LE PERLE NERE DELLA MUSICA a cura di Edoardo Ferrati

Torino- PRESENZA LACUNOSA DEI MOZART  SENZA DOCUMENTI->Leopold Mozart si accorge che il figlio tredicenne non è solo un enfant prodige: dopo le esibizioni nelle corti di mezza Europa, sente che è giunta l’ora per qualcosa di clamoroso. Nasce così l’idea dei “viaggi in Italia”, patria della musica. Wolfgang nel corso dei soggiorni dei tre viaggi italiani scopre le città, conosce compositori e cantanti, ma soprattutto assimila, rielabora, giudica, avvertendo così la  consapevolezza di far crescere dentro  se stesso l’esigenza di nuove istanze espressive. Scrive molto tre opere (“Mitridate re di Ponto”, “Ascanio in Alba” e “Lucio Silla” per il teatro Ducale di Milano), i primi quartetti per archi, sinfonie, arie da concerto, musica sacra. Quindi, non solo viaggi di formazione, ma anche la storia di un padre che, tra incomprensioni e affetto, scoprono il loro rapporto. Vengono alle luce le contraddizioni di papà Leopold diviso tra ambizione e consapevolezza di far conoscere a tutti il suo Wolfgang. Scopo principale delle discese nel nostro Paese era quello, dopo il successo milanese del “Mitridate”, era quello di ottenere una nomina prestigiosa presso una delle sedi italiane della Casa d’Asburgo. I viaggi si conclusero non con un ritorno trionfale, ma con misto di delusione e frustrazione. Dicembre 1769-Luglio 1771; Agosto-Dicembre 1771,Ottobre 1772-Marzo 1773: in questi periodi I Mozart toccarono: Bolzano, Rovereto, Verona, Mantova, Milano, Lodi, Parma, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Loreto, Venezia, Padova. A Torino padre e figlio giunsero il 4 gennaio 1771, rimanendovi due settimane, e dove incontrarono importanti musicisti come Gaetano Pugnani, Giovanni Battista Viotti, Giovanni Paisiello . Immaginiamo cosa accadde 250 anni fa: entrarono in Torino da Porta Palazzo, dopo un pernottamento a Vercelli. Il tragitto a Milano è di 145 chilometri (34 miglia) con dieci cambi di posta per i cavalli e tocca San Pietro all’Olmo, Boffalora (confine di stato tra Ducato di Milano e Regno di Sardegna), Novara, Vercelli, San Germano, Cigliano, Chivasso, Settimo. I due musicisti austriaci non poterono fare affidamento sui conventi o case patrizie ospitali come a Milano. In tasca avevano l’indirizzo di un albergo e, soprattutto, una lettera del conte von Firmian, governatore austriaco di Milano, al conte Lascaris di Castellar, ministro per gli affari esteri del Regno di Sardegna. Con tale lettera Leopold sperava di ottenere presso Carlo Emanuele III°, l’incarico a Wolfgang di comporre una nuova opera per il prossimo Carnevale. La carrozza superata Porta Palazzo, imbocca la contrada omonima (attuale via Milano) e poco prima di piazza delle Erbe (oggi piazza Palazzo di Città), svolta, poi, a destra in contrada del Senato (via Corte d’Appello). Nuovamente a destra nella contrada Dogana Nuova al numero 8 era l’ingresso della locanda In cui il 27 gennaio Wolfgang compì il suo quindicesimo compleanno. Oggi la “Dogana Nuova” non esiste più. Per individuarne l’indirizzo Orlando Perera, già volto noto del TG3 Piemonte, sviluppa un piccolo groviglio storico-topografico .Si scopre che nel 1795, ma ancora nel 1863 esistevano, a distanza di poche decine di metri, gli alberghi “Dogana Vecchia” e “Dogana Nuova”. La carta del 1863, denominata “Pianta Guida e Statistica a Polimetrica della Città di Torino” è più accurata e vi sono riportati i nomi di tutte le vie e persino i numeri civici. In basso a sinistra i nomi di tutti gli alberghi principali (una ventina) contraddistinti da numeri romani. Il “Dogana Nuova”  è siglato VII al n. 8 di via Bellezia e il “Dogana Vecchia” V al n. 4 di via Corte d’Appello. A partire dal 1871 Il “Dogana Nuova” non comparirà più nella guida. Il soggiorno mozartiano a Torino è avaro di documenti che lasciano spazio alla fantasia. Vaghi sono gli accenni: in sole due settimane (5 e 12 gennaio) si limitano a semplici appunti. Molto strana risulta la cosa. Perché poche vite di musicisti sono documentate nei particolari come quella di Mozart. Che fecero e chi incontrarono i Mozart? Alberto Basso nel corposo studio “Mozart In Italia” (2006) afferma che nessuno degli incontri è supportato da documenti. Quale l’elenco? Oltre a i citati Pugnani  Viotti e Paisiello, Francesco Giaj, maestro della cappella reale, il violoncellista Gaetano Chaibrano, il sopranista Tommaso Tonarelli. Questi alcuni nomi che  emergono da una lista redatta dai Mozart. Su altre identità buio totale. Gli appunti ,poi, indicano una decina di aristocratici tra cui la Nobile Società dei Cavalieri, affidataria della  gestione del Teatro Regio, il cavalier Carlo Flaminio Reiberti, il conte Francesco Teodoro Carron di Brianzone, Anna Gabriella Enrichetta Caresana principessa di Voghera, l’ambasciatore di Spagna Moscoso.Resta senza dubbio un vuoto, un grosso punto interrogativo su cosa fecero e chi davvero i Mozart incontrarono in città. Da Torino i Mozart non ebbero nulla e nulla vi lasciarono, questa in sintesi la conclusione del giornalista Perera