LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

Carl Maria von Weber (1786-1826),

Il franco cacciatore (Der Freischutz), opera romantica in tre atti su libretto di Johann Friedrich Kind (dalle Novelle di Johann August Apel e Friedrich Laun)

prima reappresentazione: Berlino, Schauspielhaus, 18 giuno 1821

Interpreti: Martins Eche (Ottokar), Andreas Bauer (Kuno), Lise Davidsen (Agathe), Sofia Fomina (Annchen), Alan Held (Kaspar), Andreas Stayer (Max), Franz Joseph Selig (un Eremita), Christoph Filler (Kilian), Christoph  Kirchoff (Samiel); Orchestra Sinfonica Radio Francoforte e coro Radio Lipsia, diretti da Marek Janowski

reg. Francoforte, Sendensaal, novembre 2018

etichetta Pentatone PTC 586783 (2 cd)

edizione marzo 2020 durata 1.55′.52″

Già dal 1810 Weber,leggendo la novella rimase  colpito, tanto da abbozzarne una trama. Il progetto venne ripreso  solo sette anni dopo quando assunse l’incarico di direttore dell’Opera di Dresda, sede in cui il melodramma italiano aveva solide radici e questo consentì a Weber stesso di contrastarlo con un modello che doveva fondarsi sulla tradizion del popolo tedesco. In principio il titolo era Il tiro di prova (Der Proberschloss) e quindi La fidanzata del cacciatore (Der Jagerbraut): Weber intervenne sul libretto con felici intuizioni, riducendo gli atti da quattro a tre. La prima rappresentazione ebbe subito successo, facendo del compositore un autore celebrato e ammirato. La vicenda ha inizio in una taverna boema dove ha luogo la gara di tiro al fucile, vinta dal contadino Kilian che ha sconfitto il cacciatore Max. Kaspar, felice in segreto per la caduta dell’avversario, gli suggerisce di recarsi nella foresta ad evocare una figura demoniaca, il Grande cacciatore. Il vincitore otterrà il titolo di guardia forestale e potrà scegliere la ragazza di cui è innamorato. Durante una festa di ballo si propone Samiel, il Cacciatore nero che lo invita a bere , esaltando i bassi istinti della vita, Kaspar interviene in aiuto allo sfortunato ragazzo che prova il fucile e abbatte, nonostante il buio un’aquila. Kaspar sostiene che si tratta di una pallottola magica, l’ultima in suo  possesso, mentre Max formula la richiesta per altri proiettili all’indomani della gara, Deve, però recrasi di notte alle Gola del Lupo dove Samiel lo aiuterà a fonderne di nuovi. Persuaso, a causa dell’amore che nutre per Agathe, Max cade nella trappola tesa da Kaspar che lo offre come vittima a Samiiell in cambio della propria anima. Il patto viene sottoscritto con lo spirito maligno del Cacciatore nero. Il secondo atto esordisce nella casa di Kuno, guardia forestale del principe Ottokar, padre di Agathe , intenta ad appendere un ritratto di un antenato che poco dopo crolla ferendola alla testa. Un Eremita invita la ragazza a stare in guardia di un grave peicolo. La caduta del quadro è avvenuta nello stesso istante in cui Max aveva colpito l’aquila con la pallottola incantata. Comunica che deve recuperare un capriolo da lui abbattuto nella Gola del Lupo. In un paesaggio spettrale, minacciato da una tempesta, vediamo Kaspar che traccia sul terreno un cerchio con delle pietre nere attorno a un teschio. Si aggirano spettri invisibili, scoccata mezzanotte, arriva Samiel che vuole in cambio l’anima di Max.  A tale scopo dovrà fondere sette proiettili. l’ultimo dei quali dovrà colpire Agathe. Max asseconda così il proprio destino. Kaspar pronuncia lo scongiuro e carica le pallottole. Poco dopo cade a terra. Samiel sparisce, lasciando Max in preda al terroe. L’ultimo atto ha come luogo il sorgere del mattino: Max è rimasto con l’ultima pallottola. Invano ne chiede un’altra a Kaspar  il quale piuttoto di dargliela la esplode contro una volpe. Nella sua camera Agathe parla di un sogno premonitore dove viene mutata in colomba, bersaglio di Max. Una volta colpita si trasformerà di nuovo in Agathe. Annchen va a prendere la corona nuziale e quando apre la scatola che la contiene , scopre che la corona è in realtà una corona da morto.. Max, intanto viene invitato da Ottokar a colpire la colomba appollaita su un ramo. Agathe suplica Max di non sparare. Il colpo parte e la colomba vola via. Ricompare l’Eremita che ancora una volta giunge in soccorso di Agathe: Kaspar viene colpito a morte e maledice Samiel. Infine, Max confessa la freuqentazione delle forze del male, Viene condannato all’esilio. Ancora l’Eremita convince il principe Ottokar a concedere ancora un anno per provare le virtù di Max.chiedendo l’abolizione della gara di tiro. L’opera termina con una preghiera a Dio. Il franco cacciatore, opera fondamentale del repertroio romantico tedesco, raramente rappresentata in Italia dove giunse per la prima volta nel 1823 al Teatro Carlo di Napoli in una versione italiana a cura di un certo “prof. Giuseppe A.”(alcune copie sopravissute si trovano nella biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Maiella), cui seguirono le recite al Teatro La Pergola di Frenze (1843), col titolo de Il bersagliere  e quelle del Teatro alla Scala (1872). Segue un lungo silenzio interrotto da sporadiche proposte nel secondo dopoguerra, ultima delle quali nel 2017 alla Scala. La prima rappresentazione de Il franco cacciatore si annovera tra gli eeventi maggiori legati all’opera tedesca, il pimot itolo importante del romanticismo. Weber riesce così a realizzare un modello di opera nazionale tedesca in contrapposizione a quello dell’opera italiana, Utilizzò la lingua tedesca, basandosi sulla forma  teatrale, già usata in passato, il Singspiel (alternanza di canton e recitazione) che gli consentì di comporre con facilità da un brano all’altro, in modo continuo. L’argomento trattato, i personaggi eroici, un profondo senso della natura, i luoghi tenebrosi, l’aspetto sopranaturale e misterioso, sono tutti elementi che fanno parte dell’immaginario romantico che raggiunge il suo vertice nella potente scena della Gola del Lupo. Il senso della natura e del mistero sono resi con il magistrale e sapienteuso  del timbro degli strumenti:  i corni che evocano in lontananza gli echi della foresta, il clarinetto che ricorda lo struggente dolore delle anime dannate., il tremolo ovattato degli archi ch sottoliea con dei “pianissimi” l’entrata in scena delle forze oscure tentatrici e i colpi di timpano che stanno ad indicare la presenza inquietante del demonio. Altro elemento peculaire dell’opera è la presenza della meolodia popolare tedesca come nel caso del coro dei cacciatori dove l’uso dello jodel  sottolinea con allegria il brindisi. Significativo è il fatto che l’ouverture sia sta composta per ultima ed essa  ne assume  i vari aspetti di tutto il lavoro, ne suggerisce gli svolgimenti e l’atmosfera, sottolineando così i motivi melodici principali, anticipando così il concetto wagneriano del  Leitmotiv (motivo conduttore). La direzione di Marek Janowski, che vanta una pregevole carriera incentrata sul repertorio tedesoc, è di quelle che si fanno ascoltare. Tutto funziona, ma nulla travolge. Una interpretazione che si richiama alla visione di un solido Kapellmeister sicuro, ma non originale. Il cast è costituito da artisti coscienziosi senza che nessuno emerga per motivi particolari, I dialoghi parlati, problemi di ogni rappresentazione e produzione discografica, qui vengono risolti con parti narrate che hanno il privilegio di sessere più stringate. Per il pubblico che non conosca il tedesco nulla cambia. Registrazione molto presente che rende la scena sonora. Note solo in tedesco e inglese come il libretto.