PASSIONE FUMETTI: Dylan Dog non ha paura del buio
Il Buio. L’Indagatore dell’incubo non lo ha mai temuto, ma questo non gli ha impedito di tornare nella sua incarnazione più letale e spaventosa: Mana Cerace.
È quanto è avvenuto nella Trilogia del Buio – appena conclusa sulla serie regolare di Dylan Dog – scritta da Claudio Chiaverotti per i disegni di Piero Dall’Agnol e Francesco Cattani, con le splendide copertine di Gigi Cavenago.
Anch’io faccio parte di quella schiera di lettori che rimasero colpiti ed entusiasti dalla lettura de “Il buio”, il 34° albo di Dylan Dog che uscì in edicola nel luglio 1989 e che segnò l’esordio sulla serie di Claudio Chiaverotti (testi) e Pietro Dall’Agnol (disegni). Un esordio con il botto, che portò Chiaverotti, negli anni successivi, a prendere il timone della serie, scrivendone una cinquantina di episodi, prima di dedicarsi alla realizzazione di un personaggio tutto suo: Brendon, seguito in tempi più recenti da Morgan Lost (che festeggia in questi giorni i 5 anni).
Eppure il legame di Claudio Chiaverotti con Dylan Dog, e in particolare con Mana Cerace (da lui ideato), non si è mai completamente interrotto. Mana Cerace è infatti tornato a colpire nel n. 68 del maggio 1992 “Lo spettro nel buio” (per i disegni di Luigi Piccatto), poi sul 3° Dylan Dog Color Fest del 2009, nell’avventura “Il buio nell’anima” (disegni e colori di Patrizio Evangelisti), per comparire infine sulla miniserie Morgan Lost & Dylan Dog sull’albo Il ritorno dell’oscurità (n. 2 della seconda serie).
Ma andiamo con ordine:
Il buio
Protagonista femminile della storia è Kelly, graziosa biondina che si rivolge a Dylan Dog perché ha paura del buio. Sono 10 anni che dorme con la luce accesa, da quando Mana Cerace uccise suo padre. Kelly sa che Mana Cerace è ancora lì, in attesa che il buio gli permetta di tornare da lei.
E così avviene, per uccidere il suo fidanzato con una mannaia su cui vengono ritrovate le impronte di Philip Crane, un serial killer morto nel carcere di Dartmoor vent’anni prima.
Il buio è un albo esemplare, dove si percepisce che Claudio Chiaverotti è entrato con tutto sé stesso nel personaggio creato da Tiziano Sclavi. Non c’è vignetta in cui questo non avvenga, a partire da quelle in cui compare Groucho con le sue esilaranti battute. La storia fila con un ritmo che tiene incollati alle pagine fino all’ultimo colpo di scena. Allo stesso tempo vi compaiono alcuni tratti caratteristici dell’autore che ritroveremo in tutta la sua produzione futura.
Lo spettro nel buio
Questa volta ad ingaggiare Dylan Dog è un simpatico ragazzino di nome Toby, che porterà il nostro indagatore nella cittadina di Brentford, teatro di uno strano delitto. Poco dopo essere arrivato, Dylan scoprirà che Brentford è la città natale di Philip Crane – nonché il luogo dove è stato sepolto – e sarà testimone lui stesso di una morte incredibile. Mana Cerace è tornato e farà di tutto per vendicarsi del suo avversario, compreso portarlo con sé nel buio. Ma forse il suo obiettivo è un altro. Con Lo spettro nel buio Chiaverotti mette in scena un’avventura che mescola horror e mistery, e in cui non mancano i colpi di scena; soprattutto si avvale degli affascinanti disegni di un Piccatto in piena forma.
Il buio nell’anima
Nell’agosto 2009 esce il terzo Dylan Dog Color Fest, con copertina del mitico Sergio Toppi che omaggia proprio il nostro verde e paurosissimo Mana Cerace. Nelle 32 pagine dell’avventura Chiaverotti lo riporta a Londra, grazie ad uno sfortunato “svuota cantine”, che guarda caso si è ritrovato a sgomberare la vecchia casa di Philip Crane. Un’avventura tosta e fulminante, che richiama il passato di Dylan Dog, ma anche la passione per il cinema del suo autore. Strepitosi i disegni di Patrizio Evangelisti, che rievocano lo stile del grandissimo Richard Corben.
Mana Cerace vs Morgan Lost
Mana Cerace compare anche nella bellissima miniserie Morgan Lost & Dylan Dog, per la precisione nel quarto capitolo uscito nell’agosto del 2019: Il ritorno dell’oscurità. Nell’ucronia fumettistica ambientata negli anni ’80 in cui si incontrano un giovane Dylan e un Morgan cinquantenne, l’Indagatore dell’incubo è impazzito ed è stato rinchiuso ad Harlech, così ad indagare sull’uomo del buio che terrorizza la giovane Kelly Walsh sarà Morgan Lost.
Assistiamo ad eventi che si ripropongono con il ritmo battente a cui ci ha abituati il Cacciatore di serial killer, che con le sue metodologie da profiler arriverà a scoprire nuove e sconvolgenti verità. Un’avventura emotivamente molto intensa che i disegni di Andrea Fattori e Mirko Pierfederici, arricchiti da toni di rosso e grigio, trasformano in una gioia anche per gli occhi.
Il ritorno del buio
Arriviamo quindi alla trilogia del buio appena conclusa, pubblicata sugli albi Ritorno al buio (409 del settembre 2020), La notte eterna (410 ottobre 2020) e Il terzo giorno (411 novembre 2020). Diciamo subito che è un ritorno che non è un ritorno, perché – come ben sappiamo – dal n. 401 Dylan Dog è rinato in una specie di universo parallelo in cui le cose non sono esattamente quelle che conoscevamo e in cui sta rivivendo le sue prime storiche indagini. Quindi, se pure scopriamo che non è la prima volta che Dylan Dog ha a che fare con Mana Cerace, i ricordi dei precedenti incontri/scontri vengono fatti risalire alla giovinezza di un Dylan poliziotto. Ma si tratta di un dettaglio che non guasta certo il sapore di questa lunga avventura, ricchissima di eventi e di personaggi, ma anche di azione e passione.
Un gruppo di ricchi annoiati sta cercando di rievocare Mana Cerace. Per riuscirci farà ricorso anche al Professor Hicks, che con un folle esperimento riporterà in azione l’uomo del buio, più scatenato che mai. Il resto è da leggere, perché non si tratta di uno di quei “ritorni” che si esauriscono nel ripresentare un personaggio potente, come se questo bastasse a rendere la storia memorabile.
Al contrario, si tratta di un ritorno strutturato, con una trama solida e avvincente che approfondisce la figura di Philip Crane e quella degli altri personaggi, sia vecchi che nuovi, in un susseguirsi di eventi coinvolgente e in cui agisce un Dylan capace di emozionare.
A mio parere, giova molto il fatto che la storia sia stata sviluppata su tre albi (quasi 300 pagine). Claudio Chiaverotti, che per anni abbiamo letto su avventure lunghe 96 pagine, o al più su speciali di 132 pagine, raramente in storie doppie, dimostra di dare ancora di più quando ha la possibilità di strutturare maggiormente il racconto. Il cambiamento è avvenuto con l’avvio delle stagioni di Morgan Lost – a seguito dell’aumento di formato e diminuzione del numero di pagine a partire dalla seconda – in cui la continuity ha avuto un’importanza fondamentale, ramificandosi in trame e sotto-trame. Mi auguro di poter leggere altre avventure così corpose, sia su Morgan Lost, sia su Dylan Dog.
Per quanto riguarda i disegni, la trilogia del buio ha beneficiato del connubio Piero Dall’Agnol/Francesco Cattani già visti all’opera sul n. 386 (ottobre 2018) “Hippolita” su testi di Giancarlo Marzano. Piero Dall’Agnol ha esordito su Dylan Dog proprio con il mitico “Il buio” nel 1989, con un tratto che ricordava Manara, ma che con il tempo si è evoluto in modo più personale.
Francesco Cattani ha uno stile di disegno linea chiara plastico e affascinante, oltre ad essere autore completo di graphic novel come Luna del mattino, con cui ha vinto il Premio Micheluzzi 2018 al Comicon di Napoli come Miglior Fumetto e il Gran Premio a Romics 2018.
L’unione tra le matite di Dall’Agnol e le chine di Cattani è efficace, sia nella narrazione, sia nelle atmosfere, con un fascino artistico che richiama le nuove tendenze del fumetto italiano.
Immagini © Sergio Bonelli Editore