Domestico. Una mostra che ancora una volta ben si articola negli spazi nobiliari di Palazzo Rorà e che siamo certi non mancherà di suscitare interesse tra i visitatori

Scrive Angelo Mistrangelo nella presentazione: “All’interno dei linguaggi dell’arte contemporanea «Lo specchio di Dioniso» trova riscontri nelle opere di Matilde Domestico e nelle fotografie di Enzo Isaia, che costituiscono un momento di ricerca legato alla «lettura« di questo nostro e complesso tempo. Attraverso al loro impegno, intenso e documentato, si individuano gli aspetti di una puntuale adesione alla cultura visiva del secondo Novecento e del nuovo Millennio, lungo un percorso controllato, motivato e pienamente risolto. Nulla è affidato al caso, ma ogni intervento creativo assume una indiscutibile valenza ricca di contenuti. E una tazza in porcellana si identifica, da sempre, con il materiale utilizzato da Matilde Domestico per comporre le sue installazioni, per conferire ai lavori un singolare e personalissimo rapporto con l’ambiente. E sono tazze in struttura verticale o sparse sul pavimento, appoggiate su manoscritti o in frammenti, che esprimono una stagione di aperte e pulsanti trasformazioni sociali. In ogni caso, le stoviglie o la carta elaborata vanno oltre al valore di oggetto d’arte, perché diventano il racconto della quotidianità, la profondità del linguaggio concettuale, l’interiorizzata visione e interpretazione delle vicende che coinvolgono l’umanità. La ceramica e la porcellana, la carta e i punti metallici, i calchi in gesso e la polvere di marmo bianco di Carrara, concorrono a trasmettere i sentimenti, le emozioni, le sensazioni che appartengono alla cultura e alla formazione artistica della Domestico: da «Esistenza di porcellana» a «The poems a Bring me the sunset in a cup». Per questa mostra a Palazzo di Lucerna di Rorà di Bene Vagienna, la sua esperienza appare caratterizzata, tra le altre, dalle composizioni «Witchcraft was», sospesa nello spazio, e la magia di «Potrebbe pensarmi senza un ritratto?», in carta e grafite. E dal dettato della Domestico si raggiungono le fotografie di Enzo Isaia, che permettono di ripercorrere gli aspetti di un’attività legata, per questo appuntamento a Bene Vagienna, agli scatti degli anni Sessanta improntati dalle impressioni e cadenze del neorealismo di scuola italiana. Fotografo pubblicitario, autore degli scatti per le «rosse» di Enzo Ferrari, attento «lettore» della realtà, Isaia ha fissato con una subitanea intuizione il pubblico femminile all’Ippodromo di Vinovo, immortalato su carta baritata ai sali d’argento, e il gruppo di suore alla fermata del tram numero 16, in corso Vittorio Emanuele II a Torino, che non può non ricordare il romanzo di Giovanni Arpino «La suora giovane», pubblicato da Einaudi. Accanto all’anziana signora all’uscita dalla chiesa, si notano i bambini che giocano con le scatole di cartone e un affettuoso abbraccio tra la folla del Salone dell’Automobile nel 1966. In questa selezione di stampe emerge la continua osservazione del territorio da parte di Isaia, il rigore dell’inquadratura, la costante attenzione per le figure umili che s’incontrano nei parchi, nelle piazze e strade cittadine. E così il suo discorso per immagini si snoda dalla vecchietta che passa dinanzi alla vetrina delle «Onoranze Funebri» all’uomo, avvolto nel cappotto, seduto su un gradino al pallido sole di febbraio, alla donna ripresa a Porta Palazzo, che si scopre proveniente «Dal sud».”

CUNEO, CONVEGNO “NUTO REVELLI PROTAGONISTA E TESTIMONE

DELL’ITALIA CONTEMPORANEA”

Cuneo 1989

convegno internazionale

Cuneo, Cinema Monviso, Via XX Settembre 14

sabato 5, domenica 6 ottobre 2019

Nuto Revelli, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita, è stato un testimone importante del Novecento. Durante la Seconda Guerra Mondiale, prima come sottotenente degli Alpini in Russia, poi come partigiano nelle fila delle bande di Giustizia e Libertà, Revelli fu difensore della libertà, ricercatore sul campo della civiltà contadina, osservatore attento e sensibile degli sviluppi di una società in trasformazione. Amico di Primo Levi e Mario Rigoni Stern, con cui condivideva una narrazione atipica, schietta e non retorica, la sua voce risuona forte oggi più che mai, rilanciando parole che non soltanto conservano la carica della memoria – una memoria viva e attiva, indispensabile nutrimento per la cultura e la consapevolezza  –  ma hanno anche la capacità di suggerire, in particolar modo alle giovani generazioni, percorsi contemporanei ispirati alle scelte di chi ha attraversato, giovanissimo, l’orrore della guerra e ha affrontato la responsabilità di combattere per la Liberazione. Nuto Revelli, infine, con la sua attiva presenza oltre che con la sua opera, ha contribuito a creare quella consapevolezza dell’identità antropologica, ancor prima che geografica e culturale, del Cuneese e delle Langhe che costituiscono oggi uno dei fondamenti del fiorire di iniziative, non solo culturali, del territorio.

Ai giovani e a un largo pubblico di lettori vuole ora parlare il convegno internazionale Nuto Revelli protagonista e testimone dell’Italia contemporanea. Perché la manifestazione, nel rispetto dell’approfondimento storico, sa toccare temi, oggi più che mai, sensibili perché capaci di unire, ma anche di dividere attorno al dibattito delle idee.

Nuto Revelli nella sua casa.

Revelli ha sempre avvertito il dovere di scrivere e raccontare: per quelli che non potevano farlo, perché “vinti” dalla storia ed esclusi dalla società, e per quelli che sarebbero venuti dopo di lui. Conoscere la Storia, farla conoscere ai giovani è consapevolezza e urgenza civile, amore per la giustizia e la libertà.

Sabato 5 ottobre, in mattinata, dopo i saluti delle Autorità, Gastone Cottino, professore emerito dell’Accademia delle Scienze e presidente del Comitato Nazionale del Centenario, ex partigiano e amico, apre i lavori ricordando Revelli personaggio poliedrico, combattente, grande comandante partigiano, memorialista, letterato, antropologo, sociologo.  “Un uomo che ha avuto il coraggio e la forza etica di fare un esame autocritico della sua generazione, per superare quella rimozione della memoria che aveva caratterizzato l’Italia dopo la Liberazione, avviandone una profonda rilettura”.

Il convegno si apre con uno sguardo d’insieme su Nuto Revelli nel panorama letterario nazionale e internazionale, introdotto da Ezio Mauro, che vede in lui “Lo scrittore dei senza nome”: efficace definizione della scelta di stare, umanamente e politicamente, dalla parte dei perdenti; e Giovanni Tesio, che traccia il profilo di un outsider del panorama letterario italiano, sottolineandone soprattutto la statura morale di scrittore atipico.

La mattinata riprende poi con  interventi che vanno dal tema del paesaggio all’impegno letterario, dal “riconoscimento dell’umanità del nemico” alla collaborazione con la casa editrice Einaudi, a cura di: Serenella Iovino, Fiona Stewart, Amedeo Cottino e Alessandro Martini.

Il sabato pomeriggio, moderato da Gianluca Cinelli, è dedicato a uno dei temi centrali del lavoro di Revelli: Raccontare le guerre, con cui si misurano: Luigi Bonanate, Corrado Stajano, Chiara Colombini, la scrittrice Laura Pariani, Cristoph Schminck Gustavus, Carlo Gentile, con in chiusura Giovanni De Luna.

La giornata di domenica 6 ottobre, moderata da Beatrice Verri, si apre su Lo sguardo sulla società e il mondo contadino, con interventi di: Maurice Aymard, Lucia Carle, Alessandro Casellato, Gianluca Cinelli, Ada Cavazzani, Vito Teti, Michele Calandri e Alessandra Demichelis che racconterà l’epistolario, recentemente ritrovato, tra Nuto e la moglie Anna, “anello forte” nella vita dello scrittore.

Uno degli aspetti più sorprendenti dell’opera di Revelli è la costante capacità di parlare al presente, e il pomeriggio della domenica è infatti dedicato a dare conto di una ricerca che continua, presentando case studies di giovani ricercatori: Silvia Giordano, Laura Fossati, Andrea Aimar e Andrea Fenoglio, fino a Raphael Botiveau, del MUCEM di Marsiglia.

L’intervento conclusivo del Nuto Revelli, protagonista e testimone dell’Italia contemporanea è affidato a Marco Revelli, il quale afferma: “Sono convinto che i figli siano le persone meno adatte a celebrare i padri, è giusto che li ricordino in privato, che in pubblico il giudizio sia di altri e non di chi è così strettamente implicato”, e interverrà, dunque, per raccogliere le fila delle tematiche emerse nei due giorni di convegno e immaginare prospettive di prosecuzione sul lavoro dell’opera di Nuto. Sabato sera alle 21, allo Smalls Club di Via Carlo Emanuele II, uno spettacolo di musica e parole aperto a tutti di un duo tutto al femminile: Miriam Rubeis (voce) e Alessia Musso (arpa classica) con letture da L’anello forte di Nuto Revelli.

 

SACRA DI SAN MICHELE: “MIKHA’EL – COMPAGNO DI VIAGGIO”

Foresteria Sacra di San Michele – Sant’Ambrogio di Susa

Il 29 settembre 1949 Papa Pio XII proclamava San Michele Arcangelo Patrono della Polizia di Stato. In occasione del 70^ anniversario della proclamazione alcuni artisti presenti tra le fila della Polizia di Stato (Giulio Cardona – Claudio Lia – Leonardo Luiso -Dario Insabella – Pino Savoia – Diego D. Testolin ) hanno rivisitato l’immagine dell’Arcangelo Michele partendo dal loro quotidiano professionale. Un’icona che per il poliziotto va oltre la semplice devozione religiosa, come testimoniano le parole del Questore di Torino Giuseppe De Matteis:”In un’epoca caratterizzata da grandi incertezze e tensioni, nella quale le donne e gli uomini della Polizia di Stato svolgono un ruolo estremamente complesso, la figura di San Michele Arcangelo rappresenta per gli appartenenti alla Polizia di Stato un richiamo ad un’etica di responsabilità . Un punto di riferimento cui conformare l’agire quotidiano in favore del Bene comune.”

Nell’ancestrale bisogno di visualizzare la potenza del bene contro il male,  rappresentato da San Michele, dall’ebraico Mikha’el, cioè “chi è come Dio”, le opere in mostra,  raccontano, a volte anche inconsciamente,  il vissuto di uomini  in divisa.

Il percorso espositivo artistico realizzato in collaborazione con la Questura di Torino e la Sacra di San Michele, da Legal@rte, un’Associazione nata dalla volontà di alcune  appartenenti alla Polizia di Stato, è curato da Roberta Di Chiara.

Come sempre i progetti artistico-sociali di Legal@rte intendono mettere in luce un’anima della Polizia  radicalmente trasformata dalla riforma del 1981 che l’ha smilitarizzata e portata ad essere la moderna polizia democratica; raccontano una “prossimità” che la Polizia di Stato vuole testimoniare anche attraverso  modelli innovativi e che non può prescindere dal dialogo, dalla mediazione e dalla comprensione dei bisogni della gente, facendosi così promotrice di quel  progresso civile che vede nella cultura uno dei più  sensibili indicatori.

 Orari apertura: sabato 5 ottobre ore 9.30/12.30 – 14.30/18.30 – domenica 6 ottobre ore 9.30/12.30 – 14.30/18.30

 

GALLERIA PEOLA, MOSTRA “TRENTA VOLTE SETTEMBRE”

a cura di Francesca Comisso

Durata: 20 settembre – 25 ottobre 2019

Orario: martedì – sabato, ore 15-19. Mattino su appuntamento

Con questa mostra la galleria Alberto Peola, aperta a Torino nel 1989, inaugura la sua trentesima stagione espositiva. È un racconto a più voci, tra i molti possibili, piuttosto che la celebrazione di un anniversario, che sceglie il mese di settembre, quando dopo la pausa estiva si rinnova il rito degli inizi e con esso lo slancio che accompagna le nuove imprese, come il corrispettivo di un’attitudine che caratterizza, anno dopo anno, l’attività della galleria. Nell’avvicendarsi degli orientamenti artistici e dei linguaggi espressivi, dalla pittura mediale degli inizi alla più recente attenzione alle pratiche artistiche research based, costante è stato infatti l’interesse e il sostegno della galleria verso gli artisti giovani o emergenti, in anni in cui l’arte delle giovani generazioni non era ancora oggetto, come a fine anni Novanta, di un vero e proprio culto, al quale si accompagnerà purtroppo anche un rapido consumo innescato dalle logiche di mercato. La mostra coinvolge artisti che lavorano da sempre con la galleria e altri che hanno condiviso progetti e periodi più brevi, con una prospettiva che unisce l’attenzione al contesto italiano e il dialogo con alcuni protagonisti della scena europea ed internazionale, secondo un’impostazione che da sempre ne caratterizza la programmazione. È il caso di Martin Creed, presentato per la prima volta nel 1999, due anni prima che vincesse il Turner Prize, in una mostra a cura di Gail Cochrane, e poi in altre due personali di cui resta l’immagine di centinaia di palloncini rossi che occupano gli spazi dell’intera galleria. Oltre a Creed, Michael Rakowitz e la britannica Lala Meredith-Vula, che ha appena presentato in galleria la sua terza personale con il progetto fotografico sui covoni dei contadini albanesi (Haystacks), esposto anche a dOCUMENTA14. Questioni politiche e sociali legate all’identità, alla storia e alla memoria sono al centro delle ricerche di molte artiste che lavorano con la galleria, a partire da Emily Jacir, palestinese, vincitrice del Leone d’Oro a Venezia (2007), che prepara la sua prossima quarta personale dopo la mostra di Ex libris che aveva esposto nel 2012 a dOCUMENTA13, o da Fatma Bucak, artista turca che si è formata all’Accademia di Torino, da Gülsün Karamustafa, anche lei turca di una generazione precedente, che affronta questioni di genere, di esilio e migrazione, o ancora artiste come Eva Frapiccini e la scultrice pachistana Adeela Suleman. La fotografia, le sue potenzialità linguistiche e concettuali, e il video sono oggetto di ricerca di molti artisti della galleria, da Botto&Bruno, che le declinano in opere installative, al duo Gioberto Noro, a Paola de Pietri, a Simone Mussat Sartor, a Laura Pugno, che ha fatto della natura e del paesaggio il suo terreno d’indagine, forzando i limiti espressivi e i confini tra pittura, fotografia, scultura e azione. L’archivio, come fonte e come dispositivo formale, è al centro delle pratica research based di Cosimo Veneziano, che usa il disegno come strategia di riappropriazione e narrazione critica del reale. Tra gli autori che da più lungo tempo espongono in galleria vi è Thorsten Kirchhoff, con una ricerca che pone la pittura in dialogo con la fotografia e il cinema, mentre un’indagine sui suoi fondamenti o sul potenziale comunicativo di antiche e nuove iconografie pittoriche è sviluppata da Paolo Bini, Gabriele Arruzzo, Victoria Stoian e Cornelia Badelita. Su versanti quasi opposti, per ragioni di metodo e di poetica, Francesca Ferreri ordisce nuove narrative intorno a complessi plastici “attivati” da frammenti di oggetti e materia ceramica, mentre Perino & Vele conferiscono alla consistenza visiva di cose e luoghi una dimensione plastico scultorea, ricorrendo al più popolare ed economico dei materiali, la cartapesta. Due diversi modi di dire “scultura”.

 

GALLERIA DAVIDEPALUDETTO: PROGETTO DI GERMAIN ORTOLANI

In occasione dell’inaugurazione della nuova stagione presso la galleria davidepaludetto | artecontemporanea, Germain Ortolani debutta singolarmente nello spazio della project-room, con un progetto che coinvolge tutto lo spazio, sia all’interno che all’esterno, e dunque al contempo sia la dimensione privata sia quella pubblica. In un primo momento lo spettatore è invitato a rapportarsi con l’opera a partire dal lato della sala che dà sulla strada, dove entra in contatto con un effetto di vedo-non vedo, in quanto le due vetrine preesistenti sono rivestite e annullate dall’artista francese, il quale le utilizza al fine di (ri)creare delle feritoie, unico punto attraverso cui chi guarda può “spiare” ciò che sta accadendo all’interno. Questo distacco netto tra l’interno e l’esterno è reso più dinamico dalla seconda finestra sul medesimo lato, poiché Germain permette allo spettatore di “entrare” per meno di un metro dentro all’effettivo spazio fisico della stanza, rimanendo però relegato in una condizione estranea a ciò che c’è oltre queste fessure. Questo primo approccio all’opera è rivelatore in un duplice modo: da un lato, svela la dialettica che si instaura tra la curiosità del singolo, che è attratto dall’impossibilità di vedere appieno ciò che queste feritoie nascondono, e il significato intrinseco delle stesse, rimandando all’idea di confine; dall’altro, l’opera sembra mettere in atto su ampia scala il ricorrente equilibrio instabile che c’è tra la sfera pubblica e quella privata. Una volta entrati in galleria è possibile avere accesso all’altro lato della medaglia, ovvero conquistare fisicamente quel territorio che prima ci veniva offerto solo visivamente. Da questa parte dell’installazione, infatti, lo spettatore diventa anch’egli in un certo senso l’oggetto irraggiungibile che viene spiato da fuori, passando dunque da voyeur a personaggio attivo.

All’interno di questo spazio privato, Germain costruisce due moduli che esprimono appieno la sua volontà di riflettere sui punti di convergenza che esistono tra entità apparentemente distinte: la guerra, la progettazione urbanistica e i giochi d’infanzia. Questi tre ambiti vengono in questa sede ridotti ai minimi termini attraverso dei simboli e portati a confrontarsi per constatare il fatto che in realtà condividono alcuni punti chiave e forme ripetitive. Il cassero che divide potenzialmente la stanza in due in altezza, è il modulo chiave nella comprensione di questo meccanismo di rimandi, in quanto è esemplare sia per la costruzione di modellini geografici urbani essenziali nell’elaborazione progettuale edile, sia nell’analisi delle strategie belliche da attuare, ma il primo pensiero che sorge spontaneo rimanda ai castelli di sabbia che tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo fatto al mare. Inoltre, i materiali utilizzati dall’artista sono gli stessi necessari nella costruzione effettiva di un edificio, come il cassero (cassa-forma per colare il cemento), il legno giallo da armatura, e la sabbia (elemento costitutivo del cemento), ma la materia prima, ovvero il cemento stesso, non è fisicamente presente, ma viene solo evocato attraverso un gioco di rimandi. In questo modo, Germain vuole sottolineare il fatto che tutta questa “macchina” preliminare in realtà non è altro che un’opera architettonica in se stessa, dando dunque anche agli elementi e ai passaggi embrionali un ruolo che in realtà non è giusto considerare secondario. Allo stesso modo le scale che portano in alto e in basso non sono funzionali al percorso espositivo, ma esistono e devono essere considerate in quanto tali, e non pensate in quanto inutili. L’ultimo elemento è una copia del pilastro al centro della stanza, dislocata al fine di permettere di immaginare un’altra ipotetica stanza a partire da quel nuovo pilastro. Questa architettura in movimento che ricorre nel lavoro di Germain, ha le proprie radici nel pensiero di Yona Friedman, il quale aveva coniato il termine architettura mobile, ovvero una disciplina e una modalità costruttiva basata sull’idea che tutto cambia in funzione dello spazio che lo circonda.

 

CONDOVE: MOSTRA DI ELISABETTA VIARENGO MINIOTTI

Evento artistico a Condove presso Antica Chiesa Romanica di San Rocco: Domenica 6 ottobre alle ore 16, gli Amici della Chiesa di San Rocco inaugureranno la mostra di Elisabetta Viarengo Miniotti: Sentieri di luce. A cura di Valter Vesco.

Il corpus di 26 opere comprenderà acqueforti, acquerelli, oli su tela e cartone, linoleografia, tempera all’uovo.

Chiesa romanica di San Rocco Via Cesare Battisti – Condove

Orari: mercoledì 10/12; venerdì ore 16/19; sabato e domenica ore 10/12 -16/19.

Per l’evento Fiera della Toma sabato 12 e domenica 13 ottobre: 9/12 – 14/19

Ingresso libero

fino a domenica 27 ottobre. 

 

MANTA: MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA “ELOGIO DELLA DIFFERENZA”

Artisti:                        Paolo Bovo – Marco Lampis – Mars Tara

Curatore:                   Marco Filippa

Luogo:                                   Manta (Cn) – Chiesa di Santa Maria del Monastero

Inaugurazione:          sabato 5 ottobre ore 18.00

Aperture:                    dal 5 al 20 ottobre: sabato e domenica: 15.00-18.00

                                   su appuntamento 339_4499835

Patrocinio:                 Comune di Manta

Organizzazione:         IdeArte

(Associazione culturale per lo sviluppo e la diffusione delle arti visive)

Nell’ambito del progetto FigurAzioni, attivo da tempo come pagina su facebook, la mostra tri-personale “Elogio della differenza” intende proporre tre artisti di tre generazioni diverse, così vicine e così lontane al contempo. Tre sguardi sul tempo, la vita, visioni del mondo in chiave figurativa.  Paolo Bovo (1955), con i suoi tableu vivant, ci porta in una figurazione in cui il di-segno è la forma delle cose e si sa, o almeno credo, la forma è sostanza. Le sue sono narrazioni che attraversano il tempo, stratificandosi nel qui e ora. Sono molteplici le tracce che possiamo percepire, l’aria che ha respirato trasformandola: una pittura tecnicamente antica, echi pop(olari) dentro e fuori la storia dell’arte. Il suo è un narrare funambolico che si muove sui bordi della vita, con sguardi disincantati e ironici.

Marco Lampis (1970), filtra il suo sguardo pittorico fissandolo come se si trattasse di un frame di un video (tecnica che del resto pratica), con occhio fotografico ma assolutamente non verosimile. Misura la figura dentro lo spazio, lasciandola galleggiare come fluttuasse nel tutto, fissando l’istante eterno dell’apparizione o della sparizione: pulviscolo quasi monocromatico, in cui la presenza flebile di un orizzonte, fissa l’umano per lasciarlo evaporare nell’universo. Mars Tara (1986) costruisce plastici e poi li fotografa, talvolta li espone. Per questa occasione una selezione di scatti tratti da Unreal City (progetto ispirato al poemetto The Waste Land di T.S.Eliot del 1922), conduce il nostro sguardo dentro a un paesaggio urbano desolato e destabilizzato in cui emerge un’assenza: l’umanità. Nell’apparente leggerezza del gioco diveniamo viandanti su una terra che non offre prospettive; non possiamo fare altro che  vagare consumando l’oblio, cullandoci con la visionarietà dell’arte.

 

RACCONIGI: “IN VIAGGIO CON LE PAROLE”

Serata di letture e musiche proposta da Progetto Cantoregi

per presentare il programma 2019/20 dell’Università per le Tre Età di Racconigi

Letture da:

José Saramago (Viaggio in Portogallo), Bruce Chatwin (In Patagonia),

Ryszard Kapuściński (In viaggio con Erodoto)  Jack Kerouac (Sulla Strada),

Louis-Ferdinand Céline (Viaggio al termine della notte), Cormac McCarthy (La strada),

Herman Melville (Moby Dick)

Sabato 5 ottobre 2019, ore 21

Chiesa di Santa Croce (via Morosini), Racconigi

Letture di: Cristina Fenoglio, Fabio Ferrero, Elide Giordanengo, Vincenzo Leuzzi, Andrea Piovano

Canti di: Chiara Catrambone

Entrata libera / Rinfresco a fine serata

Un viaggio intorno al mondo attraverso le pagine di grandi autori classici e della contemporaneità. È la serata di letture e musica “In viaggio con le parole”, ideata da Progetto Cantoregi, che si svolgerà sabato 5 ottobre 2019 alle ore 21 a Racconigi (Chiesa di Santa Croce, via Morosini) durante la quale il Comune presenterà il programma 2019/20 dell’Università per le Tre Età.

“In viaggio con le parole” Si svilupperà attraverso letture da romanzi, saggi, poesie o poemi che hanno raccontato luoghi reali, ma anche immaginati, spazi geografici, ma anche mentali. Viaggi di avventura, realizzati per il piacere della novità e della scoperta; viaggi compiuti per comprendere paesi e popoli lontani; viaggi per conoscere se stessi; viaggi negli abissi più oscuri dell’umanità; viaggi di fantasia, per aderire alla realtà. Una serata che farà viaggiare lo spettatore da una parte all’altra del globo con le parole di grandi maestri della letteratura internazionale che hanno saputo raccontare territori, paesi e città ognuno con la propria sensibilità e il proprio sguardo.

Tra le esplorazioni proposte, si passerà dal Portogallo di José Saramago (Viaggio in Portogallo) alla Patagonia di Bruce Chatwin (In Patagonia), dall’Oriente descritto dallo sguardo di Ryszard Kapuściński (In viaggio con Erodoto) agli Stati Uniti on the road di Jack Kerouac (Sulla Strada). Ma anche dalle profondità degli abissi dell’umanità e della disperazione raccontate da Louis-Ferdinand Céline (Viaggio al termine della notte), alle atmosfere tristemente apocalittiche di Cormac McCarthy (La strada). Fino al viaggio della baleniera Pequod in Moby Dick di Herman Melville, tra inquietudini e sogno.  La serata sarà presentata da Cristina Fenoglio, con letture da parte sua e di Fabio Ferrero, Elide Giordanengo, Vincenzo Leuzzi e Andrea Piovano. I brani musicali, scelti per essere in sintonia con i testi proposti, sono affidati alla voce della cantante Chiara Catrambone.  Entrata libera, con rinfresco a fine serata.  A inizio serata il Sindaco di Racconigi Valerio Oderda e la consigliera delegata UniTre Giulia Porchietto porteranno i saluti al pubblico. La responsabile del Centro culturale “Le Clarisse” Valeria Buscatti illustrerà il calendario degli appuntamenti dell’Università per le Tre Età 2019/2020.

 

MARGHERITA MAURO ALLA BIENNALE DI VENEZIA

Apertura della mostra personale di Margherita Mauro ” le forme della scultura “presso il padiglione della repubblica di San Marino (Friendship Project ) nell’ambito della biennale d’arte di Venezia, presso il “complesso dell’Ospedaletto ” Castello a Venezia, fino al 27 ottobre.

 

 

 

 

 

 

 

MUSEO REALE MUTUA: “FACCIAMO ARTE INTORNO A TE.”

Domenica 6 ottobre, una giornata di workshop artistici sul tema del ritratto, con adulti e bambini, al Museo Storico Reale Mutua, in collaborazione con la Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Dopo la visita guidata al Museo Storico Reale Mutua, alla scoperta dei volti e dei tanti avvenimenti che hanno fatto la storia di Torino e d’Italia, avranno inizio i lavori con gli operatori didattici della Pinacoteca. Il laboratorio ti consentirà di scoprire come rappresentare un volto, impostandone la struttura, le luci e le ombre con la tecnica del disegno a grafite e a sanguigna; dopo una prima fase di copia dal vero a coppie o in piccoli gruppi, potrai provare ad abbozzare il tuo autoritratto allo specchio.

PROGRAMMA

Mattino – 1° gruppo adulti (max 12 persone)

Ore 10.00 accoglienza e visita guidata al Museo Storico Reale Mutua, con il coinvolgimento dei docenti Giulia Gallo ed Enrico Partengo.

Ore 11.00-13.00 laboratorio sul tema ritratto/autoritratto sotto il porticato del secentesco Palazzo Biandrate Aldobrandino di San Giorgio, sede storica della Compagnia.

Pomeriggio – 2° gruppo adulti (max 12 persone)

Ore 14.00 accoglienza e visita guidata al Museo Storico Reale Mutua, con il coinvolgimento dei docenti Giulia Gallo ed Enrico Partengo.

Ore 15.00-17.00 laboratorio sul tema ritratto/autoritratto sotto il porticato del secentesco Palazzo Biandrate Aldobrandino di San Giorgio, sede storica della Compagnia.

Dalle 15.30, il Museo accoglierà i bambini dai 5 agli 11 anni (max 12 bambini), con le loro famiglie, per vivere una divertente esperienza artistica, insieme agli operatori didattici della Pinacoteca. I giovanissimi partecipanti al laboratorio avranno la

possibilità di mettersi in posa di fronte agli allievi dell’Accademia, ricevendo in dono un ritratto, così come potranno anche provare ad abbozzare il loro autoritratto, seguendo le linee guida dei maestri professionisti.

Info e prenotazioni: 0110897370 (h 10-18) – pinacoteca.albertina@coopculture.it

Museo Storico Reale Mutua – Via Garibaldi, 22 Torino

I workshop e le attività per famiglie sono gratuiti, in quanto offerti dalla Società Reale Mutua di Assicurazioni.

Durante lo svolgimento dei workshop il Museo Storico Reale Mutua sarà regolarmente aperto al pubblico, dalle ore 10 alle ore 18, con visite guidate gratuite.

 

I VINCITORI DEL PREMIO SAN GIUSTO 2019

L’iniziativa artistico-culturale «Premio San Giusto 2019» ha visto la presenza di 35 artisti suddivisi nelle due sezioni del concorso:

1° sezione 23 partecipanti dai 15 al 30 anni d’età

2° sezione 12 partecipanti con età superiore ai 30 anni.

La Giuria, presieduta da Tiziano Rossetto, con Laura Ballesio, segretario e membro, ha valutato le opere pervenute e con Giosi Boggio, Sindaco di San Giusto Canavese, Michele Mennuni, Vice Sindaco di San Giusto Canavese, e Mariella Iavello, Consigliere Comunale  di San Giusto Canavese, ha partecipato allo scrutinio della votazione popolare.

Il concorso ha offerto spunti per un’indagine intorno alle esperienze artistiche di ciascun autore, mentre ha creato un significativo rapporto fra il mondo dell’arte e l’ambiente sociale e culturale di San Giusto Canavese.

In tale dimensione sono stati assegnati i seguenti riconoscimenti:

Sezione 1

1° Premio a Giorgia Salerni per «Il Cappellaio Matto»

Segnalazione di Giuria a Eric Pasino per «Studiante»

Opere segnalate: Arvin Golrokh per «Metamorfosi antropologica»

Re Blu per «Il cielo più blu».

Sezione 2

1° Premio a Maria Di Ponziano per «Incontri-giochi di bimbi»

Segnalazione di Giuria a Michela Fischetti per «Vibrazioni»

Opere segnalate: Margherita Macchiorlatti Vignat per «Dolci

melodie e sintonia di intenti»

Mauro Capaldi per «Oltre».

 

LANZO, INAUGURATA PALA D’ALTARE

Presso la cappella di San Michele di Lanzo Torinese, inaugurata domenica 29 settembre la pala d’altare realizzata dalla pittrice Monica Ciaccia (nell’immagine)