LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

MERCADANTE PROLIFICO COMPOSITORE DIMENTICATO

Anomalo destino quello di Saverio Mercadante (foto),compositore tra i più interessanti, un autore tra i più bistrattati nella moderna storia del recupero del repertorio ottocentesco italiano. Mancano al compositore pugliese l’immediatezza e la riconoscibilità che sono le caratteristiche peculiari di Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi. Mercadante giunse a comporre opere in grado di entrare stabilmente in repertorio , nonostante la raffinatezza della scrittura, mancava alla sua musica la capacità di coinvolgere a fondo l’ascoltatore. In sostanza un musicista che si ammira, ma non facile da amare perché i suoi lavori spesso appaiono fin troppo intellettuali con la rinuncia degli “effetti”. Sono comunque scritti da un professionista che sapeva il fatto suo circa la gestione delle voci e la cura della orchestrazione. Giuseppe Saverio Raffaele Mercadante nacque nel settembre 1795 ad Altamura (Bari), figlio illegittimo del conte Giuseppe Orazio Mercadante e di Rosa Bù. Solo nel giungo 1797 venne battezzato e riconosciuto dal padre al fine di agevolarne la domanda di ammissione al Conservatorio napoletano di Santo Sebastiano. Avvicinatosi alla musica grazie al fratellastro Giacinto, chitarrista e clarinettista dilettante, dimostrò una speciale attitudine allo studio, venne ammesso la Conservatorio grazie ai buoni uffici dell’ arcidiacono Luca Samuele Cagnazzi. Diciottenne entrò nella classe di composizione di A. Zingarelli, importante esponente della cosiddetta “scuola napoletana” e direttore del medesimo Conservatorio. Diversi lavori documentano l’apprendistato di Mercadante: marce, brani per banda e pezzi cameristici d’insieme che, in gran parte rimasero manoscritti .Le composizioni per archi seguono soprattutto il modello di Paisiello, i concerti per flauto dimostrano la conoscenza del gusto francese, le prime sinfonie sfruttano una scrittura contrappuntistica che rimanda ai modelli “da chiesa”. Conobbe le partiture di Haydn e Mozart, nonché i modelli dei concerti romantici. Nella stagione 1818-20 ottenne a Napoli le prime scritture operistiche che si collocano all’interno dell’estetica neoclassica favorita dalla restaurazione borbonica. Dopo un breve soggiorno a Palermo, si spostò a Roma dove, grazie alle frequentazioni del salotto di Paolina Borghese Bonaparte, presentò ai teatri Valle e Argentina ben tre melodrammi semiseri. Mercadante deliba i modelli formali della scuola napoletana e di tradizione larmoyante, fondati sulla superiorità della melodia rispetto alla elaborazione contrappuntistica e a quella armonica. Nel panorama produttivo il percorso del compositore pugliese risulta emblematico dove le tendenze neoclassiche convivevano ad aperture al nuovo sentire romantico. Scrisse per i teatri di Mantova, Torino su libretti scritti da Metastasio i quali si collocano nel periodo che coincide con l’acuirsi della Restaurazione e si conclude con i moti del 1831. Nel 1823 riconquistò la piazza napoletana con l’offerta del celebre impresario Barbaia   al posto di maestro  compositore del Teatro San Carlo di Napoli lasciato libero da Rossini. L’anno seguente lo stesso Barbaia, caduto in fallimento in seguito all’abolizione del gioco d’azzardo, avanzò a Mercadante la proposta di scrivere per il Teatro di Porta Carinzia di Vienna dove i tre titoli proposti non ottennero il favore del pubblico locale. Nel 1826, dopo lo straordinario successo veneziano con Donna Caritea regina di Spagna, il cui coro “Chi per la patria muor” diventò un’icona risorgimentale, scelto come inno nei moti di Bologna del 1831, accettò il contratto dell’Opera Italiana a Madrid al fine di riorganizzare la vita musicale della città dopo il matrimonio tra Ferdinando VII° e la cugina Maria Cristina di Borbone Napoli. Un anno più tardi abbandonò la Spagna per Napoli dove reincontrò Barbaia che invano tentò un nuovo contratto. Dopo permanenze a Torino, Genova e il matrimonio, concorse per il posto di maestro di cappella a Novara dove nel locale Duomo prestò servizio per sei anni durante i quali scrisse musica liturgica. Nell’autunno 1835 decise di abbandonare Napoli, causa epidemia di colera, passando a Parigi con scarso successo: non bisogna dimenticare che un’affermazione al Theatre Italien, diretto da Rossini, negli anni Trenta significava la via aperta al successo internazionale. Tuttavia il soggiorno parigino, lo mise in contatto con nuove esperienze estetiche, letterarie (Hugo) e con differenti modelli di opera teatrale (Meyerbeer). Grazie a questa esperienza, Mercadante ritornò sulla scena operistica italiana, cambiando in modo radicale il suo impianto compositivo. sagomò in modo più vario i numeri musicali, usando maggiore ricchezza nella tavolozza orchestrale, introducendo cori monumentali che consentirono di mettere in rilievo, per contrasto, la sfaccettatura dei pezzi solistici; il tutto al fine di ottenere una maggiore coesione alla situazione drammatica. Nelle stagioni 1838-39 ottenne grande successo alla Scala con le opere Il giuramento e La vestale, unici due titoli restati, seppure saltuariamente in repertorio Seguirono anni in cui Mercadante operò un sostanziale ritorno all’eredità dell’opera seria napoletana. Nel 1838 iniziò ad accusare problemi alla vista che lo porteranno alla cecità. Oppose un netto rifiuto a   Rossini che gli propose la direzione del Liceo Musicale di Bologna: ormai il desiderio di un ritorno a Napoli si faceva pressante. Congedatosi da Novara, assunse la guida del Real Collegio di Musica di Napoli, preferito al concorrente Donizetti. Il ritmo della produzione teatrale rallentò a causa della incipiente cecità e degli impegni didattici. Meno di una decina sono i titoli degli ultimi anni, destinati alla piazza partenopea dove la scelta dei soggetti rivela un gusto decisamente neoclassico, orami attardato.  Persa per sempre la vista, continuò a scrivere, dettando le composizioni ai suoi allievi, primo fra tutti il milanese G.A. Noseda. Nel corso della sua vita vide la scomparsa di tutti i grandi protagonisti della vita operistica dell’Ottocento italiano, da ultimi Pacini e Rossini (1828) a cui entrambi dedicò una sinfonia a grande orchestra. Morì a Napoli il 17 dicembre 1870 all’età di settantaquattro anni. Il catalogo di Mercante include 60 melodrammi, alcuni balletti, oltre 30 Messe a sezioni staccate, 22 cicli di Vespri, 20 concerti per strumenti solisti, cantate, 60 sinfonie, Fantasie, Divertimenti, Marce, Capricci, 17 quartetti Variazioni, 9 Trii, 35 composizioni per strumento solo, Romanze e lavori didattici. In occasione del 150.mo anniversario della morte, il Teatro alla Scala ha indetto un convegno, presieduto da Franco Pulcini, che ha avuto luogo venerdì 30 ottobre e tramesso in streaming sui canali Facebock e You Tube del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e sul canale Facebock del Teatro alla Scala. Altamura città natale, è in testa alle iniziative per il suo illustre concittadino: il teatro a lui intitolato, inaugurato nel 1895, ha varato un programma di conferenze e concerti sui cui peseranno le prossime decisioni anti pandemia in attesa di unnuovo  dcm. Si profila un rinvio. Altamura vanta anche i natali di un altro o significativo esponente della scuola napoletana Giovanni Tritto (1733-1824). Saverio Mercadante.jpg (5 KB)