LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

The Art of Mandolin: AVI AVITAL

Antonio Vivaldi, Concerto per due mandolini RV 532; Ludwig van Beethoven, Allegro ma non troppo;

Bruce David (1970), Death is Friends of Ours: Giovanni Sollima (1960), Preludio per mandolino solo;

Domenico Scarlatti, Sonata in re maggiore; Paul Ben Haim (1897-1984), Sonata a tre; Hans Werner Henze

(1926-2012), Trittico

Solista Avi Avitar; Venise Baroque Orchestra

Etichetta: Deutsche Grammophon 483 8534; reg, 2020; pubblicazione 13 novembre 2020; durata 57’.68’’

 

Il virtuoso israeliano Avi Avitar, che il pubblico torinese conobbe nel concerto tenuto il 30 gennaio 2020 all’Auditorium con l’Orchestra Nazionale RAI , è stato il primo mandolinista nella storia a ottenere il riconoscimento ai Grammy Award. Suona lo strumento fin dall’età di otto anni nell’orchestra di Be’er Sheva, sua città natale,  si è formato alla Jerusalem Academy. Dopo sette anni trascorsi in Italia a Padova dove si perfeziona con Ugo Orlandi, si trasferisce a Berlino che diventa la sua residenza. Avital ha dato cittadinanza al mandolino nella musica colta, assegnandogli un ruolo nei cartelloni importanti che contano con la commissione di nuovi lavori che hanno raggiunto i novanta pezzi. Il repertorio era esiguo, lo strumento legato alla musica popolare e praticato da amatori, anche se lo suonava la regina Margherita Attraverso Spagna e Francia esso giunse alle corti rinascimentali italiane.

The Art of Mandolin è il quinto disco realizzato da Avital per l’etichetta gialla tedesca. Il programma è all’insegna della varietà, anche se non eterogeneo, imperniato su un repertorio cameristico non privo di elementi interessanti. S’inizia con la soave cantabilità di Vivaldi che ha il suo vertice nell’Andante centrale. Segue un Adagio ma non troppo di Beethoven  che ha solo valore documentario. Il dittico Death is Friend of Ours per mandolino, tiorba e clavicembalo di Bruce David denota un certo interesse per via di un non comune impatto circa il punto espressivo e quello coloristico. Suscita, invece, perplessità la Sonata di Scarlatti, articolata in tre movimenti e munita di basso continuo). Pagina complessa è il Preludio del siciliano Giovanni Sollima con cui Avital collabora dal 2014: costruita su un complesso tessuto polifonico non privo di richiami popolareschi. Efficace nella ricerca timbrica la Sonata a tre per mandolino e chitarra di Paul Ben Haim  che ritroviamo  pienamente nel Trittico di Hans Werner Henze (Carillon-Recitativ-Masque) dove regna sovrana una gamma di sfumature quasi magica.

Avital in questo CD non si smentisce come virtuoso: effervescente come interprete, limpido nel suono e morbido al tempo stesso. In definitiva viene offerto un ritratto di musicista a tutto tondo. Ottimi i solisti che circondano Avital: Alan Sariel (chitarra), Anneleene Lenarest (arpa), Ophira Zakalk  (tiorba), Patrick  Sapec (violoncello), Yzhar Karson (clavicembalo).