Nasce #ritialpinivalsusa per riunire il patrimonio di feste e celebrazioni di sei piccoli Comuni
Quante e quali sono le tradizioni che dall’antichità ad oggi continuano ad animare in Valle di Susa i piccoli centri e i borghi alpini? Si rischia di disperdere questo patrimonio a causa dei vincoli dettati dalla pandemia? Le Unioni Montane della Bassa e dell’Alta Valle di Susa insieme alla Città metropolitana di Torino hanno lavorato in questi mesi ad un progetto che in questi giorni ha preso forma online: si chiama #ritialpinivalsusa ed è racchiuso in una serie di pagine ospitate sul sito internet valdisusaturismo.it con immagini ed approfondimenti sulle feste e le celebrazioni con il loro profondo contenuto simbolico. Chi non conosce la danza degli spadonari di Giaglione, Venaus, San Giorio, I branc di Meana o la simbolica cattura dell’Orso a Mompantero?
La ricerca riguarda le tradizioni di sei realtà: Chiomonte, Giaglione, Mompantero, Venaus, San Giorio, Meana di Susa con i loro riti di passaggio dall’inverno alla primavera che fino allo scorso anno animavano le comunità alpine valsusine con imperdibili appuntamenti tra sacro e profano, con danze rituali, costumi tradizionali della festa, cerimonie per unire le piccole comunità di montagna.
“La Città metropolitana di Torino ha accolto volentieri la proposta di supportare il progetto dedicato ai riti alpini della Valle di Susa – commenta il vicesindaco metropolitano Marco Marocco – per contribuire a raccontare un territorio ricco di cultura e storia: lo faremo anche su tutti i nostri canali di comunicazione per essere a fianco dei sei piccoli Comuni che hanno una storia importante da tramandare”.
L’assessore alla tradizione e cultura della Unione Montana dell’Alta Valle di Susa è Marco Rey, Sindaco di Giaglione: “ Nella media Val Susa, in un limitato concentrico questi comuni celebrano riti di provenienza lontana. Rituali agresti, il persistere di alcuni modi del paganesimo alpino integrati nelle feste cristiane. Origini di provenienza arcaica, molto forti. Significato propiziatorio, fallico, esorcizzante, ritualistico sia la danza delle spade sia l’albero fiorito attorno al quale la popolazione compiva riti di propiziazione per stimolare la fertilità della terra. Ci sono le spade, ma ci sono i fiori, i frutti, i colori sulle punte: i fiori e i nastri colorati sul cappello degli spadonari. Insieme vogliamo incuriosire, insieme vogliamo promuovere un territorio con una cultura radicata e viva. Queste feste sono sopravvissute a tanti eventi tragici, non le fermerà di certo questa pandemia”.
Concorda l’assessore alla cultura della Unione Montana della Bassa Valle di Susa Andrea Archinà, sindaco di Avigliana: “Le nostre Alpi custodiscono uno straordinario tesoro di riti e tradizioni che si perdono nella notte dei tempi e che oggi, grazie alla tecnologia, possono essere comunicate a tutto il Mondo. Un’operazione in primis di ricerca culturale, una preziosa lente di ingrandimento per interpretare il nostro territorio attraverso le emozioni delle donne e degli uomini che lo hanno abitato nei secoli. E poi anche di promozione turistica, se pensiamo ai tanti visitatori della nostra Valle che sempre più esprimono interesse verso quell’esperienzialità in grado di far scoprire la vera essenza di un luogo”.
Le pagine del progetto sono già on line al link
https://www.valdisusaturismo.it/riti-alpini-valsusa/ anche se non ancora complete per tutti e sei i Comuni interessati; il lavoro di ricerca è in corso, grazie alla preziosa collaborazione dei ricercatori locali e al fondo fotografico di cultura materiale dell’Archivio Diocesano di Susa.
Intanto le immagini e le curiosità vengono postate sulle pagine social degli enti coinvolti nel progetto
@CittaMetroTO
@valsusaturismo
@UnionemontanaValleSusa