Novara, dopo 20 anni il via alle procedure per costruire il nuovo ospedale

«Oggi arriviamo al traguardo dopo vent’anni di lavoro, in cui sono passati 5 presidenti della Regione, tre sindaci, quattro rettori: tutto questo per dare l’idea di cosa significa la giornata di oggi, in cui diamo l’avvio alle procedure per la costruzione del nuovo ospedale »: così il direttore generale dell’azienda ospedaliero-universitaria di Novara, Mario Minola, ha aperto la conferenza stampa di presentazione dell’avvio della gara per la Città della salute e della scienza di Novara. «Veniamo da un periodo difficile caratterizzato dalla grave epidemia e debbo ringraziare tutti i miei collaboratori nessuno dei quali si è tirato indietro – ha aggiunto Minola – E veniamo dopo un 2019 estremamente positivo: abbiamo chiuso il bilancio con 1,8 milioni di attivo, che utilizzeremo per l’acquisto di nuove attrezzature». Il nuovo ospedale, caratterizzato dalla massima integrazione con l’Università del Piemonte orientale per quel che riguarda assistenza, didattica e ricerca, avrà gli stessi posti-letto di oggi (711) e sarà caratterizzato non più per padiglioni ma per intensità di cura e multidisciplinarietà. Anche per il rettore dell’Upo, Giancarlo Avanzi «questa è una giornata epica. Ci abbiamo creduto e siamo arrivati alla fine. L’università ha contribuito in maniera determinante, non solo fornendo know-how in questa fase ma anche intervenendo economicamente: abbiamo accantonato 20 milioni e altrettanto faremo prossimamente. Occorre però prevedere ulteriori passi: penso alla costituzione di un organismo strategico paritetico tra ateneo, ospedale e Regione, che guardi al futuro». Il sindaco di Novara, Alessandro Canelli, ha sottolineato «l’impatto che la Città della salute e della scienza avrà sulla città, con la creazione di una “catena del valore” straordinaria, sia sotto l’aspetto sanitario che sociale, sia economico che scientifico e urbanistico. Una catena che rischia di interrompersi se saremo in difficoltà sul suo primo anello, quello della legalità: sarà necessario mettere in atto particolari strumenti di controllo (penso ai subappalti, per esempio), strumenti che saranno utili anche per tutti gli altri interventi che caratterizzeranno il futuro di Novara, dalla riqualificazione di Sant’Agabio agli insediamenti logistici». E poi c’è il tema di cosa fare dell’attuale area ospedaliera: «E’ un nodo strategico per la sua posizione centrale. Abbiamo pensato a uno strumento partecipativo, una sorta di assemblea con tutti gli interessati, associazioni comprese, che dovrà dare linee-guida e mettere dei paletti. Lanceremo un concorso di idee internazionale e poi partiranno gli interventi urbanistici. Ma con due punti fermi: l’interesse pubblico e la massima valorizzazione dell’area». L’assessore regionale alla sanità, Luigi Icardi, ha chiuso gli interventi: «Oggi c’è un clima ben diverso rispetto allo scorso settembre, quando tenemmo proprio nell’aula magna del “Maggiore” la giunta regionale. C’erano polemiche intorno alla scelta del partenariato pubblico privato, ma ce l’abbiamo fatta, grazie a un grane lavoro di squadra e la collaborazione della minoranza in consiglio regionale. Proprio il lavoro di squadra è la garanzia che i problemi che incontreremo, e credo proprio che qualche intoppo ci sarà, potremo superarli e dare un grande futuro al territorio». «Dovendo firmare una legge regionale che garantisse la copertura del canone, siamo entrati nel dettaglio del progetto e dopo un’analisi approfondita con Cassa depositi e prestiti siamo riusciti a riformulare il numero di rate, risparmiando circa 100 milioni – ha detto ancora Icardi – Avevamo anche pensato di ricondurre alla normativa attuale la previsione di spazi per posti-letto: il progetto prevedeva 200 mq per posto-letto, l’ultima normativa ne considerava al massimo 125. E’ stata l’epidemia a farci riconsiderare l’idea, visto che siamo stati alla disperata ricerca di spazi: ora siamo convinti che 200 mq siano il minimo indispensabile per poter essere in grado di affrontare altre emergenze simili in serenità». La conclusione dell’assessore regionale alla sanità è stata un plauso al sindaco di Novara «che ha già pensato a cosa fare dell’attuale area quando sarà dismessa. E’ un fatto molto importante, perché in Piemonte abbiamo tanti ospedali dismessi che non riusciamo a vendere».