LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

MUSICA E POTERE: NAPOLEONE BONAPARTE-

IL 5 maggio 1821 moriva esiliato nella sperduta isola di Sant’Elena nell’Oceano Atlantico Napoleone Bonaparte ( nella foto il celebre dipinto “Napoleone varca le Alpi! -1800-1803- di Jacques-Louis David) il cui bicentenario della scomparsa sta offrendo una vivace polemica tra i suoi più accaniti sostenitori e i cosiddetti revisionisti che tendono a sminuirne la portata storica. Quest’ultima è indubbia e va onestamente valutata nel contesto in cui si sviluppò. Retorica e conformismo hanno fatto di Napoleone una sorta di precursore di Mazzini, Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele. Le nuove idee  precedettero il Corso di un decennio: il Risorgimento che avvolse tutta l’Europa, scatenò la Rivoluzione Francese. Napoleone fu il nome dietro cui si sviluppò una serie di illusioni che, secondo Benedetto Croce celavano vacuità parolaie, ipocrisia dei conquistatori, disegni di potenza politica, sfruttamento, rapine. Della Francia l’Italia sarebbe diventata un regno subordinato Napoleone non fu propriamente un francese, la Corsica, dove nacque nel 1769, era stata ceduta alla Francia l’anno prima dalla Repubblica di Genova.

Napoleone la sapeva lunga in fatto di musica la quale doveva rivestire un ruolo preminente   nello insegnamento in quanto fonte di felicità: E’ l’anima dell’amore, la dolcezza della vita, la consolazione delle pene, la compagna dell’innocenza, e ancora la musica di tutti i talenti è quella che più si attiene ai sentimenti e ai più felici aspetti della vita.

Che musica piaceva a Napoleone? Prediligeva la musica italiana, in particolare l’opera. Questa tendenza lo condusse a rimproverare ai musicisti (così come a quelli tedeschi) di avere troppa scienza e poca grazia. Amava la musica per gusto personale e non solo per calcolo politico, ossia come veicolo di propaganda. Ancora uno dei tanti pensieri napoleonici: Fra tutte le arti belle, la musica è quella che un legislatore dovrebbe più di ogni altra incoraggiare. Una sinfonia profondamente sentita commuove l’animo e ha maggiore risultato di un libro morale, il quale, persuade la ragione, ma non influisce sulle attitudini. Napoleone e la musica un argomento spesso liquidato con facili aneddoti e con pregiudizi come quello che vuole che ignorasse la musica o che non l’amasse affatto. I compositori principali del periodo napoleonico furono il fiorentino Luigi Cherubini, il marchigiano Gaspare Spontini. Il bavarese-bergamasco Fetdinando Paer oltre ai francesi Adrien Boieldieu, Jean Francois Leseur, Ferdinand Hérold Charles Simon Catel.

Napoleone conosceva la matematica, l’artiglieria e Plutarco, per tutto il resto si considerava autodidatta. Il compositore preferito era il tarantino Giovanni Battista Paisiello le cui melodie era particolarmente gradite all’orecchio imperiale tanto da volerlo come musicista di corte alle Tuileries , seppur per solo un biennio, riuscendo così a sottrarsi agli onori e agli oneri. Altro musicista prediletto Gaspare Spontini grazie a un’indubbia capacità di sintesi tra esigenze celebrative ed elevata qualità estetica, quanto mai data a cogliere i vantaggi della corte. Declinò quel neoclassicismo che per un quindicennio fu la cifra distintiva di tutte le arti dell’ Europa .Come Spontini seppe essere cantore dei fasti dell’impero, altrettanto Luigi Cherubini con i suoi drammi vibranti di romanzesche vicende, fu uno dei pochi a saper dire di “no” a Napoleone e a barcamenarsi tra Direttorio e Consolato.

Il mito napoleonico si nutrì anche dell’esaltazione delle qualità sovraumane, superomistiche del condottiero così che molti eroi del romanticismo sono debitori alla figura, reale o idealizzata, del Bonaparte.