LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

Passerano Marmorito (AT)-SCHUMANN SULLE COLLINE DELL’ASTIGIANO

I conti Radicati e il castello di Passerano sono legati ai consorti Robert Schumann e Clara Weick, figure importanti del romanticismo musicale tedesco: il primo tormentato compositore, la seconda la più grande pianista donna dell’Ottocento.L’imponente castello domina l’abitato, 426 anime, nel basso Monferrato  astigiano, raggiungibile da Chieri (23 km.) via Castelnuovo D.B.-Gallareto. Le origini dei Radicati risalgono al 1277 quando assunsero il dominio del feudo. Molteplici le sue vicende tra cui la contesa con il marchesato del Monferrato ( guidato dalla dinastia dei Paleologhi) che venne arbitrata dai Visconti di Milano i quali ripristinarono l’antica autonomia del feudo. Seguirono, poi l’intervento delle forze imperiali di Carlo V° che concesse ai Radicati il privilegio di battere moneta in oro e argento. Ancora guerra (1550) con l’invasione spagnola in balia dei conflitti di successione tra i marchesi del Monferrato (di nuovo!) e il ducato di Mantova che trovarono soluzione con l’accordo di Cherasco (1631). Dopo la caduta dello stato sabaudo, in seguito all’ avanzata napoleonica, Passerano venne inclusa nel Dipartimento del Tanaro. Caduto il regime napoleonico (1814) i territori tornarono sotto il dominio dei Savoia con il rientro del nuovo re Vittorio Emanuele. La maestosa mole del maniero, d’impianto irregolare, risale al Trecento ed è stato ampliato nei successivi secoli. Soltanto nella seconda metà del Seicento Alessandro Radicati iniziò i lavori di restauoi. Altri interventi si registrarono nell’Ottocento, conservati fino ad oggi senza sostanziali alterazioni. Gli interni, decorati con stucchi e arredi sono conservati con cura, in particolare le sale del piano superiore con la ricca biblioteca e gli appartamenti del conte Giovanni Battista Radicati, Attualmente la dimora è occupata dagli ultimi eredi diretti dei Radicati, una delle maggiori famiglie dell’aristocrazia sabauda.

Veniamo, ora, ai legami Radicati-Schumann. Il matrimonio del compositore con Clara Weick generò alcuni figli tra cui Julie che vide la luce a Dresda l’11 marzo 1845, proprio quando il padre accusava le prime avvisaglie delle crisi depressive che lo condurranno a un tentativo di suicidio nelle acque del Reno e poi al ricovero nel manicomio di Endenich dove morirà. Quando il padre venne internato Julie aveva nove anni e soffriva di tubercolosi come Felix, uno dei suoi fratelli. Venne così inviata a Berlino dalla nonna allo scopo di evitare il contagio con gli altri consanguinei. Nonostante i problemi di salute, la ragazza è molto bella e sprigiona un certo fascino che non lascia indifferenti.

Quando gli impegni della madre Clara lo consentono, è presente agli incontri con gli amici che erano Brahms, Liszt, Schubert, Mendelssohn . Julie così diventa testimone di una consolidata tradizione, ossia la pratica della cosiddetta “Hausmusik”, riunione musicale domestica. Un frequentatore di questa colta cerchia è il conte Vittorio Amedeo Radicati che non resiste al fascino della giovane Schumann. Se ne innamora  , la chiede in sposa e di raggiungerlo nel suo castello di Passerano.  Il conte è scrittore con grande esperienza di viaggi. Julie soggiornerà a Passerano per tre anni. Nelle stanze della torre sono custodite preziose testimonianze della vita della coppia Vittorio Amedeo-Julie: lettere, spartiti, oggetti di famiglia, quadri, fotografie e, soprattutto il pianoforte acquistato da Schumann come dono di nozze.

La salute di Julie è seriamente compromessa , ma riesce lo stesso a dare alla luce due figli: Edoardo il 31 agosto 1870 e Roberto il 19 agosto dell’anno successivo.  ll primogenito morirà a sette anni. Il 10 settembre 1871 Julie si spegne nel tentativo di mettere al mondo il terzo figlio. Aveva solo ventisette anni, il marito Vittorio Amedeo ne farà inumare la salma nel cimitero parigino di Père Lachaise dove, tra l’altro, riposano le spoglie di Rossini e Bellini.

I tre anni di Julie trascorsi a Passerano sono assai più interessanti di quanto si creda. Infatti, le origini dell’Accademia Corale “Tempia” hanno radici proprio nelle riunioni musicali che si tenevano in casa del conte Vittorio Amedeo e a cui partecipavano amici uniti dalla passione per il canto corale .Fu il violinista e compositore Stefano Tempia a fondare l’Accademia Corale, la più antica d’Italia (1875) che  si distinse subito per la presenza di personalità prestigiose quali Lorenzo Perosi o Arturo Toscanini .Realizzò importanti eventi come le prime italiane dell’oratorio “Judas Maccabeus” di Haendel, le scene dal “Faust” di Goethe musicate da Schumann e tradotte da Vittorio Amedeo, la prima torinese della Nona sinfonia di Beethoven. L’Accademia tenne i suoi concerti nella sala del Liceo Gioberti (attuale sede a Torino in via Sant’Ottavio) per sessanta anni fino al 1935 quando la sala del Conservatorio “Verdi” diventò la sua sede ufficiale.