Asti- Cronache dalla zona (quasi) rossa. Giorno 16: lo smart working e il divario digitale
Non possiamo fermare tutto. E’ una riflessione con cui l’emergenza coronavirus ci mette a confronto ogni giorno. Ad ogni decreto del governo, dei presidenti delle regioni, delle ordinanze dei sindaci che stabiliscono nuove regole sulle attività che debbano continuare a rimanere aperte; ad ogni rivendicazione dei sindacati che chiedono una stretta su quello che viene considerato essenziale e su quello che possa essere chiuso per salvaguardare la salute dei lavoratori.
Molte attività potrebbero essere messe in sicurezza attraverso il lavoro agile o lavoro da casa, ma è inevitabile misurarsi con il divario digitale che il nostro Paese non ha ancora colmato. Tra il dire e il fare, lo smart working non è ancora cosa per tutti.
Dove le aziende, anche nell’astigiano, si sono rese disponibili a far svolgere il lavoro da casa, ancora troppo spesso si stanno scontrando con le limitazioni tecnologiche di una rete non all’altezza di un paese avanzato: zone non coperte dal segnale o dalle infrastrutture per la navigazione veloce, soprattutto in un territorio fatto di paesi collinari dove finora non si è dimostrato “conveniente” investire sulle nuove tecnologie. Scontiamo un ritardo che mette in evidenza quanto le cosiddette “autostrade digitali” siano indispensabili non solo per il progresso industriale di un paese, ma anche per la lotta alle epidemie.
Dalla zona (quasi) rossa, nel giorno 16 ad Asti si registrano 12 morti, 215 contagi.
Carmela Pagnotta