Villanova d’Asti, il sindaco: “Per la casa della salute, di male in peggio”

Christian Giordano, sindaco di Villanova d’Asti

“Per la casa della salute di Villanova d’Asti, di male in peggio”. Questo, in sintesi, il giudizio del sindaco di Villanova d’Asti Christian Giordano dopo il previsto incontro con l’assessore e i funzionari regionali, per fare il punto sulla realizzazione dell’opera. Il punto è sempre lo stesso: mancanza di risorse. Scrive ora Giordano: “Avevo riferito il 5/11/2019 il fatto che referenti della regione Piemonte ci avessero comunicato ancora una volta della mancanza di risorse per la realizzazione della “casa della salute” a Villanova d’Asti dovuta ad una programmazione da pianificare. Se non fosse che il tempo passato è soltanto di due mesi, penserei che uno strano virus (di chissà quale ceppo ma che ha certamente impatto sulla memoria dei dirigenti regionali non dei politici) abbia colpito, danneggiandone la memoria, i funzionari o dirigenti o alcuni di essi che abbiamo incontrato almeno nel 2019. Mettici un dirigente ASL Asti che illustra la situazione parlando di distretto territoriale (di Villanova d’Asti) e di servizi sufficienti dimenticando un punto fermo di anni di discussioni, ormai appurato e condiviso, per arrivare ad equiparare la nostra sede ad una casa della salute (senza dover investire 3 milioni di euro come fatto per altre strutture provinciali ma soltanto 850 mila euro); metticene un altro, (mai visto prima del settore contabilità) che sembra atterrato dalla luna, il quale parla di progetto (sempre di Villanova d’Asti) cassato nel 2009, 2012 e 2016, senza aver studiato (pure giovane in cui riponevo speranza, non avendolo mai visto prima, un po’ per la logica “mi attacco al santo in paradiso” ed invece, appena sentito parlare ho pensato:”per carità”) da non sapere che la stessa regione ha finanziato il progetto definitivo (60 mila euro di spesa non bruscolini) della casa della salute, nel 2017, approvato dall’ASL di Asti e dal comune di Villanova d’Asti nel 2018; lo stesso dirigente aggiunge, in sostanza che la fase sperimentale in merito alla casa della salute è terminata e che quindi non ci sono ulteriori soldi al riguardo. Uniscici altri 3 dirigenti, gli stessi con cui ci siamo confrontati 3 mesi fa e  per tutto il 2019, che a quel tavolo ci avevano fatto sperare di riuscire a trovare il denaro per l’investimento come del resto ci avevano promesso, in serie:  gli assessori Monferrino nel 2012, Cavallera nel 2013 e Saitta nel 2016. Concludi con un Assessore anche gentile e disponibile ma come se fosse in modalità “vorrei ma non posso” il quale ha garantito di potenziare i servizi ma non la possibilità di stanziare fondi per le infrastrutture magari ipotizzando uno spostamento, in affitto, verso altri locali??? (ma se abbiamo una struttura vocata, in centro paese perché bisognerebbe andarsene con tutto il caos e le spese che comporterebbe?) non avendo ben chiaro il quadro del villanovese non essendoci mai venuto (venga una volta, Assessore). Se non fosse che sono 13 anni che avuto inizio e seguo, con pathos, per i miei cittadini e per quelli dei comuni limitrofi il progetto diventato poi dramma “Casa della salute”, avrei pensato di essermi trovato in una trasmissione di “scherzi a parte”. La sostanza è stata: come regione, zero stanziamenti o qualche briciola, così dopo anni di promesse e stanziamenti “garantiti” politicamente. Ci sono dirigenti, che in questo Paese, hanno troppo potere e poche responsabilità e che non rispondono mai dei disastri che compiono; gli stessi che sono molto peggio dei politici, spesso, che, però, dopo 5-10 anni finiscono il loro mandato, a livello locale o regionale e sono comunque scelti. Un sistema autoreferenziale, quello del pubblico per il quale c’è da mettersi le mani nei capelli se queste sono le circostanze; se manca la minima comprensione di quelle che sono le vicissitudini di un territorio che chiede soltanto di avere dei servizi sanitari in un’ottica, tra l’altro, di fondamentale importanza per il funzionamento del sistema stesso rispetto alle prospettive di invecchiamento della popolazione. Un presidio sanitario è fondamentale e riesce ad essere da filtro per fare in modo che il cittadino-paziente passi da lì prima di andare al pronto soccorso, alleggerendo quindi le atre strutture sanitaria. Avevamo un’unità territoriale che era un fiore all’occhiello. Abbiamo fatto di tutto per farlo comprendere in questi anni agli assessori ed ai dirigenti della Regione Piemonte (Asl Asti e uffici regione). Abbiamo pensato che centralizzare i servizi, aggregando i medici, mantenendo la guardia medica, coinvolgendo la croce rossa, includendo anche l’Avis, che ieri c’era quel tavolo, attraverso il consigliere comunale Matteo Tomadon – e che si è attivato a livello territoriale interloquendo con l’Asl di asti in questi anni – fosse un modello da imitare. Il nostro territorio era già avanti, quindici anni fa, quando tutto  è partito, rispetto a moltissime altre realtà simili per grandezza alla nostra, ma certe politiche dissennate lasciate in mano a dipendenti pubblici (gli assessori seguono temi anche di respiro regionale e nazionale quindi non sempre hanno la sensibilità e la capacità e soprattutto non hanno le competenze tecniche per indirizzare precisamente i fondi), che non hanno poi un vero “capo” (tanto i politici passano) ci hanno portato fino a questa situazione. Certo, l’Amministrazione regionale di centro destra eletta nel 2010 ha grosse responsabilità (tra le fila c’era anche una villanovese) perché cancellò quel progetto, mentre mandò avanti gli altri giustificando un bacino in lacune realtà di 35 mila abitanti (cifre assolutamente errate). Mi trovo però oggi a gridare tutto lo sdegno per quanto accaduto e vissuto ma non ce la faccio più: confesso che tutto questa situazione deprecabile mi ha stancato; non è un attacco politico contro qualcuno ma uno sfogo perché è assurdo ciò che ieri è successo dove, un funzionario arrivato dal nulla, non si sa bene perché a quel tavolo (potrei pensar male), insieme ad altri dirigenti che parevano al primo giorno di scuola come se non avessero mai saputo niente di tutto quanto sviluppato in merito al nostro progetto, ha azzerato tutto senza sapere neppure di cosa stesse parlando. Sono certo che persone così sarebbero i primi a lamentarsi se abitassero in un paese dove i servizi essenziali non fossero garantiti. Non so davvero a chi appellarmi dopo l’incontro di ieri. Pensavo che la pazienza e la determinazione mi avrebbero aiutato, a tal proposito, però ringrazio il sindaco di Valfenera nonchè presidente della provincia di Asti, Paolo Lanfranco, per l’impegno profuso, in questi anni, con pacatezza ma decisione e chiarezza nel cercare di tutelare il distretto del nostro territorio, ed invece siamo a punto zero. Ci dicono che ci aiuteranno a trovare gli 850 mila euro necessari tra fondazioni e risorse del nostro ente e magari qualche spicciolo da parte dell’Asl: io dico che paiono ormai tecniche dilatorie dove tra un assessore ed un altro, tra un dirigente, anzi tra molteplici dirigenti, spesso strapagati con soldi pubblici, ed altri, chi paga il prezzo è il cittadino ignaro di tutto ciò ma magari con seri problemi di salute che, senza sapere a quali santi appellarsi, si trova a fare decine di km per avere servizi che in nazioni del terzo mondo, con tutto rispetto per i Paesi del terzo mondo, avrebbero, forse più facilmente vicino casa e non avrebbero vissuto vicissitudini da ormai 10 anni. “