Asti- La partigiana “Lilia” torna a casa. Le ceneri di Marisa Ombra deposte nel cimitero cittadino
E’ tornata a casa Marisa Ombra. Le ceneri della staffetta partigiana, nome di battaglia “Lilia”, venuta a mancare a Roma il 19 dicembre scorso, sono state deposte ieri nel cimitero di Asti. Riposerà accanto al padre Celestino Ombra e alla madre Ernestina Galbiate.
Il doveroso omaggio della città ha visto la presenza dei rappresentanti dell’ANPI, di cui Marisa è stata esponente nazionale alla guida dell’UDI (Unione donne italiane), del questore di Asti, Alessandra Faranda Cordella, della vice presidente della Provincia, Francesca Ragusa, del direttore dell’Israt, Mario Renosio, del segretario generale della Camera del Lavoro di Asti, Luca Quagliotti. Non pervenuta alcuna rappresentanza dell’amministrazione comunale, che ha brillato per la sua assenza. Tra i presenti anche la staffetta partigiana “Nicolina”, al secolo Nicoletta Soave, che non è riuscita a trattenere le lacrime.
Laurana Lajolo, scrittice e filosofa, ha tracciato un ritratto asciutto di Marisa Ombra. Entrata nella Resistenza subito dopo l’8 settembre 1943, Marisa era figlia di Celestino, organizzatore degli scioperi del ’43 e ’44 alla Waya Assauto e partigiano nelle Brigate Garibaldi nelle Langhe. Tutta la sua famiglia era coinvolta nella lotta partigiana: la madre e la sorella Pini gestivano una stamperia clandestina tra Monferrato e Langhe. Marisa componeva la matrice dei comunicati su una vecchia Remington e la sorella Pini li stampava al ciclostile.
Della sua esperienza di staffetta partigiana Marisa Ombra parlò nella sua autobiografia “La bella politica”:
Improvvisamente ero adulta e responsabile di me stessa. Questa sentimento si accompagnava a una sensazione di straordinaria libertà. Libertà e responsabilità sono stati i sentimenti più forti che mi hanno accompagnato per tutto il periodo della Resistenza. Tutto sommato anche dopo”.
Del ruolo di staffetta partigiana ha tracciato una lucida descrizione a rivendicarne l’importanza:
La missione della staffetta è solitaria e difficile, più pericolosa dello scontro con il nemico. Si deve muovere da sola a piedi o in bicicletta tra le colline, passando in mezzo a tedeschi e fascisti, superando posti di blocco con documenti e armi. Le staffette hanno dimostrato, rispetto ai partigiani combattenti, qualità superiori di duttilità, di diplomazia, di mediazione, capacità di capire l’altro, intuito e queste erano caratteristiche decisive quando incontravano il nemico. Il lavoro della staffetta richiedeva prontezza di riflessi, capacità di mimetizzarsi. Richiedeva sangue freddo, lucidità e di stare sempre all’erta, ma non credo di aver mai avuto veramente paura o almeno, non l’ho avuta nei momenti in cui avrei dovuto averla”.
Impegnata in politica dopo la guerra, si è sempre occupata del ruolo delle donne e della loro emancipazione. Ha militato nel PCI. Trasferitasi a Roma con il compagno, il giornalista Giulio Goria, per dirigere l’UDI, è diventata presidente della cooperativa del giornale “Noi Donne”. Si avvicinò al movimento femminista negli anni ’70. E’ stata vice presidente dell’ANPI. Ha pubblicato “La bella politica” e “Libere sempre”. Con la regista Tilde Capomazza ha dato alle stampe “8 marzo: una storia lunga un secolo” accompagnato da un dvd. Nel 2015 è stata insignita dell’onorificenza di Grande Ufficiale della Repubblica.
La celebrazione di questa donna straordinaria, con la quale abbiamo un grandissimo debito di riconoscenza per l’impegno “resistente” sempre, si è conclusa con la commovente intonazione di “Fischia il vento”, omaggio alla partigiana, alla donna, alla libertà.
Carmela Pagnotta