LE PERLE NERE DELLA MUSICA – a cura di Edoardo Ferrati
RACHMANINOV: le tre Sinfonie, Danze sinfoniche op. 45; BALAKIREV: Tamara poema sinfonico
London Symphony Orchestra diretta da Valerj Gergiev
etichetta London Symphony Orchestra LSO 00816 (3 CD)
Registrazioni lives effettuate tra il 2008 e il 2015 al Barbican Center di Londra, riedizione 2019
Vengono riedite le sinfonie di Rachmaninov: un’iniziativa che consente di farsi un’idea del compositore russo i cui lavori sinfonici erano pesantemente gravati dal giudizio di ampollosità e di visceralità oltre misura. Essi delineano un percorso alla ricerca di un linguaggio personale che prende le mossa dalla grnde tradizione romantica russa per approdare a un tardo romanticismo a cui non rinuncerà mai. Ora le sinfonie di Rachmaninov, in questi ultimi tempi , sembrano suscitare interesse presso i direttori d’orchestra, primo fra tutti Riccardo Chailly, autentico apostolo. La Sinfonia in re minore op. 13 (1895), di cui l’autore ne fece successivamente una riduzione per pianoforte a quattro mani. La prima esecuzione, diretta da Glazunov, registrò un fiasco totale. Il trauma fu drammatico tanto che Rachmaninov si tenne lontano dalla composizione per quasi tre anni. Suddivisa nei canonici quattro movimenti, costruiti sull’impianto di una robusta orchestra, non pare proprio un lavoro giovanile incerto e priva di un carattere deciso. Ascoltata con attenzione, senza pregiudizi, la partitura risulta nel suo complesso coerente che fa intendere un compositore padrone dei propri mezzi, a suo agio nel gestire una forma complessa come la sinfonia. La Sinfonia n.2 in re minore op. 27 (1906) nasce nel tormentato ‘ambiente di Dresda. Per comprendere questo stato stato d’animo, basta dare uno sguardo alle confidenze indirizzate all’amico Morozov in cui afferma di provare disgusti e apatia per quanto sta facendo nel suo lavoro. A differenza della precedente sinfonia, l’opera raccolse un giudizio benevolo. Dedicata a Sergej Taneev, suo maestro, ebbe tra gli estimatori Mahler che la definì spontanea e naturale nel suo lirismo. Una delle accuse che vennero mosse al lavoro fu quella di essere troppo lunga , ancor oggi viene tagliata con l’approvazione dello stesso autore. Rachmaninov costruisce la sinfonia su un impianto di ampio respiro.: la forma è di tipo ciclico dove il motivo gregoriano del Dies Irae attraversa, in modo più o meno evidente, tutti i temi della stessa sinfonia. La Sinfonia n, 3 in la minore op. 44 (1935-36) denuncia la presenza di un estraneo: il cinema la cui musica è stata ed è tuttora utilizzata in gran misura nelle colonne sonore, dove è il cinema a suonare come Rachmaninov e non viceversa. La sinfonia sembra porsi davanti a una moviola per realizzare un film. Le Danze Sinfoniche op. 45 (1940), dedicate alla Philadelphia Orchestra e al suo direttore Eugene Ormandy, in un prino tempo vennero concepite per pianoforte a quattro mani. La loro funzione finale sarebbe stata quella di fungere per un vero e proprio balletto, se anche ad annullare tale progetto, non fosse intervenuta la morte del coreografo Fokin, Le Danze sono una sorta di testamento spirituale: Ti ringrazio, Signore si trova scritto al termine dell’autografo. Chiude i tre densi CD il poema sinfonico Tamara di Milji Akekseevic Balakirev (1856-1910), leader del cosiddetto “Gruppo dei Cinque” che ricoprì un ruolo autorevole nella storia della musica russa. Il poema è ispirato a una poesia di Lermontov. Il direttore Valerj Gergiev, che di gran lunga preferiamo quando affronta il repertorio russo, tratteggia i vasti squarci melodici, non disgiunti da tensione narrativa, fino a raggiungere un clima di impressionante tensione che tocca il vertice nella dilatazione dei tempi negli Adagi. La London Symphony lo segue a meraviglia, senza cadere nel coinvolgimento viscerale tipico delle orchestre russe.