Chieri, la Fondazione del Tessile replica al Comune: “Le nostre dimissioni? All’amministrazione fanno comodo…”
“Sottolineo che durante l’assemblea dei soci di Fondazione chierese per il tessile sono state annunciate le dimissioni di 4 membri su 5 del cda (Ghirardi, Vasino, Vergnano, Martinetto) da formalizzare successivamente, ma poi ‘congelate’ dall’assemblea stessa. Formalizzarle equivarrebbe a sciogliere l’intero cda. Per ora restiamo in attesa della apertura di una trattativa più volte invano richiesta.” Così inizia la replica di Mario Ghirardi alle dichiarazioni dell’Amministrazione relative alla Fondazione del tessile, pubblicate giovedì da 100torri. Prosegue il presidente della Fondazione del Tessile: “Aggiungo che l’amministrazione comunale sta perseguendo intorno al tessile un piano ancora inconfessato, al cui sviluppo la Fondazione è considerata di ostacolo, anziché una risorsa. E’ stato chiaro a tutti i presenti che questo annuncio di dimissioni è stato colto dal Comune come il cacio sui maccheroni, per usare un linguaggio chiaro e comprensibile. A quel punto infatti la procedura prevede che un’ulteriore assemblea dei soci elegga il nuovo cda. Visto che statisticamente non si presentano di persona o per delega più della risicata metà degli aventi diritto al voto, il Comune può tentare con successo di far eleggere un cda a lui vicino. A quel punto il gioco è fatto e le mani sono libere di fare ciò che vogliono, per esempio sopprimere la Fondazione stessa e i fastidiosi confronti con essa, usarla come ‘braccio armato’ finanziandola ai propri scopi al contrario di oggi, oppure accaparrarsi gli oggetti museali che oggi sono invece proprietà di Fondazione con una semplice delibera del tutto legale. Che poi finiscano in magazzino o meno è un problema che verrà risolto negli anni. Perché ipotizziamo questo scenario? Perché crediamo con buone ragioni di ritenere che l’amministrazione (o parte di essa) abbia maturato progetti di cui però sarebbero a conoscenza in pochi. Il modello in sostanza ridotto potrebbe riproporre il museo del territorio conglobando il tessile, modello tentato e fallito con l’ex Tabasso, che fece infuriare Armando Brunetti. La mancata riapertura del museo è usata strumentalmente. A fronte di un’ingenerosa e fuorviante accusa di nostra mancanza di programmazione, sta la volontà di non voler più aiutare un ente che ha diritto di fare eventuali scelte autonome da quelle dell’amministrazione, di cui pure essa è socia. Al piano comunale sarebbe di ostacolo proprio la Convenzione stipulata tra i due enti, che Fondazione da un anno cerca invano di far rispettare. In politica non è bello però ufficialmente rinnegare le scelte operate con consapevolezza dalla precedente amministrazione di identico colore. Allora il Comune fa finta di niente e tergiversa, scavalcando Fondazione in più circostanze senza farla parte della politica culturale complessiva sul tessile. Al contrario la discussione a tutto campo potrebbe essere vantaggiosa per entrambe le parti, a patto che il Comune esplicitasse con chiarezza i suoi scopi, ammesso che possieda un progetto organico. Fondazione è disponibile a ragionare a tutto campo. L’ente pubblico ha bisogno di confronti, da solo non va da nessuna parte.”