LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

Antonio Salieri

Antonio Salieri (1750-1825)

LA FIERA DI VENEZIA

commedia per musica in tre atti, libretto di Giovanni Gastone Boccherini prima rappresentazione: Vienna, Burgtheater, 28 gennaio 1772 interpreti:  Francesca Lombardi-Mazzulli (Felsirena), Dyliara Idrisova (Colloaudra), , Natalia Rubis (Cristallina), Krystian Adam (Ostrogoto), Furio Zanasi (Grifagno), Giorgio Cadouro (Belfusto), Emanuele D’Auganno (Resojo)

Orchestra e coro “L’Arte del Mondo” diretti da Werner Ehrhardt

etichetta Deutsche Harmonia Mundi 19075564562 2 CD) registrazione 2019 durata 2h.22′.46″

Salieri, nato a Legnago (Verona), cittadino della Repubblica di Venezia, trascorse la maggior parte della sua vita alla corte imperiale asburgica di Vienna. Fu musicista di grande talento e ottimo insegnante (tra i suoi allievi Beethoven, Cherubini, Czerny, Schubert). Cresciuto in una famiglia di ricchi commercianti, studiò musica con il fratello Francesco (allievo di Giuseppe Tartini ) e clavicembalo con Giuseppe Simoni, Alla morte dei genitori si stabilì a Venezia (1764) dove attirò l’attenzione del maestro di cappellla Florian Leopold Gassmann che lo volle con sè a Vienna alla corte di Giuseppe II° d’Asburgo il quale, a soli veniquattro anni,  lo nominò successore del maestro defunto e  compositore dell’Opera Italiana a Vienna. Ebbe così inizio una brillante carriera che lo condusse a rapporti con Gluck, Haydn, Metastasio. Uno tra i più prolifici autori di musica cameristica e sacra, autore di ben trentasei melodrammi. Il 3 agosto 1778 inaugurò il Nuovo Regio Ducal Teatro di Milano (attuale Scala) voluto dall’imperatrice Maria Teresa, con l’opera L’Europa riconosciuta (ripresa nel 2004 da Riccardo Muti in occasione della restaurata Scala), titolo che lo consacrò nel circuito musicale internazionale. Salieri ottenne di essere esonerato dall’obbligo dalle prove quotidiane e della direzione delle opere, in cambio accettò di comporre ogni anno un’opera per il teatro di corte.  I compiti  vennero assunti dal suo allievo prediletto, Joseph Joseph Weigl.  Negli ultimi anni della sua vita, colpito da cecità, a 74 anni scomparve in un ospedale:: uno dei suoi allievi preferiti Schubert, diresse il Requiem in do minore che lo stesso Salieri aveva scritto nel 1804 per la propria morte. Gli anni Duemila hanno visto una rivalutazione della figura artistica di Salieri. Legnago, sua città natale, gli ha dedicato un teatro dove ha luogo il Festival Salieri Opera,, nato nell’aprile del 2009 e che nell’odierna stagione propone ventisette spettacoli suddivisi tra opera, concerti, prosa e jazz affidati ad ospiti internazionali. La musica di Saliri e Mozart, dal punto di vista tecnico compositivo, presenta molti caratteri simili: in alcuni casi,nemmeno un esperto orecchio sarebbe in grado di distinguere la musica dell’Italiano da quella del Salisburghese, Mozart scovò sospetti verso Salieri: lo storico Alexander Weheelock-Thaver ipotizza che tali sospetti potrebbero esser stati determinati da un episodio, risalente a una decina di anni prima, quando Salieri fu preferito nel ruolo di insegnante di musica della principessa del Wuerttenberg, Nel 1786 la prima della rappresentazione de Le nozze di Figaro registrò il giudizion negativo sia del pubblico che dell’imperatore. Mozart accusò Salieri del fallimento. Il nome di Salieri resta legato alla diceria secondo cui Mozart sarebbe stato avvelenato dallo stesso Salieri. Una leggenda priva di ogni fondamento e alimentata dal titolo del breve dramma in due scene scritto da Puskin (1830), intitolato Mozart e Salieri e messo in musica da Rimskij Korsakov nel 1898, mentre è del 1978 un successivo adattamento della vicenda firmato dal drammaturgo Peter Shaffer che trionfò sulle scene londinesi e nel 1984  adattato alla sceneggiatura del film Amadeus del regista Miklos Formann (pellicola fortunata ma discutibile dal punto di vista storico), rimasterizzato nel 2002 con l’inclusione di alcune scene omesse nella prima versione. La fiera di Venezia presenta le tipiche situazioni stilistiche del genere buffo ( tradimenti, travestimenti, equivoci che, alla fine, si traducono con il triplice matrimonio dei protagonisti). L’opera si regge sulla vivacità e la scorrevolezza, resa possibile da arie coincise e incisive come la travolgente aria “Troppo l’offesa è grande” (Colloandra). I recitativi sono mossi e frizzanti, mai monotoni. Presenti alcuni efficaci brani d’insieme che hanno il loro vertice nei finali d’atto. L’Orchestra “L’Arte del Mondo (con strumenti d’epoca) è diretta da Werner Ehrhardt in modo idoneo e rispondente al carattere vivace dell’opera. Il gruppo di cantanti è omogeneo, preparato e affidato a cominciare da FrancescaLombardi-Mazzulli, dotata di una squillante, radiosa, duttile nei recitativi sostenuti da un notevole senso teatrale. Interessante anche il soprano Dyliara Indrova dal timbro denso , morbido e improntato a un superiore virtuosismo, mentre il limpido soprano Natalia Rubis delinea il suo ruolo con dovuta naturalezza. Non meno interssante l’approccio ai ruoli maschili a cominciare da Krystian Adam che rende bene il ruolo a lui affidato di cui restituisce tutta la superficialità e ambiguità. Sergio Caoduro ha voce pastosa. Positivo  anche Emanuele D’Auganno impegnato, soprattutto, nei pezzi d’insieme. Accurata la registrazione, caratterizzata da un’adeguata profondità di palcoscenico. Esaurienti gli apparati contenuti nei due ricchi fascicoli  introduttivi  solo in tedesco e inglese e l’intero libretto in lingua italiana. Una produzione importante. meritevole di un indubbio interesse.