ALLEGRO MOLTO a cura di Edoardo Ferrati
CHIERI (To)- GIOVANI TALENTI MUSICALI A CONFRONTO-
Domenica prossima si apre con un concerto la 19.ma edizione del concorso per Giovani Interpreti Città di Chieri. L’odierna edizione è dedicata a corno, oboe, clarinetto, sassofono, duo e musica da amera. Fin dalla prima edizione la competizione ha registrato, soprattutto in ambito internazionale un ottimo riscontro che è andato a incrementarsi nel corso degli anni. I vincitori provenienti da tutto il mondo, ad oggi risultano inseriti con successo nella vita concertistica. Come ormai consuetudine la giuria, presieduta da Andrea Damiano Cotti, allinea prestigiosi musicisti: la tedesca Renate Kreyselmeyer, gli italiani Vicente Lepape, Luigi Picatto (oboe), Corrado Maria Saglietti (corno), l’olandese Henk van Twillert (sassofono). Certificati il prestigio e la sua internazionalità restano in ombra due aspetti che da sempre versano in condizioni quantomeno critiche: si tratta di due problemi che da tempo vado sottolineando, senza farne mistero. Due punti basilari che andrebbero rivisti: la comunicazione e la sostanziale estraneità della città e del suo comprensorio. Due situazioni strettamene legate. La prima è carente, non bastano le locandine nei locali pubblici del centro o in luoghi poco visibili come si trattasse della più anonima società bocciofila. Il secondo è la scarsa connettività nel terreno del circondario che andrebbe coinvolto con più energia anche in momenti extramusicali. Non si risolve tutto, apparendo sui principali siti internazionali in versione plurilingue, in tal modo l’allontanamento è in agguato per una comunità che finora ha sviluppato un atteggiamento passivo nei confronti di una manifestazione di respiro europeo. Consapevole dell’ingente intervento finanziario erogato dalla Città di Chieri, sono auspicabili ulteriori iniziative che implicano di certo oneri finanziari (da sempre croce e delizia della cultura italiana),tenendo d’occhio tale problema, ma senza subire un pesante condizionamento, ci vorebbero più coraggio, magari inventandosi nuove strade da percorrere. Solo così si potrebbe approdare alla salvaguardia di un patrimonio che appartiene a tutta la città, visto che si tratta di un concorso internazionale che in Europa ha solo un paio di concorsi dedicato ai fiati in Olanda e Germania. Occorre coraggio senza esitazione, solo con la caparbia determinazione si può agire sulla cultura musicale e non solo. Di conseguenza il cittadino potrà godere di una migliore qualità della vita. L’edizione 2019 presenta due novità: le sedi inedite delle chiese di San Domenico e del Duomo per i concerti e la presenza di un cosiddetto “Ensemble in residence”: il giovane e già affermato quartetto d’archi “Echos” (foto). Nato nel 2013 nell’ambito del Conservatorio torinese, si perfeziona all’Accademia Musicale di Fiesole, partecipa a masterclass internazionali, oggi frequenta l’Accademia “Stauffer” di Cremona, ospite dei festivals di Norfolk (Gran Bretagana) e Bordeaux. Infine, il quartetto ha suonato per prestigiose società concertistiche ed è stato selezionato per il progetto “Le Dimore del Quartetto ” (ADSI, Associazione Dimore Storiche Italiane) che propone concerti nelle più belle ville storiche del nostro Paese. L’Echos nel concerto di apertura (domenica, ore 17.00) si produrrà in un bel concerto di musica slava. Il Quartetto in fa maggiore op. 96 (Americano) venne scritto da Dvorak nel giugno 1893 nella cittadina di Spilville (Iowa). Era il periodo in cui il compositore boemo dirigeva il National Conservatory di New York. Nel primo tempo (Allegro ma non troppo) domina un tema avviato dalla viola e ripreso dai violini che eccheggia in modo palese una melodia del folklore americano tra varietà di armonie e ritmi sincopati, espressioni del sentimento di gratitudine verso il paese che ospita il compositore. Assai emotivo è il successivo Lento con la malinconica cantilena dei violini e della viola accompagnati dal pizzicato del violoncello: qui la frase scava in un gioco ripetitivo fino a toccare gli accordi gravi del violoncello sostenuti dal lugubre tremolo della viola. L’atmosfera muta nel Molto vivace dove si ritrova l’affettuosità melodica e la piacevolezza timbrica della migliore creatività di Dvorak. Ricco di umori popolareschi è il Rondò, pagina di irresistibile sapore boemo, impostata su un vivace andamento di danza contadina. Leos Janacek (1854-1928), vertice della sua produzione cameristica, scrisse il secondo Quartetto nell’arco di tre settimane e vide la sua prima esecuzione pubblica sei mesi dopo la morte del suo autore. Nel Quartetto, che reca il sottotitolo Lezioni intime, Janacek decise di raccontare il suo amore per Kamila Stossolova, di trentotto anni più giovane e di trasformare in musica la sua corrispondenza amorosa. Le espressioni amorose vengono espresse in un disegno musicale molto irregolare che segue una linea rapida e nervosa, ma flessibile e variata, un’articolazione frammentata, quasi come un veloce sussegguirsi di vive immagini sonore, assai diverse, concepite in una prosa musicale. La struttura sfugge a qualsiasi schema delle forme tradizionali. Il loro carattere e contenuto biografico vengono descritti con precisione, come “occasioni sentimentali”
Per i dettagli del concorso si veda www.ccpiemontese.it